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Italia, collasso imminente grazie all'Europa

I giudici di pace incrociano di nuovo le braccia contro la riforma della magistratura onoraria che dovrebbe tornare a breve al Consiglio dei ministri. Lo sciopero inizierà lunedì prossimo e durerà tre settimane. Tra i rischi legati alle nuove norme, denunciati dalle associazioni di categoria (Angdp, Unagipa e Cgdp), ci sarebbe anche il blocco delle convalide delle espulsioni degli immigrati clandestini che sono sbarcati in Italia e a cui è stato rifiutato lo status di rifugiato.

Ancora sbarchi, ancora emergenza e ancora polemiche politiche. Con i porti siciliani e campani ormai allo stremo da mesi, continua inarrestabile l'ondata di arrivi di migranti sulle coste italiane. Ma, se nei giorni scorsi il ministro dell'Interno Marco Minniti aveva ventilato l'ipotesi di chiudere i porti italiani alle navi straniere, oggi il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio ha subito congelato l'idea del blocco navale. "Nessun porto chiuso - ha spiegato in una intervista al Corriere della Sera - lo dico da responsabile della Guardia costiera e delle operazioni di soccorso ai migranti. Non stiamo rinunciando a quei princìpi di umanità che l'Italia ha messo in campo con Renzi e Gentiloni".

Minniti non ha usato mezzi termini, ieri mattina, per descrivere la situazione italiana. "Molti leader europei dicono che il tema che poniamo è giusto - ha detto - bene, ai temi giusti si risponde con i fatti. Il tempo delle parole purtroppo si è consumato". Negli ultimi tre giorni l'Italia ha avuto un picco particolarmente alto con un affollamento delle navi delle organizzazioni non governative, delle missioni europee e della Guardia costiera che facevano avanti e indietro dalle coste libiche ai porti italiani. "In 25 porti del nostro Paese stiamo facendo assistenza a queste navi - ha riferito nelle scorse il titolare del Viminale - è uno sforzo straordinario".

Delrio ha assicurato in una intervista al Corriere della Sera che "non verrà chiuso alcun porto". "La nostra fermezza e la protesta di queste ore - ha aggiunto il ministro delle Infrastrutture - è per chiedere che l'Inno alla gioia si suoni anche quando sbarcano le navi dei migranti e non solo per celebrare il sogno europeo. 

Intanto un affollamento delle navi delle organizzazioni non governative, delle missioni europee e della Guardia costiera che facevano avanti e indietro dalle coste libiche ai porti italiani. "In 25 porti del nostro Paese stiamo facendo assistenza a queste navi - ha riferito nelle scorse il ministro dell'Interno Marco Minniti - è uno sforzo straordinario". A "subire" il maggior impatto è il porto di Augusta, in provincia di Siracusa. Dall'inizio dell'anno e a mercoledì 28 giugno sono stati ben 13.000 i migranti sbarcati sul numero complessivo di quasi 77.000 arrivati in Italia dal primo gennaio scorso. Come dire che quasi il 15% del totale dei profughi che ce l'hanno fatta a superare il Mediterraneo sono transitati da Augusta. A questi bisogna aggiungere i clandestini rintracciati a terra. E con questi il numero lievita ancora.

Questo per la fase di sbarco. Ben diversa è, invece, la situazione per la fase successiva, cioè la distribuzione dei migranti sul territorio nazionale, regione per regione. In testa c'è la Lombardia con il 13% di arrivi. Quindi, ci sono Lazio e Campania con il 9% a testa, il Piemonte, l'Emilia Romagna e Veneto con l'8% ciascuno, la Toscana, la Puglia e la Sicilia con il 7% a testa, la Calabria con il 4% del totale e Liguria, Sardegna, Marche e Friuli Venezia Giulia con il 3% a testa. Quindi Abruzzo, Molise, Umbria e Trentino-Alto Adige con il 2% a testa. La Basilicata ospita l'1% degli immigrati. Fanalino di coda la Valle d'Aosta che accoglie lo 0,2% del numero totale di migranti distribuiti sul territorio nazionale.

Arrivano principalmente in Sicilia, ma non solo. Anche la Calabria, la Puglia, la Campania e la Sardegna sono prese d'assalto senza sosta. I migranti partiti dalle coste settentrionali dell'Africa sbarcano in tutti i porti italiani. Quelli delle regioni del Sud sono, ovviamente, le prime mete dei barconi dal momento che sono i più prossimi alle zone di mare aperto dove gli scafisti si avventurano e sono anche quelli più comodi da raggiungere per le navi delle Ong o per le unità militari del sistema Frontex

Subito dopo Augusta c'è Catania con 9.620 migranti sbarcati. È più o meno il 12% del totale. In questa classifica che rimanda a drammi umani e all'emergenza che oggettivamente si crea sul territorio ci, poi, sono Pozzallo (in provincia di Ragusa) con 7.161 immigrati sbarcati e Palermo con 5.799 tratti in salvo in mare. In questa classifica dell disperazione Reggio Calabria è il primo porto non siciliano, con 5.606 sbarcati. Segue, quindi, Vibo Valentia con 5.229 immigrati salvati. Si torna, quindi, nei porti siciliani con, nell'ordine, Lampedusa (5.168), Trapani (4.742) e Messina (3.902). Di nuovo un porto calabrese, quello di Crotone (3.224), quindi la Campania con Salerno (2.896). Cagliari è l'unico porto sardo coinvolto in questa drammatica statistica nazionale, con finora 2.734 migranti sbarcati. Tocca, poi, a Napoli con i 1.443 immigrati sbarcati dalla nave di Medici senza frontiere quando era in corso il G7 di Taormina e gli scali siciliani erano off limits. Seguono Taranto con 1.419, di nuovo la Calabria con Corigliano Calabro dove sono sbarcati 1.197 migranti, Porto Empedocle (Agrigento) con 750 sbarcati e nuovamente la Puglia con i porti di Brindisi (539) e di Bari (248).

l'Italia è rimasta vittima dell'egoismo europeo. Dei 160mila richiedenti asilo da redistribuire entro settembre i trasferimenti dal nostro Paese si sono finora fermati a poco più di duemila. Colpa dei veti dei Paesi del blocco dell'Est, ma anche dei criteri penalizzanti fissati da Bruxelles che ha previsto la ricollocazione di eritrei e siriani: nazionalità che tra gli sbarchi italiani si contano in percentuali irrilevanti. Infatti, a differenza del resto d'Europa, i migranti che chiedono asilo qui provengono da Nigeria, Pakistan e Gambia. A Berlino in cima ci sono invece Siria, Afghanistan e Iraq.

Per una rete di accoglienza, quella italiana, tarata su 200mila stranieri, il ritmo degli approdi degli ultimi giorni ha reso evidente il rischio di un collasso imminente. Ecco perché «tutti i Paesi devono solidarizzare con l'Italia, in quanto Commissione Ue siamo pronti a fare la nostra parte. Non possiamo restare a braccia conserte», ha detto il commissario agli Affari Interni Dimitri Avramopoulos.

Ma nel quadro migratorio, il report Ocse registra altri due record tricolore: nel 2015 159 mila stranieri extra Ue hanno ottenuto la cittadinanza italiana, tre volte di più rispetto al 2011. E l'Italia, a sua volta, ha scalato la classifica degli Stati fabbrica di emigrati. Sono sempre più gli italiani che se ne vanno: 171 mila nel 2015, erano 154 mila nel 2014. Il 2,5% del totale nell'area Ocse.

 

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