In primis, noi diciamo che il Mezzogiorno ha grandi capacità: risorse umane imprenditoriali, un patrimonio naturale, infrastrutture, reti logistiche di grande valore, tali da poter giocare la partita dello sviluppo sulla scacchiera nazionale ed internazionale, in piena autonomia, se pure, in stretto coordinamento, con i poteri e le scelte dello Stato. A questo punto, diciamo, senza mezzi termini, che è necessario un Piano per la competitività del Mezzogiorno che possa posizionare il tessuto produttivo meridionale su alti profili in termini di innovazione, tecnologia, organizzazione, mercato, nuova finanza e nuove dimensioni aziendali. Ancora, bisogna dare fiato all’apparato economico, con politiche nazionali e locali, di sostegno alla crescita dimensionale, patrimoniale e finanziaria, all’inserimento di giovani e laureati che facciano fare il salto di qualità; ovviamente, si tratta di azioni alla base degli indispensabili avanzamenti sul piano dell’innovazione organizzativa, tecnologica finanziaria e dell’internazionalizzazione. Un altro dato importante per la crescita del Mezzogiorno è ripristinare meccanismi efficaci e trasparenti della spesa pubblica, in modo, che diano consistenza e significato agli investimenti produttivi, assicurando, anche, un effetto moltiplicatore alla crescita del sistema economico. In conclusione, noi pensiamo che, con questi processi organizzativi, di economia, di formazione e di cultura, si può ridurre lo storico divario tra il Nord e il Sud del Paese Italia.