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Ennio ORSINI parlando con il Corriere del Sud ci spiega la sua esperienza di Dermopigmentazione, per la quale e diventato famoso  in Italia e nel mondo.

La dermopigmentazione paramedicale è una disciplina delicata ma molto appagante, essa permette alle donne di innamorarsi nuovamente del proprio corpo ed all’operatore di innamorarsi sempre di più del proprio lavoro.

Saper coprire una cicatrice da mastoplastica è un grande pregio per l’operatore contemporaneo. Inoltre questa competenza può portare un notevole incremento dei guadagni e delle bellissime soddisfazioni professionali. In Italia questo servizio spesso viene offerto da personale poco qualificato,  questo causa areole poco naturali e spesso gravi errori che peggiorano l’estetica di un seno.

Quello che propongo di seguito è un metodo per la copertura di cicatrici periareolari chiamato puntinismo.

Il puntinismo è un metodo di pigmentazione del derma fondato sull’effettuazione di gruppi di puntini effettuati con ago 3RS.

Ma vediamo chi è Ennio Orsini :

A pochissimi esami dalla laurea in Science in Ingegneria Informatica, Ennio Orsini lascia l’università per dedicarsi al settore dell’estetica.  La passione nasce da bambino, quando preferiva il salone di bellezza della madre Giovanna ai giochi con i coetanei.

Studia e inizia a lavorare come Make Up Artist per produzioni televisive, teatri, sfilate di moda e agenzie di spettacolo. Conquistata la necessaria esperienza, dà vita a una sua scuola dimostrando originali capacità di insegnamento.

 

Ormai estetista si appassiona alla body-art , in particolare all’ "Extreme Make Up" : trucco permanente, tatuaggi e piercing.

Iniziando con la collaborazione con diversi giornali, come "Les Nouvelles Esthetiques", "La pelle bellezza", "Esthetitaly", "Trucco & bellezza", ad oggi  vanta la pubblicazione di più di 120 articoli, anche in riviste scientifiche.

 

Oggi Ennio Orsini è certamente uno dei più famosi esperti di Dermopigmentazione,  in Italia e nel mondo.

Insegna Trucco e Dermopigmentazione in scuole private e statali, inoltre è ideatore di apparecchiature per la dermopigmentazione  e consulente tecnico di  industrie del settore.

E 'Amministratore Delegato della "Orsini & Belfatto", un’Accademia di Formazione oltre che una società impegnata nella  vendita di prodotti e attrezzature per la micropigmentazione.

Presso l’ AIDER (Dermopigmentazione Associazione Italiana) ha il ruolo di Presidente.

E’ l'inventore della Tricopigmentazione®  e  ideatore di una tecnica innovativa per la realizzazione del sopracciglio realistico maschile e femminile.

 

Diverse volte giudice di gara (in qualità di rappresentante italiano) nel Campionato del Mondo di trucco permanente, collabora nei tribunali italiani come esperto indipendente nelle controversie legali circa dermopigmentazione e trucco permanente.

 

In meno di un anno,  il suo libro “Dermopigmentazione Sopraccigliare” ha fatto registrare le mille copie vendute.

Il suo libro “Tricopigmentazione” è il primo testo interamente dedicato  all’ argomento mai scritto.

Entrambi i testi sono già alla seconda edizione.

Il suo ultimo libro “ Il Sopracciglio Ultrarealistico” è stato già tradotto in ben cinque lingue.

La sua ultima creazione è Kimerica, un’applicazione per I phone, di ausilio nella progettazione di tutte le tipologie di dermopigmentazione grazie alla sua preziosa assistenza nella ricerca della perfetta simmetria.

Ed ecco come spiega al Corriere del Sud la sua arte :

"Tra le migliaia di domande che mi sono state poste dai miei clienti ce n’è una che mi ha sempre costretto a dare una risposta molto generica ed approssimativa, cosa che odio. Questo odio unito alla mia ormai nota curiosità mi ha portato a fare una ricerca seria su questo argomento.
Essendo questo un esame clinico ormai eseguito all’ordine del giorno la domanda del cliente è:
“ma se un giorno dovrò fare una risonanza magnetica in testa, il trucco permanente potrebbe dare problemi?”.

Come spesso succede nel nostro campo, gli argomenti più importanti spesso sono quelli più trascurati dai dermopigmentisti.

Sfortunatamente vi è molta confusione in merito agli aspetti legati alla sicurezza di una
dermopigmentazione durante un esame di risonanza magnetica.
E’ capitato che, basandosi  su pochi reports clinici che riferiscono di sintomi localizzati nell’area
dermopigmentata, molti radiologi si siano rifiutati di effettuare l’esame di risonanza magnetica su individui  con trucco permanente, in particolare con eyeliner.

Spesso l’eventualità di possibili eventi collaterali ha scoraggiato i pazienti con tatuaggi cosmetici a sottoporsi all’esame con questa importante tecnica diagnostica di imaging. Se da un lato è ben noto che i tatuaggi (decorativi e cosmetici) causino artefatti nell’immagine e che possano anche essere associati a reazioni cutanee poco significative a breve termine, l’entità, la frequenza e la gravità di tali reazioni sui tessuti molli, così come altri problemi legati i all’indagine di imaging con risonanza magnetica, sono fattori a tutt’oggi ancora in fase di studio.

Nel 2002, Tope and Shellock hanno condotto uno studio per determinare l’entità, la frequenza e la gravità dei possibili effetti dannosi associati alla risonanza magnetica in una popolazione di soggetti che si erano sottoposti a trucco permanente.

Ai clienti dei dermopigmentisti fu distribuito un questionario in cui dovevano indicare, oltre ai loro dati demografici, una serie di informazioni in merito alle loro dermopigmentazioni e riferire sull’esperienza che avevano vissuto durante un esame di risonanza. La ricerca raccolse dati relativi a ben 1032 intervistati, di cui 135 (il 13.1%) si erano sottoposti ad una risonanza magnetica dopo aver ricevuto un trucco permanente.

Di essi, solo due individui (l’1.5%) accusò problemi associati all’esame. Uno dei soggetti parlò di un “leggero formicolio”, l’altro di una sensazione di bruciore. Entrambi gli episodi furono transienti, temporanei, e non impedirono che l’esame fosse portato a termine.

Sulla base di tali risultati e di ulteriori informazioni nella letteratura recente, sembra che l’imaging con risonanza magnetica possa essere eseguito su pazienti con trucco permanente senza che subentrino gravi reazioni cutanee o altri effetti dannosi. Pertanto la presenza del trucco permanente non deve scoraggiare l’individuo a sottoporsi ad una risonanza.

Ad ogni modo, prima di eseguire l’esame, è buona norma chiedere al paziente se ha su di sé tatuaggi di qualunque tipo. Tale domanda si rende necessaria per gli artefatti dell’immagine ad essi associati e, più importante, poiché vi è un esiguo numero di pazienti (meno di 10 casi documentati) che ha dichiarato di aver provato irritazione temporanea della pelle, gonfiore cutaneo o sensazione di bruciore specificatamente nell’area colorata permanentemente, nel sottoporsi ad una procedura di risonanza magnetica (review of Medical Device Reports, 1985 to 2011).

Il dato interessante è che i tatuaggi decorativi sembra causino problemi ben peggiori (incluse ustioni di primo e secondo grado) rispetto a quelli cosmetici.

In merito appunto ad un tatuaggio decorativo, una lettera all’editore della rivista (Medical Device Reports) riferiva di un’ustione di secondo grado sul deltoide del paziente. L’autore suggeriva che il surriscaldamento poteva essere causato sia dalle oscillazioni dei gradienti o, più probabilmente, dalle correnti elettriche “parassite” indotte dagli impulsi a radiofrequenza”. Tuttavia l’esatto meccanismo di tali complicazioni relate al tatuaggio decorativo sono a tutt’oggi oggetto di studio.

Anche Kreidstein (1997) e i suoi collaboratori hanno riportato di un paziente che ha provato un improvviso dolore legato a bruciore nella zona del tatuaggio durante una risonanza sulla zona dorsale usando uno scanner dal campo magnetico statico di 1.5T.Il gonfiore e l’eritema sono scomparsi entro le successive 12 ore e non vi sono state conseguenze
successive permanenti. In questo caso il pigmento contenuto nel tatuaggio era ferromagnetico. 

Incredibilmente, per consentire l’esame MRI, hanno pensato di procedere con la rimozione chirurgica del tatuaggio.

Gli autori del report hanno dichiarato che “Teoricamente, l’applicazione di un bendaggio molto stretto direttamente a contatto col tatuaggio riuscirebbe a prevenire qualunque distorsione del tessuto dovuta all’attrazione ferromagnetica”. (Tuttavia tale procedura, del tutto non invasiva, non è stata neanche presa in considerazione per il paziente in questione!!!). Inoltre che “In alcuni casi la rimozione del tatuaggio può essere il mezzo più pratico per consentire l’esame di risonanza”.

Kanal e Shellock (1998) hanno commentato il risultato di Kreidstein sostenendo che il rimedio alla situazione che si era presentata era “piuttosto aggressivo”. Chiaramente il trauma e la morbosità della rimozione del tatuaggio superano di gran lunga quelli associati all’interazione ferromagnetica con lo stesso.

L’applicazione diretta di un impacco di ghiaccio sulla zona del tatuaggio mitigherebbe ogni sensazione di bruciore che potrebbe manifestarsi durante l’esame di risonanza in modo molto meno invasivo.

Anche lo studio di Kuczkowski (2007) sembra essere dello stesso avviso in merito al manifestarsi di un senso di bruciore nell’area tatuata (seppur nessuna ustione sia stata diagnosticata) e dunque sulla necessità di prestare particolare cautela nel trattare pazienti tatuati.

Offret (2009) riporta il caso di una giovane 24-enne con trucco permanente (eyeliner) realizzato cinque mesi prima di una risonanza magnetica alla testa per motivi di emicrania. Dopo appena un minuto dall’inizio dell’esame la paziente ha lamentato una sensazione di bruciore associata ad eritema delle palpebre. Tuttavia, anche in questo caso il bruciore è cessato non appena la scansione è stata interrotta e l’eritema è scomparso nel lasso di tempo di due ore circa.

Ross (2011) presenta il caso di un giocatore di calcio professionista, che denuncia un’immediata e prolungata reazione cutanea di “bruciore” in corrispondenza del tatuaggio durante una risonanza della zona pelvica. Anch’egli attribuisce la causa alla reazione elettromagnetica dei metalli contenuti nei pigmenti, specialmente gli ossidi di ferro, responsabili della distorsione dell’immagine.

I tatuaggi più “a rischio” sembrerebbero quelli contenenti pigmenti di colore nero (dark) a base di ossidi di ferro, così come quelli dal design costituito da ampie figure circolari o punti adiacenti multipli.
…….al contrario, secondo quanto affermato da Ratnapalan (2004), gli altri pigmenti usati nei tatuaggi, solitamente indicati col nome di carbone (nero), diossido di titanio (bianco), Ftalocianina di rame (“copper phthalocyanine”, pigmenti blu e verdi)  e indigoide (rosso) mostrano effetti ferromagnetici decisamente più lievi se non addirittura assenti.

Molto interessante è invece il lavoro di Morishita (2008) volto a quantizzare con precisione l’effetto puramente meccanico esercitato sui tatuaggi e sul trucco permanente dai gradienti spaziali in uno scanner con campo magnetico statico di 3T. Adottando il protocollo di misura stabilito dall’American Society for

Testing and Materials, (ASTM) hanno determinato la misura massima degli angoli di deflessione indotta magneticamente a diverse posizioni.
A causa dei materiali ferromagnetici contenuti in essi, l’85% dei tatuaggi mostrava angoli di deflessione maggiori di 45°, mascara ed ombretto maggiori di 40°. Tuttavia le forze traslazionali così generate non sono risultate dannose per gli individui, poiché la quantità di tali sostanze contenuta nei pigmenti è davvero esigua.

Oltre ai disegni circolari ed al colore del pigmento, l’altro fattore di rischio accertato sembra essere l’intensità del campo magnetico statico dello scanner. Ciò è ben chiarito nella review di van der Velden (2005).

Egli passa in rassegna i pochi esperimenti scientifici realizzati fino a quel momento sull’interazione tra risonanza e tatuaggi, mostrando che a campi bassi (1-1.5 Tesla) raramente si evidenziano controindicazioni, mentre per campi magnetici statici maggiori (> 2 Tesla) possono registrarsi sintomi di bruciore o altre lievi complicazioni.

DeBoer (2008) estende la ricerca anche al piercing in una review che illustra ampiamente:
come non sia necessario rimuovere alcuni tipi di essi (quelli contenenti materiali non ferromagnetici come oro, argento, titanio, niobio) né nutrire riserve in merito al proprio tatuaggio nel sottoporsi ad una 
risonanza magnetica o ad altri particolari esami di imaging diagnostico (raggi X etc)
come possano evitarsi rischi e complicazioni semplicemente rimuovendo i piercing con le dovute cautele ed in modo appropriato in caso di interventi di tipo chirurgico o defibrillatori.
In questo esame di imaging diagnostico effettuato con i piercing in situ, non sono stati rilevati né artefatti dell’immagine né alcun tipo di controindicazione/effetto lesivo per il paziente

Molti sono gli artefatti dell’immagine associati al trucco permanente (ma anche ad alcuni cosmetici semplici) documentati in letteratura. Essi sono principalmente dovuti alla presenza di pigmenti che contengono ossidi di ferro o altri metalli e sono evidenti solo nelle immediate vicinanze dell’area
interessata. Proprio data la loro ristrettezza, gli artefatti non dovrebbero impedire o scoraggiare lo svolgimento di una procedura diagnostica così efficace e poco invasiva come la risonanza magnetica. 

Specialmente considerando che un’accurata selezione dei parametri della scansione può facilmente minimizzare gli artefatti dovuti alla presenza di materiali metallici.

L’unica possibile eccezione a questo discorso si ha se la parte anatomica d’interesse coincide pressoché esattamente con l’area in cui si trova il tatuaggio contenente pigmenti a base di ossidi di ferro. Ad esempio, in un report di Weiss si afferma che le particelle di metallo pesante usate nel pigmento-base del mascara e dell’eyeliner (tatuati) hanno un effetto paramagnetico in grado di alterare il campo magnetico locale dei tessuti adiacenti. Ciò risulta in una distorsione dell’immagine in prossimità dei globi oculari. In alcuni casi l’estensione dell’artefatto e la distorsione possono persino impedire di discernere una sottostante patologia oculare, come un melanoma del corpo ciliare o una cisti.

Alla luce di quanto detto ritengo che il modulo per lo screening preliminare del paziente (una sorta di consenso informato), deve includere una domanda per individuare l’eventuale presenza di trucco permanente o di tatuaggi decorativi.

Il paziente deve essere preventivamente informato sui rischi associati all’area del tatuaggio e pregato, qualora si manifesti una qualunque sensazione insolita nell’area del tatuaggio durante l’esame di risonanza magnetica, di avvisare immediatamente il tecnico di radiologia.

Al fine di garantire la sicurezza, il paziente deve essere costantemente monitorato con ogni mezzo visivo ed uditivo a disposizione del tecnico, durante tutta la durata dell’esame.
Come misura precauzionale, pare che un impacco di ghiaccio può essere applicato nella sede del tatuaggio durante la procedura.

Oltre a quanto appena detto, altre informazioni e raccomandazioni sono state fornite ai pazienti dalle statunitensi Food and Drug Administration

Tutte concordano che:“Il rischio che si corre non effettuando un esame di risonanza magnetica raccomandato dal proprio medico è molto probabilmente più alto dei rischi di complicazione derivanti dall’interazione tra la risonanza ed un tatuaggio (decorativo o estetico). Anziché scegliere di non sottoporsi all’esame, è bene informare preventivamente della dermopigmentazione i radiologi ed i tecnici preposti, affinché possano essere adottate appropriate precauzioni, evitate complicazioni, assicurati i migliori risultati”.
Spero che ora tutti gli operatori interessati (dermopigmentisti e tecnici di radiologia) abbiano le idee un po’ più chiare su questo argomento.


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E’ il succo di melagrane il miglior vaccino contro influenza e raffreddore perché possiede il 40% del nostro bisogno giornaliero di vitamina C. Il frutto del melograno può essere impiegato non solo in campo alimentare ma anche in quello farmaceutico. Le sue virtù più importanti, infatti, sono generate dalla presenza di sostanze ad alta attività antitumorale come l’acido ellagico, i flavonoidi ed altre sostanze con proprietà antiossidanti che nel loro insieme collaborano in modo attivo nella cura di vari tumori (prostata, pelle, seno, polmoni).

Nel 2013 in Puglia (dati Istat) erano coltivati 67 ettari a melograno, balzati in soli 2 anni a 350, principalmente nelle provincie tra Bari e Lecce e Foggia, con un incremento del 422%. La quasi totalità della produzione italiana si concentra in Puglia (dove si trova circa il 60% della superficie coltivata).

“L’agropirateria è purtroppo in linea con l’evoluzione dell’imprenditoria agricola locale, anzi precorre i tempi. L’aumento della domanda di melograno – dichiara il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – alimenta le importazioni di prodotto oltre che dai paesi produttori dell'Europa del Sud, Spagna, Israele e Marocco, anche da Cile e Sudafrica, come al solito spacciati per ‘made in Puglia’. Oltre al prodotto fresco, sono i semi lavoratori ad essere importati perché destinati all'industria di trasformazione e alla cosmesi".

Oggi i paesi del bacino del Mediterraneo in cui la coltivazione è più diffusa, e si ha maggiore disponibilità di melegrane da commercializzare allo stato fresco, sono Israele e Spagna, ma altri Paesi – ad esempio l’Iran – possono diventare, in futuro, temibili concorrenti.

“Sono proprio le melegrane importate dalla Turchia – commenta il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – al secondo posto dei cibi più contaminati da sostanze tossiche e le melegrane importate da Israele sono al 9 posto dei cibi che inquinano maggioramene l’ambiente, dato che per raggiungere le tavole dei consumatori pugliesi percorrono 2.250 km, bruciando 1,3 chili di petrolio e liberando 4,05 chili di anidride carbonica per ogni chilo di prodotto”.

In Italia sono due le varietà che si stanno diffondendo più velocemente, Akko e Wonderful, già impiantate in Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata e Campania, la prima più precoce dato che la campagna comincia nella prima decade di settembre con una produttività che varia dalle 25 alle 30 tonnellate per ettaro, per la seconda, invece, la campagna prende l’avvio nella seconda metà d’ottobre e la  produttività varia dalle 35 alle 45 tonnellate per ettaro.

Tra l’altro le melegrane sono richieste anche dalla GDO che ha visto crescere vertiginosamente l’attenzione dei consumatori che ne  apprezzano i molteplici usi e sono interessati a conoscerne gli utilizzi e le caratteristiche nutritive. Ciò ha prodotto il grande successo di un frutto fino ad oggi tenuto in disparte e non sufficientemente valorizzato considerate le virtù che dimostra di avere.

Starnuti, tosse e mal di gola e pacchi di fazzoletti che si consumano a vista d'occhio. Siamo nel pieno dell'ondata di influenza stagionale e il numero di persone ammalate è in crescendo. Lo dicono i dati inviati all’Istituto Superiore di Sanità dai medici “sentinella” (Medici di Medicina Generale e Pediatri di libera scelta) e raccolti nel database on line Influnet, gestito dal Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell'Istituto che Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ritiene opportuno diffondere per metterci in guardia e per  cogliere l’occasione per ricordare alcuni semplici consigli. Che quest'anno è, principalmente, il famigerato H1N1, in quella variante pandemica che aveva spaventato il mondo intero qualche anno fa. Tra le persone più a rischio vi sono gli anziani di età superiore a 65 anni, i bambini di età inferiore a 2 anni, le donne in gravidanza, le persone con patologie cronico-recidivanti e coloro che vivono a contatto delle comunità (ospedali, caserme, scuole, case di cura, ecc.). La capacità dell’influenza di mettere a rischio la salute viene troppo spesso sottovalutata da cittadini e operatori sanitari, basti pensare che, sempre secondo le stime dell’ISS, in Italia si verificano ogni anno in media da 5 a 8 milioni di casi.L’influenza, è opportuno ricordarlo, oltre a causare seri problemi di salute pubblica è responsabile dell’aumento dei tassi di assenza dal lavoro e di perdita di produttività nei Paesi sviluppati. Il rischio di trasmissione dell’infezione può essere ridotto applicando delle regole generali come evitare luoghi affollati, lavarsi regolarmente le mani con acqua e sapone, coprire la bocca e il naso con un fazzoletto di carta quando si tossisce o starnutisce ed evitare di esporsi a sbalzi di temperatura. Un toccasana indispensabile, è invece il riposo, per chi è malato: per tale ragione è opportuno rimanere a casa, evitando di intraprendere viaggi e di recarsi al lavoro o a scuola, in modo da limitare contatti potenzialmente infettanti con altre persone.

In merito ai casi delle quattro donne incinte morte nei giorni scorsi, il ministro della salute Beatrice Lorenzin ha affermato che si è trattato di una drammatica casualità. “Questi casi –ha affermato Cartabellotta-, concentrati tutti in un periodo dell’anno così breve, meritano sicuramente attenzione e un approfondimento tecnico, come il ministro ha già predisposto. La casualità è sicuramente un elemento di cui tenere conto, ma bisogna anche sottolineare due cose strane. La prima è che in Italia esistono troppi punti nascita poco sicuri. I punti nascita sotto i 500 parti l’anno dovrebbero essere chiusi o riconvertiti con modalità adeguate. Il secondo eccesso è quello dei parti cesarei, che sono ancora troppi rispetto alla media europea. Queste situazioni sono sicuramente predisponenti eventi sfavorevoli come quelli capitati in questi giorni. Bisognerà vedere quanto il processo assistenziale sia stato adeguato”.

Il Lazio è, insieme alla Lombardia e il Piemonte, tra le regioni con l’incidenza più alta di casi di Aids. Per questo il primo dicembre assume un significato particolare. Nella Giornata Mondiale contro l’Aids ecco gli appuntamenti nella capitale
Medici e infermieri della Dermatologia Infettiva dell’Istituto San Gallicano di Roma eseguono test Hiv e un test innovativo per la diagnosi di sifilide. Lo screening per la sifilide si effettua su una goccia di sangue prelevata dal polpastrello, i risultati si ottengono in pochi minuti. Inoltre gli operatori effettueranno visite e consulenze sulla prevenzione dell’HIV e di altre infezioni sessualmente trasmissibili. L’Open Day vuole aprire le porte del San Gallicano soprattutto ai giovani, per informarli dell’ importanza della prevenzione al fine di contrastare la diffusione dell’infezione. Durante l’Open Day saranno anche trasmessi video informativi e distribuito materiale divulgativo. «L’Istituto - precisa ai giornalisti Antonio Cristaudo, responsabile del servizio Malattie Sessualmente Trasmesse precisa- ha di recente contribuito ad accertare il ruolo chiave che ha una malattia come la sifilide, nel promuovere il rischio individuale per Hiv. Per questa ragione durante l’evento, verrà anche utilizzato un test per la diagnosi rapida della sifilide che potrà essere utile per condurre programmi di screening che si avvicinino di più alle esigenze delle persone a più elevato rischio
L’emergenza Hiv sottovalutata nel mondo Occidentale. E quella dimenticata dell’Africa. nella Giornata mondiale per la lotta all’Aids, si torna a parlare di prevenzione e informazione nelle città italiane, ma c’è chi si preoccupa ancora - come sempre da due lustri - delle vittime che non hanno voce per farsi sentire nel mondo. Così assume un significato tutto particolare la tradizionale cena della Comunità di Sant’Egidio per il progetto Wine For Life. Si chiacchiera, assaggiando e commentando, tra amici chiamati a raccolta per una nobile causa. In cucina, quattro grandi chef, per sostenere la lotta all’Aids nell’Africa sub-sahariana, dal Mozambico al Kenya, dalla Repubblica di Guinea alla Nigeria. E’ il programma «Dream», avviato nel 2002 dalla Comunità di Sant’Egidio, e che ogni anno - il 2 dicembre sarà la decima edizione - invita alla cena di beneficenza Wine & Food for Life.
Finora sono un milione e mezzo coloro i quali usufruiscono del programma portato avanti dai 38 centri Dream in ben dieci paesi. E’ sui bambini, poi, che si gioca la carta più importante. Dei 215.000 pazienti assistiti, 36.600 hanno meno di 15 anni; mentre dei 90.700 in terapia antiretrovirale, 10 mila sono i bambini, e 21mila quelli nati sani da madri malate. Ma la notizia più bella è che delle duemila gravidanze seguite, il 98 per cento dei bambini nati da mamme sieropositive sono sani.

"Sappiamo che la prevenzione è una chiave, sappiamo anche che i preservativi non sono l'unico modo per fermare l'epidemia, ma è una parte importante per la risposta. Non è forse il tempo di cambiare la posizione della Chiesa?", ha chiesto un giornalista durante la conferenza stampa in volo e riportato dalle agenzie di stampa.

A poche ore dalla giornata mondiale della lotta all'Aids e durante il ritorno dal viaggio in Africa, non poteva mancare per Papa Francesco una domanda sull'uso di uno degli strumenti di prevenzione contestati dalla Chiesa: il preservativo.

uno dei metodi", ha risposto Bergoglio, spiegando però che "la morale della Chiesa si trova in questo punto davanti a una perplessità: difendere la vita o il rapporto sessuale aperto alla vita?". "Ma questo non è il problema", ha continuato il Pontefice, "Il problema è più grande. Ieri per esempio - ha raccontato il Pontefice - sono andato in un ospedale infantile, l'unico pediatrico di Bangui, e del paese: in terapia intensiva non hanno lo strumento per l'ossigeno.

E c'erano tanti bambini malnutriti, tanti. La dottoressa mi ha detto la maggioranza moriranno, perché hanno la malaria forte e sono malnutriti. Mi fa pensare alla domanda che rivolsero a Gesù: è lecito guarire il sabato? Non parliamo se si può usare questo o quel cerotto per una piccola ferita. La grande ferita è l’ingiustizia sociale, lo sfruttamento dell’ambiente, la malnutrizione, il lavoro schiavo, la mancanza d’acqua potabile, il traffico d’anni... A me non piace scendere a riflessioni così casistiche. Le guerre sono il motivo di mortalità più grande. Non pensare se è lecito o no guarire il sabato. Io dirò all’umanità: fare giustizia. E quando tutti siano guariti, quando non ci sia ingiustizia, possiamo parlare del sabato".

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