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Davide-Rondoni

 

Con la lezione sulla “Missione della politica” del poeta ed editorialista di Avvenire Davide Rondoni, sabato prossimo, 12 ottobre, sarà inaugurata a Modena, presso il CENTRO “GIACOMO ALBERIONE” (via II Febbraio, 7) la SCUOLA DI FORMAZIONE ALL’IMPEGNO POLITICO, promossa dal Circolo TOMMASO MORO e dal CESPEM (Centro Studi per Modena), in collaborazione con l’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa.

Si tratta di una importante iniziativa di formazione nell’ambito della quale saranno chiamati come relatori giornalisti e saggisti noti nel mondo cattolico come fra gli altri Marco Invernizzi, Stefano Fontana e Riccardo Cascioli, ma anche meno noti fra cui due collaboratori del Corriere del sud come il sottoscritto che, sabato 14 dicembre, illustrerà il tema “Quale risposta politica ai problemi della famiglia?” (dalle 15 alle 18), ed Omar Ebrahime che, il 15 marzo 2014, parlerà di Politica e libertà religiosa nelle società occidentali (orario sempre 15-18).

La “Scuola di Politica” CESPEM, fondata nel 2013 da un gruppo di cattolici impegnati a vario titolo in politica guidati dalle indicazioni della Dottrina sociale della Chiesa e, in particolare, dal principio di sussidiarietà, è finalizzata a far acquisire alle giovani generazioni una capacità di giudizio sulla realtà che li metta in grado di individuare i veri bisogni sociali, così da proporre risposte adeguate e generare opere per il bene comune. I destinatari ideali dell’iniziativa si identificano quindi con tutti coloro che intendono la politica come gestione del bene comune e, ancor più, come quella “forma più alta della carità”, di cui hanno parlato vari Pontefici fra cui, in particolare, il Servo di Dio Paolo VI.

Per partecipare a pieno titolo alla “Scuola di Politica” occorre mandare una mail ai seguenti indirizzi: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. e Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. La quota d’iscrizione è di euro 30 fino a 35 anni e, di euro 50, per tutti gli altri. Per maggiori informazioni consultare il sito internet: www.scuoladipoliticamodena.it.

La giunta per le elezioni del Senato "decide a maggioranza di proporre all'assemblea del Senato di deliberare la mancata convalida dell'elezione del senatore Silvio Berlusconi". Lo ha detto il presidente Dario Stefano al termine della camera di consiglio.

"La relazione scritta recante le motivazioni della decisione sarà sottoposta alla giunta nella prossima seduta onde poter essere presentata al Senato entro il previsto termine di venti giorni dall'adozione della decisione" ha detto il presidente della giunta.

"Peggio del previsto. Il copione era stato già scritto e se ne conosceva la trama ma si è andati oltre ogni limite di tollerabilità" afferma il presidente dei senatori del Pdl Renato Schifani commentando la decisione della Giunta per le elezioni del Senato sulla decadenza di Silvio Berlusconi da senatore.

"Al verdetto politico, fondato sul pregiudizio e sull'odio verso Silvio Berlusconi, in palese violazione del principio della non retroattività della legge penale sancito dalla Costituzione, oggi si è aggiunto l'intollerabile comportamento di un senatore che ha infranto il patto di riserbo dell'udienza pubblica dell'organismo parlamentare e inficiato così la legittimità della decisione. Un comportamento, questo - rileva Schifani - che avrebbe dovuto imporre lo stop ai lavori, come abbiamo richiesto al presidente Grasso. Ora spetterà all'Assemblea del Senato evitare che si consumi definitivamente questo gravissimo vulnus costituzionale e regolamentare. Ci auguriamo che gli alleati di governo, Partito democratico e Scelta Civica, abbiano in quella sede un sussulto di responsabilità e respingano insieme al Pdl il pronunciamento odierno".

La Giunta per le Immunità del Senato si è riunita in camera di consiglio per decidere sulla decadenza del mandato di parlamentare di Berlusconi. La seduta pubblica è durata poco più di un'ora visto che i difensori del cav non si sono neanche presentati. La seduta si era aperta con la commemorazione della strage di Lampedusa. Il presidente Dario Stefano ha invitato a un minuto di silenzio per una tragedia "che investe inesorabilmente le coscienze di tutti".

Mentre la Giunta per le Immunità del Senato è riunita in camera di Consiglio, sui social network si leggono messaggi dei componenti del M5S. Nessun riferimento alla decisione che stanno per prendere, ma Michele Giarrusso pubblica persino una foto sua e di Serenella Fucksia, la collega grillina che gli siede accanto, durante la seduta. Più "hard" Vito Crimi che posta l'immagine di un poster con la scritta "Silvio non mollare" accompagnato da un commento in cui si fa riferimento però non a decisioni politiche, ma a funzioni corporali.

Vista l'assenza dei legali di Berlusconi, è intervenuto subito la controparte, l'avvocato Salvatore Di Pardo in rappresentanza di Ulisse Di Giacomo, primo dei non eletti in Molise

"Non è possibile porre questioni pregiudiziali" dice Stefano alla senatrice Pdl Maria Elisabetta Alberti Casellati che in apertura della seduta pubblica chiedeva di prendere la parola. Stefano spiega che nella fase della seduta pubblica non è possibile porre questioni pregiudiziali né intervenire sull'ordine dei lavori, ma che Casellati potrà intervenire in camera di consiglio. A norma dell'articolo 16 della verifica dei poteri, cioè le norme che regolano i lavori della Giunta, il presidente ha poteri discrezionali nella direzione della discussione e nella disciplina della seduta pubblica. Nella giunta si è svolto un "serio confronto" basato "solo sulle questioni giuridiche", afferma il presidente della giunta. "Ho pensato - spiega - che il fatto di assumere io come presidente il ruolo di relatore favorisse un clima di serio confronto basato solo su questioni giuridiche che ha caratterizzato, per la verità, gran parte del lavoro della Giunta". Poi svolge la sua relazione, nella quale elenca le "cinque distinte motivazioni" presentate dal senatore Berlusconi nella sua memoria difensiva.

"Nessuna acquiescenza - per  gli avvocati di Berlusconi - può essere offerta a chi non solo non è, ma neppure appare imparziale" come la giunta del Senato. "Non vi è dubbio che anche questa ulteriore violazione dei diritti costituzionali e dei principi della Convenzione Europea troverà adeguato rimedio nelle sedi competenti. "Non vi è dunque possibilità alcuna - proseguono - di difesa né vi è alcuna ragione per presentarsi di fronte a un organo che ha già anticipato, a mezzo stampa, la propria decisione".

iIl diritto ad un giudizio imparziale è evidente fondamento di ogni procedimento in un sistema democratico. Molti dei componenti della Giunta delle elezioni del Senato si sono già più volte espressi per la decadenza del Presidente Berlusconi. Non vi è dunque possibilità alcuna di difesa né vi è alcuna ragione per presentarsi di fronte a un organo che ha già anticipato, a mezzo stampa, la propria decisione". Lo scrivono in una nota congiunta gli avvocati Franco Coppi, Piero Longo e Niccolò Ghedini. I legali di Silvio Berlusconi motivano così la loro assenza, questa mattina, alla seduta pubblica della giunta del Senato, ora riunita in camera di consiglio per decidere della decadenza da senatore del Cavaliere dopo la condanna nel processo Mediaset. "Nessuna acquiescenza né legittimazione può essere offerta a chi non solo non è, ma neppure appare imparziale", aggiungono. "Il non partecipare era dunque non più una scelta, ma un obbligo. Non vi è dubbio che anche questa ulteriore violazione dei diritti costituzionali e dei principi della Convenzione Europea troverà adeguato rimedio nelle sedi competenti".

"La decadenza di Silvio Berlusconi - sostiene il legale della controparte, Ulisse Di Giacomo - non è una questione politica, ma di applicazione del diritto".  Di Pardo, nella seduta pubblica ha definito "sconcertanti" alcuni passaggi della memoria difensiva del Cav. A chi gli domanda se reputi il leader Pdl indegno di sedere in Parlamento, Di Pardo risponde: "Non lo dico e non lo dice il mio assistito, lo dice la legge e la sentenza del Consiglio di Stato sul caso Miniscalco. La sentenza chiarisce che chi ha commesso determinati reati non ha i requisiti morali, non è degno di sedere in Parlamento". La legge Severino, aggiunge, "non è una legge penale ma una norma di carattere elettorale e amministrativo" che afferma che "chi ha commesso frode fiscale ai danni dello Stato non è opportuno scriva le leggi". "Questa legge è stata applicata in modo rigoroso per tutti. Se si applica al comune cittadino, non vedo perché non a Berlusconi". Quanto all'assenza alla seduta pubblica degli avvocati di Berlusconi, il legale della controparte commenta: "Quanto meno ci saremmo divisi le domande. Io sono abituato a rispettare il giudice terzo ad essere presente davanti al tribunale e al Consiglio di Stato". Una presenza utile "anche per risolvere eventuali dubbi, magari facendo domande". La loro assenza dipende "da una valutazione che io non condivido". Sull'esito della camera di consiglio della giunta, Di Pardo non si sbilancia: "Non so se è una partita facile. Se fossi davanti al Consiglio di Stato sarei molto sereno, ma non conosco le dinamiche della giunta".

''Credo - ha detto il presidente della Regione Puglia e leader di Sinistra, ecologia e libertà, Nichi Vendola - che si tratti di una vicenda che ha di fronte un esito che non è scontato per ragioni di politica, è scontato per ragioni di giustizia.  Abbiamo sollevato una questione fondamentale - ha aggiunto - che è rivelatrice della qualità della società in cui viviamo e la questione è il rispetto del principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge''. ''Lo ripeto perché – ha concluso Vendola - questo principio fonda la storia della modernità e della democrazia, e se si abbatte questo principio credo che precipitiamo nella società in forma di giungla, nella società in cui si salva chi è più forte, chi è più potente''.

La tensione resta alta. Il capogruppo Pdl Renato Schifani ha chiesto l'immediata sospensione dei lavori della giunta. Motivo? "L’attacco di Vito Crimi a Silvio Berlusconi via Facebook mentre è in corso la riunione della giunta del Senato che deve decidere della decadenza del Cavaliere inficia la decisione della giunta", ha affermato Schifani. Che, in una nota, ha stigmatizzato il comportamento dell’ex capogruppo M5S che un paio d’ore fa ha postato su Faceboook un breve messaggio in cui prende di mira un poster con la scritta "Silvio non mollare", producendosi in considerazioni piuttosto grevi sulla salute fisica dell’anziano leader del Pdl.

Considerazioni sulla "prostata" e sui "peti". "Denunciamo al presidente Grasso un fatto gravissimo: mentre la Giunta delle Elezioni è in camera di consiglio, l’esponente del Movimento 5 Stelle, Vito Crimi, sta esprimendo su Facebook giudizi volgari e offensivi contro il presidente Berlusconi, violando il regolamento del Senato. Un comportamento intollerabile che conferma la bontà della nostra richiesta di ricusazione di alcuni membri della Giunta ed inficia gravemente la legittimità dei lavori del collegio". Adriano Nitto, stretto collaboratore di Crimi, prova a scagionare il senatore M5S: "Chi scrive ora, è il collaboratore di Crimi", si legge in un nuovo post in cui sottolina che quello contro Berlusconi è stato inserito dallo stesso Crimi alle 10,04, prima cioè dell'inizio dei lavori in giunta, mentre i post successivi sono stati pubblicati dal collaboratore.

Intanto il Cavaliere ha convocato a Palazzo Grazioli il segretario del partito Angelino Alfano e i capigruppo, Renato Schifani e Renato Brunetta, per valutare il futuro del partito e la possibilità di trovare una mediazione per evitare spaccature interne al Pdl.

La proposta di una nuova procedura d'infrazione - scrive l'Ansa - sarebbe arrivata dal servizio giuridico della Commissione, che fa capo al gabinetto presidenziale guidato da Josè Manuel Barroso. Fonti comunitarie spiegano che "se entro i prossimi mesi l'Italia non si adeguerà alla prima sentenza" sarà di nuovo "deferita ai giudici". Il rischio è che debba poi pagare "sanzioni pecuniarie".

Ciò che l'Unione Europea contestava,scrive Lucio Di Marzo su il giornale, e ancora contesta, è l'eccessiva protezione garantita alla magistratura italiana. Per eventuali errori commessi nell'applicare il diritto europeo, non è infatti prevista responsabilità civile, che entra in gioco per dolo o colpa grave, ma non per errori di valutazione o interpretazione. Una differenzia importante, se si considera che circa l'80% delle norme italiana deriva ormai da provvedimenti comunitari.

Renato Brunetta, presidente dei deputati del Pdl, ha commentato: "La responsabilità civile dei magistrati dev'essere legge, come da precisa norma Ue". Sandro Bondi, coordinatore del Pdl, ha aggiunto: "Era ora che l'Europa si accorgesse che qualcosa non va". Ha anche chiesto al governo di "intervenire con urgenza" per risolvere una situazione in cui pesano troppo "pregiudizi" e "giudizi di carattere politico e ideologico
Cosi l'Unione Europea ha deciso di aprire una procedura d'infrazione: l'Italia non ha rispettato la condanna della Corte di giustizia, che a novembre 2011 aveva sottolineato alcune mancanze sul tema della responsabilità per i magistrati
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