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Una  conferenza. che  vuole ricordare la figura di Pier Paolo Pasolini nel centenario dalla nascita, che cade il 5 marzo. è in programma ad Helsinki, Finlandia.Il relatore, Andrea Chimento, con l’ausilio di immagini e brevi filmati, approfondisce la figura e la filmografia di Pasolini, dando particolare risalto alla figura femminile nel cinema dell’autore.

L'incontro è l’occasione per trattare un autore tra i più celebri e controversi del XX secolo: poeta, scrittore, regista, drammaturgo, giornalista, saggista, linguista, Pasolini ha rivoluzionato l'approccio all'arte (non solo) cinematografica, analizzando profeticamente i cambiamenti della nascente società dei consumi italiana e realizzando un cinema asciutto, libero da vincoli e sovrastrutture.

Giornalista critico cinematografico, Chimento scrive su IlSole24Ore.com, collabora con diverse testate, da Cineforum a La Rivista del Cinematografo, ed è ideatore e direttore responsabile del sito web LongTake.it. Dottore di ricerca in Culture della Comunicazione, in ambito universitario è professore a contratto di Istituzioni di storia del cinema (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) e di Storie e scenari dell’immagine e dell’audiovisivo al Master MICA (Master in Management dell’Immagine, del Cinema e dell’Audiovisivo, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano).Ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti e pubblicato opere personali, tra cui 9/11: la 25ª ora del cinema americano (Edizioni Fondazione Ente dello Spettacolo) e Il Divo. La grandezza dell’enigma (Edizioni Falsopiano).

Funge da moderatore Elina Suolahti, ben nota tra gli italofili in Finlandia per la sua attività di traduttrice, insegnante, giornalista e titolare della casa editrice Artemisia. In quest'ultima veste ha pubblicato Pasolini - Ihminen, runous, teatteri (2005), Pasolini - L'uomo, la poesia, il teatro, una collezione di saggi di autori di vari paesi a cura di Lena Talvio.

 La conferenza si svolge online tramite la piattaforma Teams martedì 8 marzo alle 17:00 (ora di Helsinki) in italiano.

Iscrizione cliccando sul pulsante "Prenota ora!" in fondo alla pagina, oppure scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Dopo il grande successo del febbraio 2020, torna al teatro di Ponte a Moriano la grande esperienza visiva e musicale con i film di Dario Argento e la colonna sonora dei Goblin del maestro Claudio Simonetti.

Dopo “Profondo Rosso”, ad essere proiettato con la grande performance live di uno dei gruppi italiani più conosciuti al mondo, arriva “Suspiria” , del quale ricorrono i 45 anni dalla sua dirompente uscita.

La formula è quella che ottenne unanimi consensi nella serata del febbraio 2020 : la colonna sonora interamente suonata dal vivo e un concerto finale con tutti i classici conosciuti dei Goblin gruppo che, dopo essersi rinnovato, continua a suscitare emozioni con la sua musica molto ricercata e di grande effetto.

Insieme ai 45 anni della pellicola, che mantiene interamente il suo fascino, la serata del 27 marzo sarà l’occasione per festeggiare ancora una volta i 70 anni del maestro Claudio Simonetti, una vera istituzione della musica italiana, che ha ricevuto l’attenzione che si merita dal mondo dello spettacolo e non solo per questa ricorrenza, che si interseca con una carriera musicale che dura da oltre cinquant’anni e che è costellata di grandissimi successi e partnership importanti a 360 gradi. 

Uff.Stampa L.Bernardini

 

L’attore e runner romano Sebastiano Gavasso è l’intenso protagonista del testo tratto dal best seller "CORRI. DALL'INFERNO A CENTRAL PARK" di Roberto di Sante.
Lo spettacolo teatrale, per la regia di Ferdinando Ceriani, che ha curato anche l'adattamento e le musiche dal vivo di Giovanna Famulari, è stato prodotto da Loft Theatre e andrà in scena dal 22 al 27 febbraio 2022 presso il Teatro Basilica di Roma. Si parla di corsa e soprattutto di vita; segnatamente, quando la maratona salva la vita.
È una storia che inizia con un uomo che precipita dal quarto piano e si conclude con lo stesso uomo alla Maratona di New York; il percorso struggente di Aldo, che dal profondo pozzo buio della depressione giunge alla riscoperta dei propri sogni.
Un lungo itinerario, ma anche una guida verso la liberazione,  motivata dall’amore per la compagna Teresa.
Infatti, sarà proprio la corsa infinita, estenuante e  dolorosa, quella di un evaso braccato dai suoi incubi. 
Il protagonista cade e si rialza, si fa male e affronta il durissimo recupero, ma non molla mai mettendoci  l’anima,  lungo strade piene di angeli ed avvoltoi, per tornare lentamente, passo dopo passo, alla vita, alla passione, ai sogni, sino alla linea di partenza del famoso ponte Giovanni da Verrazzano.
Una storia sulla corsa, sul dolore e sull’amore, fatta di salite crudeli e discese dolcissime, impossibile da dimenticare.
Sebastiano Gavasso, attore di Teatro, Cinema e TV – in questi giorni sul piccolo schermo con "DOC" e da tempo nel cast del daily "IL PARADISO DELLE SIGNORE" – è un runner appassionato. Un motivo in più per calarsi nell’anima del protagonista di questa doppia sfida, che si consuma sulle strade di New York ma, al contempo, nei meandri più oscuri e complessi della mente umana.
Un viaggio fisico e psichico, che si trasforma in musica vibrante e appassionata attraverso le note di Giovanna Famulari, violoncellista di fama internazionale, da anni al fianco degli artisti Tosca e Ron.
Roberto di Sante, giornalista e scrittore, ha tagliato nel 2014 il traguardo della Maratona più famosa del mondo. Quattro anni più tardi è nato il suo romanzo, da cui è tratto lo spettacolo, dove la propria storia rivive intensamente nel personaggio di Aldo.
Pagine emozionanti, che hanno conquistato migliaia di lettori, sul suo personale percorso di salvezza dalla depressione, attraverso la corsa più lunga ed  affascinante del mondo.
Giunto alla decima ristampa, il romanzo è stato tradotto in lingua inglese in occasione della  50a edizione della Maratona di New York, annullata a causa della pandemia, ma viva nella passione di tutti i corridori del mondo.

Ora è ufficiale. Il “Sapore del riscatto”, il cortometraggio interamente dedicato all'inclusione e al pieno reinserimento di detenuti o ex detenuti della Casa di reclusione di Castelfranco Emilia come vera e propria strategia di sicurezza integrata, è entrato in concorso al Toronto International Woman Film Festival.

La conferma è arrivata, e si tratta di un ulteriore ed importantissimo riconoscimento internazionale per questo progetto ispirato e fortemente voluto dall'Amministrazione comunale di Castelfranco Emilia. E non si tratta dell’unico traguardo tagliato da questo corto cinematografico: curato alla regia e sceneggiatura Ginevra Barboni, con protagonisti attori del calibro di Salvatore Striano, Valentina Pastore e Davide Scafa, con la produzione esecutiva di Chiara Trerè, “Il sapore del riscatto” è entrato anche  al Chicago Indie Film Award ed è finalista all’Oniros Film Award di New York.

“E’ veramente una grande soddisfazione vedere quanti importanti traguardi stia tagliando nel corso del tempo questo progetto a cui teniamo veramente tantissimo – afferma il Sindaco di Castelfranco Emilia Giovanni Gargano rivolgendo il suo personale plauso - a chi ha creduto in questa idea, dai miei colleghi di Giunta alla Direzione della Casa circondariale fino alle realtà associative del territorio: insieme a loro, il mio sentimento di estrema gratitudine, oltre ai rinnovati complimenti per la qualità straordinaria del lavoro artistico realizzato, va a tutto il team, nessuno escluso, di quel grande talento della regia qual è Ginevra Barboni. Così come non posso non ricordare, con gratitudine ed affetto, l’entusiasmo con cui Salvatore Striano, attore di rara bravura e uomo di sensibilità innata, accettò il mio invito a partecipare a questo progetto divenendone assoluto protagonista. Il ultimo, ma non certo per importanza, desidero sottolineare la profondità, la  fortissima valenza sociale e culturale di questo progetto e dei riconoscimenti che sta ottenendo perché – ha concluso - più se ne parla, più riusciamo ad ampliare la riflessione sull'importanza strategica del reinserimento di ex detenuti in società come concreta politica di sicurezza integrata”.

“Questi primi riscontri giunti dagli Stati Uniti e dal Canada ci riempiono di orgoglio e di fiducia, non solo perché confermano la validità artistica del nostro lavoro, ma anche perché confermano, soprattutto, che il tema trattato sensibilizza anche oltre i confini del nostro Paese e dell'UE – ha dichiarato la regista Ginevra Barboni sottolineando che - questo è per noi motivo di ulteriore soddisfazione, in quanto dimostra l'importanza sociale di questo lavoro, che è stato il motivo per il quale abbiamo accolto questa possibilità di collaborazione con il Comune della Città di Castelfranco Emilia e con la Regione Emilia-Romagna”.

Ginevra Barboni, romana, è figlia e nipote d'arte. Black Lab Film Co, già da un po’ di tempo ha riconosciuto e ha inserito Ginevra Barboni tra le 50 registe più promettenti al mondo. Classe 1989, Ginevra ha una preparazione accademica di tutto rispetto.  Dopo aver completato due stage in “filmaking” e “digital filmaking” presso la New York Film Academy di New York, nel dicembre 2013 ha conseguito la laurea triennale in Studi Italiani presso l'Università La Sapienza di Roma con una tesi in critica letteraria dal titolo “Perelà, un uomo di fumo a cavallo fra due secoli”.

Suo nonno è stato E. B. Clucher: da “Lo chiamavano Trinità” in poi, tanto per citare un titolo tra i tanti film che ha diretto, ha costruito un pezzo di storia indimenticabile del nostro cinema. Proprio in questo 2022 ricorreranno i 100 anni dalla sua nascita. Il  padre di Ginevra, Marco Tullio Barboni, è  noto sceneggiatore di cinema e tv, e negli ultimi anni anche scrittore di notevole successo.

Nel  2016 arriva per Ginevra la Laurea Magistrale in Televisione, Cinema e New Media, conseguita  presso l'Università IULM di Milano con una tesi, seguita dal prof. Giovanni Chiaramonte, intitolata “Lo Specchio di Andrej Tarkovskij: un film tra memoria e ricordo”. Dopo la frequenza di un corso di formazione di Ercole Visconti presso la Scuola Civica di Cinema Luchino Visconti di Milano, e la partecipazione alla Masterclass “Showrunner: creare e produrre serie tv” di Neil Landau dell’ UCLA, School of Theatre, Film and Television", nel 2016 arriva anche il ruolo di assistente alla regia nel programma “Master of Photography” prodotto da Sky Arte. L’anno seguente, lavora come operatrice di macchina in studio e per i confessionali nella seconda edizione dello stesso programma. Le specializzazioni professionali di questa giovane promessa nostrana sono davvero tante. Al suo carnet, anche un master in “Direttore della fotografia, operatore di ripresa e montaggio” presso l’Accademia Nazionale del cinema di Bologna tenuto dai docenti Mauro Marchetti, Rocco Marra e Paolo Vanghetti.  In una intervista di qualche tempo fa, Ginevra Barboni dichiarava: "Ho imparato nel set a lavorare la fianco di mio padre già dal 2008, come assistente alla regia e aiuto operatore per suoi cortometraggi, tra i quali ‘Il grande forse’ con Philippe Leroy e Roberto Andreucci. La fotografia era di Maurizio Calvesi e le Musiche di Franco Micalizzi. Ho poi continuato con ‘Chimeres Absentes’ di Fanny Ardant, ‘Pensiero Giallo’ e ‘Idea Malvagia’ di Pierfrancesco Campanella, e ho fatto anche il direttore della fotografia nel film ‘Tundra’ di Federico Mattioni. E di mio nonno ho sempre ammirato tutta la sua produzione, ovviamente". Il primo cortometraggio di Ginevra Barboni (come autrice, produttrice e regista)  nel 2019 si intitola “La vita che ti aspetta”, ed ha vinto premi in tutto il mondo. Lo ha realizzato  insieme al collega ed amico Tommaso Maggi, figlio d'arte anch'egli: suo padre Angelo Maggi è quel magnifico  doppiatore e voce italiana di mostri sacri come Tom Hanks o Bruce Willis.
                                                               

Fonte Uff.Stampa di Lisa Bernardini

 

 

 

 

Due fine settimana intensi per la Compagnia G.o.D.o.T. di Ragusa con la rappresentazione “Dall’altra parte” di Ariel Dorfman, andata in scena alla Maison Godot, con spettatori colpiti e commossi. Dalla storia ma soprattutto dalla straordinaria interpretazione. In scena Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso, i due direttori artistici della compagnia e Alessio Barone, giovane attore formato proprio nella scuola collegata alla compagnia, e che è il protagonista di questa opera ricca di sentimenti ed emozioni e che fa palpitare il pubblico fino a portarlo alla commozione. 

La regia ricercata di Bonaccorso esalta le parole dell’autore mentre i tre attori in scena donano una capacità interpretativa davvero straordinaria. Una narrazione a metà tra il realismo di una situazione “balcanica” (o israelo-palestinese o berlinese) e la sua trasfigurazione metafisica. All’interno dell’opera c’è un’immensa solitudine che si alterna alle speranze, le paure e i sogni di ciascuno di noi. Una storia toccante che con la chiave del tragicomico e del paradosso, racconta l'attualità della guerra, che genera separazioni, confini, crisi della famiglia. Una messinscena commovente con spettatori in lacrime che ricambiano l'interpretazione degli attori con più standing ovation nelle varie serate di rappresentazione. Si replica il 18, 19 e 20 marzo per accogliere nuovi spettatori. 

“Emozioni, pelle d'oca, pubblico meraviglioso - dichiarano i direttori artistici, Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso - Un’altra tappa da ricordare nel nostro percorso difficile di questi mesi. Momenti in cui c’è tutta la commozione che unisce attori e spettatori, con applausi finali che ci hanno riempito il cuore. Bravissimo il nostro Alessio che ha dato tantissimo in questo spettacolo, ammaliando gli spettatori”. E proprio quest'ultimi lasciano recensioni e scrivono sul web, soddisfatti per quanto hanno visto sul palcoscenico. Ma anche i critici del territorio hanno scritto dello spettacolo. Come Gino Carbonaro e Roberto Farruggio. Per Carbonaro si resta incollati: “A sipario aperto, appaiono Vittorio e Federica, due coniugi, Atom e Levana, che abbracciati si confortano ascoltando un terribile bombardamento. Di fatto si capisce che si è in guerra. A sorpresa arriva il soldato, che è interpretato dal giovane attore Alessio Barone. E’ il figlio che, reduce dalla terribile guerra, non è più lo stesso. Di fatto è un automa che dà solo ordini, conosce solo ordini, e obbedisce a ordini. E dà ordini con la stessa logica disumana che gli uomini applicano in guerra. Questo personaggio interpreta la follia dell'umanità. Attore incredibile, Alessio, sostenuto da due pilastri del calibro di Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso, che ad ogni passo, coinvolgono il pubblico con interminabili applausi”. Parole di elogio arrivano anche da Roberto Farruggio: “Alessio è riuscito ancora una volta a tracciare il confine netto dell'essere attore. In "Dall'altra parte" c'è tutto quel che ha a che fare con la paura, la speranza, la guerra, il nemico, lo straniero, il distacco, la sofferenza, la leggerezza, il cinismo, la tragedia, l'amore che Dorfman per me affronta squarciando davvero a metà l'animo dello spettatore”. 

 

 

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