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Vomero, cassonetti pieni

 

 

“Gli sforzi per risolvere gli storici problemi dei rifiuti solidi a Napoli risulteranno del tutto inutili se i napoletani non acquisiranno un senso civico e se gli uffici preposti non faranno il loro dovere, sanzionando pesantemente i trasgressori – stigmatizza Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari -. Non vedo come si possa attuare la raccolta differenziata quando vi sono persone che non attivano le procedure previste per il prelievo dei rifiuti ingombranti, abbandonandoli sui marciapiedi, o che depositano i sacchetti fuori orario".

 

“Così le strade di uno dei più bei quartieri di Napoli, centro commerciale di primaria importanza, terzo per presenze in Europa, sono sovente ridotte a dei veri e propri letamai – continua Capodanno -. Parliamo del Vomero, dove il degrado igienico è ogni giorno evidente e la situazione va peggiorando, con possibili ripercussioni anche sul piano sanitario. Solo per esemplificare stamani i cassonetti per la raccolta dei rifiuti solidi nella Ztl di via Luca Giordano a metà giornata erano già pieni, laddove le disposizioni attualmente vigenti prevedono il conferimento dei rifiuti solidi urbani residuali nei contenitori stradali dalle 20,00 alle 22,00".

 

“Che fine hanno fatto i vigili ecologici che dovevano appioppare salatissime contravvenzioni a coloro che depositavano i rifiuti in orari non consentiti – chiede Capodanno -? Perché non si attuano le attività di vigilanza per colpire con sanzioni e con denunce anche gli incivili che invece di chiamare direttamente gli uffici competenti per il ritiro delle suppellettili non più utilizzabili, preferiscono abbandonarle per strada?".

 

“Perdurando l’inerzia degli uffici preposti – prosegue Capodanno - è auspicabile l’intervento degli organi di controllo affinché si accertino le responsabilità del degrado delle strade della collina, ridotte sovente a vere e proprie minidiscariche a cielo aperto “.

Via Scarlatti, esercizio chiuso

 

“ Mentre le vie del Vomero sembrano sempre più adatte ad un percorso da Camel Trophy, visti i dissesti e le buche presenti sul manto stradale che aumentano di giorno in giorno – esordisce Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari – gli antichi negozi del quartiere collinare, presenti da diversi lustri e che hanno costituito sin dal secolo scorso il tessuto portante dell’economia del Vomero, quartiere commerciale per antonomasia, offrendo anche per diverse generazioni possibilità occupazionali ai tanti giovani alla ricerca di un impiego, continuano a chiudere “.

 

“ Tra le zone più colpite da questo fenomeno – continua Capodanno – vi sono la galleria Vanvitelli e il tratto di via Scarlatti che va dall’incrocio con via Kerbaker fino all’incrocio con via Morghen. Proprio in quest’ultimo tratto di strada ha chiuso di recente anche una vineria molto accorsata, che vendeva pure bevande. Pare che, così come avvenuto in altri casi, abbia chiuso dalla sera alla mattina ed adesso si cerca un nuovo inquilino per il locale lasciato sfitto. Impresa non certamente facile in una realtà dove aprire un nuovo esercizio commerciale, che non sia un “temporary store” sembra un’impresa per nulla facile ”.

 

“ E così, nell’indifferenza delle istituzioni preposte – prosegue Capodanno -, aziende che in decenni di attività hanno reso famosi gli esercizi commerciali di tradizione del Vomero, continuano a morire. Una trasformazione, quella del settore commerciale vomerese, che ha subito una preoccupante ed emblematica impennata negli ultimi tempi con decine di negozi chiusi. Al posto delle botteghe artigianali e di esercizi commerciali di antiche famiglie vomeresi, che si erano sempre dedicate al commercio da generazioni, sono arrivate attività di ogni tipo, con prevalenza di bar e ristoranti ma anche di sale per scommesse. Molti però a tutt’oggi gli esercizi ancora vuoti, come quelli occupati fino a due anni fa in via Merliani dalla libreria Guida “.

Piazza Vanvitelli  morta anche la palma simbolo

 

Mi meraviglio che qualcuno si meravigli. Gli ultimi due episodi verificatisi nel popoloso quartiere collinare partenopeo e riportati dalle cronache, vale a dire quello dell’anziana settantenne trovata morta in casa, presumibilmente a causa di un malore, dopo circa una mese dal decesso e quello alla ribalta delle cronache di questi giorni della giovane segregata ed abbandonata da almeno otto anni, rappresentano solo la punta di un iceberg che parla, in maniera inquietante, di solitudine e di isolamento sociale.

Un linguaggio che potrebbe sembrare del tutto fuori luogo in un’area di poco più di due chilometri quadrati, abitata da circa 48 mila napoletani, con una densità abitativa superiore ai 22mila abitanti a chilometro quadrato. Tanti, se solo si pensi che la densità abitativa media italiana e di poco superiore ai 200 abitanti a chilometro quadrato, meno di un centesimo di quella del Vomero, e che lo Stato più densamente popolato del mondo è Macao ( Cina ) con poco più di 20mila abitanti a chilometro quadrato. Ma oramai i vomeresi vivono come tante monadi, ognuno per proprio conto, ignorando gli altri e ciò che accade nel loro intorno. Ci sono famiglie che abitano da lustri nei palazzi e non s’interessano neppure di sapere chi sono i loro vicini di pianerottolo. Lo sanno bene i ladri d’appartamento che agiscono indisturbati, grazie anche al silenzio di quanti avvertono i rumori e gli strani movimenti e non fanno nulla per farli cogliere sul fatto, o gli aggressori d’inermi passanti, molti dei quali giovani bersagli delle famigerate baby gang che imperversano nel quartiere, che sanno di poter contare sul fatto che difficilmente qualcuno interverrà a difendere i malcapitati.

Vittime principali di questo stato di cose sono principalmente gli anziani, presenti in gran numero, anche se non è stata mai realizzata alcuna struttura pubblica al coperto ad essi destinata, per consentirgli d’incontrarsi e di socializzare. Anziani che hanno fatto però la fortuna di tanti privati che, vista la mancanza di analoghe strutture pubbliche, hanno trasformato civili abitazioni in “case per anziani” dove vengono applicate rette mensili con cifre a tre zeri di euro per ospitarli in una camera. Al Vomero ce ne sono tantissime. Infatti dai dati demografici pubblicati sul sito del Comune di Napoli emerge che nell’ambito della Municipalità 5, costituita dia quartieri Vomero ed Arenella, il rapporto percentuale tra la popolazione con 65 anni e più e quella con meno di 15 anni, il cosiddetto indice di vecchiaia, scelto quale indicatore sintetico del grado di invecchiamento della popolazione, risulta superiore a 100. Infatti, nella Municipalità 5 è pari a 168,45%, superiore al dato cittadino (91,13%), e, soprattutto, superiore a quello nazionale (131,4%).

A fronte di questo stato di cose, qui parzialmente descritto, bisogna rilevare il profondo cambiamento che il quartiere ha subito negli ultimi lustri, anche per la totale latitanza delle istituzioni preposte e la mancanza di un’idonea quanto indispensabile programmazione. Scomparsi quasi del tutto i luoghi di aggregazione sociale. A partire dagli esercizi commerciali, la maggior parte dei quali erano a carattere familiare e si tramandavano da generazioni vomeresi di padre in figlio, dove la gente s’intratteneva a parlare, al punto che alcuni si erano dotati anche di seggiole dove i clienti si accomodavano a parlare in attesa del loro turno, esercizi sostituiti da anonimi quanto glaciali megastore di marche internazionali, popolati di commessi che la sera prendono il metrò per tornarsene a casa. Chiuse molte librerie, come la libreria Maone, l’Internazionale e, ultima in ordine di tempo, la libreria Guida Merliani, scomparse ben sei delle otto sale cinematografiche presenti negli anni ’60, salvato l’ex megastore FNAC senza che però il motore propulsivo dei momenti d’incontro, il forum che negli anni era diventato un vero e proprio punto di riferimento per giovani e meno giovani per i suoi appuntamenti quotidiani, abbia mai ripreso a pieno regime. Scomparso anche uno dei simboli del quartiere collinare, la palma posta al centro della più antica e prestigiosa piazza del quartiere, piazza Vanvitelli, aggredita ed uccisa dal famigerato punteruolo rosso, ma anche dall’indifferenza di chi non mosse un dito per tentare di salvarla. Sono sorti invece   come funghi bar, pub, ristoranti e tante sale giochi. Insomma nel quartiere collinare   oggi si riempiono le pance, si svuotano ancor più i portafogli alla ricerca di una fortuna che difficilmente arride, e per la mente e per il cuore con resta quasi nulla.

E la cosa più grave è che questo stato di cose appare al momento del tutto irreversibile, anzi si aggrava ogni giorno di più, complice anche il degrado urbano, con marciapiedi e carreggiate, trasformate dalle sempre più frequenti buche ed avvallamenti, in percorsi di guerra, mentre decine di esercizi commerciali storici hanno abbassato definitivamente le saracinesche, desertificando intere aree, come la galleria Vanvitelli, e mentre la gente muore in casa o viene violentata, aggredita abbandonata o ridotta in schiavitù per anni, senza che nessuno sembra accorgersi di niente. E gli unici a fregarsi le mani sono delinquenti e malavitosi che nel ventre molle del quartiere collinare hanno costituito e consolidato le loro cospicue fortune.

 

Mons. TOPPI

 

Con la pubblicazione dell’editto firmato dall’Arcivescovo di Pompei, Mons. Tommaso Caputo, prende il via la Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Mons. Francesco Saverio Toppi, OFM Cap., già arcivescovo della città mariana. Datato 2 febbraio 2014, Festa della Presentazione del Signore, il documento è stato affisso oggi nel Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario e nelle parrocchie, pubblicato sul sito internet del santuario e sarà letto durante tutte le messe della prossima domenica.

Nato a Brusciano (NA), il 26 giugno 1925, Francesco Saverio Toppi fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1948. Si diplomò alla Scuola Vaticana in biblioteconomia, nel 1949, e in archivistica, nel 1950. Nel1951 si laureò in storia ecclesiastica alla Pontificia Università Gregoriana. Superiore provinciale dei cappuccini di Napoli, dal 1959 al 1968, e di quelli di Palermo, dal 1971 al 1976, si recò più volte in America Latina e in Africa. Fu nominato Delegato Pontificio del Santuario di Pompei e Arcivescovo Prelato da Papa Giovanni Paolo II, il 13 ottobre 1990. Il 7 dicembre 1990 fu ordinato vescovo nel Santuario di Pompei, iniziando così il suo servizio pastorale nella cittadina mariana, durato fino al 7 aprile 2001. Dopo alcuni anni trascorsi a Pompei come vescovo emerito, si trasferì nel Convento dei Frati Cappuccini di Nola, dove si è spento il 2 aprile 2007. Disponibile alla volontà di Dio e fiducioso nell’intervento della Divina Provvidenza, Mons. Toppi offrì, in vita, una chiara testimonianza di fede, di speranza e di carità, tanto che la sua fama di santità è aumentata di giorno in giorno.

L’Arcivescovo Caputo ha accolto ben volentieri l’invito a iniziare la Causa di Beatificazione e Canonizzazione rivoltogli dal Postulatore Generale dei Frati Cappuccini, chiedendo il necessario “nulla osta” alla Congregazione per le Cause dei Santi, che lo ha concesso il 3 ottobre 2013 (con lettera n.3109-2/13).

Secondo la prassi, l’avvio della Causa è portato a conoscenza della Comunità Ecclesiale, invitando tutti i fedeli a trasmettere alla Curia Prelatizia di Pompei (Piazza Bartolo Longo 1, 80045 Pompei) ogni notizia e testimonianza, capaci di apportare elementi favorevoli o contrari alla fama di santità del Servo di Dio Mons. Francesco Saverio Toppi.

Si richiede, inoltre, a quanti ne fossero in possesso, di rimettere con sollecitudine alla Curia Prelatizia qualsiasi scritto che abbia come autore il Servo di Dio, qualora non sia già stato consegnato alla Postulazione della Causa (c/o Frati Minori Cappuccini, Via San Francesco 192, 80035 Nola - NA), ricordando che con il nome di scritti non si intendono soltanto le opere stampate, ma anche i manoscritti, i diari, le lettere ed ogni altro testo privato del Servo di Dio. Coloro che gradissero conservarne gli originali, potranno presentarne copia debitamente autenticata.

 

 

 

foto conferenza stampa

 

Il Design protagonista della III Edizione di Habitage, in programma il 27 e 28 febbraio negli splendidi saloni di Villa Campolieto ad Ercolano, dove il fascino della dimora vanvitelliana farà da cornice alla Mostra sul “Design Sostenibile” ed ospiterà, per la prima volta nel vesuviano, il progetto della Casa Modulare: la casa trasformabile ed integrata dove tutto è mutabile. Una casa, quindi, che si compone di parti, per addizione e sottrazione, sulle necessità di chi la abita.

Altra novità, di cui habitage è orgogliosa, è la SALA DESIGNER, uno spazio privilegiato dedicato ai designer della Campania che, con il loro contributo espositivo, renderanno ancora più prestigiosa l’intera manifestazione. Tra i designer partecipanti, Daniele Della Porta, Alfonso Vitale ed Angelo Ferrucci, Diego Granese, Francesco Giannattasio, Roberto Liberti, Francesco Esposito, Aniello Rega ed Aniello Valentino, Fabio Chianese, Paola Pisapia ed Andrea Jandoli, Emilia Abbate e Francesco Rotondale.

A far da cornice al tutto, inoltre, il percorso espositivo sul design sostenibile, allestito dalle aziende di settore, e la sala dedicata ai lavori dei ragazzi del carcere di Nisida che, sotto la guida del Prof. Riccardo Dalisi, hanno dimostrato come il design può avere anche un ruolo di riscatto sociale.

“Design Ecosostenibile: Sviluppare nuovi prodotti e favorire il Riciclo” è invece il tema del Convegno in programma il 28 febbraio che si propone, da un lato di risvegliare la nostra coscienza ecologica, con prodotti realizzati a partire da materiali naturali o da fonti rinnovabili, dall’altro, nell’ottica del riciclo e del riutilizzo, di mostrare come gli oggetti di un tempo, possono assumere nuova vita, essere rivisitati e rivalorizzati in una nuova forma di “vintage” moderno. Su questo tema si confronteranno eccellenze del design italiano che, grazie alla loro creatività, hanno ricevuto ampi consensi anche a livello internazionale. Moderati, infatti, da Giorgio Tartaro, giornalista ed esperto di design, interverranno come relatori al convegno del 28 Febbraio Paolo D’Arrigo, Matteo Ragni, Riccardo Dalisi, Romolo Stanco.

A seguire, la premiazione del primo classificato del concorso di idee “Vesuvio Design: Comunicazione e Rilancio”, con presidente della giuria Giovanna Talocci; un’intera sala sarà dedicata all’esposizione di tutte le opere in concorso.Presente anche l’Ordine degli Architetti di Napoli e Provincia con le tavole ed il catalogo della mostra “Loro di Napoli, Napoli a Shangai”.

«Quando abbiamo pensato - dichiara Loredana De Luca, promotrice dell’evento insieme a Massimiliano Marino - agli obiettivi da conseguire per l’edizione 2014 di Habitage, li abbiamo individuati nel voler creare un evento finalizzato alla promozione e valorizzazione dell’Area Vesuvio che trovasse in essa stessa la fonte ispiratrice del suo prodotto conclusivo. Abbiamo voluto creare un luogo di incontro tra industria ed artigianato, soprattutto locale, ed una sinergia fra vari Enti che, ci auguriamo, si proietti verso una nuova concezione di turismo. Pensiamo a qualcosa di osmotico dove i designer propongano idee partendo dal territorio, volte alla promozione dello stesso rispettandone le caratteristiche e la tradizione, ma non ingabbiandosi in esse, e gli Enti locali sposino quelle idee consentendone la realizzazione ed attivando un circolo virtuoso di rilancio economico, sociale, culturale ed occupazionale».

Habitage è un evento promosso da Media Azione sas in collaborazione con Vitruvio – Associazione Tecnici, Territorio & Ambiente, UNICAV Unione Commercialisti Area Vesuviana e gode del patrocinio di: Regione Campania, Comune di Ercolano, Comune di Torre del Greco, Comune di Portici, Comune di Massa di Somma, Ente Parco Nazionale del Vesuvio, ADI Delegazione Campania, Ordine degli Ingegneri di Napoli, Ordine degli Architetti di Napoli, DiARC Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, MAV Museo Archeologico Virtuale, LOA Laboratorio Oltre l’Architettura.

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