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Le Regioni del Sud Italia stanno affrontando una vera e propria emergenza crescita e occupazionale, nel mezzo di una crisi senza precedenti, dal dopoguerra ad oggi, con a rischio la stessa sopravvivenza dell’Euro. Pertanto, senza far ripartire il Mezzogiorno, sarà impossibile per l’Italia rispettare gli impegni presi, rassicurare i mercati, tornare ad essere competitiva. Il nostro Sud è quindi la prima frontiere per la difesa dell’Italia e dell’Euro. Il potenziale inespresso di queste Regioni è enorme. A nostro modesto avviso, il Meridione oltre, a possedere talenti, intelligenze, capacità imprenditoriali è un patrimonio storico, culturale e ambientale senza uguali. Ebbene, la Commissione europea è pronta a fare la sua parte, lanciando un Piano di crescita per il Sud. Questo Piano deve partire da un utilizzo sempre migliore dei Fondi regionali e degli investimenti Bei che vanno concentrati su poche priorità strategiche, quali l’accesso al credito, le infrastrutture di rete, l’innovazione industriale e il turismo di qualità, anche, come strumenti innovativi, quali Fondi in garanzia e Project Bond. Ancora, nessuno dimentichi che secondo i dati in possesso della Commissione europea tra il 2000 e il 2013 sono stati destinati alle Regioni del Sud, circa 80miliardi di Fondi strutturali europei, incluso il cofinanziamento nazionale, senza contare le risorse economiche della politica agricola Ue e dello sviluppo rurale. A questo punto noi riteniamo che vi deve essere un impegno forte a non sprecare neppure un euro di risorse sempre più limitate. In tal senso va segnalato un altro rebus: dei circa 36miliardi di fondi regionali europei destinati al Mezzogiorno nella programmazione 2007-2013, ne sono stati impegnati il 54% e pagati il 21%, a fronte di una media europea di 83% di impegni e 48% di pagamenti. Peraltro, va detto pure , senza mezzi termini, che alcune aree del Sud restano imprigionate da “mali storici”, in parte comuni a tutto il Paese, ma che qui assumono proporzioni allarmanti. E dulcis in fundo, diciamo che l’obiettivo del Piano-europeo per la crescita del Mezzogiorno è questo: lanciare un vero e proprio “Piano Crescita” che parta dalla straordinarietà del momento, per mettere in campo tutte le risorse e le forze disponibili, per vincere una sfida vitale.

 

 

E’ in continuo aumento la preoccupazione dei navigatori di internet per i crimini informatici; lo rivela un’indagine dell’Eurobarometro, condotta tra maggio e giugno 2013, tra oltre 27mila persone, nei 28 Stati membri europei. In Italia, in particolare, sulla protezione dal cybercrimine, siamo ancora, indietro. Che il furto di dati personali sia pericoloso, gli italiani lo sanno; alla fine però, ci si tutela poco e male. A delineare questo rapporto, sotto certi aspetti, contraddittorio tra gli italiani e la loro sicurezza digitale è uno Studio dell’”Osservatorio Cermes Bocconi – Affinino”, di Milano, su un campione di mille persone fra i 18 e i 75 anni. Nello specifico è stato rilevato che il 67% degli italiani non cambia, di frequente, le proprie password. A questo punto, noi diciamo che non tutto è perduto in quanto, a livello internazionale, Internet può essere difeso dagli spioni. Vediamo come. C’è la “Cyber Coalition” che prepara, ogni anno, diverse esercitazioni ‘sul campo’, atte a preparare, al meglio, gli addetti ai lavori nel campo della difesa informatica. Essa ci salverà dal cybercrimine a livello internazionale e nazionale, visto che comprende i principali Paesi aderenti alla NATO che uniscono competenze e risorse per aggiornare strumenti e metodi contro i principali trend criminali tra cui, quelli informatici. Non a caso, quest’anno, per la “Cyber Coalition” 2013, l’addestramento internazionale si è svolto(anche) presso il Comando C4 Difesa di Roma. Qui lo scorso 25 novembre, sono cominciate le operazioni che hanno dato vita alle attività annuali, incentrate sul consolidamento e miglioramento delle procedure da attuare, durante eventuali attacchi del cybercrimine, in concordanza con le principali procedure della NATO. Ma c’è di più. Gran parte del lavoro è stato svolto su un’apposita rete virtuale gestita, centralmente dalla “Coalition”. In questo modo, si è potuto analizzare, in tempo reale, il livello di difesa globale; il contenimento e la risposta agli attacchi informatici; le possibilità di interazione e scambio di informazioni tra i Paesi partecipanti, soprattutto, durante gli attacchi informatici simulati ad infrastrutture critiche e ai sistemi informatici, in particolare, della Pubblica amministrazione. In conclusione, noi diciamo che grazie alla “Cyber Coalition”, Internet potrà continuare ad essere quello che era alla sua origine: una piattaforma per far comunicare e collaborare le persone; non certo, per farle spiare!

97.263.468,66 euro. A tanto ammonta la somma complessiva che il Ministero dei beni e delle attività culturali deve corrispondere, con riferimento a lavori collaudati fino al 31 dicembre 2011, a privati cittadini per interventi di restauro o conservativi autorizzati, dagli stessi eseguiti su beni d’interesse storico artistico sotto la costante sorveglianza della Soprintendenza.

Questo è quanto emerge dalla risposta, fornita dal Sottosegretario Borletti Buitoni, ad un’interrogazione sull’argomento presentata dai deputati Zanetti, Matarrese e Santerini, del Gruppo parlamentare di Scelta civica per l’Italia.

Il Sottosegretario ha inoltre affermato che “l’importo complessivo è soggetto a notevole incremento, tenuto conto di tutti i lavori collaudati successivamente al 31 dicembre 2011, compresi quelli autorizzati fino alla data del 14 agosto 2012 (l’ultimo giorno utile per la concessione del contributo in parola prima dell’entrata in vigore del D.L. n. 95/’12) ed ancora non collaudati”.

La questione interessa numerosi proprietari, possessori o detentori di beni culturali che, financo dal 2006, hanno richiesto al Dicastero preposto l’erogazione dei contributi, prevista dall’articolo 31 del decreto legislativo n. 42 del 2004 (codice dei beni culturali e ambientali) e che, ancora a data corrente, dopo aver affrontato considerevoli oneri per il restauro e la conservazione del bene, sono in attesa dell’erogazione delle somme dovute e liquidate dagli organi tutori.

C’è da considerare, inoltre, l’introito che ci sarebbe per le casse statali, a seguito del versamento dell’Iva da parte dei privati, nel momento in cui il Ministero dovesse procedere ad erogare i contributi in parola.

Del debito ha dato notizia la Confedilizia, che da tempo segue il problema.

Il Presidente della Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, ha dichiarato:

“I soldi arretrati delle imprese, sono stati restituiti o cominciano per alcune fattispecie ad essere restituiti. Bisogna seguire la stessa strada, senza discriminazioni tra cittadini e categorie magari anche corrispondendo acconti a chi non ne ha ancora ricevuti in corso d’opera, così da evitare che la mancanza di liquidità in capo ai proprietari determini un depauperamento continuo di strutture monumentali”.

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