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Istat: nel 2013 Pil -1,8%, nel 2014 +0,7%

''Abbiamo opinioni leggermente diverse'', ''la differenza modesta è dovuta alle attività del processo di riforma strutturale'' e ''alle misure sui rimborsi del debito P.a.'' afferma il ministro dell'economia Fabrizio Saccomanni sulle stime Istat per il Pil 2013 e 2014. ''Non so in che misura l'Istat stia tenendo conto anche di questi fattori''.
Per il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, i dati Istat che indicano una crescita del Pil inferiore nel 2014 alle stime del governo "intanto sono previsioni e comunque rappresentano uno stimolo per fare ancora di più, la legge di stabilità deve incoraggiare l'economia". L'Istat, osserva il ministro, indica che "se la fiducia crescerà si arriverà a una crescita intorno all'1% quanto previsto dal governo". "Per la prima volta - aggiunge il ministro - la legge di stabilita' non taglia ma aggiunge risorse". Per il ministro del Lavoro, inoltre, l'aumento del tasso di disoccupazione previsto dall'Istat nel 2014 "non puo' essere una sorpresa" e anche il governo Letta "stima un leggero aumento". L'aumento, secondo il ministro, includerà nel computo dei nuovi disoccupati gli "scoraggiati" che con la ripresa economica, seppur lieve, ricominceranno a cercare lavoro. "Abbiamo tre milioni di disoccupati e tre milioni di scoraggiati - e' l'analisi del ministro - Se l'economia cresce noi stimiamo che una parte di questi scoraggiati si metteranno a cercare lavoro, dunque saranno considerati come nuovi disoccupati".

"La coperta resterà corta anche se riusciremo con un grande sforzo collettivo di responsabilità e coesione a riaprirci presto un sentiero di crescita per l'economia italiana" dice il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, parlando dei compiti dell'Italia e delle forze armate che "richiedono risorse che scarseggiano".

Nel 2013 il Pil arretrerà dell'1,8% mentre nel 2014 è prevista una crescita dello 0,7%. Lo stima l'Istat nella nota sulle prospettive dell'economia italiana. Il governo nelle ultime stime ufficiali indicava -1,7% per il 2013 e +1% per il 2014. ''Analizzando le differenze tra l'attuale quadro di previsione e quello presentato a maggio 2013, il tasso di crescita del Pil italiano è stato rivisto - comunica l'Istat - al ribasso per quattro decimi di punto nel 2013. Tale differenza è in parte dovuta alle nuove ipotesi sul commercio mondiale e alla revisione delle serie di contabilità nazionale e per la parte restante a una contrazione maggiore di quanto inizialmente atteso degli investimenti privati''. Nel 2013 il Pil beneficerebbe del solo contributo positivo della domanda estera netta (+1,1 punti percentuali). Nel 2014 la crescita del Pil sarebbe invece sostenuta sia dalla domanda interna al netto delle scorte (+0,4 punti percentuali) sia dalla domanda estera netta (+0,2 punti percentuali). Anche la variazione delle scorte sosterrebbe la crescita seppur in misura contenuta (+0,1 punti percentuali). Per il 2013 è prevista anche una riduzione degli investimenti fissi lordi del 5,5%, mentre nel 2014 le prospettive di una leggera ripresa del ciclo produttivo determinerebbero un recupero dei tassi di accumulazione che tornerebbero su valori positivi (+2,2%). Per quanto riguarda il commercio con l'estero, il miglioramento previsto per i trimestri finali dell'anno in corso si rifletterebbe in un ritorno alla crescita delle esportazioni nel corso del 2014. In media d'anno, le vendite totali aumenterebbero del 3,7%. Le esportazioni di merci beneficerebbero di un consolidamento della crescita nelle principali economie avanzate e di un miglioramento delle condizioni di domanda nelle maggiori economie dell'area euro. Sul fronte dell'import, nel 2013 la riduzione delle importazioni complessive (-3,4%) rifletterebbe il marcato deterioramento delle componenti interne di domanda e la debolezza delle esportazioni (+0,3%). Gli acquisti dall'estero tornerebbero a crescere nel 2014 (+3,5%). L'istituto di statistica spiega infine che ''questo scenario di previsione è legato a ipotesi specifiche sull'evoluzione del quadro internazionale, delle condizioni di liquidità e di incertezza economica e politica. In caso di minore crescita mondiale il Pil nel 2014 registrerebbe un incremento più contenuto. Viceversa un miglioramento delle condizioni di liquidità e una riduzione dell'incertezza stimolerebbero un ulteriore incremento degli investimenti e una crescita del Pil più sostenuta''.
La caduta congiunturale del Pil avviatasi nel terzo trimestre del 2011 dovrebbe arrestarsi nell'ultimo trimestre dell'anno in corso. Tuttavia la variazione in media d'anno risulterebbe per il 2013 ancora fortemente negativa (-1,8%).

Il tasso di disoccupazione raggiungerà quota 12,1% nel 2013. Nel 2014, pur stabilizzandosi, proseguirebbe ad aumentare, al 12,4%, a causa del ritardo con cui il mercato del lavoro segue le evoluzioni dell'economia. Nell'anno in corso la spesa delle famiglie segnerebbe una contrazione del 2,4%. ''Nonostante il permanere delle difficoltà sul mercato del lavoro e la debolezza dei redditi nominali, nel 2014, la spesa dei consumatori è prevista crescere moderatamente (+0,2%)''. L'Istat sottolinea che ''nei mesi estivi la caduta dell'occupazione che ha caratterizzato la prima parte dell'anno si è arrestata, ma la situazione del mercato del lavoro permane fortemente deteriorata'', spiega l'Istat nelle Prospettive per l'economia italiana. E aggiunge: ''Il calo misurato in termini di input di lavoro, proseguirebbe per tutto il 2013 (-1,6%), mentre per il 2014 è previsto un lento e graduale miglioramento (+0,1%) che seguirebbe la ripresa dell'attività economica''. Le previsioni dell'Istat sono quindi peggiorate rispetto a quanto contenuto nella nota precedente, diffusa a novembre (11,9% in 2013 e 12,3% in 2014), mentre risultano sostanzialmente in linea con quanto previsto dal Governo nel Def (12,2% in 2013 e 12,4% in 2014).

Date le condizioni di debolezza del mercato del lavoro, le retribuzioni per dipendente continuerebbero a mostrare una dinamica moderata, +1,4%, sia nel 2013 sia nel 2014, dovuta al blocco retributivo nel settore pubblico e alla sostanziale equiparazione tra l'andamento delle retribuzioni di fatto e quelle contrattuali.
Il concretizzarsi per i prezzi al consumo di una dinamica inflazionistica più sostenuta nell'ultimo trimestre dell'anno dipenderebbe essenzialmente dagli effetti dell'innalzamento dell'aliquota ordinaria dell'Iva dal 21 al 22% introdotto il primo ottobre. E' quanto prevede l'Istat, aggiungendo come ''il trasferimento completo sui prezzi finali dell'aumento dell'aliquota potrebbe, tuttavia, essere frenato dalla perdurante debolezza dei consumi''.

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