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Trentaquattro miliardi di dollari: È quanto vale il giro d'affari del traffico di esseri umani

Trentaquattro miliardi di dollari. Una cifra da capogiro. È quanto vale il giro d'affari del traffico di esseri umani che, negli ultimi vent'anni, è costato la vita nel solo Mar Mediterraneo a 20 mila persone.

 

Col risultato che il Canale di Sicilia è sempre più affollato di persone che tentano di fuggire dall’ Africa o dal Medio Oriente per cercare una nuova vita in Europa. Stando alle fonti di intelligence, si muore di più sulla rotta libica che su quella tunisina, ma in ogni modo il mare è sempre più pericoloso e i trafficanti di esseri umani sempre più senza scrupoli.

 

"Bisogna dire a Salvini di smetterla di dire sciocchezze". Nel giorno dell'ennesima tragedia nel Canale di Sicilia, l'arcivescovo emerito di Torino Severino Poletto se la prende con Matteo Salvini.

"Non si può far morire in mare uomini, donne e bambini - tuona ai microfoni di Repubblica Tv - sono persone disperate, hanno bisogno della nostra solidarietà". Al cardinale non sono andate giù le parole del leader leghista che ha accusato il governo di avere le mani sporche di sangue e ha chiesto il blocco navale per fermare una volta per tutte gli sbarchi"Non si può voltarsi dall’altra parte - aggiunge al termine della Messa che ha dato inizio all’Ostensione della Sindone nel Duomo di Torino - le frasi di Salvini non sono compatibili con la cultura umana e cristiana".

L'attacco di Poletti non ha fatto piacere a Salvini, sia per l'acredine con cui è stato assalito sia perché l'arcivescovo di Torino non è intervenuto nel merito della polemica. "Caro il mio monsignor Poletto - replica il leader del Carroccio ai microfoni di Radio Padania - io sono un povero peccatore, ma invece di insultarmi mi indichi la retta via e ci spieghi cosa fare per evitare le stragi in mare e anche gli scontri nelle periferie come avviene nella sua Torino". Quindi, lo incalza: "Io non ho capito quale sia la ricetta di Poletto per risolvere il problema degli esodi di massa e della assistenza, per evitare l’ecatombe di uomini e donne e bambini - aggiunge il segretario federale della Lega - invece di insultarmi mi porti sulla retta via".

Per Salvini le parole del cardinale sono state davvero dure e immotivate: "Mi hanno riempito di tristezza e di sconforto". E lo sfida: "Dica quali piuttosto sono le soluzioni. Ma mi raccomando, che non siano quelle di qualche associazione o cooperativa che sui profughi e sugli immigrati ci campa...""Noi facciamo delle proposte e subiamo insulti e indegne accuse di razzismo - conclude Salvini - ma ci siamo abituati e continueremo la nostra battaglia che è condivisa dai cittadini".

Il segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon ha riconosciuto il "pesante impatto" sull'Italia per l'arrivo di tanti migranti ed è grato al governo italiano per tutti i suoi sforzi. Lo ha detto un portavoce Onu. Ban ha fatto appello alla comunita' internazionale perche' dimostri solidarita' e divida il peso di questa crisi. Ban osserva che il Mediterraneo e' diventata "la rotta più letale del mondo" per migranti e per chi cerca asilo. "La risposta della comunità internazionale deve essere globale e collettiva".

Contro gli scafisti è possibile un'operazione condivisa in Europa, ma mirata. Ci sono tutte le condizioni per farlo". Così il premier Matteo Renzi a Rtl. Renzi propone "interventi mirati sugli scafisti, persone che vanno affidate alla giustizia. L'Italia ne ha arrestati 976, possibile lo facciamo solo noi?". "Penso che il Consiglio europeo potrà tenere una posizione unanime e condivisa" sui temi della Libia e dell'immigrazione, ha detto il premier a Rtl raccontando di aver sentito ieri anche Angela Merkel e Alexis Tsipras, tra gli altri leader europei. Intanto :

Sono cominciate nel porto de La Valletta le operazioni di sbarco dalla nave Gregoretti della Guardia Costiera dei 24 cadaveri recuperati in seguito al naufragio avvenuto ieri davanti alle coste libiche. Nell'ospedale Mater Dei saranno eseguiti gli esami autoptici. A bordo dell'unità italiana è salito anche il personale medico per valutare le condizioni dei 27 superstiti, che si trovano sotto coperta. Non appena saranno ultimate le operazioni, che potrebbero richiedere alcune ore, la nave Gregoretti dovrebbe ripartire per il porto di Catania, dove ieri è stato trasferito in elicottero uno dei sopravvissuti in gravi condizioni.

 

Non c'è fine all'orrore nel canale di Sicilia. Non c'è fine alla cattiveria dell'uomo. La strage di Lampedusa doveva segnare il punto di non ritorno; il "mai più" che papa Francesco, proprio da quell'isola bella e dannata, lanciò al mondo. E invece è arrivata la strage definitiva: perché è come se in mezzo al Mediterraneo fossero caduti, tutti insieme e nello stesso punto, almeno 6 aerei. Perché di fronte a 700-900 morti, che si vanno ad aggiungere ai 950 dall'inizio dell'anno, qualsiasi parola che non sia 'basta' suona vuota e inutile. E allora bisognerebbe ascoltarle davvero le parole di chi sopravvive all'orrore :

"Eravamo in 950. C'erano anche duecento donne e 50 bambini con noi. In molti erano chiusi nella stiva". Sono morti come topi in gabbia. Sono andati giù, in fondo al mare, senza neanche poter provare a salvarsi, ad aggrapparsi ad un pezzo di legno, al braccio di qualcuno. Sono morti senza poter lanciare un ultimo, disperato, urlo.

Almeno secondo il racconto alle agenzie di stampa del comandante del mercantile portoghese King Jacob che per primo è stato dirottato nella zona. "Stavamo navigando nella loro direzione - ha detto l'uomo ai nostri soccorritori - Appena ci hanno visto si sono agitati e il barcone si è capovolto. La nave non lo ha urtato, si è rovesciato prima che potessimo avvicinarci e calare le scialuppe".

In quei momenti era già tutto compiuto. Chi ha potuto, chi era sul ponte, ha gridato, ha tentato di aggrapparsi a qualcosa.
qualsiasi cosa. Ma in molti non hanno neanche capito quel che stava accadendo. Chi era nella stiva ha sentito solo il rumore sinistro del legno marcio che si frantuma e ha visto l'acqua entrare tutto assieme, fredda e assassina. E poi il silenzio della morte. "C'è soltanto nafta e detriti, pezzi di legno che vanno alla deriva e qualche salvagente. Non troviamo più nulla dalle 10 di questa mattina" racconta uno di quelli che da 20 ore sta disperatamente cercando di salvare qualcuno.

In zona sono stati dirottati anche diversi pescherecci. In uno di questi c'era il comandante Giuseppe Margiotta. "Ci hanno chiamato dalla centrale operativa e ci hanno chiesto di mollare la pesca e di andare a salvare delle persone. E noi come sempre, non ci siamo tirati indietro. Ma di vivi non ne abbiamo visti.
Abbiamo trovato quattro cadaveri e abbiamo atteso le autorità che arrivassero per prenderli". Ma forse qualcun altro vivo c'è ancora. "Non se ne trovano più vivi - dice il comandante alle agenzie di stampa- sono andati tutti sotto. Magari c'è ancora qualcuno aggrappato a qualcosa, ma quanto vuoi che resista".
Quando arriva il buio ti devi fermare per forza, non puoi più cercare. "Ogni volta speri. Speri di salvarne almeno uno - ti dice uno di quelli che nel canale di Sicilia a salvare migranti ci sta da dieci anni - E quando dopo venti ore che guardi il mare hai gli occhi che ti bruciano e non sei riuscito a vederne neanche uno, puoi soltanto piangere. Lo sai che sono tutti in fondo al mare, anche se non ci vuoi credere". E' vero, non ti ci abitui mai. A metà mattina hanno recuperato un ragazzino, avrà avuto tra i 10 e i 15 anni al massimo. Era a faccia in giù, in mezzo ad una chiazza di nafta. Lo hanno preso con quanta più delicatezza fosse possibile. Per concedergli almeno un ultimo istante di dignità.

Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), nel 2014 sono stati 219 mila i rifugiati e i clandestini che hanno solcato il Mediterraneo per raggiungere le coste del Vecchio Continente. Più o meno nello stesso periodo (da ottobre 2013 al novembre 2014), durante l’operazione Mare Nostrum, ci sono state circa 3.500 vittime. Dall’inizio del 2015, sempre dati Unhcr, sono già circa 31.500 le persone che hanno intrapreso traversate marittime per raggiungere Italia e Grecia, rispettivamente il primo e il secondo principale paese di arrivo, e i numeri stanno crescendo ulteriormente. Sulle coste italiane, secondo dati del Ministero dell’Interno, da gennaio 2015 sono sbarcati 23.556 immigrati. Erano stati 20.800 nello stesso periodo del 2014. Una crescita del 30%, che a fine anno potrebbe tradursi in un aumento di circa 200 mila persone sbarcate sulle coste italiane. Aumenta anche il numero di chi non ce la fa: con il tragico naufragio avvenuto oggi in acque libiche, che avrebbe provocato la morte di circa 700 persone, sale a oltre 1.600 il bilancio dei morti stimati dall’inizio dell’anno. Due giorni fa, infatti, l’Unhcr stimava in 950 i morti da gennaio, ai quali vanno aggiunti gli oltre 700 che sabato notte sarebbero finiti in mare dopo che il loro barcone si è capovolto. Ma per fortuna c’è anche chi sopravvive a questi viaggi pericolosi: secondo la Guardia Costiera italiana, solo dal 10 aprile sono state salvate più di 8.500 persone.

 

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