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Il Centro Studi Faa di Bruno di Torino ha invitato Vittorio Messori a presentare il suo ultimo libro, «Quando il cielo ci fa segno. Piccoli misteri quotidiani», Mondadori (2018). L'incontro si è tenuto venerdì scorso nell'Auditorium“Faa di Bruno” di via Le Chiuse, presentato da Enrico Castelli del Centro Studi e da suor Chiara Busin, Madre Superiora Generale delle Suore Minime di N.S. Del Suffragio. Vittorio Messori, giornalista e scrittore tra i più conosciuti del mondo cattolico, è stato, come lui stesso ama sottolineare, anticlericale per tradizione familiare e agnostico per gli studi nelle scuole torinesi,dove si è laureato in scienze politiche. E' diventato, a sorpresa, il più noto apologeta cattolico non solo italiano,vista la diffusione internazionale dei suoi scritti, che sono veramente tanti.Tra l'altro li possiedo quasi tutti e letti naturalmente.

Pensate è stato l'unico che ha intervistato ben due papi, è stato evidenziato nella presentazione della serata: con san Giovanni Paolo II, che ha risposto a 35 domande poste da Messori. Uscito nel 1994,"Varcare la soglia della speranza" ha segnato una tappa fondamentale nella storia dell'editoria e della Chiesa. Per la prima volta un pontefice ha utilizzato lo strumento del libro-intervista per diffondere il suo pensiero e la sua fede, riscuotendo un seguito straordinario: 20 milioni di copie vendute nei primi due mesi. Il colloquio con Giovanni Paolo II è stato tra i maggiori best seller della storia editoriale, uscito in una cinquantina di lingue.

Il secondo libro è stato scritto con il cardinale Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, “Rapporto sulla fede”. Anche questo ha avuto un grande successo, soprattutto a lungo studiato da chi auspicava una vera riforma della Chiesa, alla luce del Concilio Vaticano II.

Messori presentando il suo ultimo libro ha detto di aver ricevuto una speciale ispirazione dall'indimenticabile cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo emerito di Bologna. Il tema fondamentale che accompagna tutto il volumetto di 134 pagine, è la questione Soprannaturale. Per il giornalista è urgente che la Chiesa ponga fine al suo silenzio sul Soprannaturale, in particolare sui Novissimi, Inferno, Purgatorio, Paradiso, sulla morte, sul giudizio finale. Domande come cosa succede al momento della morte? Qual è il destino dell'uomo? Sono importanti.

Messori è convinto che la Chiesa deve occuparsi soprattutto della salvezza delle anime e dei bisogni spirituali dei credenti. E citando nostro Signore dice «non di solo pane vive l'uomo». Certo Papa Francesco parla di «ospedale da campo» per la Chiesa, ma questo vale non solo per i corpi, ma anche per le anime.

Facendo riferimento al testo, il giornalista cattolico sottolinea che l'Aldilà ci invia dei «segni», a volte grandi e vistosi (i miracoli, le apparizioni), a volte piccoli e privati, che spesso trascuriamo di interpretare, preferendo parlare di «coincidenze», di «casualità», magari di «eventi bizzarri». «Dunque, non è che il Cielo non ci parli - ha detto Messori nella serata torinese - siamo noi a essere sordi. E non è che Dio non si mostri: siamo noi a essere ciechi». Sarebbe interessante conoscere il parere del noto giornalista in merito all'incendio della cattedrale di Notre-Dame.

Messori nel libro fa riferimento ad alcuni episodi che lo hanno visto protagonista. Come quello che riguarda il sogno di Rosy, la sua badante che gli è apparso il beato Faa di Bruno dandogli l'incarico di dire al suo “capo” (così viene chiamato Messori da Rosy) che deve assolutamente partecipare all'importante Convegno del Politecnico di Torino. Tra l'altro Rosy, che da oltre vent'anni fa la domestica in casa Messori, era presente all'incontro di Torino, ed ha testimoniato la sua esperienza.

Nella serata Messori non si è limitato a parlare della sua ultima opera, ci ha raccontato la sua vita, soprattutto i trentanni trascorsi a Torino, nel quartiere San Donato. Ha raccontato della sua paura per quella“strana”costruzione, il campanile della Chiesa di N. S. del Suffragio costruito da Faa di Bruno che stava proprio a ridosso della sua abitazione. Descrive con emozione quella sera che si è abbattuto il tornado sulla città di Torino che ha distrutto la celebre Mole, ma non il campanile di Faa di Bruno. Il campanile realizzato su una base molto piccola, «svetta tuttora sulla città, a essa mostrando l’arcangelo Michele che, ad ali spiegate, chiama con la tromba i morti a giudizio, in simbolica antitesi alla Mole Antonelliana, sulla cui sommità fu posto originariamente un “genio alato” del Progresso umano, poi crollato».

A proposito della vita trascorsa a Torino, c'è un libro che Messori ha scritto insieme ad Aldo Cazzullo, «Il mistero di Torino. Due ipotesi su una capitale incompresa», Mondatori (2004), un libro un po' anomalo rispetto a quelli che lui ha scritto, si tratta di una descrizione affettuosa della sua infanzia nella città subalpina del come la città l'abbia accolto, delle scuole che ha frequentate, dell'inizio della sua attività lavorativa.

E' stato un periodo fondamentale della sua vita, durante il quale è stato “torinesizzato“.

In una intervista dopo l'uscita del libro lo scrittore ha detto: «Ne ho ricavato non solo gratitudine, ma anche un interesse crescente per l’enigma rappresentato da quella strana metropoli. In effetti, Torino è, in molti modi, davvero misteriosa: la città del Cristo (la Sindone) e dell’Anticristo (Nietzsche), di Cavour e di don Bosco, dei satanisti e dei grandi santi. Seguendo soprattutto un percorso autobiografico, intrecciato a letture e riflessioni di decenni, ho cercato di penetrare quel “mistero“. Naturalmente, nella mia prospettiva di credente. Da qui la riscoperta della dimensione religiosa, importantissima per una città che non è soltanto quella di Gramsci, di Gobetti, dell‘editore Einaudi, degli Agnelli e che è stata esaminata troppo spesso solo in chiave sociologica e politica».

E proprio della dimensione religiosa, soprattutto della sua scoperta di quel grande uomo scienziato Faa di Bruno, che ci ha parlato Messori nel rimanente spazio della serata del 12 aprile scorso. Dopo aver scritto «Ipotesi su Gesù» e «Scommessa sulla morte», racconta di aver ricevuto, tra le molte lettere, quella di suor AnnaMaria Bairati, che gli confidava di aver trovato nel suo libro, molte riflessioni simili a quelle del suo fondatore, allora venerabile Faa di Bruno. Pertanto la suora gli donò una biografia, meno di 100 pagine, del suo fondatore. Messori aveva un po' snobbato il libro, lo lesse dopo qualche anno, durante una sua malattia. Da quel momento si invaghì di  Faa di Bruno, che lo portò a scrivere quel straordinario testo «Un Italiano serio» che ebbe tanto successo e soprattutto ha fatto conoscere la straordinaria e poliedrica figura del marchese Faa di Bruno.

Messori racconta i guai che gli procurò quest'opera nel 1990 al Meeting di Rimini subì un attacco violento e scomposto dai vari notabili della cultura progressista del “politicamente corretto” di allora. Gente che naturalmente non aveva neanche sfogliato o letto il suo libro. Allora fu scritto che Messori aveva parlato male di Garibaldi, dei Padri della Patria e del Risorgimento. Certo la figura del beato Faa di Bruno si prestava a polemiche, lui che era stato perseguitato dalla Torino liberale e massonica del suo tempo.

Scriveva allora sulla rivista Cristianità, il compianto Enzo Peserico, recensendo il libro: «Non è difficile immaginare che il meno turbato dalla gazzarra laicista sarebbe stato proprio lui, il beato Francesco Faà di Bruno, che per tutta la vita dovette sperimentare di persona l’altra faccia della “tolleranza” liberale, quella della persecuzione culturale, condotta utilizzando mezzi e in vista di obbiettivi non dissimili da quelli odierni, cioè perseguendo la demonizzazione dell’avversario attraverso l’uso reiterato di slogan e di parole-talismano, quale appunto “integralista”». (Cristianità, n. 193-194/1991)

Tuttavia per concludere Messori racconta che era talmente innamorato della figura del beato Faa di Bruno che ad ogni lettera che rispondeva (il giornalista abitualmente risponde a tutti, io ho una sua lettera di ringraziamento del 1991), dentro metteva l'immaginetta dove Faa di Bruno in divisa di capitano, serviva la Messa a san Giovanni Bosco.

 

 

La chimica è una materia molto legata a chi la insegna. È  esperienza di  molti, ti appassiona o ti annoia. Gianni Fochi ne fu appassionato tanto da farne il lavoro della sua vita e diventare insegnante alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Tanta la passione per questa materia che è diventato giornalista scientifico e un acuto divulgatore con al suo attivo diverse pubblicazioni. Ultima fatica il suo L’avventura periodica. Il puzzle risolto degli elementi chimici (Bietti, pagg. 140, € 14,00) che prende spunto dal centocinquantesimo anniversario della redazione della Tavola periodica degli elementi da parte del chimico russo Dmitrij Ivanovic Mendeleev (1834-1907). Ma il volume nelle prime cinquanta pagine si spende a parlare della nascita della chimica e del suo diventare scienza con la descrizione di un mondo fatto di scoperte, di delusioni e di uomini normali con le loro debolezze e contraddizioni. E Mendeleev rientrava perfettamente in questa categoria con, in aggiunta, una grande intuizione che lui stesso, pare, riferì di aver avuto in sogno: «Vidi in sogno una tabella dove ogni elemento trovava il suo posto. Appena fui sveglio, fissai il sogno su un pezzo di carta». E riuscì proprio bene nel suo intento inquadrando gli elementi chimici noti fino ad allora in modo razionale, elegante riuscendo anche a prevedere elementi che sarebbero stati scoperti in seguito. Nel mondo scientifico era forte la necessità di un inquadramento degli elementi chimici e Mendeleev ci riuscì costruendo un sistema ordinato in cui ogni elemento avesse un suo posto, secondo le proprietà fisiche e chimiche che gli erano state riconosciute sperimentalmente. Grazie alla sua tabella del 1869, da allora in poi qualunque scienziato fu in grado di passarli in rassegna e quindi scegliere assai meglio come studiarli e impiegarli. Ma perché è così importante la Tavola periodica? Abbiamo fatto la domanda al prof. Fochi. “Non voglio rispondere con argomenti da scienziato, cui forse, così a bruciapelo, parte dei lettori non presterebbe grande attenzione. Nel libro ovviamente ci sono, ma qui, in breve, preferisco ricorrere all’aiuto di due testimonial molto popolari nel mondo della cultura in generale. Nel 1990 il film Risvegli fu candidato all’Oscar; vi primeggiavano Robert De Niro e Robin Williams ed era tratto dal libro omonimo del neurologo scrittore anglo-statunitense Oliver Sacks. Ebbene, quando alle soglie del 2000 un intervistatore gli chiese quale fosse secondo lui la maggiore conquista del millennio che stava finendo, Sacks — un neurologo, non un chimico o un fisico — rispose senza esitazione: “La tavola periodica degli elementi”. E poi non dimentichiamo che il nostro Primo Levi ha intitolato “Il sistema periodico” uno dei suoi libri più belli. Fino a un po’ di tempo fa sistema periodico era il nome usato comunemente in italiano per la tavola degli elementi. Si badi che quel titolo di Levi non è una pura coincidenza: l’autore — lui sì era chimico — in quelle pagine crea una metafora continua tra la vita degli uomini e il comportamento (potremmo dire il carattere) degli elementi”. Mendeleev fu uno scienziato completo che non limitò la sua ricerca ad incasellare elementi in una Tabella, lasciò un’eredità teorico-pratica molto estesa: fu tra i fondatori dell’industria petrolifera russa, introdusse il sistema metrico decimale, redasse uno studio di novecento pagine sull’industria carbonifera mineraria e siderurgica. Si occupò anche della produzione della polvere da sparo. Il volume ha anche l’intento di aiutare i giovani che studiano la chimica insegnando qualche trucco semplice per “afferrare le regolette che governano la reattività, cioè per intuire come si formano i composti chimici, per non dover imparare a memoria un sacco di formule astruse, per sbalordire al liceo i professori dimostrando che avete capito anche quello che alcuni di loro non spiegano”. E attenzione, la Tavola periodica potrebbe diventare in mano vostra uno strumento pericoloso, nel senso che potrebbe perfino farvi appassionare a una scienza che considerate noiosa e pesante. Un libro, questo scritto dal prof. Gianni Fochi, utile per lo studente e ricco di aneddoti, curiosità, divagazioni che lo rendono una piacevole lettura per tutti.

Altre pubblicazioni del prof. Gianni Fochi

-“La chimica ragionata”, manuale per le scuole medie superiori, Istituto Geografico De Agostini, 1990 (fuori commercio).

- “Chimica da capire — compendio di chimica generale con brevi cenni di chimica inorganica descrittiva”, manuale a uso delle matricole universitarie, ETS (2005) e poi Edizioni della Normale.

- “Il segreto della chimica”, Longanesi, 1999 (poi in altre edizioni Longanesi e TEA); pubblicato in traduzione spagnola dalla RobinBook di Barcellona.

- “Fischi per fiaschi nell’italiano scientifico”, Longanesi, 2010.

- “La chimica fa bene”, Giunti, 2012 ed edizioni successive.

C'è anche una intervista esclusiva a Mogol nella biografia psicologica di Lucio Battisti che Amalia Mancini ha appena dato alle stampe per Arcana. Emozioni Private si differenzia da altri precedenti volumi per questa sua caratteristica di approccio che si evidenzia già scorrendo l'indice. Paragrafi come "Fine di un complesso di inferiorità" oppure "Il mito chiuso in una voce" od ancora "La personalità di Lucio" danno un certo tipo di taglio al lavoro che è sicuramente necessario se si vuol entrare addentro alla poetica creativa del musicista. Perché se è scontato che i testi siano opera di Giulio Rapetti, il suo attuale interprete più autentico, e che in genere questi venissero scritti dopo la partitura, è anche vero che "la dimensione a due, il cuore di Mogol e Battisti" rendevano l'elaborazione finale dei brani come un tutt' uno, in un idillio artistico che fu fino ad un certo punto un magmatico amalgama. L'autrice passa al setaccio, del "cantore dell'Amore" della malinconia, ecologia, natura, alienazione, paura, solitudine, documenti e testimonianze che ne appurano le fasi di gioia, attesa, sofferenza, lacerazione, esaltazione e lo fa anche interpellando esperti cone lo psichiatra Massimo Mirabella. Illuminante al riguardo la chiave di lettura del personaggio incentrata sul successo inteso inizialmente come "possibilità di superamento dei propri problemi" ma che, una volta raggiunto, fu vissuto da Lucio come un "ingombrante fardello" da cui staccarsi. 

L'assetto biografico del lavoro resta dominante nel render conto di vari passaggi della sua vita e della carriera, dei suoi mèntori, fra cui il primo Bobby Solo di Una lacrima sul viso, il contatto con Wilson Pickett a Sanremo nel 1969 che è un pó l'effigie della sua vicinanza al soul ed al r.&b. Una vita di Emozioni private (e pubbliche) dunque raccontata a partire dagli ultimi giorni del cantante, per scavare a fondo il primo Battisti e consentirci, leggendo, di tenerne a mente le melodie perchè, soleva dire, il grande Lucio "ascoltare significa qualcosa".

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