Con il terzo incontro su “Riabilitazione cardiologica” il S. Anna Hospital e le strutture riabilitative calabresi continuano a dare corpo e significato concreto al concetto di continuità tra ospedale e territorio; concetto spesso rimasto confinato nei testi normativi o in quelli di indirizzo, che invece lo considerano un obiettivo cruciale per avere un sistema sanitario efficace e di qualità.
Il confronto operativo, avviato su iniziativa del S. Anna a luglio 2015, è proseguito nei giorni scorsi quando sono tornati a riunirsi i sanitari del Centro di cardiochirurgia e quelli dell’AOU “Mater Domini” (CZ), dell’AO “Bianchi-Melacrino-Morelli” (RC), della casa di cura “S. Francesco” (Mendicino, CS), di “Villa del Sole” (CS), di “Villa dei Gerani” (VV) e “Villa del Sole” (CZ). In questo caso, alla presenza di un ospite d’eccezione: il DG del Dipartimento regionale della salute, Riccardo Fatarella, che ha tenuto una relazione sui cambiamenti e le prospettive del servizio sanitario regionale. Un segnale di attenzione importante da parte della Regione, con lo stesso Fatarella che apprezzando il lavoro che si sta facendo, ha sottolineato come gli obiettivi di buona sanità si raggiungono “solo se si opera in squadra, una squadra che collabora e non litiga, costruendo così progressivamente un servizio sanitario regionale fatto di sistema e non di monadi che non dialogano tra di loro. Solo la logica di sistema potrà fermare l’emigrazione sanitaria, che da anni sentiamo ripetere che va ridotta ma che sta continuando ad aumentare”.
Lo scopo del lavoro comune che S. Anna e strutture riabilitative hanno volontariamente deciso di intraprendere e portare avanti resta quello di garantire al paziente assistenza continuativa per consolidare dopo le dimissioni le sue condizioni fisiche e proseguire il suo recupero funzionale. Obiettivi raggiungibili più efficacemente proprio grazie al confronto continuo e all’integrazione tra la struttura che dimette e quella che accoglie nel post ricovero, attraverso una serie di protocolli condivisi. << Il paziente cardiopatico – ha detto Gaetano Muleo, direttore sanitario del Centro di cardiochirurgia – non esaurisce il suo percorso con l’intervento in sala operatoria o in quella di emodinamica ma rimane in carico alle strutture sanitarie per i trenta giorni successivi alle dimissioni; infatti è sul quell’arco temporale che vengono valutati gli “esiti” e quindi l’efficacia delle prestazioni e la qualità delle strutture che le hanno erogate. Da qui, l’impegno comune con le strutture riabilitative di tutta la Calabria per giungere a protocolli condivisi, cioè a schemi di comportamento diagnostico terapeutico predefiniti con cui raggiungere l’obiettivo di garantire l’erogazione delle prestazioni sanitarie in modo efficace, efficiente e omogeneo >>.