L'annuncio della tregua arriva poco dopo l'una di notte, al termine di un vertice di 90 minuti. «Manteniamo l'impegno ad accogliere donne bambini senza dividere nuclei familiari, li affideremo alla chiesa Valdese che si è offerta di accoglierli senza oneri per lo Stato», recita una nota di palazzo Chigi. E ancora: «In attesa dei trasferimenti da Malta di queste poco più di 10 persone, il premier Conte chiederà un incontro urgente con il commissario europeo Avramopoulos per far eseguire la ricollocazione degli oltre 200 migranti che da agosto l'Italia aspetta che siano accolti dalla Germania, Olanda e altri 7 paesi europei che non hanno dato seguito agli impegni».
I migranti da Malta arriveranno, ma soltanto dopo che oltre 200 immigrati già presenti in Italia saranno ricollocati in Europa. E Matteo Salvini esulta: «Io non cambio idea, anzi faccio due passi in avanti. Non ci sarà nessun arrivo in Italia finché l'Europa non rispetterà gli impegni presi (a parole) con l'Italia, accogliendo gli immigrati sbarcati in estate tra Pozzallo e Catania che dovevano già essere ricollocati. Il governo è compatto sulla linea rigorosa, porti chiusi, lotta agli scafisti e alle Ong. Aggiungo che ogni nuovo eventuale arrivo dovrà essere a costo zero per i cittadini Italiani».
Nel governo italiano scatta una mezza crisi. Per un Salvini intenzionato a non cedere («Io non sono stato nemmeno consultato»), c'è un Conte che si è detto pronto ad andare a prendere con l'aereo donne e bambini. Il leader della Lega lancia sui social network una campagna praticamente contro il suo premier: «Io non mollo». Il «Capitano», in missione per le europee a Varsavia in versione federatore sovranista, non fa nulla per dissimulare la propria rabbia contro l'«avvocato del popolo», reo di averlo sfidato nel suo campo. «Serve un chiarimento - dice - io non autorizzo arrivi».
Per un paio di ore le diplomazie tra M5S e Lega si interrompono. Si parla inizialmente di un vertice a due tra Salvini e Conte. «Ma non a Palazzo Chigi». Di Maio sembra tenersi laterale, dopo l'intervento molto netto del presidente del Consiglio. Addirittura escono anche altre indicazioni dai rispettivi staff: nessun incontro tutto rinviato, niente è sicuro. Fino alla notizia della riunione che comincia poco dopo le undici di sera. A tre, quindi anche con Di Maio. A vertice in corso Salvini twitta: «Sui migranti non cambio idea».
Solo che la trattativa con l'Europa sulla manovra pare in qualche modo aver modificato le carte in tavola. E lo slancio in avanti di Conte sul caso migranti di Malta ne è una conferma. Tanto che ieri, quando La Valletta annunciava l'accordo sui ricollocamento con il coinvolgimento dell'Italia, il ministro dell'Interno non ha nascosto la sua forte irritazione per la decisione del premier. "È un precedente gravissimo, non ha capito che ci facciamo del male", avrebbe sussurrato ai suoi Salvini come riporta La Stampa. Certo: il leghista e "l'avvocato del popolo" hanno sempre avuto posizioni diverse in tema di immigrazione, rigoroso lui e più aperto lui. Ma fino ad oggi aveva sempre prevalso la linea salviniana.
Dal M5S invece rivendicano l'operazione. Si tratta di «alcune famiglie» dice il presidente della Commissione per le politiche Ue della Camera Sergio Battelli, che poi aggiunge: «L'accordo è stato raggiunto grazie alla mediazione del premier Conte». Ma è proprio questa mediazione e l'evidenza che alla fine la linea del premier ha prevalso che non vanno giù a Salvini. «Quella di Conte - attacca - è una scelta che non ha senso. Cedere alle pressioni e alle minacce dell'Europa e delle ong è un segnale di debolezza che gli italiani non meritano».
Luigi Di Maio si tiene fuori dallo scontro, salvo comparire alle 23 a Palazzo Chigi per un vertice chiarificatore. In Transatlantico, intanto, per tutta la giornata gli uomini vicini a Salvini ammettono: «Non sarà la fine del mondo, ma di sicuro qualcuno qui ci rimette la faccia e dovrà fare un passo indietro». Il sottosegretario Giancarlo Giorgetti getta acqua sul fuoco a metà giornata: «Non penso il governo sia a rischio, ma non credo che la vicenda si possa considerare risolta». Il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano (M5S) alza la tensione: «Su questa vicenda è competente il governo e non un singolo ministro».
Anche se e risolta la situazione dei 10 immigrati dentro al Governo pero qualcosa e successo, chi non ha la memoria corta ricoderà il braccio di ferro che portò alla nomina dell'attuale premier. Indicato in un primo momento, messo da parte poi e infine riesumato in extremis dopo il fallimento di Carlo Cottarelli. Conte nelle intenzioni della Lega e (forse) del M5S sarebbe dovuto essere una figura terza, magari imparziale. A comandare, come è stato per larga parte del mandato di governo, sarebbero stati in sostanza Salvini e Di Maio. Unici soci di maggioranza dell'esecutivo gialloverde.
Non solo. Perché dopo la trattativa sulla manovra, la Lega ha iniziato a fiutare la "sintonia" tra Conte e i commissari Ue, non proprio gli alleati di Salvini (ricordate i continui botta e risposta con Bruxelles?). Ai più intimi, riporta la Stampa, Salvini avrebbe definito i vari Moscovici e Juncker come "i suoi nuovi amici burocrati" (di Conte). E intanto nelle chat leghiste c'è chi protesta: "Così cade il governo, perché non si può andare avanti".
Pero lo sanno tutti che se si votasse oggi, secondo l'ultima rilevazione fatta da EMG Acqua e presentata oggi ad Agorà su Raitre, la Lega sarebbe il primo partito, seguito dal Movimento 5 Stelle. Un risultato analogo ai report degli ultimi tempi. Con un particolare molto interessante: mentre il Carroccio resta sostanzialmente invariato, i grillini guidati da Luigi Di Maio subiscono un nuovo, pesantissimo tracollo. Ormai per i Cinque Stelle la china è rivolta verso il basso e sembra non fermarsi più.
Il 31% degli intervistati da EMG Acqua ha risposto che se si votasse oggi voterebbe per il partito guidato da Salvini (in calo dello 0,45 rispetto alla rilevazione del 20 dicembre), il 26,1% ha risposto che voterebbe per i Cinque Stelle, percentuale in calo dell'1,8%. In totale le intenzioni di voto dei partiti di governo raggiungono il 57,1% (in calo del 2,2%). In leggero calo anche le opposizioni di centrodestra: Forza Italia si attesta infatti 8,3% (-0,2% rispetto a una settimana fa), mentre Fratelli d'Italia si conferma al 4,1% e Noi con l'Italia scende allo 0,8% (-0,1%).
Più in generale, secondo il sondaggio presentatoda Serena Bortone su Raitre, il 43% degli elettori dà un giudizio positivo sull'esecutivo gialloverde. Il giudizio è, invece, negativo per il 32% dell'elettorato. Percentuale sostanzialmente invariata rispetto alla rilevazione del 20 dicembre. In particolare il giudizio positivo sale all'87% fra gli elettori del Movimento 5 Stelle e all'82% fra quelli della Lega. Perdita di appeal invece fra gli elettori di Forza Italia: solo il 38% esprime un giudizio positivo, il 49% un giudizio negativo. Gli elettori del Pd all'11% si esprimono positivamente su questo governo, mentre l'81% esprime un giudizio negativo.
E Salvini ha creato un altro successo : L'asse Varsavia-Roma è un grande sviluppo", cui "sono legate grandi speranze". Si è espresso così il primo ministro ungherese in conferenza stampa . A riportarlo su Twitter, il portavoce del leader ungherese, Zoltan Kovacs: "Vorrei che in Europa ci fosse una forza politica che stia alla destra del Ppe, un asse Roma-Varsavia, capace di governare, capace di assumersi la responsabilità e di opporsi all'immigrazione", ha aggiunto il premier dell'Ungheria.
Un annuncio di fondamentale importanza che getta le basi per quello che potrebbe essere il futuro della destra europea in vista delle elezioni di maggio. L'asse fra Lega e Gruppo Visegrad poggia infatti anche sullo spostamento del baricentro del Partito popolare europeo a destra.
Orban, con il suo Fidesz, è molto legato a Salvini. Ma il premier ungherese è anche interno al Ppe e non è intenzionato ad uscirne. Il Ppe non sembra avere rivali per la coqnuista della maggioranza alle prossime elezione. E il piano è cercare di compattare il fronte a destra dei popolari, in modo da pensare a una futura Unione europea a trazione sovranista ma con un'ottica sempre legata al centrodestra.
L'asse fra Salvini e Orban, dunque, si conferma ancora valido. Ma questa alleanze non piace al Movimento 5 Stelle. Ieri, il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano ha detto ai microfoni di Otto e mezzo su La7: "In Europa stiamo cercando di creare una famiglia europea alternativa a quelle attuali. Ovviamente sui temi, e chi sposa le nostre idee è benvenuto nella famiglia. Anche alle Europee proporremo un contratto di governo, ma se il modello di Salvini è quello di Orban, è evidente che non può essere il nostro".