Un progetto di ricerca dedicato a pazienti colpiti da ictus, ma potenzialmente applicabile anche a quelli colpiti da Parkinson ed Alzheimer, che ha l'obiettivo di comprendere se l'evoluzione del recupero dai danni neurologici possa essere influenzata da componenti genetiche. Il che potrebbe permettere alla medicina di elaborare percorsi di riabilitazione personalizzati, che nel caso dell'ictus potrebbero accelerare il recupero e ridurre la disabilità, nel caso delle malattie neurodegenerative potrebbero rallentarne il decorso.
Guarda al futuro della medicina la convenzione siglata tra l'Istituto S. Anna di Crotone ed il DZNE (Deutsche zentrum für neurodegenerative erkrankungen - Istituto nazionale tedesco di studio delle patologie neurologiche), e rinnovata questa mattina per altri tre anni.
A firmarla il presidente e direttore scientifico del DZNE, professor Pierluigi Nicotera; il direttore amministrativo della stessa struttura, Sabine Helling-Moegen; l'amministratore unico dell'Istituto S. Anna, Giovanni Pugliese; il direttore scientifico dello stesso Istituto, professor Paolo Tonin.
I dettagli del progetto di ricerca sono stati illustrati il professor Nicotera, che nel 2009 è stato chiamato dal Governo tedesco a creare il Dzne, che oggi conta dieci sedi in Germania ed oltre 1100 specialisti che studiano in maniera multidisciplinare le malattie neurologiche: “Il nostro Istituto è considerato tra i primi dieci al mondo nel campo della neurodegenerazione, tra i primi tre per la produzione scientifica; ed è per questo che noi vogliamo collaborare con altri Istituti d'eccellenza, come il S. Anna ha dimostrato di essere. La riabilitazione è un'area che in passato è stata poco considerata in medicina, mentre invece è importantissima sia per i pazienti cerebrolesi che per chi ha malattie neurodegenerative”. Ictus, Parkinson, Alzheimer, sono infatti malattie già frequentissime ed in forte aumento, e la loro gestione “diventerà un grosso problema anche economico, che coinvolgerà le famiglie ed i sistemi sanitari di tutto il mondo”. Ecco, in questo quadro, cosa si propongono i due istituti: “Analizzando singole cellule dei pazienti – ha spiegato Nicotera - vorremmo trovare un pattern, un modello di marcatori biologici che ci permette di quantificare l'effetto della riabilitazione; questi modelli potranno poi essere utilizzati per personalizzare l'intervento su pazienti colpiti da ictus ma anche da malattie neurodegenerative, oppure identificare pazienti che possono seguire lo stesso tipo di percorso riabilitativo”. “La collaborazione di questo tipo tra pubblico e privato – ha aggiunto - è indispensabile perché a breve i costi per la sanità pubblica diventeranno insostenibili; la partnership, quindi, è il futuro. E questo è anche il motivo per cui questa convenzione è aperta a tutte le strutture, pubbliche o private, che vorranno aderire alla ricerca”.
La convenzione, oltre ad essere un grande attestato di stima nei confronti del lavoro compiuto negli anni dall'Istituto S. Anna di Crotone, è anche la dimostrazione di quanto anche la Calabria possa avere un ruolo tutt'altro che secondario in uno scenario internazionale di ricerca scientifica e clinica finalizzata all'assistenza sanitaria. “Questo è un riconoscimento alla Calabria – ha affermato Giovanni Pugliese - e noi speriamo di essere all'altezza di questa fiducia. La ricerca è necessaria per dare risposte sempre migliori ai pazienti, e noi lavoriamo con pazienti delicatissimi. Se non avessimo fatto ricerca non avremmo potuto evolvere le nostre conoscenze, ed è quello che vogliamo continuare a fare per poter dire ad una mamma 'porta tuo figlio qui che ce ne occupiamo noi'”.
Alla conferenza stampa ha partecipato anche Domenico Sperlì, commissario straordinario dell'Asp di Crotone: “Questo accordo – ha detto – è la testimonianza della complementarietà che ci deve essere tra pubblico e privato. Un momento di confronto sul piano scientifico, culturale, ma anche organizzativo; e proprio dal confronto emergono gli stimoli giusti per migliorare la qualità dell'assistenza sanitaria”. Sulla stessa linea l'intervento del direttore generale del Dipartimento Tutela della salute della Regione Calabria, Giacomo Brancati: “Non siamo delle monadi. Siamo funzionali all'assistenza se siamo un sistema, non se siamo semplici individualità. E in questo modo riusciremo a garantire un'assistenza di identica qualità a tutti i pazienti della regione, senza differenze tra un territorio ed un altro”.
Il direttore scientifico dell'Istituto S. Anna, Paolo Tonin, ha concluso i lavori: “L'attività di ricerca nasce dai dubbi – ha affermato - della incertezze, dalla voglia di trovare delle risposte. Ebbene, uno studio di questo genere potrebbe permetterci di essere più utili ai pazienti, e nello stesso tempo di dare risposte più realistiche e scientificamente fondate ai familiari dei malati, nel momento in cui ci chiedono se il loro caro potrà tornare a parlare, o a camminare. Con la collaborazione delle unità di Neurologia delle Asp calabresi potremo individuare i pazienti il cui percorso presenta maggiori incertezze, e con loro avviare questa ricerca”.