Un’importante iniziativa della testata giornalistica online Meta Magazine (www.metamagazine.it) che, in collaborazione con l’UICI (Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti ) di Roma e Provincia, si fa promotrice di “Scuole Oltre La Disabilità”, un progetto sociale sul tema dell’integrazione dei soggetti con disabilità visive, rivolto agli studenti degli Istituti superiori del territorio laziale.
L’obiettivo dell’iniziativa, che verrà portata avanti nei prossimi mesi e per tutto il periodo dell’anno scolastico, consiste nell’organizzare incontri all’interno delle scuole, dove persone affette da disabilità visive di ogni tipologia, si confronteranno con gli studenti, discutendo circa le possibilità di arrivare ad una qualità di vita normale, sotto ogni profilo, nonostante gli ostacoli posti dalla patologia stessa.
Quindi, incontri per raccontare le proprie storie, confrontarsi con i coetanei, rispondere alle loro domande, introducendo un comune linguaggio e canali condivisi di comunicazione ed, infine, illustrare anche tutti quegli strumenti tecnologici e multimediali, che oggi permettono al disabile visivo di poter effettuare serenamente le azioni quotidiane proprie di un giovane studente, o di ogni altra persona.
Fondamentale porre l’accento sul rapporto tra persone ed animali ed in particolare sul ruolo dei cani- guida ed anche sulla pratica di attività sportive, agonistiche e non solo. Questi alcuni dei temi che saranno affrontati con gli studenti ed hanno un medesimo filo conduttore, quello per cui la disabilità non è un problema clinico, ma una questione sociale, come afferma Andrea Titti.
"La principale problematica - dichiara Andrea Titti, ipovedente Editore di Meta Magazine - che il disabile, non vedente o ipovedente, si trova a dover affrontare e superare, non sta nell’eventuale cura medica della sua patologia, ma nel personale inserimento all’interno della comunità in cui vive, partendo dalla stessa famiglia, dalla scuola, dalla cerchia di amici, per arrivare al posto di lavoro e all’impiego del suo tempo libero. Tutto questo finalizzato alla totale integrazione all’interno della società in cui vive, da cui consegue una completa e matura accettazione della propria condizione, che non è dipendente soltanto dalla volontà del disabile, o dal suo livello di consapevolezza , ma è strettamente connesso al grado di accettazione che gli altri hanno rispetto alla disabilità - conclude Titti - di cui il soggetto è portatore".
Partendo da questo assunto, il progetto in questione si propone di aprire una fase di ascolto e comprensione del significato della disabilità visiva, non tanto per chi è portatore di tale condizione, ma verso coloro i quali ignorano questa situazione, o peggio, ne hanno una visione distorta e stereotipata.
Ogni disabilità, in questo caso quella visiva, non è ostacolo ad una piena realizzazione di sè, in ambito privato o pubblico, ma uno stato che richiede strumenti diversi rispetto alla “normalità”, in una società veramente in grado di fornire parità di opportunità. Il progetto si propone di partire da un’operazione culturale di conoscenza e divulgazione, rivolta ad un mondo generalmente più aperto all’integrazione e che rappresenta il futuro di ogni comunità: i giovani ed in particolare gli studenti.
Per meglio monitorare e valutare il raggiungimento degli obiettivi prefissati, agli studenti delle classi partecipanti verranno distribuiti alcuni questionari individuali ai fini statistici e non valutativi, uno prima dell’incontro, ed uno successivo ad esso, in modo tale da poter verificare la reale acquisizione del messaggio in merito ai temi trattati.
Al termine del calendario degli incontri presso le scuole, i promotori del progetto organizzeranno un convegno, nel corso del quale presentare gli esiti dello stesso, e fare il punto sull’effettivo tasso d’integrazione del disabile visivo nelle nostre comunità. In quella sede verrà, altresì, lanciata la proposta di dotare ogni Istituto scolastico di strumenti tiflotecnici, che consentano una reale parità di accesso al diritto allo studio agli studenti ipo e non vedenti che, a tutt’oggi, devono provvedere autonomamente e solo attraverso il sostegno delle loro famiglie, nel dotarsi di ausili tecnologici per lettura, scrittura e studio, al fine di una piena integrazione sociale e culturale.