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Napoli: il lento quanto inesorabile degrado sociale del Vomero

Piazza Vanvitelli  morta anche la palma simbolo

 

Mi meraviglio che qualcuno si meravigli. Gli ultimi due episodi verificatisi nel popoloso quartiere collinare partenopeo e riportati dalle cronache, vale a dire quello dell’anziana settantenne trovata morta in casa, presumibilmente a causa di un malore, dopo circa una mese dal decesso e quello alla ribalta delle cronache di questi giorni della giovane segregata ed abbandonata da almeno otto anni, rappresentano solo la punta di un iceberg che parla, in maniera inquietante, di solitudine e di isolamento sociale.

Un linguaggio che potrebbe sembrare del tutto fuori luogo in un’area di poco più di due chilometri quadrati, abitata da circa 48 mila napoletani, con una densità abitativa superiore ai 22mila abitanti a chilometro quadrato. Tanti, se solo si pensi che la densità abitativa media italiana e di poco superiore ai 200 abitanti a chilometro quadrato, meno di un centesimo di quella del Vomero, e che lo Stato più densamente popolato del mondo è Macao ( Cina ) con poco più di 20mila abitanti a chilometro quadrato. Ma oramai i vomeresi vivono come tante monadi, ognuno per proprio conto, ignorando gli altri e ciò che accade nel loro intorno. Ci sono famiglie che abitano da lustri nei palazzi e non s’interessano neppure di sapere chi sono i loro vicini di pianerottolo. Lo sanno bene i ladri d’appartamento che agiscono indisturbati, grazie anche al silenzio di quanti avvertono i rumori e gli strani movimenti e non fanno nulla per farli cogliere sul fatto, o gli aggressori d’inermi passanti, molti dei quali giovani bersagli delle famigerate baby gang che imperversano nel quartiere, che sanno di poter contare sul fatto che difficilmente qualcuno interverrà a difendere i malcapitati.

Vittime principali di questo stato di cose sono principalmente gli anziani, presenti in gran numero, anche se non è stata mai realizzata alcuna struttura pubblica al coperto ad essi destinata, per consentirgli d’incontrarsi e di socializzare. Anziani che hanno fatto però la fortuna di tanti privati che, vista la mancanza di analoghe strutture pubbliche, hanno trasformato civili abitazioni in “case per anziani” dove vengono applicate rette mensili con cifre a tre zeri di euro per ospitarli in una camera. Al Vomero ce ne sono tantissime. Infatti dai dati demografici pubblicati sul sito del Comune di Napoli emerge che nell’ambito della Municipalità 5, costituita dia quartieri Vomero ed Arenella, il rapporto percentuale tra la popolazione con 65 anni e più e quella con meno di 15 anni, il cosiddetto indice di vecchiaia, scelto quale indicatore sintetico del grado di invecchiamento della popolazione, risulta superiore a 100. Infatti, nella Municipalità 5 è pari a 168,45%, superiore al dato cittadino (91,13%), e, soprattutto, superiore a quello nazionale (131,4%).

A fronte di questo stato di cose, qui parzialmente descritto, bisogna rilevare il profondo cambiamento che il quartiere ha subito negli ultimi lustri, anche per la totale latitanza delle istituzioni preposte e la mancanza di un’idonea quanto indispensabile programmazione. Scomparsi quasi del tutto i luoghi di aggregazione sociale. A partire dagli esercizi commerciali, la maggior parte dei quali erano a carattere familiare e si tramandavano da generazioni vomeresi di padre in figlio, dove la gente s’intratteneva a parlare, al punto che alcuni si erano dotati anche di seggiole dove i clienti si accomodavano a parlare in attesa del loro turno, esercizi sostituiti da anonimi quanto glaciali megastore di marche internazionali, popolati di commessi che la sera prendono il metrò per tornarsene a casa. Chiuse molte librerie, come la libreria Maone, l’Internazionale e, ultima in ordine di tempo, la libreria Guida Merliani, scomparse ben sei delle otto sale cinematografiche presenti negli anni ’60, salvato l’ex megastore FNAC senza che però il motore propulsivo dei momenti d’incontro, il forum che negli anni era diventato un vero e proprio punto di riferimento per giovani e meno giovani per i suoi appuntamenti quotidiani, abbia mai ripreso a pieno regime. Scomparso anche uno dei simboli del quartiere collinare, la palma posta al centro della più antica e prestigiosa piazza del quartiere, piazza Vanvitelli, aggredita ed uccisa dal famigerato punteruolo rosso, ma anche dall’indifferenza di chi non mosse un dito per tentare di salvarla. Sono sorti invece   come funghi bar, pub, ristoranti e tante sale giochi. Insomma nel quartiere collinare   oggi si riempiono le pance, si svuotano ancor più i portafogli alla ricerca di una fortuna che difficilmente arride, e per la mente e per il cuore con resta quasi nulla.

E la cosa più grave è che questo stato di cose appare al momento del tutto irreversibile, anzi si aggrava ogni giorno di più, complice anche il degrado urbano, con marciapiedi e carreggiate, trasformate dalle sempre più frequenti buche ed avvallamenti, in percorsi di guerra, mentre decine di esercizi commerciali storici hanno abbassato definitivamente le saracinesche, desertificando intere aree, come la galleria Vanvitelli, e mentre la gente muore in casa o viene violentata, aggredita abbandonata o ridotta in schiavitù per anni, senza che nessuno sembra accorgersi di niente. E gli unici a fregarsi le mani sono delinquenti e malavitosi che nel ventre molle del quartiere collinare hanno costituito e consolidato le loro cospicue fortune.

 

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