In primis, diciamo che dal 1861 gli italiani continuano nella convinzione che il Mezzogiorno, del Paese Italia, rappresenti un freno alla piena partecipazione dell’intero Paese al tavolo dei grandi decisori dell’economia occidentale. Il Sud, da una visione storica, che coincideva con il Regno delle due Sicilie, fu politicamente smantellato, sostituendo la classe dirigente borbonica con soggetti ben disposti verso il vincitore sabaudo e con l’invio di funzionari piemontesi. Ancora, bisogna ammettere che sono passati 155 anni dall’Unità d’Italia e che il Mezzogiorno rimane, ancora, oscurato da una nuvola di pregiudizi. Vediamo perché. L’industrializzazione è stata gestita in modo, spesso, senza criterio; le infrastrutture dei servizi e trasporti non hanno mai raggiunto un livello di piena sufficienza; molti giovani meridionali emigrano al Nord per mancanza di sbocchi professionali. A questo punto, va detto senza mezzi termini, che la storica “Questione meridionale” esiste, ancora, costituendo, nei fatti, un importante problema di interesse nazionale. Pertanto, a nostro modesto avviso, occorre creare un sistema efficiente che riesca a mettere insieme i governi territoriali del Mezzogiorno con il governo centrale.