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Sanità, la Regione risponde a Meo

Alcuni giorni fa anche nella mia qualità di Consigliere comunale, ho inoltrato un esposto indirizzato all’avv.to Peppino Vallone, quale Presidente della Conferenza dei Sindaci, organismo deputato alla  definizione degli indirizzi generali di programmazione socio-sanitaria,.nonchè al Presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, in esso evidenziavo con preoccupazione come dall’analisi di alcuni atti amministrativi adottati in tempi recenti dall’ASP di Crotone, pareva quasi che le priorità perseguite dall’Azienda sanitaria non fossero tanto indirizzate verso il potenziamento piuttosto che il mantenimento degli standard di assistenza sanitaria ai malati, quanto, prioritariamente, all’implementazione di un’organizzazione amministrativa che non si vuole definire pachidermica e che certo risulta essere indispensabile ma che da sola certamente, per logica, non è nelle condizioni di garantire adeguata assistenza ai tanti degenti che speranzosi si affidano alle cure delle locali strutture sanitarie rinunziando ad imboccare la strada dei cosiddetti viaggi della speranza.

Mentre da parte del Sindaco Vallone non ottenevo riscontro alcuno, tempestiva risposta mi è invece pervenuta dal Capo Gabinetto della presidenza della giunta Regionale della Calabria, una replica al mio esposto con cui mi si informa di come siano in corso i necessari accertamenti avuto riguardo a tutto quanto da me segnalato.

Stante la disponibilità manifestata del Presidente Oliverio che ringrazio per il momento per la sollecitudine dimostrata nel fornire riscontro a delle osservazioni che nulla di persecutorio hanno e che semmai sono mirate a sollecitare un più meditato impiego delle scarse risorse esistenti, non posso esimermi dall’evidenziare come al di la di quanto è oggetto allo stato dell’attenzione dei preposti uffici regionali, esistano tutta una ulteriore serie di avvenimenti francamente sconcertanti che pure in passato ho avuto modo di denunziare con forza.

Parlo della inopinata diffusione di qualcosa di molto simile ad un’epidemia di scabbia diffusasi tra il personale infermieristico dell’Ospedale S. Giovanni di Dio, un contagio che si è andato allargando nonostante le mie denunzie ed in relazione al quale non è ancora dato sapere quali concrete misure siano state adottate al fine di scongiurare il ripetersi di casi di contagio che allo stato neppure sappiamo se hanno anche interessato i degenti piuttosto che gli stessi visitatori., Risulta allo scrivente che siano stati fatti tutti i necessari passi, al fine di denunziare quanto accaduto alle competenti autorità deputate al controllo ed alla repressione di simili inaccettabili eventi, so anche che si è avuto un interessamento anche dei Nas che sono certo non mancheranno di intervenire e fare interamente chiarezza su tutta tale vicenda.

Anche su questa certo non marginale questione, imbarazzante per qualunque paese civile, attendiamo che da parte del Presidente Oliverio arrivi un segnale, riservandomi a riguardo di fornire ogni ulteriore necessario ragguaglio mi fosse richiesto. In modo particolare ni pare scontato precisare come non mi si possa tacciare di razzismo se evidenzio che i primi casi di contagio si sono sviluppati a carico di alcuni extracomunitari, gente disperata e bisognevole di un aiuto che però sia qualificato, esseri umani che hanno il diritto al pari di chiunque altro di ottenere cure tempestive che possano scongiurare la diffusione del contagio in danno di altri.

A tutto questo vi sarebbero da aggiungere mille altre considerazioni legate all’accorpamento di reparti d’eccellenza, alla endemica carenza di strutture e professionalità in numero sufficiente, alla dilagante sfiducia che sempre più serpeggia tra coloro che alle strutture sanitarie del territorio sono costretti a rivolgersi.

Sono però i tragici e drammatici eventi di queste ultime ore che debbono indurci più di qualunque altra considerazione a superare ogni possibile differenziazione ed unirci nel pretendere ciò che ci appartiene di diritto.

Il diritto alla salute, il diritto a cure mediche adeguate, rimane nel nostro territorio più che altrove un bene prezioso che non può essere messo in discussione e meno che mai barattato con esigenze legate a risparmi di spesa posto che nel nostro ordinamento non è dato sacrificare la vita di nessuno in forza di considerazione che giammai possono valere la vita di un essere umano soltanto.

 

Consigliere comunale

Fabrizio Meo

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