La nuova governatrice Alessandra Todde, parte male, scrive Il Giornale, dopo una prima frase che ovviamente è di circostanza, ha assicurato: "Sarò presidente di tutti". Uno slogan buono per tutte le occasioni. Ci saremmo stupiti del contrario. Lo dicono tutti quanti, a destra e a sinistra. Subito dopo passa al corpo a corpo, senza esclusione di colpi: "La Sardegna ha risposto ai manganelli con le matite", ha detto. Del resto pare che andasse in giro a dire "Al governo sono tutti fascisti", a urlare come una Schlein qualunque. E ora che è governatrice, la prima in Sardegna (altro che il Pd!), eccola buttarla in vacca legando il voto alle mazzate di Pisa. Come se in cima ai pensieri dei sardi ci fossero le piazze pro Palestina, le teste calde nei cortei e le manganellate della polizia.
Comunque tralascio ogni commento sulle regionali sarde e passo ai gravi incidenti delle manifestazioni “pro-Palestina” a Pisa e a Firenze. Tra gli interventi, quello che reputo più interessante l'ho letto su LaNuovabussola di oggi, (Stefano Magni, Educazione e disordine. Tutti contro i poliziotti. Insegnanti e genitori con i rivoluzionari, 27.2.24, lanuovabq.it)
Tutti abbiamo visto le immagini della manifestazione di Pisa, dove le Forze dell'Ordine sono stati costretti a bloccare energicamente, utilizzando anche i manganelli, un corteo di studenti, di “ragazzi” che volevano forzare il cordone della polizia. L'episodio ha scatenato una serie di discussioni e di dibattiti. Ma quello che, forse, non si era visto prima, c'è stata una “vera mutazione antropologica in atto”, secondo Magni. In pratica, “gli educatori, dunque genitori e insegnanti, sono diventati militanti al fianco dei figli in piazza”.
Il ministro Matteo Piantedosi ha tentato di dare delle risposte all’indignazione dei vari oppositori del Governo, ha esposto il punto di vista delle forze dell’ordine: «Siamo intervenuti per difendere la sinagoga di Pisa e il consolato statunitense a Firenze, e il tutto è avvenuto durante manifestazioni non preavvisate che non seguivano il percorso concordato, violando le prescrizioni impartite. Ora sono in corso accertamenti su come si sono svolti i fatti ma non dimentichiamo che si è agito soltanto per difendere i due obiettivi sensibili. Resta da capire se c’era un’alternativa alle cariche di alleggerimento». Mentre, Franco Zucchelli, segretario provinciale (di Roma) del sindacato Mosap, intervistato dal quotidiano Libero, spiega: «Le manifestazioni devono essere sempre autorizzate. E se chi non è autorizzato a essere in strada tenta anche di passare laddove non dovrebbe, ad esempio verso una sede diplomatica da proteggere… be’, io non vedo alternative alla carica».
Leggendo le lettere aperte e le interviste di insegnanti e genitori dei ragazzi coinvolti, emerge chiaramente, che non vengono presi in considerazione tutto quello che ha esposto il ministro e gli uomini delle forze dell'ordine. Praticamente i genitori o i docenti, sono intenti a difendere a oltranza i propri ragazzi minorenni. A partire dai professori del liceo di Pisa direttamente interessato, il Russoli, che hanno scritto una lettera aperta in cui dicono di essere: «… rimasti sconcertati da quanto accaduto in via San Frediano, di fronte alla nostra scuola. Studenti per lo più minorenni sono stati manganellati senza motivo perché il corteo che chiedeva il cessate il fuoco in Palestina, assolutamente pacifico, chissà mai perché, non avrebbe dovuto sfilare in Piazza Cavalieri». Già, chissà perché. E concludono: «Come educatori siamo allibiti di fronte a quanto successo oggi». Ancora sempre nella loro lettera aperta si legge anche: «Come insegnanti ed educatori intendiamo denunciare un simile comportamento da parte di un’istituzione il cui compito precipuo è quello di garantire l’incolumità e la sicurezza dei cittadini. Quale fiducia nelle istituzioni può generare un attacco così gratuito alla libertà di manifestare pacificamente il proprio pensiero, una libertà che è la nostra Costituzione a garantire?». Evidentemente solo i manifestanti hanno diritti. A questi insegnanti si sono uniti altre scuole e genitori, compresi i sindacati. Questi ultimi, arrivano a sostenere che l’azione delle forze dell’ordine hanno un valore sostanzialmente diseducativo. Ad esempio la Federazione Gilda degli insegnanti di Pisa - UNAMS espone così la sua posizione: «La sproporzionata violenza della polizia non avrà conseguenze solo sui corpi delle ragazze e dei ragazzi colpiti dai manganelli ma soprattutto sulle loro menti che faranno fatica ad aver ancora fiducia nelle istituzioni e a credere che la Costituzione di cui gli parlano le/i docenti a scuola esista realmente».
Stesso concetto espresso anche dall’associazionismo. La Rete Scuole di Pace, che invita il Questore e la polizia a chiedere “pubblicamente scusa e rimedino ai danni inferti non solo ai singoli studenti ma all’intera comunità” .
Quindi il ruolo dell’insegnante di educazione civica non è quello di educare gli studenti al rispetto delle istituzioni, ma quello di rieducare i poliziotti al rispetto degli studenti, quando manifestano per la Palestina senza autorizzazione. Ai professori si sovrappongono i genitori. E spesso sono le stesse persone. Ad esempio anche una docente, la mamma di una delle studentesse minorenni colpite dagli agenti della polizia sul proprio profilo Facebook scrive, fra le tante altre cose: «Quanto a voi poliziotti, con quali occhi stasera guardate in faccia i vostri figli? Ancora ho il disgusto e i brividi per quello che è accaduto a mia figlia, e ai nostri studenti...».
Mentre un'altra mamma intervistata da La Repubblica pare che ha deciso di fare causa per chiedere i danni. Dell’esperienza del figlio dice: «…è ancora sotto shock. Vediamo se torna a scuola». Non accetta eventuali scuse della polizia: «A me delle scuse importa fino a un certo punto. Voglio che queste cose non succedano più».
In queste parole, non emerge nessun senso di colpa, nessun dubbio che il figlio possa, magari, aver sbagliato. Dulcis in fundo: il primo che dovrebbe invitare al rispetto delle forze dell’ordine e del loro ruolo è in teoria il comandante in capo. Scrive Magni. E però il presidente Mattarella stesso, in questo caso, ha rilasciato una nota in cui sostiene: «Lʼautorevolezza delle Forze dellʼOrdine non si misura sui manganelli, ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento».
Siamo dunque di fronte al paradosso che il rivoluzionario è di sistema: ha dalla sua i genitori, gli insegnanti, i media e il presidente della Repubblica. L’unica figura sovversiva, in questo scenario, a questo punto resta il poliziotto. E torna alla mente quel che diceva, mezzo secolo fa, Pier Paolo Pasolini, dopo gli scontri di Valle Giulia: «Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti! Perché i poliziotti sono figli di poveri».