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Giovedì, 12 Dicembre 2024

Formula Trio: da Franco D'Andrea agli Amanita

Franco D'Andrea "New Things", Parco della Musica Records

Cose Nuove dal mondo del jazz. Il pianista Franco D'Andrea, storico ed acclamato jazzista italiano di levatura internazionale, un curiculum da capogiro e collaborazioni che vanno da Max Roach a Gato Barbieri, tanto per fare un paio di nomi, presenta "New Things", un nuovo album prodotto dalla Fondazione Musica per Roma-Parco della Musica Records.
Musicista, D'Andrea, che non ha bisogno di presentazioni.
La formazione del doppio cd è il suo trio che annovera Mirko Cisillino, dal grande "effluvio" trombettistica ed il chitarrista Enrico Terragnoli, tipico il suo tocco personale e le ricche aperture tech. 
La "bacchetta" virtuale del pianista enuclea i contenuti del proprio progetto e detta i tempi delle esecuzioni mettendo dentro un po' di tutto, trad swing cool bop free sperimentale, con le "consuete" doti della sintesi espressiva e dell'elevata disponibilità all'accoglienza stilistica.
Succede così che accanto a spezzoni di Livery Stable Blues e Tiger Rag si vadano a collocare brani d'avanguardia con una sorprendente continuità. 
D'Andrea ci ha abituati a vedere la storia del jazz secondo una prospettiva sincronica ed orizzontale che contemporaneizza il classico e classicizza il contemporaneo. 
Una musica, la sua, su cui si lasciano installare sovrastrutture, estensioni sonore che vanno ad applicarsi sulla primaria sorgente compositiva per meglio qualificarla in interpretazioni fondanti e fiondanti. In cui trovano spazio la tromba in "March", gli effetti elettronici prodotti dal chitarrista in "P4", e si evidenzia l'intensità d'insieme di "Deep"... Un disco matrioska che presenta altre sorprese. Quelli appena descritti sono semplici flashes di un lavoro scaturito da(l numero perfetto di) postazioni coordinate attorno ad un nucleo, quello del leader, che si/ci offre una sorta di trifoglio che si nutre di semi di diversa natura per far germogliare il triadico "New Things". Riprendendo dal vocabolario francese très (molto) e dal portoghese tres (tre), verrebbe da dire un Trio " Très Tres "!

Amanita, Calandra, Manitu Records

Musical phrasing, Walking bass, Drumming. Tre gerundi che potrebbero sintetizzare i principi cardine della musica degli Amanita. Anche nel nuovo disco, Calandra, edito da Manitu Records, il primo, il fraseggio, è il ruolo affidato al chitarrista Raul Gagliardi che lo espleta modellando armonie, delineando melodie ed improvvisando con accorto garbo e frizzante inventiva, già dall'apertura in "Wriland". Il secondo, il walking del contrabbasso o del basso elettrico, sono le sequenze i contrappunti le quadrature che fornisce Carlo Cimino, solista di massima sicurezza nella navigazione in mezzo al turbinio di note generato dalla chitarra. Il terzo, il drumming, è lo stantuffo, il motore di ricerca di contrattempi stacchi e sincopi tenuto sotto controllo dal batterista Maurizio Mirabelli.
Gerundi ovviamente al presente perché la loro è musica fresca di attualità jazzistica, non rincorre citazioni né effettua flashback tranne forse un'occhiata alla GRP, e si guarda attorno nella realtà per ispirarsi senza insaporimenti etnici semmai con frequenti immersioni nelle metriche del contemporary più evoluto.
Ma perché quel titolo al disco?
La calandra è un uccello che nidifica anche sulle montagne della Calabria, da dove i musicisti provengono, ma è soprattutto, lo si legge nelle liner notes, espressione gergale che indica le ore più calde del giorno. Non c'è somiglianza con la siesta messicana, anche se il brano omonimo, al centro del disco, ha delle intonazioni spanish; nel villaggio glocale degli Amanita, in quelle ore roventi, la calura stimola la mente verso un fare statico ma creativo, magari accarezzati dalla brezza di un leggero venticello sotto l'ombra di un albero.
La musica dei sette brani, oltre " Message in a bottle " di Sting, di questo prezioso compact va allora ascoltata immaginando un tipo di contesto del genere, pensando di esser nella controra, quella delle lucertole campestri che sgusciano via per fermarsi davanti al rivolo di una fontana. Per meglio goderla, l'acqua, come la musica!

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