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Duello Italia-Ue sui conti, Conte: 'E' un negoziato complesso'

E' duello totale tra Italia e Ue sui conti pubblici. Il premier Conte ribadisce che 'dobbiamo riuscire ad evitare la procedura, confido in una soluzione'. Il capo del Governo, che ha avuto un lungo colloquio con Macron, Merkel ed il lussemburghese Bettel, sottolinea di attendersi 'fair play' dalla Commissione Ue uscente verso l'Italia e sostiene che la richiesta di una manovra correttiva sarebbe 'ingiusta e inaccettabile'

Nell'intervista al Corriere della Sera, Salvini affronta anche il capitolo dei conti pubblici e la difficile trattativa con Bruxelles. "Per il 2019, se è vero come è vero che lo Stato spende di meno ed incassa di più, possiamo utilizzare quella cifra per abbattere il debito, e va bene...", apre puntualizzando che per gli anni futuri non vuol più sentir parlare di "gabbie" che strozzano "la crescita possibile". Né vuole avere nella maggioranza uno come Alessandro Di Battista che se ne va in giro a sparare contro il governo che, invece, dovrebbe sostenere. "Il fatto che io oggi sia qui, al lavoro, è la migliore risposta ai chiacchieroni come Di Battista", ribatte prontamente il leader del Carroccio accusando l'ultrà pentastellato di voler far cadere l'esecutivo. "Lui va a spasso e noi siamo sul pezzo", conclude annunciando che a luglio ci saranno gli Stati generali dell'economia a cui saranno invitati tutti: dalle imprese ai sindacati, passando per tutte le associazioni di categoria. "Noi questo facciamo: lavoriamo. Altri... Vabbè".  

Quello sulla procedura "è un negoziato molto complesso e difficile, non ho mai pensato che ci fosse una strada spianata, anzi mi sono anche meravigliato che a fine anno c'era una particolare sensibilità da parte della pubblica opinione, oggi sembra esserci una valutazione di strada spianata". Lo afferma il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa al termine del Consiglio Ue. "L'obiettivo è di condurre in porto il negoziato, siamo in una fase in cui vi invito a non isolare singole considerazioni", aggiunge.

"Se la domanda è avete raggiunto un accordo sulle nomine la risposta è non ancora". Lo afferma il premier al termine del consiglio Ue a chi gli chiede se anche alla luce degli incontri durati fino alle prime ore del mattino con gli altri leader europei si sia raggiunto un accordo sulle nomine.

"I numeri reali o quantomeno una proiezione molto più rispondente alla realtà perché aggiornati a giugno ce li abbiamo noi" sui conti. "Io non ho mai avuto atteggiamento di chi si presentava con un cappello in mano, l'Italia non ha nulla di cui farsi scusare". Lo afferma il premier in conferenza stampa al termine del Consiglio Ue.

"Non possiamo mettere in campo qui pubblicamente le misure" che si hanno in mente sulla trattativa sulla procedura d'infrazione, "a me interessa che ci sia un approccio costruttivo da parte di tutte le parti che siedono attorno al tavolo e siccome io rappresento l'Italia, coadiuvato dal ministro Tria, sono certo di avere un approccio costruttivo. L'interesse dell'Italia è l'interesse dell'Europa".

In un colloquio con il Corriere della Sera, Matteo Salvini scandisce l'ultimatum sul taglio delle tasse spiegando che dopo la trasferta negli stati Uniti ha maturato "una convinzione fortissima": all'Italia serve una riforma fiscale coraggiosa. "E quindi, il mio dovere è farla - avverte il vice premier leghista - se non me la dovessero far fare, io saluto e me ne vado".

Per Salvini il vero problema è che non esiste un taglio delle tasse serio che possa richiedere meno di dieci miliardi di euro. Questo è dunque il punto di partenza base per iniziare a discutere la riduzione fiscale che il leader del Carroccio vuole a tutti costi sia fatta entro la fine del 2019. Tagli che, però, trovano resistenze sia in parlamento sia a Bruxelles. "Ma poi, i liberali non vogliono il taglio delle tasse?", si chiede nella chiacchierata con il Corriere della Sera ricordando agli scettici che tagliare le tasse serve, in primis, a rianimare l'economia e a rimettere i soldi in circolazione. E, a riprova di questa tesi, cita i dati che l'Istat ha pubblicato in questi giorni e che sottolineano che in Italia la vera recessione è quella demografica. "Il blocco delle nascite è un dramma", ammette il vice premier leghista promettendo di tagliare le tasse a lavoratori e famiglie "a prescindere dal parere di qualche burocrate". "Il futuro, dei nostri figli e dell'Italia - avverte - viene prima dei vincoli decisi chissà dove".

Per Salvini la situazione che si è venuta a creare con la presenza del Sea Watch 3 al largo delle nostre coste è di una gravità estrema. E non solo perché non si può "consentire ad alcuno di decidere autonomamente, al di fuori dell'esistente quadro giuridico, dove e come condurre cittadini di Paesi Terzi". Anche il perdurare della presenza della Sea Watch 3 al largo delle nostre coste e la possibile evoluzione della situazione a bordo dimostrano il grave ricatto politico della Ong che, per i suoi fini ideologici, sta mettendo in pericolo decine di persone. A fronte di tutto questo il provvedimento di "divieto di ingresso, transito e sosta della nave nel mare territoriale nazionale" non è più sufficiente. Per quanto si stia dimostrando estremamente efficace, Salvini vuole che Conte chieda alle autorità olandesi di esercitare "i propri poteri sovrani sulla nave e sulle persone a bordo". Un intervento sul piano internazionale che nell'ottica el leader leghista servirebbe a completare le recenti iniziative adottate dal governo sul controllo delle frontiere e sulla gestione dei flussi migratori illegali via mare. D'altra parte il recente rigetto del Tar dell'istanza cautelare presentata dalla Sea Watch ha, di fatto, già legittimato l'operato del Viminale. Adesso è importante che anche la comunità europea faccia la propria parte.

Da alcuni giorni l'imbarcazione si trova a 16 miglia dal porto di Lampedusa, al limitare con le acque italiane. E, sebbene la Guardia di Finanza abbia notificato il divieto assoluto di sbarco, il capitano Carola Rackete ha fatto sapere più volte che per loro "Lampedusa è e rimane il porto sicuro più vicino al punto dove abbiamo effettuato il salvataggio". Una situazione insostenibile che ha spinto Matteo Salvini a scrivere ufficialmente al premier Giuseppe Conte per ribadire la politica dei porti chiusi e sollecitare una "energica nuova iniziativa di sensibilizzazione" nei confronti dei Paesi Bassi, visto che la Sea Watch 3 batte bandiera olandese.

È come in una partita di scacchi. Era chiaro sin dall'inizio. Il modo, in cui la Sea Watch è andata a recuperare 53 immigrati, sin sotto le coste libiche, facendo uno sgambetto alla Guardia costiera di Tripoli che stava intervenendo, già faceva prevedere le prossime mosse degli ultrà dell'immigrazione. Che, come da copione, dopo essersi rifiutati di sbarcare in Tunisia, ha puntato la prua verso Lampedusa. L'obiettivo è ovviamente andare a dar fastidio a Salvini e, in seconda battuta, all'Unione europea. Non è la prima volta che le organizzazioni non governative fanno questo "giochetto" facendo carta straccia di qualsiasi legge internazionale. A questo giro, però, il capitano Rackete non è potuta entrare in acque italiane che le sono precluse dal decreto Sicurezza bis. Tuttavia, avere una nave carica di persone in condizioni non del tutto ottimali a poche miglia dal porto di Lampedusa resta, comunque, un problema per tutto l'esecutivo gialloverde. Da qui il pressing di Salvini su Conte a cui fa notare che lo stallo dura "da ben sette giorni" e che "con una navigazione di durata inferiore" la nave avrebbe potuto raggiungere l'Olanda, il proprio Paese di bandiera

"L'Italia ha la responsabilità di far sbarcare queste persone" e "nessuno dovrebbe tornare" nella Libia scossa dalla guerra. Lo ha detto la portavoce dell'agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) Babar Baloch, riferendosi ai 43 migranti a bordo della Sea Watch 3, da 9 giorni ferma in acque internazionali a 15 miglia da Lampedusa. "Questi disperati devono essere sbarcati, è un obbligo sancito dalle norme internazionali", ha aggiunto. Da Napoli, il Papa invita al dialogo con i musulmani ed esorta i popoli del Mediterraneo 'a rifiutare ogni tentazione di riconquista e di chiusura identitaria'.

"A fronte della presenza della nave Sea Watch 3 al largo delle nostre coste e della possibile evoluzione della situazione a bordo - scrive Salvini nella lettera inviata per conoscenza anche al titolare della Farnesina Enzo Moavero - ritengo necessario che la perdurante efficacia del provvedimento di divieto di ingresso, transito e sosta della nave nel mare territoriale nazionale sia accompagnata da un'energica nuova iniziativa di sensibilizzazione nei confronti dell'autorità dei Paesi Bassi, quale stato di bandiera".

Olanda, dice ancora il ministro, a cui spetta un "responsabile esercizio dei propri poteri sovrani sulla nave e sulle persone a bordo, nonché sulla conseguente esigenza di porre in essere, prontamente ed efficacemente, ogni azione necessaria, anche sotto il profilo dell'ordine pubblico, affinché sia assicurato il rispetto integrale del complessivo quadro normativo".

Quanto a Sea Watch, nella lettera Salvini ribadisce che la Ong ha tenuto fin dall'inizio della vicenda una "condotta la cui gravità è resa palese dalla ferrea volontà" di far rotta verso l'Italia dopo aver rifiutato "il Pos (place of safety, porto sicuro, ndr) offerto dalle competenti autorità libiche" ma anche dal fatto di esser rimasta ferma davanti a Lampedusa sette giorni "pur avendo richiesto sin dall'inizio un porto di sbarco anche al proprio paese di bandiera che avrebbe potuto raggiungere con una navigazione di durati inferiore". Per questo, aggiunge ancora Salvini, "non appare potersi legittimamente consentire ad alcuno di decidere autonomamente, al di fuori dell'esistente quadro giuridico, dove e come condurre cittadini di paesi terzi".

 

 

 

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