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Incontro con Cesare San Mauro della Fondazione Roma Europea

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In questi giorni abbiamo avuto il piacere di incontrare il Prof. Avv. Cesare San Mauro, il quale ci ha concesso un’intervista per il Corriere del Sud. Egli ricopre il ruolo di Segretario Generale della “Fondazione Roma Europea”, nata nel 2001 proprio grazie alla sua ferrea volontà e al suo costante impegno nell’espletare attività afferenti al ruolo di Roma, inserito in un’ottica europea.

Le composite attività svolte nel corso degli anni da “Fondazione Roma Europea” sono sempre legate a tematiche riguardanti la complessa realtà di una metropoli come la Capitale

Prof. San Mauro, lei nel 1981 era già un giovane laureato in Giurisprudenza con il massimo dei voti ed ha una trentennale esperienza di docente universitario in materie giuridiche, con particolare riferimento al Diritto dell’economia. Com’è iniziato il suo percorso professionale?

E’ stato, in realtà, il logico sviluppo del mio percorso di studi. Figlio tanto dell’impegno accademico, prima da studente e poi da giovane ricercatore, quanto della passione per il Diritto, coltivata sin dalla scelta del percorso universitario. Una passione sviluppata ulteriormente durante il periodo della pratica legale, fino a diventare una professione. Avvocatura da un lato ed insegnamento dall’altro sono, in effetti, due facce della stessa medaglia, che convivono indissolubilmente nel mio profilo curricolare, al punto che per me oggi sarebbe impossibile scegliere l’una, rinunciando all’altro.

Fra i numerosi incarichi di altissimo profilo, dal 2001 ricopre anche quello di Segretario Generale della “Fondazione Roma Europea”, il cui Presidente è Giuseppe De Rita. Quest’Associazione è sorta essenzialmente da una sua idea. Vorrebbe spiegarci come è maturato in lei questo progetto?

La “Fondazione Roma Europea” è nata nel dicembre 2001, con l’obiettivo di valorizzare, promuovere ed implementare il ruolo di Roma sulla scena europea, valutandone i suoi pregi e i suoi difetti. La Fondazione coinvolge alcune fra le più importanti realtà imprenditoriali romane e nazionali: aziende operanti in diversi settori, private, municipalizzate e public companies, che hanno scommesso sul progetto dei fondatori. Le attività svolte nel corso degli ultimi anni sono state numerose ed eterogenee: organizzazione di convegni, dibattiti, tavole rotonde ed incontri su questioni complesse ed attuali, come lo stato delle reti e delle infrastrutture romane, il disagevole quadro dei trasporti pubblici e privati della “città eterna”, i luoghi della ricerca scientifica e tecnologica di Roma,il dialogo tra le religioni, Internet e Roma virtuale o, ancora, il delicato tema del ciclo dei rifiuti. Senza tralasciare la promozione culturale, dell’economia, dell’attualità e della politica. Il “leit motiv” è, come nella musica, ascoltare…per poi elaborare e crescere.

Quest’anno, come giornalisti del Corriere del Sud, abbiamo avuto l’opportunità di partecipare a diversi Convegni da lei organizzati, ai quali intervengono personalità del mondo imprenditoriale, politico, diplomatico ed istituzionale. In genere, le tematiche affrontate sono legate a Roma, in quanto centro delle Istituzioni e Capitale d’Italia. Tuttavia, molto spesso si toccano temi inerenti il panorama europeo. Qual è la sua opinione circa le dichiarazioni dagli Ambasciatori intervenuti finora ai suoi Convegni?

Innanzitutto va detto che, a monte di questi appuntamenti, esiste un’iniziativa della quale la Fondazione si è fatta promotrice: uno studio realizzato con il Censis, attraverso un questionario sottoposto a tutti gli Ambasciatori in Italia dei Paesi dell’Unione Europea sulla rispettiva percezione di Roma, in base ad alcuni parametri di riferimento. Ne è emersa una Roma in chiaroscuro, con qualche luce e parecchie ombre. Emblematica, al riguardo, la bocciatura da parte degli Ambasciatori del sistema dei rapporti pubblici nella Capitale, promossa invece sul piano dei beni storici e culturali. Un’iniziativa che ha fatto da apripista al ciclo di appuntamenti con gli Ambasciatori europei in Italia. Il fulcro, anche in questo caso, resta Roma ma con importanti digressioni sul panorama dei diversi Stati dell’Unione europea ed importanti momenti d’incontro e confronto al servizio di chiunque,( imprenditori innanzitutto), abbia interessi aziendali e commerciali, ma non solo, nelle varie realtà del continente.

Ora una domanda di Economia e Finanza, che le rivolgiamo in quanto esperto in materia. Qual’ è il suo parere sull’attività svolta a livello internazionale dalle Agenzie di rating?

Una premessa: mettiamo da parte per un momento il soggetto, ossia le Agenzie di rating e concentriamoci per adesso solo sulla sua funzione, che risolve innanzitutto nell’emissione di “outlook” periodici sullo stato di salute delle economie dei diversi Paesi che si affacciano su un unico, grande mercato globale. Si tratta di una funzione essenziale in merito alla tutela dei risparmiatori e degli operatori finanziari, che investono su quello stesso mercato. Una funzione che permette di avere a disposizione un’analisi e, quindi, un giudizio sul grado di solvibilità di un determinato Paese e la relativa capacità di pagare il debito contratto con gli investitori. Informazioni preziose, in altre parole, per la conoscenza del grado di rischio che si assume, scommettendo sul debito pubblico di una determinata Nazione. Tuttavia si tratta, al tempo stesso, anche di una funzione di grande responsabilità: da ogni singolo “outlook” delle Agenzie di rating possono scaturire veri e propri scossoni, con effetti sui conti pubblici dei singoli Stati.

Dietro queste Agenzie, che sono tutte Società private, ci sono azionisti che a loro volta hanno alle loro spalle importanti Fondi d’Investimento. Appare quindi lapalissiano un certo conflitto d’interessi. Cosa ne pensa?

Chiarita la funzione, torniamo ad occuparci del soggetto preposto ad assolverla. E’ pacifico che la composizione azionaria delle Agenzie di rating, che comprendono in alcuni casi, come giustamente rilevato dalla domanda, anche i grandi Fondi d’Investimento, ne metta in luce il principale limite. In altre parole, il fatto che spesso siano partecipate da altri soggetti, a loro volta investitori e cioè portatori di un interesse, la tutela del proprio investimento comporta, necessariamente, una riflessione sull’effettiva posizione di terzietà di queste Agenzie, nell’espletamento delle loro attività. Il punto è: la possibile alternativa? L’unico soggetto davvero terzo potrebbe ipotizzarsi come emanazione diretta delle Nazioni Unite. Una grande Agenzia di rating internazionale, come dire, sotto egida Onu.

Nel suo tempo libero ci risulta che lei sia un tifoso della Roma che, guarda caso, è anche la nostra squadra del cuore. Come lo vede questo campionato sotto la guida del Direttore tecnico Garcia?

A parte l’esclusione dalla Champions League e la ferita ancora aperta della sconfitta immeritata subita dalla capolista Juventus, direi molto bene. D’altra parte, senza quella sconfitta contro i campioni d’Italia, decisa da errori arbitrali ormai universalmente riconosciuti, oggi saremmo primi in classifica. Ma il campionato è ancora lungo e i giochi ancora aperti.

 

 

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