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Presentato il libro “Mandela, l’apartheid e il nuovo Sudafrica” alla tavola rotonda su Radio Maria

Mandela e moglie a pugno chiuso

 

Grande missionario e vescovo, Padre Daniele Comboni (1831–1881) è stato canonizzato a Roma da Papa Giovanni Paolo II il 5 ottobre 2003. Di quest’apostolo dell’Africaha parlato domenica scorsa, 6 aprile, il giornalista e saggista Francesco Agnoli, presentando la tavola rotonda da lui condotta su Radio Maria e dedicata al tema “L’Africa tra sottosviluppo e speranza”.

Il primo ospite in studio è stato Emanuele di Leo, responsabile della Steadfast Foundation, che ha parlato dell’attività caritativa in atto da parte di questa meritoria Onlus in Nigeria.Mentre l’ONU, la Bill Gates Foundation e una impressionante serie di ONG ampiamente finanziate si prodigano per “aiutare” l’Africa inviando preservativi con la finalità di ridurre il numero degli africani, l’associazione internazionale da lui guidata si sta infatti occupando della promozione e difesa della cultura e dellavita sociale di quelle regioni ed aree del mondo che versano in gravi situazioni di disagio economico, per cercare di aiutare le popolazioni locali a farsi promotrici di condizioni minime per avviare un percorso di sviluppo sostenibile nelle rispettive nazioni.

E’ poi intervenuto il medico neonatologo Renzo Puccetti, che ha illustrato storia e disinformazione all’origine delle ricorrenti campagne di contraccezione imposte internazionalmente all’Africa con il pretesto di combattere l’Aids.Lo studioso toscano, che è anche docente alla Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” (Roma)e segretario del Comitato “Scienza & Vita” di Pisa-Livorno, ha documentato in molteplici saggi, fra cui“L'uomo indesiderato. Dalla pillola di Pincus alla RU 486”(Società editrice Fiorentina, Firenze 2008, pagine 160, Euro 12,00), le bugie che circolano negli ambienti internazionali e pseudo-scientifici sull’aborto e sulla contraccezione diffuse dall’ideologia della cosiddetta “salute riproduttiva”.

Ricorrendo ad una vasta documentazione ed esperienza medica, Puccetti ha spiegato che il maggior ricorso alla contraccezione non riduce il numero degli aborti, che la pillola del giorno dopo è anche un abortivo e che l’aborto fa male, oltre al bambino privato della vita anche alla donna, che ne patisce le conseguenze fisiche e le ancora più temibili ricadute psichiche.

In merito al tema specifico della contraccezione che dovrebbe ridurre il diffondersi dell’AIDS in Africa, Puccetti ha dimostrato, confrontando i dati di varie ricerche, anche a livello internazionale, che «la prevenzione attraverso la contraccezione è fallimentare».

Al termine della trasmissione ha preso quindi la parolaGiuseppe Brienza, co-autore del libro pubblicato dalla D’Ettoris Editori, Mandela, l’apartheid e il nuovo Sudafrica(con Prefazione di Rino Cammilleri), che ha presentato la poco nota e drammatica situazione della Repubblica “fondata” dal leader nero, morto a 95 anni il 5 dicembre scorso, a due decenni dall’inizio del processo democratico.Citando la recentelettera pastorale della Conferenza episcopale del Sudafrica (CESU), infatti, Brienzaha spiegato che il Sudafrica di oggi «conta non solo le luci, ma anche le ombre. Molte persone vivono ancora in condizioni intollerabili, scarso valore viene dato alla vita umana,si riscontra la presenza di atteggiamenti e comportamenti razzisti,l’orrore degli abusi su minori e anziani, i rapimenti e le violenze domestiche». E’ quindi tempo, come proclamato anche dai vescovi sudafricani, di «ricostruire il Paesesecondo i valori del Vangelo, lavorando tutti insieme allo sradicamento dei crimini, del traffico di droga e della tratta di esseri umani per rendere il Sud Africa ospitale e bandire così la xenofobia ed il razzismo» (CESU,Venti anni di democrazia. Il popolo di Dio e tutti gli uomini di buona volontà”, Pretoria 10 febbraio 2014).

Questo elenco di mali sociali, ha proseguito nel suo intervento il giornalista e scrittore,è tanto più grave se solo si pensi che, ancora oggi, il Sudafricaha una tale disponibilità di giacimenti auriferi, di diamanti e uranio, con livelli di produzione ai vertici mondiali, da poter sfamare e curare una popolazione anche doppia rispetto a quella che ha. Il fatto, però, ha spiegato Brienza, è che oltre agli errori politici di Mandela e del suo partito, l’African National Congress (ANC), il Paese ha rivestito durante la “guerra fredda” una posizione geografica importantissima per la rotta delle superpetroliere che, data la loro stazza, sono troppo grosse per poter passare dal Canale di Suez nelle rotte da e verso l’Oriente. «E’ stato così che il Sudafrica - ha concluso Brienza -, un unicum nel Continente Nero, finì implicato nel complesso “grande gioco” che gli Usa e l’Urss disputavano in quegli anni sullo scacchiere africano, con responsabilità gravi di Mandela e dell’ANC nell’implicarsi con il comunismo sovietico e le sue strategie di destabilizzazione mondiale».

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