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L'ultimo vertice di Obama con Germania, Francia, Italia, Gran Bretagna e Spagna

L'ultimo vertice di Obama con i principali paesi europei serve per fare il punto su immigrazione, Russia, guerra in Siria, clima e rapporti commerciali. Una sorta di elenco di questioni che i sei hanno affrontato più volte sapendo ognuno dell'altro sin dove intende spingersi o cosa potrebbe cedere. L'incognita Trump fa galleggiare  la discussione dei sei che, dopo una mattina di ipotesi e supposizioni, ritornano in Patria per affrontare chi il referendum, chi la Brexit, chi le elezioni e chi un parlamento dove non ha maggioranza. L'addio di Obama con la Merkel e gli altri leader europei avviene dopo due ore. Sotto la pioggia, naturalmente. Sull'uscio resta la Merkel, unica leader che c'era prima dell'arrivo di Obama alla Casa Bianca e pronta ad annunciare domenica la sua ricandidatura. La quarta, per la Cancelleria.

Tutti intorno ad un tavolo tondo allestito in uno degli immensi corridoi modulari della Cancelleria. Spazi che si aprono e si chiudono a seconda delle esigenze come in un modernissimo centro congressi. Matteo Renzi è seduto alla destra di Barack Obama, mentre la padrona di casa, Angela Merkel, è alla sinistra del presidente americano. 

Tazze, caraffe con caffè e fiori per un meeting a sei che, quando è stato organizzato, doveva rappresentare una sorta di passaggio del testimone tra presidenti democratici. Ed invece ha vinto Donald Trump e la riunione sembra un po' un raduno di reduci. O di "veterani", come ieri lo stesso Obama ha definito Angela Merkel.

Sei leader, compresi lo spagnolo Rajoy, il francese Hollande e la britannica May, tutti diversamente 'acciaccati'. Il più allegro, almeno sino a quando le telecamere sono ammesse in sala, è Matteo Renzi. Sarà perché i sondaggi-bugiardi danno avanti il "no", o perché la riunione di Berlino coincide con i mille giorni di governo. Hollande è scuro in faccia, mentre lo spagnolo Rajoy ha lo guardo sornione di colui che sino a qualche settimana fa non era sicuro di esserci, e che ora se la ride alla faccia di Pedro Sanchez. La May è dalla parte opposta di Obama e lo guarda diritto per diritto negli occhi.

 L'immigrazione è stato uno dei temi al centro del vertice di Berlino e, durante la discussione, il premier Matteo Renzi è tornato a sottolineare le difficoltà e l'impasse europea. Lo si apprende da fonti vicino al vertice.

"Una persona da sola non può risolvere tutto, ma siamo forti solo insieme". Lo ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel in conferenza stampa con il premier spagnolo Mariano Rajoy, rispondendo alla domanda se la stabilità dell'Europa dipende dalla Germania.

I leader europei devono continuare "a cercare soluzioni ai problemi comuni con la prossima amministrazione degli Stati Uniti, sulla base dei valori fondamentali che caratterizzano gli Stati Uniti e l' Europa come democrazie aperte". Il presidente Usa Barack Obama, lo ha chiesto ai leader europei nel corso del vertice di Berlino, secondo una nota della Casa Bianca. Obama ha quindi ringraziato i leader di Germania, Italia, Francia, GB e Spagna 'per la loro stretta collaborazione nel corso della sua amministrazione".

La Russia deve "soddisfare pienamente gli impegni assunti con gli accordi di Minsk", i leader di Stati Uniti, Germania, Francia, Italia, Gran Bretagna e Spagna hanno dunque concordato di "mantenere in vigore le sanzioni contro la Russia fino a quando non li rispetterà". Lo rende noto la Casa Bianca. Obama, Merkel, Renzi, Hollande, Rajoy e May hanno espresso "preoccupazione per la continua assenza di un durevole cessate il fuoco"

"L'Italia sta facendo l'impossibile" nella gestione dei flussi migratori. Lo ha detto il presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker a Bolzano. "L'Italia e la Grecia non vanno lasciate sole, solo perché si trovano nel posto sbagliato, anche se soleggiato.
Serve la solidarietà dell'Europa con l'Italia", ha aggiunto. "Le misure decise dall'Europa vanno applicate", ha detto Juncker. "La Siria è praticamente un paese confinante con l'Unione" e i profughi "vanno accolti indipendentemente dalla loro fede", ha aggiunto il presidente della commissione europea

"E' giusto che la Commissione Ue si faccia carico della ricostruzione della bellissima cattedrale di Norcia": lo ha detto il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker a Bolzano.

"Trump con fatica di certo capirà che la politica commerciale oggi è internazionale e globale e non si ferma ai confini nazionali". Lo ha detto il presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker, ribadendo che l'accordo siglato dalla Ue con il Canada "creerà 200.000 posti di lavoro".

Intanto come riferisce il quotidiano il Giornale un intervista a un’operatrice nei campi d’accoglienza tedeschi rischia di trasformarsi in un caso internazionale e di azzoppare, definitivamente, l’immagine della Bundeskanzlerin Angela Merkel e della sua politica delle porte aperte.

Una donna di origini eritree, che ha 39 anni, ha spiegato la sua esperienza di interprete con i migranti giunti in Germania negli ultimi anni. L’intervista, pubblicata dal sito Kath.net è rimbalzata subito sui giornali e sui siti di tutta Europa.

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Il racconto della traduttrice è inquietante: “Sognano di islamizzare la Germania, disprezzano questo Paese e i suoi valori. Aiutare i cristiani è un peccato, per loro. I genitori impediscono ai loro figli persino di giocare con i figli dei cristiani – spiega la donna – ma questo è ancora niente, viene predicato odio e ancora odio contro gli infedeli”. Ha raccontato che le donne immigrate hanno ben chiaro quale sia il loro “dovere” di madri islamiste: “Ci moltiplicheremo in fretta. Dobbiamo fare più figli dei cristiani perché questa è l’unica possibilità che abbiamo per batterli”.

L’intervista casca in un momento campale per la Merkel. La Germania ha dovuto fronteggiare il pericolo della minaccia islamista e solo qualche giorno fa, le forze di polizia hanno sgominato un’organizzazione chiamata “La vera religione” accusata di far proselitismo all’Islam radicale e di arruolare miliziani per combattere nelle schiere del Califfo.

La Merkel paga adesso lo scotto della politica di accoglienza - di cui divenne virale con lo slogan "Welcome refugees" - che le stanno costando moltissimo, in termini di consenso. E proprio nel momento peggiore quando ormai incombono le nuove elezioni per il rinnovo del governo. Obama, in visita a Berlino, s’è prodotto in un endorsement per la cancelliera, fatto che a parecchi osservatori è parsa la prova provata a dimostrazione di come le credenziali della Merkel per la quarta elezioni di fila siano in ribasso.

   

 

 

 

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