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Roma - La nuova sede romana dell’Associazione della Stampa Estera in Italia, ASEI, inaugurata in presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, ha dato occasione ai media italiani ed esteri che hanno descritto l’evento di rinnovare memorie, di vario genere, sul trentennio berlusconiano attraversato dall’Italia, poiché la stessa sede era stata la residenza romana del magnate e politico italiano per molti anni. Si è ricordato, nelle descrizioni mediatiche, l’allergia di Berlusconi ai contatti con i corrispondenti, le occasioni di numerosi incontri politici, e poco politici, che avvenivano tra le museali stanze del secentesco palazzo Grazioli, proprietà di una famiglia nobiliare romana. Non sono mancate citazioni pruriginose sulle vicende personali del presidente del Consiglio dell’epoca, che sono state una manna per i cronisti di cronaca nera o rosa, e che forse sarebbe ora di riporre negli scaffali della storia politica e del costume italiana.

Come scritto da taluni, la nuova sede al primo piano del palazzo, che assomiglia indubbiamente più ad un museo che ad una struttura per lavoro, ha subìto importanti ed autorizzati rifacimenti che la recedono senza dubbio unica in Europa, e forse nel mondo, come centrale operativa dei circa 400 corrispondenti della antica Associazione, fondata nel 1912 da un manipolo di corrispondenti basati a Roma a quel tempo. Dopo il rituale saluto al Presidente Mattarella dalla Presidente dell’Associazione,  la turca Esma Çakir, il capo dello Stato italiano, che aveva fatto un rapido giro nella sede, ha ringraziato per l'invito a essere presente in un momento così significativo: l'inaugurazione della nuova sede dell'Associazione Stampa. Nel formulare gli auguri, dicendosi lieto di vedere una così bella nuova sede, anche come socio onorario, Mattarela ha detto di apprezzare tale condivisone, ricordando come, oltre un secolo fa, sia iniziata la storia dell'Associazione, Come ricordato dal Presidente, era il momento in cui l'Europa attraversava la ‘belle époque’, poi travolta, dopo due anni, dalla terribile condizione della Grande Guerra. Fino a due anni fa, l'Europa viveva non in una belle époque, ma in una ‘époque de paix’, che si spera di riuscire a difendere, preservare e ripristinare appieno. È una storia importante quella dell'Associazione, con i corrispondenti esteri che si sono moltiplicati, insieme agli strumenti dell'informazione che cambiano continuamente in questa epoca. Tutto questo non ha visto cambiare lo spirito della presenza dei corrispondenti a Roma, in Italia. Mattarella ha detto di aver sempre accompagnato questo lavoro, questa attività, con due impegni: l'indipendenza di giudizio e la conoscenza approfondita dell'Italia. Queste attività integrative dell'Associazione - come conoscere meglio la cultura italiana, il cinema, la cucina, lo stile di vita italiano e lo sport - sono fondamentali per interpretare e raccontare l'Italia in maniera autentica. Il ruolo della libera stampa è decisivo, essendo il presidio indispensabile della libertà delle persone. Il Presidente ha evidenziato come la Repubblica italiana esprime riconoscenza verso i corrispondenti dei media esteri augurando buona fortuna per la loro attività, consapevole che il mondo è sempre più integrato e interconnesso, richiedendo rapporti collaborativi.

Hanno fatto eco a Mattarella il ministro degli Esteri Antonio Tajani e quello delle Imprese e Made in Italy,Adolfo Urso, con interventi di apprezzamento e di sostegno all’Associazione. È giusto ricordare che quest’ultimo ha la competenza sulla concessione della sede all’Associazione, sede che è messa a disposizione dallo Stato italiano, il che costituisce probabilmente un unicum nel mondo. Urso ha detto, tra l’altro, che “sin dall’inizio della legislatura abbiamo migliorato il contesto per l’internazionalizzazione economica del nostro paese e per gli investimenti esteri. In questi mesi gli investimenti esteri sono notevolmente cresciuti ed è notevolmente cresciuto, più di ogni altra borsa, l’indice di borsa italiana”. Si sono poi susseguiti interventi degli sponsors che hanno collaborato all’allestimento della nuova sede. (gn)

*   corrispondente di media finlandesi dal 1989 e membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione della Stampa Estera

Anch'io mi associo come il professore Mauro Ronco, all'impegno pubblico di verità ribadendo che l’aborto volontario è l’uccisione di un essere umano innocente. Pertanto non può costituire l’oggetto di un diritto di alcuno, né della donna che lo porta in grembo, né di qualsiasi altra persona o dello Stato. (L'Aborto non può essere un diritto...,14.3.24, alleanzacattolica.org)

Non ci si può astenere “dal deplorare pubblicamente l’ingiustizia morale e giuridica della legge che la Repubblica francese ha promulgato l’8 marzo 2024 che proclama essere l’aborto un diritto costituzionale”. Pertanto, non condannare questo atto legislativo equivarrebbe a un’omissione moralmente colpevole. E soprattutto per chi è cristiano, bisogna ascoltare il monito di San Luca: Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire a Dio e a mammona (Lc. 16, 13).

Sembrava che in Occidente dopo la scoperta dell'immane sterminio nazionalsocialista degli ebrei, bollati come senza valore, “si potesse risvegliare il senso di umanità che era stato eroso a partire dai paesi anglosassoni e germanici in un secolo intero di evoluzionismo materialista ed eugenista”. Infatti, Ronco ricorda che negli ambienti culturali tedeschi e anglosassoni, in particolare nelle università, dettavano legge per decenni gli accademici che avevano dichiarato guerra agli inadatti per sradicarli dal mondo. In quegli anni sia le persone di buon senso che la stessa Chiesa cattolica sotto la guida del venerabile Pio XII, avevano dimostrato preoccupazione per la deriva scientistica in corso per decenni nell’Occidente più avanzato. Ma già negli anni 50 del secolo scorso,“il movimento mondiale per l’aborto riprese nuovo vigore. Furono però cambiate le strategie di fondo per introdurre la liberalizzazione nelle legislazioni: si passò dalla strategia autoritaria e pseudo-scientifica a quella liberale e libertaria”. E così siamo giunti al giorno d'oggi, dopo che le varie legislazioni degli Stati hanno legalizzato l'aborto, definendolo eufemisticamente, interruzione della gravidanza, ora la Francia, primo Paese al mondo, lo inserisce nella sua Costituzione.

“In pratica – scrive Marco Invernizzi - l’aborto viene esaltato come un diritto bello e positivo, e pertanto si parla di gioia incontenibile delle femministe, ma in generale di tutte le forze politiche francesi. In effetti, e anche questo merita attenzione, tutti i partiti presenti in Parlamento hanno votato a favore dell’iniziativa, compresa Marine le Pen. I pochissimi voti contrari sono venuti da singoli parlamentari di centro o di destra. E colpisce ancora di più un recente sondaggio secondo il quale l’80% dei francesi sarebbe favorevole. Da oggi in Francia c’è un solo diritto da tutelare, l’autodeterminazione della donna, mentre il bambino concepito è completamente alla sua mercé e di quella dello Stato”. (Francia primogenita del male, 11.3.24, alleanzacattolica.org)

Quello del Parlamento francese, è “un deficit di buon senso”, scrive Massimo Gandolfini, “il furore ideologico ha cancellato la naturale dote di buon senso, che ci deve insegnare ad affrontare una questione così delicata come l'aborto [...]”. (Parigi ora è una minaccia per tutti, 14.3.24, La Verità) La ruspa ideologica, ha spazzato via il diritto alla vita del bambino, come materiale organico indesiderato. “Risuonano sempre più profetiche le parole di Madre Teresa di Calcutta: 'l'aborto è il più grande attentato alla pace”. E la marcia contro la vita di Macron sembra non avere fine ora minaccia di introdurre l'eutanasia, trincerandosi dietro formule ipocrite come “aiuto attivo a morire”. A questo punto,“Manca ora un bell'appello a favore delle droghe e poi il catalogo delle pompe funebri è completo, scrive Francesco Bonazzi su La Verità, non solo, Macron, “dopo aver sistemato vecchi e bambini, ha pensato anche ai giovani del vecchio continente, che vuole mandare a morire al fronte in Ucraina”. Una micidiale tripletta che lasciano muti i sostenitori del presidente francese in Italia.

Un'altra inquietante notizia viene sempre dalla Francia, in questi giorni è apparso un manifesto ufficiale dei Giochi Olimpici, dove è scomparsa la croce sulla cupola degli Invalides. “E’ un altro episodio di cancel culture, la nuova forma di suicidio culturale dell’Occidente. E forse è la stessa ideologia che unisce le donne (e gli uomini) che gioiscono per avere esaltato, portandolo in Costituzione, il diritto di uccidere l’innocente: gioire per essersi liberati dalla croce (falsificando la realtà) nel manifesto olimpico. Un Occidente che corre verso l'abisso. E non appare azzardato il paragone proposto da Invernizzi: “Da una parte la dissoluzione di ogni principio, anzi l’esaltazione dell’omicidio e il progredire della cancel culture in Occidente, dall’altra la violenza della forza militare scatenata dall’ansia imperialistica della Federazione russa contro il popolo libero d’Ucraina”. Non sono due cose diverse, in realtà entrambe sono prospettive di morte e di profonda ingiustizia contro bambini innocenti e popoli liberi. Alla base di entrambe le prospettive c’è l’odio contro la realtà, contro la vita innocente, contro la propria tradizione, contro la libertà di un popolo di affrancarsi dal dispotismo russo.

Nella cornice di Roma Antica presso la Pontificia Università Gregoriana e in collaborazione con l'Istituto Acton si è svolto ieri un evento che ha risvegliato le coscienze e ispirato all'azione. “Verità, Giustizia & Libertà in un Mondo Pluri-antropologico”, tenutosi in auditorium gremito, ha affrontato con coraggio e determinazione le sfide che minacciano la nostra comprensione della verità, della giustizia e della libertà nel mondo contemporaneo.
Tra gli illustri relatori che hanno portato la loro visione e la loro esperienza alla discussione sono stati il Prof. Myroslav Marynovych, vicerettore dell'Università Cattolica ucraina di Lviv e co-fondatore di Amnesty International Ucraina e ha presentato una testimonianza toccante della sua lotta per la verità. Come sopravvissuto al regime totalitario sovietico, Marynovych ha offerto una prospettiva unica sul costo umano delle ideologie oppressive e sull'importanza vitale di resistere all'oppressione in difesa dei diritti umani fondamentali. La sua voce ha risuonato con forza, ricordandoci che la lotta per la libertà è un impegno perenne che richiede coraggio e sacrificio.
Inoltre, il discorso appassionato del Dr. Michael Miller, ricercatore senior presso l'Acton Institute, ha illuminato le radici della nostra comprensione antropologica, mettendo in luce il ruolo cruciale del Vangelo di Gesù Cristo nel contrastare le filosofie disperate che minano la dignità umana. Attraverso una profonda analisi delle antropologie fallaci che permeano la nostra società, Miller ha offerto una prospettiva rinvigorente sulla bellezza e la forza dell'antropologia cristiana nel guidare il nostro pensiero e le nostre azioni.
Parallelamente, il Rev. Prof. Joao Vila-Cha della Pontificia Università Gregoriana ha evidenziato l'importanza cruciale della difesa della verità e della giustizia in un contesto politico dominato da ideologie tecniche e “woke”. Attraverso un'analisi pungente della politica della persona, Vila-Cha ha invitato ai partecipanti a riflettere sulle implicazioni politiche della nostra comprensione della dignità umana, sottolineando la necessità di un impegno costante per il bene comune e la giustizia sociale.
Infine, il Rev. Robert Sirico, fondatore dell'Acton Institute for the Study of Religion and Liberty a Grand Rapids, nel Michigan, ha offerto una prospettiva unica e potente su impresa, libertà e società civile, secondo l'autentica antropologia. Attraverso una rilettura della dottrina sociale della Chiesa, Sirico ha evidenziato il ruolo cruciale dell'impresa e della libertà nel promuovere la dignità umana e la prosperità sociale, sottolineando l'importanza di una visione antropologica autentica nel plasmare le politiche economiche e sociali.
Nel contesto dell’evento, Michael Severance, direttore dell'Istituto Acton di Roma, ha spiegato che è essenziale risvegliare la coscienza collettiva e riaffermare la bellezza e la forza dell'antropologia giudeo-cristiana. “Ormai tutto è a rischio di essere tagliato dal piano divino per l'uomo stesso e per la sua felicità e realizzazione giusta. Mi riferisco a una sorta di "self-made man" che si è emancipato da Dio per creare il "plastic man", "trans man" o "economic man", i quali, insieme, rappresentano visioni false o parziali della persona umana e, di conseguenza, minacciano una pericolosa e falsa applicazione ideologica dell'antropologia umana nella costruzione di una società libera. Così, in questi termini, ci ha ammonito San Giovanni Paolo II nella sua profetica enciclica Centesimus Annus nel lontano 1991”, ha dichiarato. 
 
Inoltre, Severance ha aggiunto che “qualche studente mi ha chiesto prima dell’evento se avremmo parlato del tema dell’Eco Imprenditore; invece, ho ribadito che dell’Eco Imprenditore no, ma dell’Ego Imprenditore sì, nel senso che tutti ormai vogliamo reinventare il nostro ego secondo una visione egoista”. 
 
In conclusione, “Verità, Giustizia & Libertà in un Mondo Pluri-antropologico” ha offerto una piattaforma straordinaria per il dialogo e la riflessione, riunendo menti illuminate e cuori appassionati in una missione comune per svelare le tenebre e illuminare il cammino verso una nuova alba di verità, giustizia e libertà. L'evento ha dimostrato che, anche di fronte alle sfide più grandi, il coraggio, la determinazione e la solidarietà possono aprire la strada a un futuro più luminoso e giusto per tutti.
L'Acton Institute è un think tank la cui missione è promuovere una società libera e virtuosa, caratterizzata dalla libertà individuale e sostenuta da principi religiosi.


"Io credo che la Nato non debba entrare in Ucraina. Sarebbe un errore entrare in Ucraina" che "noi dobbiamo aiutare a difendersi", ma "entrare noi a fare la guerra alla Russia significa rischiare la Terza guerra mondiale "". Non usa mezzi termini il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nel bocciare l'idea più volte ribadita da Macron, che non esclude l'invio di forze di terra occidentali nel Paese. 

"I nostri militari fanno bene quello che fanno nel Mar Rosso a proteggere le nostre navi, fanno bene quello che fanno in Libano, in Africa, in Iraq. I nostri militari sono portatori di pace, garanzia e libertà. Noi non siamo in guerra con la Russia" ha aggiunto il capo della Farnesina in un colloquio con Bruno Vespa a LitExpo.

"Tutte le persone di buon senso non vorrebbero" l'escalation del conflitto ha aggiunto il ministro, che è anche tornato sulle parole del Papa che hanno innescato polemiche nelle cancellerie di mezzo mondo. "Il Papa cosa ha detto: io voglio la pace. Mettetevi a un tavolo e fate la pace" ha detto Tajani, "Ma il Papa fa il Papa, deve dire questo. Non mi scandalizza ne' preoccupa"

Macron ha suscitato polemiche in febbraio quando ha detto che non era escluso l'invio di truppe di terra in Ucraina. La sua affermazione ha trovato scarsa eco tra gli alleati, ma anche tra la popolazione francese, con il 68% che disapprova tale annuncio, secondo un sondaggio d'opinione del quotidiano Le Figaro.

Intanto circa il 79% dell'opinione pubblica Francese si è detto contrario all'invio di truppe da combattimento in Ucraina e il 47% ha dichiarato di non volere che le truppe francesi intraprendono missioni di addestramento in Ucraina.  

Un sondaggio d'opinione pubblicato questo mese dal quotidiano La Tribune indica un indebolimento del sostegno pubblico francese agli aiuti economici e finanziari per l'Ucraina, con un calo delle opinioni favorevoli di 11 punti percentuali rispetto al giugno dello scorso anno, fino ad arrivare all'attuale 39%. 

Pero il presidente francese Emmanuel Macron ha avvertito che limitare il sostegno all'Ucraina nella sua guerra contro la Russia potrebbe portare alla sconfitta di Kiev e distruggere la credibilità e la sicurezza dell'Europa. "Se la Russia vince questa guerra, la credibilità dell'Europa sarà ridotta a zero", ha dichiarato Macron in un'intervista alle emittenti francesi TF1 e France Television. Definendo il conflitto in Ucraina "esistenziale per la nostra Europa e per la Francia", Macron ha affermato che chiunque sostenga "limiti" agli aiuti all'Ucraina "sceglie la sconfitta". Il presidente francese ha detto che ci sono stati "troppi limiti nel nostro vocabolario" dopo l'invasione russa del febbraio 2022.

"Due anni fa abbiamo detto che non avremmo mai inviato carri armati. Lo abbiamo fatto. Due anni fa abbiamo detto che non avremmo mai inviato missili a medio raggio. Lo abbiamo fatto", ha affermato. "Chi dice 'non sosteniamo l'Ucraina' non fa la scelta della pace, fa la scelta della sconfitta", ha aggiunto. Per la Francia "tutte le opzioni" sono sul tavolo nel suo sostegno all'Ucraina, ha detto Macron. "Se la situazione dovesse peggiorare, saremo pronti" a impedire una vittoria russa, ma ha anche detto che il suo Paese "non passera' mai all'offensiva" nella guerra. "Non prenderemo mai l'iniziativa", ha detto. 

In settimana, la maggioranza di entrambe le camere del parlamento ha appoggiato la strategia di Macron per l'Ucraina, con l'astensione del partito di estrema destra RN e il voto contrario della sinistra radicale, i cui deputati hanno accusato Macron di "fare la guerra". Alla domanda di oggi sull'invio di truppe di terra in Ucraina, Macron ha risposto: "Oggi non siamo in quella situazione".

Questa settimana il primo ministro francese Gabriel Attal ha avvertito che una vittoria del presidente russo Vladimir Putin sarebbe un "disastro" per il potere d'acquisto delle famiglie francesi, perché i prezzi di cibo ed energia salirebbero alle stelle. 

 

Fonte agi e varie agenzie 

C'è un nuovo fascicolo su spiate, accessi illeciti alle banche dati e dossieraggio. Oltre alla Procura di Perugia retta da Raffaele Cantone, quella di competenza dal momento che ci sono magistrati coinvolti, indaga anche quella di Roma. Anche dopo l’allontanamento di Pasquale Striano, il finanziere indagato che ha fatto materialmente migliaia di accessi alle banche dati riservate dello Stato, dalla Direzione nazionale antimafia dove era stato distaccati, "sono continuati gli accessi abusivi al sistema di Segnalazione di operazioni sospette su cui si concentra l’indagine della procura di Perugia", spiega il Corriere della sera. Lo aveva detto ieri Cantone stesso, e come riporta il quotidiano ci sarebbe già un'inchiesta aperta nella Capitale.

“Da qualche parte qualcuno ha messo in piedi dei metodi che di solito si usano nei regimi illegali, per cercare di gettare fango a chi non gli stava simpatico: penso che questa sia una cosa gravissima, penso che sia molto più ampia di quello che stiamo vedendo perchè ci sono i politici” ma anche “tantissime persone normali e bisogna capire per quali interessi siano state fatte oggetto di dossieraggio”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a “Dritto e rovescio” su Retequattro. “Voglio ringraziare il procuratore Melillo e il procuratore Cantone per il lavoro che stanno facendo, perchè bisogna anche capire quali erano i mandanti, perchè questi metodi in uno stato di diritto non sono previsti”. Quello che “mi indigna più del fatto in sé è che qualcuno provi a difendere quello che è accaduto trincerandosi dietro la libertà di stampa che è sacra, ma proprio per questo non prevede che si usino metodi illegali per gettare fango su chi non ci fa simpatia”.

«Speculazioni» e «disinformazione» sulla vicenda dei presunti dossieraggi, falle nel sistema della sicurezza informatica e la minaccia esistente di un mercato parallelo di informazioni riservate. Sono alcune delle denunce del procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo nella sua audizione fiume di mercoledì 6 in commissione parlamentare antimafia, durata circa quasi cinque ore, alla quale lui stesso aveva chiesto di essere ascoltato, così come il titolare dell’inchiesta a Perugia Raffaele Cantone. Gli sviluppi si rincorrono di ora in ora ma un punto chiave è l’esistenza o meno di eventuali complici di Pasquale Striano, il finanziere indagato, per la non escludibile esistenza di una regia occulta. Le sue condotte «mi paiono difficilmente compatibili con la logica della deviazione individuale», dice Melillo.

Una banca dati con software di sicurezza rigorosi, custode delle segnalazioni riservate di operatori e professionisti. Ci sono regole e strumenti precisi per la gestione delle Sos (acronimo di segnalazioni di operazioni sospette), che hanno lo scopo di portare a conoscenza dell’Unità di informazione finanziaria (organo che collabora ai fini dell’individuazione di anomalie) le operazioni per le quali «si sa, si sospetta o si hanno ragionevoli motivi» per sospettare che vi siano in corso oppure che siano state compiute o tentate operazioni di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo. Nell’inchiesta di Perugia le Sos sono l’elemento al centro dell’indagine degli inquirenti, secondo cui le informazioni potrebbero essere state utilizzate per il presunto dossieraggio su politici e vip.

Secondo Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria e vice segretario nazionale di Forza Italia, intervenendo a “Tagadà”, su La7. “Trovo davvero odioso che ci possano essere pratiche del genere. Quello che mi stupisce di più è che un finanziere possa fare 10 mila accessi a banche dati che contengono dati sensibili, e il Paese lo sappia perché un ministro, Guido Crosetto, fa una denuncia. Ma se il ministro non avesse fatto la denuncia che cosa sarebbe successo? Io immagino che se c'è qualcuno che fa un certo numero di accessi, il sistema informatico che gestisce questi database lo dovrebbe segnalare”.

Fonte Il Tempo / Italpress / sole24, e varie agenzie 

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