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Presentato a Roma il nuovo film su Papa Pio XII

Una scena del film su Pio XII

La disputa sulle responsabilità di Papa Pio XII in relazione alle persecuzioni ebraiche perpetrate dal Terzo Reich durante la Seconda Guerra mondiale, come noto, continua a essere accesa, soprattutto a livello mass-mediatico. Tuttavia, per gli storici di professione e gli studiosi seriamente impegnati da anni sulla vicenda, la questione dovrebbe essere chiusa già da tempo e, semmai, con un giudizio finale totalmente positivo sull’operato di Pacelli. E’ questo il messaggio del film-inchiestaShades of Truth (“Sfumature di verità”), scritto e diretto dalla regista Liana Marabini (con la partecipazione tra gli altri di attori del calibro di Christopher Lambert, Giancarlo Giannini e Remo Girone), che a maggio sarà presentato al festival di Cannes ed è stato proiettato in anteprima ieri sera a Roma presso l’“Istituto Maria Santissima Bambina”. La pellicola, ambientata ai giorni nostri, sulla scorta degli studi più accreditati, delle testimonianze registrate durante il processo di beatificazione attualmente in corso (soprattutto grazie al relatore, il gesuita tedesco Peter Gumpel) e della cronaca più recente, ricostruisce infatti gli anni più contestati del pontificato di Pacelli prendendo spunto narrativamente – non a caso – proprio da un protagonista ebreo, un giornalista poco incline ai temi religiosi, all’inizio pregiudizialmente avverso a Pio XII, che con la sua indagine guida gli spettatori passo passo nell’intricata vicenda percorrendo i luoghi più significativi: Roma, Gerusalemme, Lisbona. Si scopre così che l’opera di Pio XII in favore del popolo perseguitato fu persino antecedente all’irruzione delle SS nel ghetto di Roma (16 ottobre 1943) e risale agli anni in cui l’ex Nunzio in Germania era Segretario di Stato, per la precisione già quando furono varate le leggi razziali (novembre 1938). Già allora infatti il futuro Pontefice si prodigò per procurare documenti di espatrio, visti e lasciapassare a suoi amici o conoscenti di stirpe ebraica, come ad esempio l’ex compagno di scuola Guido Mendes, che per questo gli sarà sempre grato. Quando poi fu eletto Papa, questa azione di carità materiale del tutto disinteressata non venne mai meno: fu così che diverse tra chiese, parrocchie e conventi capitolini aprirono le porte ai perseguitati salvando di fatto la vita a intere famiglie nei modi più impensabili; apponendo targhe vaticane su appartamenti privati, estendendo oltre ogni limite la cosiddetta zona di extraterritorialità posta sotto il governo della Santa Sede, ospitando persino diversi ebrei a Castelgandolfo, all’intero del palazzo pontificio dove nacquero addirittura decine di bambini.Alla fine saranno così centinaia di migliaia gli ebrei salvati e, solo a Roma, si stima quasi 4.500. Tra questi quel rabbino-capo della comunità locale, Israel Zolli, che ammirato da quanto accaduto, non solo successivamente si convertì a Cristo ma scelse come nome di battesimo quello di Eugenio, in onore proprio di quel Pontefice che così tanto aveva fatto per il suo popolo. Così, quando Paolo VI negli anni Sessanta decise di aprire il processo di beatificazione, nessuno vi trovò alcunché di scandaloso o offensivo: i problemi cominciarono semmai più tardi quando la situazione geopolitica della Guerra fredda e il mutamento del clima culturale in Occidente videro una certa propaganda politico-ideologica (perlopiù di matrice comunista, ma non solo) iniziare un’opera di vera e propria diffamazione della memoria di Pacelli prima con studiate operazioni teatrali (come la pièce Il Vicario del drammaturgo tedescoRolfHochhuth) quindi con una pubblicistica strumentale ad hoc mirata a creare l’incredibile (questa sì) leggenda nera del ‘Papa di Hitler’: a decenni di distanza, e con il mondo completamente cambiato, si spera ora che, grazie anche a questo film, il dibattito pubblico possa finalmente riportare la figura di Pio XII alla veridicità storica che gli appartiene.

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