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Istat: crolla il potere d'acquisto, livello più basso dal 1995

La pressione fiscale nel quarto trimestre del 2013 è stata pari al 51,5%, in calo di 0,3 punti rispetto allo stesso periodo del 2012. La media annua per il 2013 si conferma invece al 43,8%. Lo rileva l'Istat, ricordando come la pressione sia 'fisiologicamente' più alta negli ultimi tre mesi dell'anno, periodo in cui si concentrano i pagamenti.

Guardando agli ultimi tre mesi del 2013, l'Istat registra una quota al 39,7%, in aumento di 0,7 punti rispetto al trimestre precedente e di 0,9 su base annua. E nel quarto trimestre risulta in crescita anche il tasso d'investimento, attestandosi al 19,7%, in rialzo di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali, anche se in diminuzione di 0,3 punti nel confronto annuo

'Il quadro finanziario delle famiglie italiane è una caduta della quale non s'intravede la fine, per questo occorre velocizzare la prima riduzione delle tasse''. Commenta così la Copagri i dati dell'Istat di oggi sul reddito e il risparmio, nel constatare che il potere d'acquisto delle famiglie è diminuito ancora con un conseguente ulteriore calo della spesa per i consumi finali, tra i quali anche quelli essenziali legati ai generi alimentari. Ormai, precisa la Copagri, si taglia su tutto e chi compra lo fa nei discount, badando unicamente ai costi. Sei famiglie su 10 registrano un peggioramento del proprio bilancio, un quarto dei nuclei familiari vive nel disagio economico. Per la Copagri, occorre velocizzare l'applicazione delle prime misure per la riduzione della pressione fiscale, ma sopratutto trattare a Bruxelles "lo sblocco dagli opprimenti vincoli finanziari europei, che consentirebbe di fare di più, di allargare la sfera dei beneficiari della diminuzione delle tasse e di rendere più sostanziale ed efficace la diminuzione stessa. Non c'è altro modo per portare gli italiani fuori dal limbo della sopravvivenza e far ripartire consumi e produttività".

Nel 2013 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici in valori correnti è aumentato dello 0,3%. Lo rileva l'Istat, segnando così una piccola ripresa, parlando infatti di ''modesto aumento''. Ma il potere di acquisto delle famiglie, cioè il reddito disponibile in termini reali, è sceso anche nel 2013, con un ribasso dell'1,1%. Così come cala ancora la spesa per consumi finali delle famiglie consumatrici, che registra una caduta dell'1,3% nel 2013. In ripresa invece la propensione al risparmio che lo scorso anno è stata pari al 9,8%, in recupero di 1,4 punti percentuali rispetto al 2012. Il livello del potere d'acquisto complessivo delle famiglie nel 2013, risulta dalle serie Istat il più basso dal 1995. E' un valore, espresso in termini reali, riferito al totale delle risorse delle famiglie (non è una media per nucleo). Da allora ovviamente il Paese ha attraversato tanti cambiamenti, come l'euro.

Il rapporto decficit-Pil nel 2013 si è attestato al 3%, dato valido ai fini dei parametri Ue per le procedure su deficit eccessivo. Lo conferma l'Istat, spiegando che senza le operazioni sui derivati il rapporto è stato pari al 2,8%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali sul 2012. L'impatto delle operazioni di swap sul deficit nel 2013 è stato pari a 0,2 punti percentuali. Corrispondenti a 3,2 miliardi di euro, in aumento a confronto con il 2012 di 1,3 miliardi (allora l'incidenza si era fermata a 1,9 mld).

Nel quarto trimestre 2013 l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil (dati grezzi) è stato pari all'1,1%, risultando inferiore di 0,4 punti percentuali rispetto a quello del corrispondente trimestre del 2012, spiega sempre l'Istat. Guardando al saldo primario (indebitamento al netto degli interessi passivi), negli ultimi tre mesi dell'anno è risultato positivo e pari a 16.765 milioni di euro. L'incidenza dell'avanzo sul Pil è stata del 4,1%, inferiore di 0,1 punti rispetto a quella registrata nel quarto trimestre del 2012. Il saldo corrente nel quarto trimestre 2013 è stato positivo e pari a 5.003 milioni di euro (9.153 milioni nel corrispondente trimestre dell'anno precedente), con un'incidenza sul Pil dell'1,2%.Intanto

Si lavora ancora alla definizione del Def. Il testo, che il governo presenterà martedì, non è ancora chiuso e i nodi, a quanto si apprende, restano il taglio dell'Irap (che per quest'anno oscilla ancora tra il 5% e il 10%) e la curva delle detrazioni Irpef. L'obiettivo del governo resta quello di coprire l'intero taglio delle tasse in busta paga con la spending review, non facendo quindi ricorso a nessun altro tipo di copertura.

Il pil italiano crescerà quest'anno con ogni probabilità dello 0,8%. Dovrebbe essere questa, a quanto si apprende, la stima contenuta nel Def, che rivedrebbe così al ribasso le più ottimistiche previsioni del governo Letta, fissate all'1%. La Commissione Ue prevede invece per quest'anno un aumento ancora più contenuto dello 0,6%. Il rapporto deficit/pil dovrebbe invece essere contenuto al 2,6% come calcolato in questo caso da Bruxelles.

Il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, è stato ricevuto, con l'economista e deputato Pd Yoram Gutgeld, dal premier Matteo Renzi a Palazzo Chigi. Nel pomeriggio Renzi incontrerà il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan per fare il punto sul Def, in attesa del consiglio dei ministri che dovrebbe varare il documento nella giornata di martedì, probabilmente al pomeriggio.

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