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Il recente allarme del calo demografico che viene lanciato in Italia dall'Istat dovrebbe essere completato raccontando la vera storia del perchè siamo arrivati al crollo dei tassi di fecondità. Non è una novità, ogni anno la situazione peggiora. “Sono dati che confermano quello che è in atto già da molto tempo – dice il demografo Giancarlo Blangiardo, docente all’Università di Milano Bicocca -. Sono problematiche denunciate già trenta anni fa, ma tutti se ne infischiano”.

Se ne infischiano e si parla di altro, come se la crisi economica che dura ormai da molti anni non fosse figlia della denatalità e del conseguente invecchiamento della popolazione. Non a caso mentre si assottiglia sempre più il numero dei giovani, cresce di pari passo la disoccupazione giovanile; alla faccia di chi da anni predica il controllo delle nascite per diminuire la popolazione così da avere più risorse a disposizione. Non è così, la realtà ce lo dimostra ogni giorno, la denatalità produce stagnazione economica.

La lettura del libro di Marco Invernizzi e Giancarlo Cerrelli. “La Famiglia in Italia  dal divorzio al gender”, pubblicato qualche settimana fa da SugarcoEdizioni aiuta molto a comprendere le cause della denatalità e soprattutto a invertire la rotta, sposando una volta per tutte una vera politica a favore delle nascite e soprattutto a favore della vera famiglia, invece di perdere tempo con unioni civili, ed eutanasia.

Da segnalare un altro libro uscito in Italia all'inizio del 2007 con un titolo inequivocabile:“La fine della famiglia. La rivoluzione di cui non ci siamo accorti”. L'ha scritto Roberto Volpi, uno statistico, offrendo una serie di dati e grafici, dove sostiene che la famiglia in Italia ormai è scomparsa, almeno quella concepita fino al 1970, composta da genitori e figli.

Volpi sostiene che l'inizio di questo processo rivoluzionario risale all'introduzione della legge sul divorzio (1970) e soprattutto dopo con il referendum del 1974 per l'abrogazione della legge. E' la stessa tesi che sostengono Marco Invernizzi e Giancarlo Cerrelli, nel loro libro.

Tutti parlano della crisi economica che da tempo sta attanagliando il pianeta, ma nessuno sembra accorgersene che si tratta soprattutto di una crisi culturale, anche se le dinamiche economiche incidono. Secondo Volpi,“i giovani non si sposano per scelta, perché il matrimonio e la famiglia non rappresentano un ideale di vita [...]”, tuttavia, “I figli non nascono perchè sono giudicati inessenziali nella vita di coppia”, e questa per Volpi,è una grande rivoluzione, che ha cambiato completamente il quadro culturale negli ultimi trent'anni. La coppia ha sempre più altre priorità rispetto al mettere al mondo dei figli, meno costose, meno drammatiche, meno impegnative”. La terza causa per Volpi, è che “la maternità è stata 'occupata' dalla medicina”.

A questo proposito lo statistico riporta i dati di un anno della Regione Toscana, dove la quasi totalità dei parti, sono stati accompagnati da un numero notevole di visite mediche, specialistiche e non, tanto da far diventare “il figlio un'impresa' così faticosa da scoraggiarne una seconda. E questo spiega anche l'alto numero di figli unici”. Pertanto Volpi vede “un futuro drammatico per la società italiana perchè i numeri non fanno sconti e le proiezioni demografiche non sono invertibili facilmente e immediatamente”. Quello di Volpi era uno studio di dieci anni fa, bastava che qualche politico dei governi italiani lo avesse letto per tentare di modificare il trend negativo delle nascite del nostro Paese, invece gli interessi erano e forse anche oggi sono altri.

Ma occupiamoci del libro di Invernizzi e Cerrelli. Nella prima parte curata da Invernizzi, il reggente nazionale di Alleanza Cattolica, si occupa del mondo cattolico e la battaglia culturale in difesa della famiglia naturale, facendo riferimento ai tre“Family Day”. Il primo, del 12 maggio 2007, per bloccare i Dico, per iniziativa del governo Prodi e della Bindi. Il secondo, del 20 giugno 2005 in piazza S. Giovanni sempre a Roma. Infine quello del Circo Massimo del 31 gennaio 2016, del “nuovo miracolo”, più di un milione di famiglie a testimoniare la bellezza della famiglia naturale contro la legge Cirinnà delle unioni civili.

Che cosa significano queste manifestazioni pubbliche delle famiglie italiane, cattoliche e non, senza sigle partitiche. Anzi l'ultimo Family Day, anche senza “vescovi pilota”. Invernizzi a questo proposito, evoca tre posizioni all'interno del mondo cattolico, che permettono di comprendere il significato delle manifestazioni. Partendo dal presupposto che i cattolici in Italia ormai sono una minoranza, anche se ancora sono capaci di mobilitare un numero significativo di persone e famiglie. Tuttavia nel mondo cattolico, scrive Invernizzi:“ci sono coloro che non vogliono entrare in conflitto con il mondo perchè ritengono che il processo rivoluzionario in atto in Occidente da secoli faccia bene anche alla Chiesa, la purifichi spogliandola di ogni attaccamento al potere; questi cattolici vorrebbero il mondo, senza alcuna reale volontà di animarlo cristianamente, come indica invece il documento del Concilio Vaticano II sull'apostolato dei laici 'Apostolicam actuositatem'”. Questi cattolici sono contrari a qualsiasi manifestazione di piazza. Poi ci sono quelli che vogliono che la Chiesa non abbia nessun rapporto con il mondo moderno nato dalla Rivoluzione del 1789, che vivono in“comunità isolate e parallele”e quindi auspicano uno scontro totale con il mondo moderno.

Infine, c'è la terza posizione, che nata dal pontificato di san Giovanni Paolo II e consiste“nell'operare per trasformare il mondo contemporaneo in un mondo aperto a Cristo e alla salvezza proposta dalla Chiesa. Un mondo 'convertito', grazie a una presenza missionaria della Chiesa[...]”. E questa certamente è la posizione di quelli che hanno organizzato i family day, che vogliono entrare in collegamento con coloro che sono vittime della modernità e soprattutto delle tragedie delle ideologie e del relativismo che hanno decostruito l'uomo e che ora è bisognoso della “nuova evangelizzazione”. E' la posizione missionaria e secondo Invernizzi riassume tutto il Magistero pontificio dai documenti sulla“consacratio mundi” di Pio XII alla nuova evangelizzazione contenuta nella“Christifideles laici” di Giovanni Paolo II, passando per i testi del Concilio Vaticano II letti alla luce della riforma nella continuità indicata da Benedetto XVI.

Questa posizione,“vuole portare il Vangelo nella cultura e nel costume di questo mondo contemporaneo, indicandogli, dopo la stagione delle ideologie e del relativismo, la via della rinascita culturale e civile”. Invernizzi che è tra l'altro il reggente nazionale di Alleanza Cattolica, ci tiene a sottolineare che, questa via, “non passa soltanto dalla contrapposizione e dallo scontro, ma ha bisogno di essere testimoniata da apostoli pieni di gioia, di carità materiale, e spirituale verso le 'periferie del mondo', mostrando la Chiesa come 'ospedale da campo', che non si limita a denunciare il perché delle ferite, ma si preoccupa anche di curarle”. E dunque, precisa ancora Invernizzi: “chi pratica questa strada è consapevole di vivere in un mondo che muore, ucciso dalla Rivoluzione che lo ha sradicato dalla propria storia e identità, ma è consapevole che se non siamo alla fine del mondo, ma soltanto di un mondo storico, qualcosa di nuovo nascerà comunque dentro il mondo che muore”.

Comunque per ritornare alla decostruzione della famiglia in Italia, dietro questo processo ci sono delle leggi, come quella di equiparare una unione fra persone dello stesso sesso al matrimonio tra un uomo e una donna, c'è una crisi morale e culturale di un popolo e in particolare delle sue classi dirigenti. In pratica c'è una rivoluzione antropologica in atto nel mondo occidentale. Infatti, dopo la caduta del Muro di Berlino, nel 1989, la “questione sociale” diventa una “questione antropologica”, nel senso che il processo di disgregazione delle identità non è più limitato a colpire le patrie e gli Stati, ora si arriva a colpire la persona, fino alla sua intimità più significativa, l'identità sessuale. Ecco spiegata l'ideologia del gender. è ultimo passaggio della rivoluzione culturale che sta colpendo l'Occidente in particolare.

Il libro spiega bene i vari passaggi di questa rivoluzione. Si inizia sempre con il rifiuto del creatore, di Dio, altro passaggio è il rifiuto della realtà e si sposa un'ideologia che dovrebbe sostituire il reale e così nascono immensi disastri, come l'ideologia del gender, che rifiuta la propria natura sessuato dell'uomo.

Invernizzi pone l'attenzione sull'increscioso esperimento del dottor John Money su Bruce Reimer, sul ragazzo cresciuto come una ragazza, che nel frattempo diventa Brenda. Una vicenda che finisce male, perchè Brenda non è mai diventato una donna. Peraltro se noi oggi possiamo dimostrare la falsità dell'ideologia gender, lo dobbiamo al rifiuto di questo bambino.

Dall'ideologia gender si passa al femminismo radicale, con la “morte” del padre e poi anche della madre, che deve essere liberata dalla maternità. Anzi bisogna intervenire sulla sua fertilità, trovando il modo per renderla controllabile. Era l'obiettivo di Margaret Sanger.

L'ultimo passaggio è l'eliminazione di ogni identità, con la teoria queer, si sviluppa negli Stati Uniti, negli anni novanta, essa sostiene che tutti gli atti sessuali sono costruzioni sociali, così l'uomo sceglie di passare da “un genere all'altro, secondo le circostanze, la casualità degli incontri”.

La studiosa del gender Marguerite Peeters, direttore dell’Istituto per una dinamica di dialogo interculturale con sede a Bruxelles, che si dedica da anni alla questione e ha scritto vari libri in materia. Spiega bene cosa fa oggi chi rifiuta la realtà e la propria natura,finisce nel “passare la propria vita a costruire, decostruire, ricostruire, vagare senza sosta al di fuori di sé”. Lo ammetteva perfino la stessa Judith Butler pioniere del femminismo radicale:“Non ho mai trovato il mio posto; credo che non troverò mai il mio posto[...]”.

Anche Invernizzi fa riferimento alle due conferenze dell'Onu del 1994-1995, a Il Cairo e a Pechino, dove la nuova governance mondiale ha dettato l'agenda gender. Allora in pochissimi capirono che cosa stesse succedendo e soltanto il coraggioso Papa Giovanni Paolo II, con un suo intervento, costrinse a venire allo scoperto il progetto di imporre l'ideologia gender. Con la scusa di difendere i diritti delle donne, si faceva passare il diritto all'aborto, i diritti sessuali e riproduttivi.

 

 

Un boato, poi la tragedia. Un ponte è crollato sull'autostrada A14 nelle Marche, tra Loreto e Ancona Sud: due morti e due feriti. Una sola autovettura sarebbe rimasta coinvolta, e i due morti  sarebbero a bordo dell'auto schiacciata dal ponte. I feriti sono due operai, trasportati all'ospedale di Torrette di Ancona: non sarebbero in gravi condizioni. E' accaduto al km 235+800, all'altezza di Camerano (Ancona)

Sul luogo della tragedia sono intervenuti le ambulanze e i vigili del fuoco che hanno immediatamente disposto la chiusura al traffico in entrambe le direzioni tra Ancona Sud e Loreto e hanno prestato soccorso alle persone coinvolte nel terribile incidente. Le vittime, un uomo e una donna, sono già stati recuperati. Ci sarebbero anche due diversi feriti.

Si sente "miracolata" Anna Maria Mancinelli, di Porto Sant'Elpidio (Fermo), che stava viaggiando sull'autostrada A14 su un'automobile che si è fermata "un centinaio di metri prima del ponte crollato.

A ottobre e successo piu o meno lo stessa storia ... erano passate da poco le 17, uno dei momenti di massimo flusso sulla gia' trafficatissima strada statale 36 che collega Milano a Lecco quando il ponte sulla strada provinciale 48 all' altezza Annone Brianza e' crollato sotto il peso di un tir che trasportava bobine di acciaio. L'autoarticolato e piombato sulla strada sottostante andando a schiacciare una punto rossa, il cui conducente e miracolosamente riuscito a riuscire con le sue gambe dall'auto. Di miracolati parlano anche i soccorritori per la madre il padre e il figlio di pochi anni che occupavano una Toyota nera che secondo le prime ricostruzioni e' rimasta sospesa nel vuoto. Miracolato e anche l'autista dell'articolato trasportato in codice giallo all'ospedale di Lecco cosi' come la famiglia che transitava sul ponte.

A ottobre un cavalcavia crollato, un tir ribaltato che crolla sulle auto che stavano passando sulla provinciale sottostante, una ancora incastrata sotto il ponte: e' uno scenario apocalittico quello che appare alla luce delle fotoelettriche dal cedimento della struttura sulla Milano-Lecco. Una tragedia che, al momento, fa contare un morto e quattro feriti. E' stata una tragedia evitabilissima, resa possibile da un esempio della piu' ottusa burocrazia: il ponte non doveva essere aperto alle 17.20, quando il camion con il trasporto eccezionale vi e' passato causandone probabilmente il crollo: ben tre ore prima un addetto alla sorveglianza dell'Anas aveva dato l'allarme per la caduta di alcuni calcinacci. Ma la Provincia di Lecco, competente sul cavalcavia, ha chiesto, per chiudere la strada, un'ordinanza formale da parte dell'ente. Una procedura forse formalmente corretta ma che ha ritardato tragicamente la chiusura del ponte. Quando infatti e' arrivato l'ispettore dell'Anas per l'ispezione 'visiva e diretta' era troppo tardi. Inutile, e anche beffarda, la decisione di chiudere solo una corsia del ponte.  

Prima abbiamo visto della macchine ferme - racconta all'ansa -, poi un autoveicolo schiacciato e abbiamo capito che cosa era successo. Sono laica, ma stavamo tornando da un conferenza stampa di presentazione ad Ancona della Festa delle Pro Loco che si terrà il 12 marzo a Loreto, dove verranno benedetti i gonfaloni dell'Unpli. Questo e il fatto che ci troviamo nel territorio di Loreto mi fanno sentire una miracolata".

''Me lo sono trovato davanti caduto, all'improvviso, siamo tutti sotto choc. Poi abbiamo capito che sotto c'era una macchina con delle persone. Terribile...''. E' quanto riferisce all'Ansa Francesco, un giovane calabrese residente a Reggio Emilia che è stato tra i primi a fermarsi davanti al ponte crollato sulla A14. ''Siamo salvi per miracolo: una signora davanti a me era scossa davvero, ha fatto una frenata e si è fermata a 10 mt dal ponte. E' successo tutto di colpo'', racconta.

Le due vittime, pare marito e moglie, si trovavano a bordo di un'automobile in transito, un suv Nissan bianco, rimasta schiacciata sotto il ponte. È l'unica auto coinvolta. I due feriti invece, sono due operai che erano al lavoro su delle impalcature. «I soccorsi son o arrivati subito, sono stati immediati», ha detto all'ansa il prefetto di Ancona Antonio D'Acunto.

Autostrade per l'Italia spiega che il ponte crollato sull'A14 era una struttura provvisoria posizionata a sostegno del cavalcavia, che era chiuso al traffico. Il crollo è avvenuto nell'ambito dei lavori di ampliamento a tre corsie dell'A14 nel tratto tra Ancora Sud e Loreto. Al momento il tratto interessato è chiuso in entrambe le direzioni.

 

Vi ricordate «1984», il romanzo di fantascienza così sembrava, una volta di George Orwell? Andatevelo a rileggere. Perché il «Grande Fratello» immaginato nel 1948 da Orwell, lungi dall'essere diventato un ferrovecchio, un'anticaglia, un residuato bellico, è più attuale che mai.

Si è solo messo al passo coi tempi, perché ora non si contenta più di spiarci nel modo classico, con telecamere e microfoni piazzati dove uno più o meno se l'immagina. È sempre lui, il Grande Fratello. Solo che ora dovremo abituarci a chiamarlo «The Sweeping Angel», l'Angelo Piangente, come l'hanno ribattezzato i suoi inventori, alla Cia, settore «Embedded devices branch», che è come dire l'Officina degli aggeggi incorporati.

Funziona così. Poniamo che ieri sera abbiate visto in Tv la partita Napoli-Real. Bene. Una volta spento il televisore avrete naturalmente una di quelle smart-Tv collegate al web della multinazionale sudcoreana? Se avete quello è perfetto. Una volta spento, dicevamo, si attiva un microfono segreto che capta le vostre conversazioni e registra tutto quel che si dice in casa vostra, violando anche i più nascosti recessi della vostra intimità domestica. Siete a Partinico o a Camerino? Non importa. A Langley, Virginia, se vogliono sanno anche come si chiama vostra suocera e che numero di scarpe portate.

Abbiamo imparato a riconoscere giocattoli, arnesi, soprammobili e ogni altro articolo nel corso dell’esperienza visiva e tattile di quando eravamo piccini. In questi anni anche la Rete ha cominciato a identificare gli oggetti, a distinguere la loro natura, a individuarne le funzionalità, a localizzare la loro posizione, ad attribuirne l’appartenenza a qualcuno. In poche parole, il cosmo della comunicazione digitale è diventato l’Internet delle cose. Ogni strumento elettronico è oggi identificabile e...si puo essere spiato

Cosi Wikileaks ha diffuso migliaia di documenti riservati della Cia su un programma di hackeraggio, attraverso un 'arsenale' di malware e di cyber-armi. Con tali strumenti la Cia sarebbe in grado di controllare i telefoni di aziende americane ed europee, come l'iPhone della Apple, gli Android di Google e Microsoft, e persino i televisori Samsung, utilizzandoli come microfoni segreti.

L'organizzazione di Assange ha inoltre annunciato la pubblicazione di migliaia di documenti provenienti dal «Center for Cyber Intelligence» della Cia. Perché di bello c'è questo: che alla Cia saranno anche straordinari a farne una e a pensarne cento; ma c'è sempre qualche fesso, al suo interno, che alla fine lascia un cancello aperto da cui, stavolta, sarebbero defluiti centinaia di milioni di codici, consegnando nelle mani di chi li ha intercettati - passandone una parte agli «amici» di Julian Assange - l'intera capacità di hackeraggio della Cia. 

Un arsenale oltre 8.700 files, si dice da cui emerge che anche il consolato americano a Francoforte è usato come base sotto copertura dagli hacker della Cia, che dal cuore della Germania avrebbero coperto l'Europa, il Medio Oriente e l'Africa. Uno smacco per la Cia, si direbbe, destinato a far impallidire le rivelazioni di Chelsea Manning e di Edward Snowden, se è vero che l'Agenzia di Langley, Virginia, ha perso il controllo del suo cyber-arsenale. Naturalmente, giurano quelli di Wikileaks, non è loro intenzione rendere di pubblico dominio le cyber armi della Cia, col rischio di vederle finire nelle mani di mafie, Stati canaglia o anche solo teenager svelti di mouse. L'obiettivo essendo piuttosto quello di innescare un dibattito pubblico sulla «sicurezza, la creazione, l'uso, la proliferazione e il controllo democratico delle cyber-armi».

«Non commentiamo l'autenticità e il contenuto» dei documenti di Wikileaks, afferma un portavoce della Cia.  Uno dei programmi di hackeraggio della Cia descritti da Wikileaks è 'Umbrage', una raccolta copiosa di tecniche di cyberattacco che la Cia ha raccolto dai virus prodotti da altri paesi, inclusa la Russia. Secondo Wikileaks, le tecniche consentono alla Cia di mascherare l'origine dei cyberattacchi e confondere gli investigatori. 

Di recente - spiega Wikileaks - la Cia ha perso il controllo di gran parte del suo cyber-arsenale, compresi malware e virus di ogni genere. «Questa straordinaria collezione - spiega l'organizzazione di Assange - che conta diverse centinaia di milioni di codici, consegna ai suoi possessori l'intera capacità di hackeraggio della Cia». «L'archivio - si spiega ancora - è circolato senza autorizzazione tra ex hacker e contractor del governo Usa, uno dei quali ha fornito a Wikileaks una parte di questa documentazione».

Wikileaks parla apertamente di rischio di una proliferazione incontrollata di malware e virus che possono finire in mano a stati rivali, cyber mafie e hacker di ogni tipo. Per Julian Assange questa proliferazione delle cyber-armi può essere paragonata in termini di pericoli a quella del commercio globale delle armi tradizionali. «Una volta che una singola cyber-arma viene persa - spiega Wikileaks - può diffondersi in tutto il mondo in pochi secondi».

La divisione segreta degli hacker della Cia ha condotto «illegalmente» attacchi che hanno messo a rischio molti top manager dell'industria, membri del Congresso, il governo americano e persino l'account Twitter di Donald Trump, afferma Wikileaks. Dai documenti diffusi da Wikileaks, secondo i quali gli hacker della Cia coprivano da Francoforte l'Europa, il Medio Oriente e l'Africa, emerge che il consolato americano a Francoforte è usato come base sotto copertura dagli hacker della Cia. 

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