Il 15 novembre il presidente statunitense Joe Biden e quello cinese Xi Jinping hanno ristabilito, nel corso di un incontro vicino a San Francisco, negli Stati Uniti, un dialogo che era sospeso da un anno. Ma hanno anche ribadito le loro divergenze, in particolare su Taiwan. Organizzato a margine del vertice dell’Asia-Pacific economic cooperation (Apec), l’incontro ha permesso di ripristinare le comunicazioni militari ad alto livello, sospese da più di un anno, hanno affermato le due superpotenze.
Il presidente statunitense, 80 anni, ha assicurato che in caso di crisi i due leader potranno alzare il telefono e parlarsi. Washington e Pechino hanno anche deciso di creare un gruppo di esperti per discutere dei rischi associati all’intelligenza artificiale.
L’incontro, com’era ampiamente previsto, non ha però permesso di risolvere le divergenze fondamentali tra i due paesi. Biden ha invitato Xi a “rispettare il processo elettorale” a Taiwan, dove nel gennaio 2024 si terranno le elezioni presidenziali e legislative. Il presidente cinese ha invece chiesto a Biden di “smettere di fornire armi a Taiwan”, perché “la riunificazione è inevitabile”. Washington si aspetta inoltre che la Cina, partner dell’Iran e della Russia, non aggravi le principali crisi internazionali, tra cui il conflitto tra Israele e Hamas e la guerra in Ucraina.
Xi non metteva piede negli Usa dal 2017, quando alla Casa Bianca c'era Trump. Biden ha dato il benvenuto al presidente cinese - che in passato aveva definito "un dittatore" - in una location tenuta segreta dalle parti sino all'ultimo, per timore di contestazioni: la storica tenuta Filoli, 40 km a sud di San Francisco. E' qui che i capi delle due superpotenze hanno cercato possibili punti di incontro sui principali dossier bilaterali e globali, anche se le divergenze non mancano e i rispettivi team dovranno continuare a confrontarsi.
L'incontro tra Biden e Xi Jinping a San Francisco non rappresenta un reset, ma una ripresa del dialogo a tutti i livelli, anche militari, per, ha detto il presidente americano al
omologo cinese, "fare in modo che la competizione non sfoci in conflitto" e "gestire responsabilmente la competizione" fra i due Paesi. Una stretta di mano, un faccia a faccia che serve ad avviare il disgelo. "La Cina non intende entrare in guerra con nessuno", ha precisato Xi.
"La Cina non ha alcun piano per sostituire gli Stati Uniti e gli Usa non dovrebbero avere piani per sopprimere la Cina: i due Paesi dovrebbero promuovere una cooperazione reciprocamente vantaggiosa", ha quindi spiegato Xi
La prima intesa è stata trovata sul clima, poche ore prima del vertice, quando Usa e Cina hanno firmato una dichiarazione comune in cui si impegnano a lavorare insieme contro "una delle più grandi sfide del nostro tempo", intensificando la cooperazione sul metano e sostenendo gli sforzi globali per triplicare l'energia rinnovabile entro il 2030. Il documento tace sull'uso del carbone e sul futuro dell'energia fossile ma in ogni caso si tratta di un segnale positivo, anche in vista dell'imminente Cop28.
Xi ha poi affrontato il tema delle sanzioni imposte da Washington a Pechino, sottolineando come queste "in materia di controllo delle esportazioni, verifica degli investimenti e sanzioni unilaterali danneggiano gravemente gli interessi legittimi della Cina". Il presidente cinese ha quindi spiegato di ritenere "importante che gli Usa prendano sul serio le preoccupazioni della Cina e adottino passi tangibili per revocare le sanzioni unilaterali in modo da fornire un ambiente equo, giusto e non discriminatorio per le imprese cinesi". Lo sviluppo e la crescita della Cina, "guidati dalla sua logica intrinseca, non saranno fermati da forze esterne", ha aggiunto Xi.
Prove di equilibrismo poi su Taiwan. Per Xi, la riunificazione con Taiwan "è un processo inarrestabile" e rappresenta "la questione più importante e delicata nelle relazioni fra Cina e Stati Uniti". "Gli Stati Uniti dovrebbero intraprendere azioni concrete per onorare il proprio impegno di non sostenere l'indipendenza di Taiwan, smettere di armare Taiwan e sostenere la riunificazione pacifica della Cina", ha aggiunto il presidente cinese. Biden, secondo un funzionario statunitense, ha messo in chiaro che la posizione Usa è di mantenere la pace, la stabilità e lo status quo a Taiwan, chiedendo a Xi di rispettare il processo elettorale in corso.
Il presidente Xi Jinping ha espresso vicinanza agli Usa per i danni sociali causati dal Fentanyl, l'oppiaceo in prevalenza sintetizzato in Cina. "Vorrei farvi sapere che la Cina è profondamente solidale con il popolo americano, soprattutto con i giovani, per le sofferenze che il Fentanyl ha inflitto loro", ha detto Xi, intervenendo a San Francisco alla cena di gala della comunità business Usa Cina. "Il presidente Biden e io abbiamo concordato di istituire un gruppo di lavoro sulla lotta al narcotraffico per promuovere la nostra cooperazione e aiutare gli Stati Uniti a contrastare l'abuso di droga", ha aggiunto il leader cinese. In cambio dell'aiuto di Pechino, Washington potrebbe revocare le sanzioni contro l'istituto di scienze forensi, accusato di collaborare alla repressione degli uiguri nello Xinjiang.
Tra i risultati dati per acquisiti alla vigilia, il ripristino della hotline militare, cancellata da Pechino dopo la controversa visita dell'allora speaker Nancy Pelosi a Taiwan nel 2022. Previsto anche un impegno a limitare l'uso dell'intelligenza artificiale nelle armi nucleari.
"Pace e sviluppo globali" sono i due binari del vertice indicati da Pechino alla vigilia dell'incontro, il primo di persona dopo un anno ma il settimo tra i due leader, che si conoscono dal 2011, quando entrambi erano vicepresidenti. "Il mondo è abbastanza grande per la convivenza e per il successo di Cina e Stati Uniti - ha detto infatti Xi incontrando Biden -: le relazioni bilaterali fra i due Paesi sono le più importanti e sarebbe irrealistico per una delle parti cercare di rimodellare l'altra". Per Stati Uniti e Cina "voltarsi le spalle non è un'opzione", ha aggiunto il presidente cinese, sottolineando come le relazioni fra i due Paesi non siano mai state facili "negli ultimi 50 anni" e come, pur dovendo affrontare diversi problemi, siano sempre "andate avanti".
"Xi Jinping è un dittatore nel senso che è colui che è alla guida di un Paese comunista". Lo ha detto Joe Biden al termine della conferenza stampa seguita al faccia a faccia con il presidente cinese. Biden ha messo in evidenza con il presidente cinese "l'universalità dei diritti umani e la responsabilità di tutti i Paesi a rispettare gli impegni internazionali sui diritti umani". Lo riferisce la Casa
Bianca, sottolineando che il presidente Usa ha sollevato i suoi timori sugli abusi dei diritti umani della Cina, inclusi quelli nello Xinjiang, in Tibet e a Hong Kong.
Fonte Sky e varie agenzie