I ministri degli Esteri di Italia e Grecia, Luigi Di Maio e Nikos Dendias, hanno firmato oggi ad Atene l'accordo sulla demarcazione delle Zone economiche esclusive (Zee) tra i due paesi. La firma dell'accordo è avvenuta nell'ambito della visita di oggi in Grecia da parte del ministro Di Maio. Secondo quanto riferito dal ministero degli Esteri ellenico, Di Maio e Dendias hanno siglato l’accordo dopo la dopo che “le preoccupazioni espresse da Roma sono state affrontate e risolte, principalmente per quanto riguarda i diritti di pesca nel Mar Ionio”. L'intesa sarebbe di fatto un'estensione di un precedente accordo sulla demarcazione dei confini marittimi risalente al 1977.
Il ministro degli Esteri greco Nikos Dendias ha accolto oggi ad Atene il titolare della Farnesina Luigi Di Maio. Lo riferisce il ministero degli Esteri ellenico tramite il profilo Twitter, diffondendo le foto dell'incontro. Secondo quanto emerso in precedenza, il tema dei flussi turistici dovrebbe essere affrontato nell'incontro.
«Il ministro Di Maio mi ha aggiornato sui dati in Italia nettamente migliorati. La Grecia toglie dal prossimo lunedì, in maniera graduale fino alla fine del mese, tutte le limitazioni nei confronti dell’Italia. Esprimo i sentimenti di solidarietà da parte del popolo greco al popolo italiano».
Sulla decisione del Governo greco è intervenuto direttamente il Ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, che, come riporta Ansa dopo essersi congratulato con il collega greco per la decisione assunta ha aggiunto: “Sono contento che l’amico Dendias mi abbia rassicurato sul fatto che la Grecia aprirà all’Italia sicuramente entro la fine del mese, eliminando qualsiasi tipo di blocco e obbligo di quarantena per gli italiani con l’impegno a valutare, in base ai dati, una riapertura già dalle prossime settimane”.
Di Maio, concludendo il suo intervento, ha poi ricordato come sia importante avere regole e criteri uguali per tutta l’Unione Europea in tema di mobilità per evitare di danneggiare ancor di più il turismo, aggiungendo come sarebbe sbagliato lasciare le decisioni finali a singoli accordi tra i paesi.
La stessa Grecia, la Turchia e Cipro si sono trovate ad un punto morto sulla questione, a sbloccarla potrebbe essere questo accordo del quale però non sono stati ancora forniti dettagli, dunque bisognerà aspettare per conoscerli e l’occasione buona sarà presumibilmente il termine della loro riunione, quando è atteso un annuncio congiunto per ufficializzare e comunicare l’accordo. Importante anche diplomaticamente, vista la recente chiusura dei confini greci al popolo italiano dovuta alla pandemia da Coronavirus.
A febbraio i due ministri degli Esteri si erano incontrati a Roma, e avevano discusso della possibilità di cooperare nella zona del Mediterraneo Orientale con particolare riferimento al settore dell’energia; i due Paesi stanno già collaborando nel progetto dei gasdotti, grazie al quale ogni anno dovrebbero essere trasportati 10 miliardi di metri cubi di gas offshore verso appunto Italia, Grecia e altre nazioni del Sudest europeo. Questo accordo è una sostanziale risposta a quello che era stato siglato mesi fa dalla Turchia e il governo libico – riconosciuto a livello internazionale – di stanza a Tripoli; il Paese ellenico lo aveva visto come una violazione ai propri diritti sovrani. Inoltre, Grecia e Turchia come noto sono in conflitto da tempo per varie questioni: dai diritti minerari nel mar Egeo alla divisione etnica di Cipro.
Cm non si tratta più solo di Cipro. La compagnia petrolifera e del gas statale turca Turkish Petroleum ha ottenuto le licenze dal governo turco per esplorare petrolio e gas in 24 località del Mediterraneo orientale. Sette di queste località sono appena al largo delle coste delle principali isole greche. Si tratta di una provocazione diretta che ha fatto infuriare la Grecia e gli esperti temono che ciò possa portare a scontri una volta che la Turchia avvierà l’esplorazione.
Lo scorso fine settimana, la Turchia ha pubblicato la bozza di piano per la licenza di esplorazione di Turkish Petroleum. Mentre all’inizio della settimana, il ministro degli Esteri greco Nikos Dendias ha dichiarato che il paese “è pronto a far fronte a questa provocazione se la Turchia dovesse decidere di attuare la sua decisione”.
Questo confronto tra paesi della zona ha messo radici in modo evidente nel 2010/2011 quando Israele ha scoperto gas offshore con i giacimenti di Leviathan e Tamar, che attualmente pompano ed esportano grandi quantità di combustibile minacciando di spostare l’equilibrio di potere dalla Turchia all’Egitto.
L’ultima mossa di Ankara sul rilascio di ulteriori licenze di esplorazione, anche invadendo il territorio marittimo greco, arriva dopo che Israele, Grecia e Cipro hanno firmato un accordo per costruire un gasdotto sottomarino per trasportare gas israeliano in Europa, tagliando fuori completamente la Turchia. EastMed, dal valore stimato di 7 miliardi di dollari, è lungo circa 2.200 chilometri e approda in Italia, correndo lungo la costa di Cipro e l’isola greca di Creta e attraverso la zona marittima egiziana e la zona marittima libica. Punto, quest’ultimo è dove la Turchia si è inserita.
Prima di questo accordo, Turchia, Libia e Cipro avevano accordi con il Libano e l’Egitto per l’esplorazione di petrolio e gas. Ma la nuova delimitazione raccoglie circa 39.000 chilometri quadrati di ZEE detenuti dalla Grecia.
La Turchia si troverà (come al solito) piuttosto sola in questa lotta con l’eccezione della Russia che trova i suoi progetti in linea con quelli di Ankara visto che il gas israeliano potrebbe minare il business del gas russo in Europa
Erdogan vorrà usare questa leva per forzare la coalizione del gasdotto a includere un legame trans-anatolico per il passaggio attraverso la nuova zona marittima delimitata tra Libia e Turchia. La sua nuova licenza di esplorazione per il petrolio turco nella zona marittima della Grecia ha lo scopo, infatti, di inviare un messaggio specifico: bloccate tutto e ci saranno problemi, sia al largo della Grecia sia al largo di Cipro. Erdogan, e il suo desiderio di ripristinare il valore dell’Impero ottomano in Turchia, sta insomma facendo leva per far parte di questa nuova equazione energetica.
Il Ministro degli affari esteri dell’UE Josep Borrell ha affermato che l’Unione europea ha inviato un “messaggio forte” alla Turchia, ma oltre ad essere “in stretto contatto” con i colleghi di Cipro e Grecia, ha cortesemente invitato la Turchia a “interrompere le perforazioni nelle aree in cui vi è una ZEE o acque territoriali di Cipro e della Grecia”, mentre Emirati Arabi Uniti e l’Egitto – hanno emanato una dichiarazione congiunta il mese scorso condannando quanto fatto dalla Turchia.
Cosi Grecia, Cipro, Egitto, Francia ed Emirati condannano la politica espansionistica della Turchia del presidente Recep Tayyip Erdogan che segna una nuova escalation nel Mediterraneo Orientale, con l'Italia in una posizione defilata, ma potenzialmente decisiva. Attraverso un comunicato congiunto, i ministri degli Esteri di questi cinque paesi hanno denunciato le "attività illegali turche in corso" nella zona economica esclusiva (Zee) di Cipro e nelle sue acque territoriali e “gli interventi turchi in Libia”.
Ma che cosa è poi una Zee, in linea di principio? Secondo la Convenzione del Diritto del Mare, del 1982 ma entrata integralmente in vigore il 16 novembre 1994, essa è la zona marina di massima estensione, ma solo e comunque fino a 200 miglia, in cui uno Stato costiero esercita i suoi diritti sovrani sulla massa d’acqua per la gestione delle risorse naturali, come la pesca o l’estrazione di idrocarburi o di altre sostanze e per la protezione ecologica e biologica dell’ambiente marino. Da non trascurare nemmeno la ricerca scientifica sui mari, che è oggi essenziale per l’evoluzione tecnologica.
Blue Stream, South Caucasus Pipeline, Southern Gas Corridor, il Tanap, il Turkish Stream, sono tutti tasselli di una futura egemonia turca nel mondo energetico, egemonia che è il primo dei pensieri di Recep Tayyp Erdogan. Da tutti questi comparti l’Italia non può rimanere esclusa e, comunque, farà bene, qualunque sia il governo in carica, a non lasciare sola l’Eni e a immaginare finalmente una geopolitica italiana nel Mediterraneo, che oggi, evidentemente, manca
Secondo l agenzia Nova Leonardo Bellodi Senior Advisor ha dichiarato che , il diritto internazionale è dalla parte dei paesi del comunicato anti-turco. “La violazione della Turchia è evidente, basti pensare che Cipro Nord è riconosciuta unicamente da Ankara, ma il tema è un altro e riguarda l’enforcement di questa dichiarazione: cosa faranno gli Stati firmatari, cosa farà l’Unione europea nel momento in cui potrebbero esserci azioni di forza da parte della Turchia? Non dimentichiamo che quella è una frontiera dell’Unione europea. Cosa farà l’Ue, al di là delle dichiarazioni politiche, per affermare il diritto internazionale e la sovranità internazionale a fronte di queste ingerenze?”, si è chiesto Bellodi. Non è tutto. L’esperto ha nettamente bocciato il memorandum d’intesa sulla delimitazione dei confini marittimi firmato da Ankara e il Governo di accordo nazionale (Gna) della Libia. “Non tiene minimamente in considerazione le istanze degli altri paesi. Taglia in due il progetto East-Med, è una prova di forza che non trova giustificazione dal punto di vista economico né giuridico: la vedo come una provocazione politica inutile”.