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Venerdì, 13 Dicembre 2024

La cultura cristiana per uscire dalla crisi del sistema scolastico occidentale

cop la crisi dell'istruzione occidentale

Per alcune settimane le questioni scolastiche prendono il sopravvento anche grazie al governo Renzi, che ha indetto una consultazione online e offline invitando gli italiani adare consigli e contributi per costruire una “buona scuola”. Al ministero sono euforici perchè hanno messo in moto la più partecipata consultazione in Italia e forse in Europa, anche se molte sono le zone d’ombre, come ha scritto “LaNuovaBQ.it”.

I temi più ricorrenti sono stati quelli sull’organizzazione della nostra scuola:si va dalla valutazione, alla formazione dei docenti, all’allargamento dell’apertura scolastica nel pomeriggio e in estate, agli investimenti. Tutti temi importanti, però, forse, sarebbe stato più utile un’ampia riflessione su quali basi culturali impostare lo studio dei nostri studenti, in particolare delle scuole superiori. A questo riguardo un ottimo contributo di riflessioni potrebbe venire dalla magistrale opera di un grande studioso e accademico britannico, Christopher Dawson, La crisi dell’istruzione occidentale, D’Ettoris Editori (Crotone, 2012). Dawson è uno storico delle civiltà, delle religioni e dell’educazione, autore di numerosi studi.“The Crisis of Western Education”, è stata scritta nel 1961, frutto di numerose conferenze, auspicava la necessità d’introdurre lo studio della cultura cristiana nell’istruzione superiore dei paesi anglosassoni, in particolare negli Stati Uniti. Dawson era convinto che l’ignoranza dei cristiani nei confronti della loro stessa cultura poteva essere uno dei principali ostacoli sulla strada di un serio ecumenismo con i fratelli protestanti, ma anche causa non secondaria del fallimento dell’intero sistema d’istruzione occidentale, nonostante i pretesi progressi nei metodi educativi.

Il libro pubblicato dalla battagliera casa editrice D’Ettoris di Crotone, viene proposto al pubblico italiano da due studiosi, Paolo Mazzeranghi e da Lorenzo Cantoni. L’ampiezza e la ricchezza dei temi trattati dal testo di Dawson non permettono facili sintesi, pertanto è parso interessante proporre qualche riflessione della seconda parte: “La condizione dell’istruzione cristiana nel mondo moderno” e della terza parte: “L’uomo occidentale e l’ordine tecnologico”.

Nella prima parte Dawson, studia “La Storia dell’istruzione umanistica in Occidente”, otto capitoli dove percorre il processo educativo e culturale trasmesso alle varie generazioni presenti in un territorio preciso: l’Europa, il cosiddetto Occidente, quindi anche alle Americhe, fino a raggiungere quell’unità culturale che ha prodotto la civiltà cristiana, la cristianità, anche se poi interrotta dalla cosiddetta Riforma di Lutero. E’ bello come Dawson descrive la civiltà occidentale, “è come una cattedrale gotica, un complesso meccanismo di pressioni contrastanti che raggiunge la sua unità mediante l’equilibrio dinamico di spinta e controspinta”. Christopher Dawsonè convinto che proprio oggi di fronte alla crisi dell’istruzione dell’Occidente occorre ritornare allo studio di quella cultura che ha costruito la nostra civiltà: “Uno dei principali difetti dell’istruzione moderna è stato il non riuscire a trovare un metodo adeguato per lo studio della nostra civiltà”. Nella vecchia istruzione umanistica, con tutti i suoi difetti, si studiava la cultura classica come un tutto, l’istruzione moderna ha perso questa unità formale.

Dawson è convinto che “qualunque possa essere il suo futuro politico e per quanto buie possano essere le sue prospettive economiche, l’Europamantiene la sua posizione storica di sorgente della civiltà occidentale, e questo è destinato a influenzare il futuro altrettanto che il passato(…)”. Dunque per lo scrittore britannico, è importante “comprendere la natura della civiltà occidentale e come accadde che questo gruppo relativamente minuscolo di Stati europei giunse a trasformare il resto del mondo e cambiare l’intero corso della storia umana”.Queste riflessioni peraltro acquistano grande rilievo ogni volta che assistiamo a notizie di massacri ad opera del fondamentalismo islamico come in questi giorni nella scuola di Peshawar in Pakistan.

Dunque studio della civiltà occidentale senza però separarlo dallo studio della civiltà cristiana, come ha ben sostenuto il grande storico delle civiltà Arnold Joseph Toynbee.

Al capitolo X, Dawson spiega perché bisogna introdurre lo studio della cultura cristiana nelle nostre scuole, e non solo nei college e università cattoliche, anche se questo può sembrare sorprendente. Ma soprattutto individua gli ostacoli allo studio della cultura cristiana, che secondo lui, non viene da pregiudizi religiosi o secolaristi, ma da ostacoli di natura culturale. Infatti, secondo Dawson, gli ostacoli ebbero origine “dall’idealizzazione dell’antichità classica da parte degli studiosi e degli artisti umanisti dei secoli XV e XVI.” Pertanto il periodo storico fra la caduta di Roma e il Rinascimento, viene identificato in maniera dispregiativa come “età di mezzo”, “una sorta di vuoto culturale fra due età di successo culturale(…)”. Un giudizio negativo, trasmesso dal Rinascimento all’Illuminismo del secolo XVIII e quest’ultimo alle ideologie secolariste moderne, che peraltro ignora l’esistenza della cultura cristiana.

Dunque per il grande scrittore storico, “è necessario che gli educatori compiano uno sforzo esplicito per esorcizzare il fantasma di questo antico errore e per dare allo studio della cultura cristiana il posto che merita nella moderna istruzione”. Questo lavoro non può essere lasciato solo ai medievalisti, anche perché la cultura cristiana non può essere limitata alla cultura medievale. La cultura cristiana è nata prima del Medioevo.

Dawson insiste sull’importanza dello studio della cultura cristiana che ci permette di comprendere come nacque la cultura occidentale e quali sono i valori essenziali che rappresenta. E polemicamente scrive: "non vedo ragione di supporre, come qualcuno ha argomentato, che tale studio avrebbe un effetto limitante e paralizzante sulla mente dello studente. Al contrario, è eminentemente uno studio liberale e liberalizzante, poiché ci mostra come mettere in relazione la nostra esperienza sociale contemporanea con le più ampie prospettive della storia universale. Dopotutto - scrive Dawson – la cultura cristiana non è qualcosa di cui ci si debba vergognare”.

Qualsiasi studioso anche non cattolico non può avere un ruolo importante nella vita moderna senza avere chiaro il senso della natura e delle conquiste della cultura cristiana, deve conoscere “come la civiltà occidentale divenne cristiana, fino a che punto sia cristiana oggi e in che modi abbia cessato di essere cristiana; in breve, una conoscenza delle nostre radici cristiane e degli elementi cristiani durevoli della cultura occidentale”.E qui Dawson citando Toynbee, spiega che il termine cultura viene visto come unità storica, però che ha “un’estensione nello spazio e nel tempo molto maggiore di una qualsiasi unità puramente politica(…)”. Dawson spiega bene come questa unità è durata per più di mille anni, “dalla conversione dell’impero romano fino alla Riforma, i popoli d’Europa furono consapevoli della loro appartenenza alla grande società cristiana e accettarono la fede e la legge morale cristiane come il vincolo primario dell’unità sociale e come la base spirituale del loro modo di vivere. Tuttavia anche se questa unità è stata infranta dalla Riforma luterana, la tradizione della cultura cristiana sopravvive ancora nelle istituzioni dei differenti popoli europei, anche nella nostra cultura secolarizzata.

Una cosa è certa, per lo studioso britannico, “chiunque, cristiano o no, desideri comprendere la nostra cultura quale esiste oggi non può dispensarsi dallo studio della cultura cristiana. Questo studio è anzi in qualche modo più indispensabile per il secolarista che per il cristiano, perché gli manca la chiave ideologica per la comprensione del passato che ogni cristiano deve possedere”.

 

 

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