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Giovedì, 01 Maggio 2025

La delegazione di Fratelli d'Italia ha espresso voto contrario alla riconferma di Ursula von der Leyen. "Votare a suo favore avrebbe contraddetto alcuni nostri principi fondamentali. Diverse questioni ci hanno impedito di supportarla", ha spiegato Nicola Procaccini, eurodeputato di Fratelli d'Italia e co-presidente del gruppo Ecr, in seguito al voto per la presidenza della Commissione europea. "Tuttavia, desideriamo mantenere un dialogo estremamente costruttivo", ha aggiunto, sottolineando che "durante il mandato, ci concentreremo sulle questioni sostanziali".

Delusione emerge dal fronte di destra: Procaccini (FdI) ha dichiarato: “I principali perdenti delle elezioni europee, come i Verdi, i socialisti alla Timmermans e i liberali del partito di Macron, sono quelli che hanno guidato il destino di Ursula von der Leyen, alla quale Ursula von der Leyen stessa si è affidata. Avremmo preferito una scelta differente, la rispettiamo, e nei prossimi giorni lavoreremo sui contenuti in maniera seria e responsabile, ma decisa”.

"Congratulazioni a Ursula von der Leyen! Siamo orgogliosi del grande lavoro di squadra del PPE per sostenere la tua rielezione alla guida della Commissione europea. Puoi contare sempre su Forza Italia per costruire un'Europa più competitiva, più sicura e promotrice di pace." Così ha dichiarato il ministro degli Esteri, vicepresidente del Consiglio dei ministri e segretario nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, in merito alla riconferma di von der Leyen alla presidenza della Commissione europea.

Nel punto stampa che si è tenuto dopo il voto, Carlo Fidanza ha spiegato che il voto favorevole dei Verdi per la conferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Ue ha “reso impossibile” il sostegno di Fratelli d’Italia. In particolare, Fidanza ha fatto riferimento alle scelte di questi giorni, alla piattaforma politica e alla “ricerca di un consenso a sinistra fino ai Verdi” da parte della politica tedesca, la cui rielezione rappresenta un segno di discontinuità rispetto “al forte messaggio di cambiamento” emerso dalle ultime elezioni europee. In ogni caso, FdI assicura che non viene pregiudicato il rapporto di lavoro istituzionale e che la scelta del partito di Giorgia Meloni non comprometterà la definizione “di un ruolo adeguato in seno alla prossima commissione che l’Italia merita“.

La Lega, invece, aveva annunciato il suo voto contrario tramite le parole del suo capo delegazione Paolo Borchia, che oltre a suggerirle più accortezza nell’uso degli sms, in riferimento al caso Pfizer, ha spiegato che servirebbe un altro presidente della Commissione Ue. La strada è in salita ora secondo la Lega, alla luce della maggioranza “variopinta” a sostegno di Ursula von der Leyen, ma non manca un attacco al “finto centrodestra che ha chiesto i voti veri degli elettori di centrodestra per poi andare a formare una maggioranza di comodo con la sinistra“.

Di umore diverso Forza Italia, che ha votato a favore della rielezione di Ursula von der Leyen, infatti il vicepremier Antonio Tajani, nonché segretario nazionale di FI e ministro degli Esteri, su X ha twittato per fare le congratulazioni e dirsi orgoglioso del lavoro svolto dal Partito popolare europeo (PPE) per sostenere la sua rielezione: “Conta sempre su Forza Italia per costruire un’Europa più competitiva, più sicura e portatrice di pace“, ha concluso.

“L’Europa si trova ora di fronte a una scelta chiara. La scelta di affrontare da soli il mondo incerto che ci circonda. Oppure unire le nostre società e unirci intorno ai nostri valori. Una scelta per far prevalere gli estremisti e gli acquiescenti. O di garantire che le nostre forze democratiche rimangano forti”. Con queste parole Ursula von der Leyen si è presentata agli occhi della Commissione Ue nel giorno più atteso, quello in cui l’aula deciderà su una sua eventuale conferma alla presidenza.

I primi dati indicano che ci sarebbero stati più di 50 franchi tiratori, e i voti decisivi sono stati quelli dei Verdi a sostegno della Presidente. La candidata tedesca ha ottenuto 401 voti, superando di gran lunga il limite richiesto di 360. Con il supporto annunciato dei Greens, la maggioranza teorica che includeva Popolari, Socialisti e Liberali avrebbe dovuto essere di 454 voti. Di conseguenza, i franchi tiratori sembrano essere stati oltre 50.

“Due settimane fa, un primo ministro europeo ha visitato Mosca. "Questa cosiddetta missione di pace non è stata altro che una missione di acquiescenza, un atto di appeasement, una politica di eccessive concessioni", ha affermato Ursula von der Leyen, riferendosi a Viktor Orban. "Solo due giorni dopo, i jet di Putin hanno bombardato un ospedale pediatrico. È stato un messaggio del Cremlino per intimidire tutti noi. Nessuno desidera la pace più dell'Ucraina e l'UE sosterrà l'Ucraina per tutto il tempo necessario". Applausi e grida di "Bravo Orbán" si sono levati nell'aula di Strasburgo dai banchi dei Patrioti mentre la presidente condannava il viaggio a Mosca del primo ministro ungherese. Le grida sono state sovrastate da un prolungato applauso dell'aula in risposta alle parole della presidente della Commissione, che ha respinto categoricamente il viaggio di Viktor Orbán a Mosca.

Mentre l'America sotto la guida di Trump si impegna a distanziarsi e a far sostenere agli alleati i costi degli aiuti militari transoceanici, l'Europarlamento, celando dietro una facciata di unità, è colto dal panico. Benché non sia ancora stato dichiarato apertamente, le fratture emergenti all'interno dei gruppi politici nell'aula di Bruxelles potrebbero paralizzare l'operato della Commissione. Distinzioni vengono fatte sia a destra che a sinistra, con votazioni che seguono ordini dispersi.

Le delegazioni italiane non fanno eccezione, e il Pd si è diviso addirittura in tre parti sulla proposta di rafforzare le capacità delle industrie militari. Ma il problema è generale. Basti pensare alle posizioni, lontane da quelle della maggioranza, del terzo gruppo più numeroso presente in Parlamento, quello dei Patrioti. Non a caso a Roma la situazione è speculare, con Salvini che si oppone all’invio di armi e si mette di traverso rispetto al resto del centrodestra.

Gli interventi sulla guerra non possono sottostare a mille distinguo. Il punto fondamentale è che le decisioni devono essere veloci. E c’è da aspettarsi che nel prossimo futuro fioccheranno gli emendamenti, e che il percorso del Parlamento Europeo sarà irto di ostacoli e di rallentamenti. Non esattamente quello che sarebbe necessario, almeno nelle intenzioni di chi vorrebbe continuare ad aiutare Zelensky per evitare la vittoria di Putin. In gioco non c’è tanto l’unità dei gruppi, che è già saltata sia a destra che a sinistra. Ma la possibilità di continuare con le politiche attuali. 

Anche perché diversi Paesi europei, Italia compresa, sono sottoposti a procedure di infrazione per deficit eccessivo. Dove troveranno le risorse per aumentare le spese militari? Tagliando ulteriormente il Welfare? Così ci sarebbe il rischio di disordini sociali, anche in Francia e Germania. E se verrà eletto Trump e gli Usa faranno un passo indietro, il castello di carte sarà destinato a crollare. Per questo Zelensky, che non è uno sprovveduto, ha aperto ai negoziati di pace con la Russia. 

Con l’America di Trump e un’Europa debole, sa che per l’Ucraina sta per suonare l’ora della resa. A meno che The Donald non perda le elezioni. Per questo il 6 di Novembre, quando verrà proclamato il nuovo Presidente Usa, ci sarà la resa dei conti. E il mondo potrebbe trovarsi proiettato in un’altra Era dai contorni non ancora definiti.

 

Fonte varie agenzie 

 

La Premier Giorgia Meloni è oggi a Tripoli per partecipare al segmento presidenziale del Trans-Mediterranean Migration Forum, su invito del Primo Ministro Abdul Hamid Dabaiba. "Lottiamo insieme contro il traffico di esseri umani", ha affermato Meloni durante il suo discorso. Secondo la Presidente del Consiglio, è necessaria "una nuova cooperazione, in particolare tra l'UE e l'Africa", per affrontare il "fenomeno migratorio alla radice, rispettando il diritto di non emigrare". Meloni ha anche criticato l'"approccio predatorio", chiedendo una "cooperazione equa". Dopo la missione a Tripoli, la premier si dirigerà a Oxford per il vertice della Comunità Politica Europea (CPE).

"I migranti illegali sono nemici di quelli legali". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni, in un passaggio del suo intervento al Trans-Mediterranean Migration Forum in corso a Tripoli dove è stata accolta dal primo ministro del governo di unità nazionale libico Abdulhameed M. Dabaiba. "Negli ultimi anni in Italia non abbiamo potuto consentire a molti migranti legali di venire" in Italia "perché ne avevamo troppi irregolari. Le organizzazioni criminali - ha spiegato - vogliono decidere loro chi ha diritto di entrare nel nostro Paese e chi no".

"Abbiamo bisogno di un approccio nuovo a trecentosessanta gradi, dobbiamo combattere i trafficanti di uomini, sono i più potenti criminali nel mondo", ha rimarcato il premier tornando a porre la questione del rispetto dei diritti umani. "Ci sono sfide, in questi tempi, che non possiamo affrontare da soli, e l'immigrazione è una di queste", ha osservato.

Per il governo "l'area del Mediterraneo è una priorità", ha aggiunto il presidente del Consiglio, "abbiamo bisogno di una nuova cooperazione", ha sottolineato riferendosi alla necessità di un cambio di passo nei rapporti tra Ue e Africa e tornando a criticare "l'approccio predatorio" utilizzato finora. "L'approccio predatorio con l'Africa è sicuramente sbagliato - ha rimarcato -. Il modo giusto di collaborare è una cooperazione tra pari. È una cooperazione strategica, cioè portare investimenti per risolvere i problemi di entrambi".

La premier ha fatto un esempio, citando il dossier dell'energia: "Abbiamo avuto molte crisi ma ogni crisi nasconde anche un'opportunita'. Ora abbiamo un problema in Europa per le fonti di energia e l'Africa è potenzialmente un grande produttore di energie", ha detto Meloni.

Il Trans-Mediterranean Migration Forum è un'iniziativa del governo di unità nazionale libico che mira a promuovere il dialogo tra le nazioni europee e africane per la gestione dei flussi migratori e l'elaborazione di politiche condivise. Questo evento fa parte anche della visita di Dabaiba a Bruxelles il 15 maggio scorso, dove il primo ministro libico ha incontrato la presidente Ursula von der Leyen per discutere lo sviluppo di una cooperazione rafforzata tra l'UE e la Libia nel campo dell'immigrazione, basata su priorità comuni. 

Alla conferenza di oggi partecipano anche Spagna, Grecia, Germania, Austria, Paesi Bassi, Malta, Repubblica Ceca, Niger, Ciad, Sudan, Senegal, Algeria e Tunisia, insieme alla Lega Araba, all'Unione Africana e all'Unione Europea, rappresentata dal vicepresidente della Commissione UE, Margaritis Schinas.

Il summit è organizzato in due parti: la prima, alla quale ha partecipato anche Meloni, coinvolge i leader statali e governativi e i capi delle organizzazioni internazionali, ed è dedicata a delineare una visione strategica. La seconda parte vede la partecipazione del Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e di numerosi ministri europei e africani, ed è focalizzata sulla cooperazione in materia di sicurezza, compreso il contrasto al traffico di migranti e ai movimenti irregolari, lo scambio di esperienze e informazioni, e i canali legali di migrazione.

 

Fonte Varie Agenzie 

 

 

Il 14 luglio scorso, un ventenne di nome Thomas Matthew Crooks ha aperto il fuoco durante un comizio di Trump, ferendo l'ex presidente all'orecchio e causando la morte di una persona nel pubblico.

  L'attentatore, armato di un fucile semiautomatico AR-15, ha sparato da una posizione elevata su un tetto, sollevando diversi interrogativi sul perché quella zona non fosse stata adeguatamente bonificata e su alcune falle nella sicurezza. 

 Juliette Kayyem, analista della Cnn, ha criticato duramente il Secret Service, affermando che l'agenzia «ha essenzialmente fallito nel suo unico compito». Ha insistito sul fatto che per poter andare avanti, è necessario che i fallimenti portino a delle conseguenze.

 L’attacco contro l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump può essere descritto come il più grande fallimento dei servizi segreti dal 1981, quando fu commesso un attentato contro Ronald Reagan, secondo quanto si legge oggi sul Wall Street Journal (WSJ). “Quella avvenuta sabato scorso è stata, a quanto pare, la crisi più grave per i servizi segreti dal 1981, anno in cui John Hinckley Jr. sparò a Ronald Reagan mentre lasciava l’hotel Hilton di Washington”, spiega il quotidiano.

Sabato, un uomo armato sdraiato sul tetto di un edificio ha sparato alla testa a Trump durante un comizio elettorale nella città di Butler, in Pennsylvania. Il proiettile ha sfiorato Trump all’orecchio destro e gli agenti del Secret Service si sono immediatamente avventati sul candidato repubblicano e lo hanno evacuato dal luogo del comizio.

I servizi hanno riferito di aver eliminato il presunto aggressore, che è riuscito a sparare diversi colpi prima di essere ucciso. L’evento ha provocato la morte di una persona tra i partecipanti al comizio elettorale, un ex pompiere di 50 anni, e due feriti gravi.

 "In questo momento, dice l'ex Presidente, è più importante che mai restare uniti e mostrare il nostro vero carattere di americani, rimanendo forti e determinati e non permettendo al male di vincere. Amo davvero il nostro Paese e amo tutti voi e non vedo l'ora di parlare alla nostra grande nazione questa settimana dal Wisconsin". 

 Neanche il tempo di riprendersi dallo shock della sparatoria al comizio di Butler che Donald Trump torna a caricare i suoi, alla vigilia della convention repubblicana di Milwaukee che giovedì lo incoronerà ufficialmente candidato per la Casa Bianca. "Non mi arrenderò mai", assicura.

Il tycoon non dimentica le altre vittime della sparatoria (un morto e due feriti), ma è lui ad elevarsi come martire politico sperando di capitalizzare elettoralmente l'attentato, come capita di solito a chi viene preso di mira: il caso di Bolsonaro insegna. Eppure paradossalmente è rimasto vittima di un clima di violenza che lui stesso ha contribuito ad istigare e alimentare, dall'attacco al Capitol dei suoi fan poi definiti "patrioti" alle minacce contro giudici e testimoni dei suoi processi, dalla criminalizzazione dei migranti alla derisione dei suoi avversari, a partire dal "corrotto" Joe Biden.

 Il presidente della Camera, Mike Johnson, ha annunciato l'intenzione di condurre un'indagine completa sulla sparatoria e ha convocato Cheatle a testimoniare davanti alla Commissione di controllo della Camera il prossimo 22 luglio. In risposta alle critiche, il portavoce del Secret Service ha difeso l'agenzia, affermando che è stato fatto tutto il possibile per garantire la sicurezza di Trump. L'attentato ha messo in luce gravi preoccupazioni sulla sicurezza di politici particolarmente esposti, come gli ex presidenti, e ha spinto i deputati a considerare nuove misure per rafforzare la protezione non solo per Trump, ma anche per il presidente Biden e il candidato indipendente Robert F. Kennedy Jr. Cheatle, nel frattempo, dovrà affrontare l'udienza del 22 luglio.

 Kimberly Cheatle (51 anni), attuale direttrice del Secret Service degli Stati Uniti, si trova al centro di polemiche e pubbliche accuse, provenienti da tutti coloro che la ritengono responsabile dell'attentato ai danni dell'ex presidente Donald Trump durante un comizio in Pennsylvania. L'accaduto ha sollevato molti dubbi sull'efficacia delle misure di sicurezza e ha portato figure di spicco, come l'analista della Cnn per la sicurezza nazionale Juliette Kayyem, a chiedere la rimozione della Cheatle dall'incarico.

Prima della sua nomina come direttrice del Secret Service nel 2022 da parte del presidente Joe Biden, Cheatle ha lavorato per 27 anni all'interno dell'agenzia, ricoprendo vari ruoli di coordinamento. Ha scalato i ranghi fino a diventare la prima donna a occupare la posizione di “assistente del direttore per le operazioni di protezione”. Durante il suo mandato, è stata anche parte del team di sicurezza di Biden quando era vicepresidente. Dopo aver lasciato temporaneamente il servizio, per lavorare come senior director presso PepsiCo North America, Cheatle è tornata al Secret Service come direttrice, un premio per la sua lunga carriera e per le sue capacità di leadership.

 

L'ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha rivelato in un'intervista al Washington Examiner di essere salvo grazie al fatto di aver distolto lo sguardo dalla folla per rivolgersi verso uno schermo con gli appunti per il suo discorso. "Raramente distolgo lo sguardo dalla folla. Se non l'avessi fatto in quel momento, beh, non staremmo parlando oggi", ha spiegato Trump. Ha anche rivelato di aver completamente riscritto il suo discorso alla convention repubblicana. "Giovedì avrei tenuto un discorso sconvolgente, uno dei più incredibili", ha detto Trump, che aveva intenzione di concentrarsi sulle politiche di Joe Biden. "Onestamente, ora sarà un discorso completamente diverso", ha aggiunto, descrivendolo come "un'opportunità per unire il Paese e persino il mondo intero".

Donald Trump è sopravvissuto a un attentato durante un comizio in Pennsylvania e sarà ufficialmente nominato candidato alle elezioni presidenziali americane di novembre durante la convention repubblicana a Milwaukee, che si terrà da oggi a giovedì.

Atterrato a Milwaukee, Trump è sceso dall'aereo alzando il pugno, un gesto ormai iconico. Si è fermato sulla scaletta e ha alzato il pugno due volte, come mostrano i video diffusi su X.

La convention di Milwaukee sarà la prima apparizione pubblica del tycoon dopo l'attentato. Secondo il comune, all'evento organizzato al Fiserv Forum nel centro di Milwaukee sono attese quasi 50.000 persone, inclusi oltre 2.400 delegati che nomineranno il candidato alla Casa Bianca e alla vice presidenza. Il team di 'Visit Milwaukee', dedicato alla promozione degli affari e del turismo della città sul lago Michigan, ha preparato non meno di 15.000 borse di tela per i media.

"Visti gli orribili eventi di sabato, ha dimostrato di essere un duro" ha detto alla convention Sean O'Brien, presidente del principale sindacato internazionale dei Teamsters, suscitando un enorme boato dalla folla. Giovedì Trump accetterà formalmente la nomina del suo partito per sfidare il presidente Joe Biden nelle elezioni del 5 novembre.

Con una vistosa benda bianca sull'orecchio, l'ex presidente degli Stati Uniti ha salutato l'arena gremita e ha ricevuto una standing ovation da parte dei sostenitori che hanno scandito "USA! USA!" e "Fight! Fight!". È rimasto accanto al senatore J.D. Vance e si è goduto la calorosa accoglienza.

Donald Trump ha ricevuto un'accoglienza da eroe alla Convention nazionale repubblicana di Milwaukee dove ha fatto la sua prima apparizione pubblica dopo essere stato vittima del tentato omicidio da parte di Thomas Matthew Crooks.

Secondo il Milwaukee Journal Sentinel, la polizia locale sarà assistita da fino a 4.500 agenti provenienti da fuori città. Il Secret Service, incaricato di proteggere gli alti esponenti politici, non cambierà i propri piani dopo l'attentato a Trump.

Il comitato organizzatore ha raccolto 85 milioni di dollari, "una cifra record" per una convention repubblicana.

"Visit Milwaukee" prevede benefici economici significativi per la città, fino a 200 milioni di dollari tra spese "dirette, indirette e indotte". "Non sarebbe una convention politica nazionale senza palloncini", ha sottolineato "Visit Milwaukee". Si prevede che saranno non meno di 100.000, rossi, bianchi e blu, e cadranno sui delegati quando giovedì sarà ufficializzata la candidatura alla Casa Bianca di Donald Trump.

Il segretario Usa per la sicurezza interna Alejandro Mayorkas ha affermato che il tentativo di assassinare Donald Trump rappresenta "un fallimento" sul piano della sicurezza. "Un incidente come questo non può accadere", ha detto Mayorkas alla Cnn. Domenica il presidente Joe Biden aveva annunciato un'indagine indipendente alla quale si è detta favorevole anche la direttrice dei servizi segreti Kimberly Cheatle finita nel tritacarne delle accuse.

Le parole del segretario per la sicurezza interna "Analizzeremo attraverso una indagine indipendente come è successo, perché è successo e faremo raccomandazioni e conclusioni per assicurarci che non accada di nuovo", ha assicurato Alejandro Mayorkas, promettendo al popolo americano "risposte nella misura più ampia possibile". Mayorkas ha respinto con forza invece l'accusa di aver negato una richiesta di maggiore sicurezza per Trump. "È un'affermazione infondata e irresponsabile, ed è inequivocabilmente falsa", ha detto

I servizi segreti statunitensi intendono "partecipare pienamente" a una indagine indipendente. A dichiararlo in una nota ufficiale è stata la direttrice dei servizi segreti statunitensi, Kimberly Cheatle. "I servizi segreti stanno lavorando con tutte le agenzie federali, statali e locali coinvolte per capire cosa è successo, come è successo e come possiamo evitare che un incidente come questo si ripeta", ha spiegato la Cheatle, chiarendo che comprende "l'importanza della revisione indipendente annunciata da Biden e parteciperemo pienamente. Lavoreremo anche con le commissioni congressuali competenti su qualsiasi azione di supervisione". La dichiarazione arriva in mezzo a teorie del complotto e commenti crescenti su come un giovane armato sia riuscito ad avvicinarsi talmente tanto all'ex presidente da ferirlo con un fucile semiautomatico AR-15.

 

Fonte varie agenzie

 

 

Sono Stati Uniti e Germania i Paesi che più si oppongono a un ingresso dell'Ucraina nella Nato nel breve periodo. Lo hanno detto fonti diplomatiche dell'Alleanza, mentre a Washington si apre il vertice che celebra il 75mo anniversario della Nato, anche alla presenza del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Le fonti hanno parlato di "una forte opposizione" di Berlino e Washington a un invito a Kiev prima che abbia rispettato le precondizioni necessarie, ricordando che il summit potrebbe concludersi come quello a Vilnius dello scorso anno, dove, nonostante le pressioni, Kiev non venne invitata a entrare. "Gli ucraini erano piuttosto irritati quando hanno concluso che la porta era aperta, ma non così tanto. E credo che lo scenario per il vertice di Washington sia lo stesso", hanno sottolineato le fonti.

Intanto no all’adesione dell’Ucraina alla NATO. È l’appello sottoscritto da 61 esperti di fama mondiale nell’ambito delle Relazioni internazionali in vista del Summit della NATO in corso dal 9 all’11 luglio, a Washington, DC. All’iniziativa – lanciata da William Ruger, direttore dell’American Institute for Economic Research, e Stephen Wertheim, senior fellow del Carnegie Endowment for International Peace, hanno aderito, tra gli altri, il docente e politologo di Harvard, Stephen M. Walt, il professor John J. Mearsheimer dell’Università di Chicago, il politologo Andrew Bacevich, fondatore del think-tank Quincy Institute, Barry Posen, docente di scienze politiche al MIT e direttore del Security Studies Program, oltre a Paul R. Pillar, accademico ed ex veterano statunitense, e moltissimi altri tra studiosi, accademici e ricercatori. Sono le voci degli esperti “fuori del coro” che in questi anni si sono opposti alla politica estera statunitense in Ucraina e all’internazionalismo liberale dell’amministrazione Biden. “Alcuni spingono affinché la NATO avvicini significativamente l’Ucraina all’adesione, ad esempio definendo un processo di adesione per Kiev o invitando il Paese ad aderire a tale processo. Qualsiasi passo del genere non sarebbe saggio”, avverano gli esperti nella lettera diffusa sui media americani.

La lettera sostiene che una futura adesione ucraina alla NATO “ridurrebbe la sicurezza degli Stati Uniti e degli alleati, con un rischio considerevole per tutti”, mettendo in discussione il fatto che una mossa del genere, come sostengono alcuni, possa scoraggiare un conflitto in futuro. “Alcuni sostengono che l’atto di far entrare l’Ucraina nell’Alleanza dissuaderebbe la Russia dall’invadere nuovamente l’Ucraina. Si tratta di wishful thinking“, notano.

Dall’annessione della Crimea del 2014, osservano gli esperti nella lettera, gli alleati della NATO hanno dimostrato con le loro azioni di “non ritenere che la posta in gioco del conflitto, per quanto significativa, giustifichi il prezzo della guerra. Se l’Ucraina dovesse entrare nella NATO, la Russia avrebbe motivo di dubitare della credibilità della garanzia di sicurezza dell’Alleanza Atlantica e avrebbe l’opportunità di mettere alla prova e potenzialmente rompere l’alleanza. Il risultato potrebbe essere una guerra diretta NATO-Russia o il disfacimento della NATO stessa” affermano.

C’è poi un grande equivoco di fondo che va sfatato: “Lo scopo dell’Alleanza Atlantica”, sottolineano, “non è quello di dimostrare stima per gli altri Paesi; è quello di difendere il territorio dell’Alleanza e rafforzare la sicurezza dei suoi membri”. Gli esperti lanciano così un appello ai leader occidentali affinché rivedano le loro posizioni.

Non sono solamente riflessioni di carattere geostrategico a porre interrogativi su una futura adesione dell’Ucraina nella NATO. Come riportato dal Telegraph, che cita un alto funzionario del Dipartimento di Stato Usa, Zelensky si sentirà dire durante il vertice che il suo Paese è “troppo corrotto” per fare parte dell’Alleanza in questa fase. “Dobbiamo fare un passo indietro e applaudire tutto ciò che l’Ucraina ha fatto in nome delle riforme negli ultimi due anni”, ha dichiarato il funzionario al The Telegraph. “Mentre continuano a fare queste riforme, vogliamo elogiarli, vogliamo parlare di ulteriori passi che devono essere fatti, in particolare nell’area della lotta alla corruzione. È una priorità per molti di noi”, ha aggiunto la fonte. Se tale indiscrezione verrà confermata, non è esattamente ciò che Zelensky sperava e auspicava di sentirsi dire.

Jens Stoltenberg ha affermato che “l’Ucraina sarà in cima all’agenda del summit”. Tuttavia, nonostante le grandi aspettative di Kiev, come nota anche il Csis, l’Ucraina probabilmente non riceverà un invito formale ad unirsi all’alleanza. Almeno per ora. Tuttavia, Kiev ha compiuto passi da gigante nell’ultimo periodo verso l’agognata integrazione europea, avviando i colloqui formali per l’adesione del Paese all’Ue. Inoltre, l’UE ha firmato un nuovo “Impegno di Sicurezza Congiunto” per sostenere l’Ucraina  nei prossimi anni, mentre le nazioni del G7 hanno concordato di prestare all’Ucraina oltre 50 miliardi di dollari ricavati dai beni russi sequestrati. 

Il tema con ogni probabilità sarà al centro del bilaterale che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky avrà nella giornata di giovedì con il presidente americano Joe Biden. Il faccia a faccia è stato anticipato dalla Casa Bianca, che ricorda che quello di giovedì sarà il terzo incontro tra Biden e Zelensky in un mese: il 7 giugno si erano visti in occasione delle celebrazioni per l'80mo anniversario dello sbarco in Normandia e la settimana dopo al G7 in Italia, dove avevano firmato un accordo sulla sicurezza.

In vista del summit di Washington, si profilano promettenti prospettive per Kiev. Fonti diplomatiche citate da Reuters indicano un imminente consenso collettivo sull'approvazione dei finanziamenti UE – 40 miliardi di euro all'anno – sollecitati dal segretario Stoltenberg per un sostegno continuativo al paese in conflitto. mentre il ministro della Difesa ucraino, Rustem Umerov, si trovava al Pentagono, il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin ha annunciato che dagli USA verranno erogati ulteriori due miliardi e trecento milioni di dollari in aiuti all'esercito ucraino. Questi fondi provengono dall'Usai – Iniziativa di assistenza alla sicurezza ucraina – e dal Pda presidenziale, che permette l'acquisizione di armamenti dalle riserve statunitensi. Sono assicurati sistemi di difesa aerea, armi anticarro e munizioni per i sistemi Patriot. Tuttavia, questa non è l'unica notizia che precede il summit NATO: oltre alle positive, emergono anche alcune preoccupazioni.

Il noto piano di Trump per terminare la guerra in un solo giorno – come hanno rivelato fonti interne al suo entourage al giornale Politico – in caso di una sua vittoria alle prossime elezioni presidenziali, includerebbe l'inizio dei negoziati con Putin e l'interruzione del processo di adesione dell'Ucraina alla NATO. Il leader di Washington negozierebbe direttamente con il suo omologo di Mosca su quali territori cedere alla Federazione. Tuttavia, Kiev ha già dichiarato di non essere disposta a compromessi per porre fine al conflitto.

Durante il vertice della NATO, si è sostenuto che l'Alleanza non dovrebbe spingere l'Ucraina verso l'adesione; anzi, "Avvicinare l'Ucraina all'adesione potrebbe peggiorare la situazione". Il documento, sottoscritto dal presidente dell'American Institute for Economic Research William Ruger e da Stephen Wertheim del Carnegie Endowment for International Peace, porta anche le firme di professori di prestigiosi istituti e università americane quali Harvard, MIT, Notre Dame International Security Center, Bush School of Government, Boston College, Institute for Global Affairs, tra gli altri.

Gli studiosi argomentano che l'ingresso dell'Ucraina nella NATO potrebbe fornire al Cremlino un pretesto per scatenare un conflitto senza fine, "un incentivo a continuare la guerra"; questo giocherebbe a favore della narrativa anti-occidentale di Putin, mentre "le sfide poste dalla Russia possono essere gestite senza l'ingresso dell'Ucraina nella NATO". Il pericolo per il paese è quello di trasformarsi nel teatro di "uno scontro prolungato tra le due principali potenze nucleari del pianeta".

 

Fonti varie agenzie 

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