Dopo mesi di polemiche e proteste rinfocolate dalla sempre più massiccia immigrazione di profughi in arrivo soprattutto dalla Siria, i ministri dell'Interno dell'Unione europea si sono riuniti ad Amsterdam per cercare un'intesa sulla gestione dei flussi senza rinunciare agli accordi di Schengen.
La Grecia, nel mirino dei partner europei per le carenze a dir loro nella gestione delle frontiere esterne e la tenuta di Schengen, chiede maggiore assistenza a Frontex per rimpatriare i migranti illegali in Turchia, mentre centinaia di persone sfilano contro la barriera costruita al confine col Paese della Mezzaluna, chiedendo rotte sicure per i profughi. Venerdì, nell'ultima tragedia nell'Egeo, sono morte 45 persone: venti erano bambini. I flussi, nonostante il freddo, non rallentano.
"Noi eserciteremo pressione sulla Grecia affinché faccia i suoi compiti",dichiara il ministro dell'Interno tedesco Thomas de Maiziere al suo ingresso alla riunione Ue. "Vedremo a che risultati si arriverà nelle prossime settimane. Vogliamo mantenere Schengen - afferma de Maiziere -. Vogliamo soluzioni comuni europee, ma il tempo stringe".
Intanto dalla Germania, però, arrivano pressioni per escludere dai trattati la Grecia, rea a loro dire di non fare abbastanza per controllare gli arrivi e assicurarsi che arrivino solo persone che hanno diritto di richiedere asilo.
"Siamo dell'idea che l'Europa debba restare ad assetto stabile e che non ci possano essere pezzetti di Europa dentro e pezzetti di Europa fuori perché sarebbe l'inizio dello sgretolamento", così il ministro dell'Interno Angelino Alfano all'arrivo alla riunione Ue sull'ipotesi di isolare la Grecia. Vedremo cosa l'Europa è capace di fare di fronte al bivio decisivo, se andare avanti o stare indietro. Se restiamo fermi non abbiamo alcuna chance di garantire il consolidamento del progetto di integrazione europea", così il ministro dell'Interno Angelino Alfano parlando di Schengen, al suo arrivo alla riunione Ue. "Sarà una giornata impegnativa - afferma - tireremo le somme" alla sua conclusione. "Abbiamo una posizione molto chiara su Schengen, bisogna rafforzare i controlli alla frontiera esterna dell'Ue. Facendo questo salveremo il diritto alla libera circolazione all'interno, che non sarà solo libera ma anche sicura", conclude Alfano.
A dicembre gli arrivi sono stati 108mila, 880mila in tutto il 2015. Intanto fonti europee evidenziano che le forze di Frontex sono già al lavoro lungo la frontiera tra la penisola ellenica e la Macedonia, nel tentativo di contenere i flussi e quindi creando di fatto un secondo fronte di sicurezza, mentre una missione della Commissione Ue, guidata dall'Alto rappresentante Federica Mogherini, nel fine settimane è andata ad Ankara per spingere sui progetti per migliorare le condizioni di vita dei profughi.
Nonostante il caos in Europa, con le barriere di filo spinato, i controlli alle frontiere interne in sei Stati Schengen e l'introduzione di un tetto per i richiedenti asilo in Austria, salvare l'area di libera circolazione attraverso la piena attuazione di tutte le misure europee già decise, resta la sfida di Bruxelles. L'occasione per chiarirlo una volta di più sarà la riunione informale dei ministri dell'Interno Ue, oggi ad Amsterdam, dove non è attesa alcuna decisione, ma terrà banco un acceso dibattito sull'argomento.
Il capo del Viminale, Angelino Alfano in un'intervista all'Huffington Post anticipa la posizione italiana: "Siamo contrari a passi indietro rispetto a Schengen, perché sarebbe un affossamento delle libertà faticosamente conquistate in decenni di integrazione", e ribadisce il suo "sì ad un ferreo controllo delle frontiere esterne dell'Unione". Sulla partita dei tre miliardi per i rifugiati in Turchia, spiega: "occorre difendere l'interesse nazionale senza arrivare al punto di rottura con l'Europa. Non esiste un no ideologico. C'è la semplice ma chiara esigenza di capirne le modalità e l'esclusione dal patto di stabilità. Detto questo, un attacco indiscriminato a Bruxelles è da evitare".
Oggi si discuterà anche come rendere possibile - restando nel quadro del Trattato - l'estensione dei controlli alle frontiere interne per Austria e Germania, che a metà maggio avranno esaurito tutte le possibilità previste dagli articoli 24 (iter in caso di eventi prevedibili) e 25 (procedura nei casi che richiedono un'azione immediata), utilizzati fino ad oggi. Per questo, durante il pranzo di lavoro, la Commissione europea parlerà delle procedure per ricorrere all'articolo 26 del Codice Schengen - mai usato prima - che permette l'estensione dei controlli alle frontiere interne, per uno o più Paesi, fino ad un massimo di due anni.
Ad aprire questa strada sarebbe una valutazione sulla gestione dei confini esterni in Grecia, che indicasse il persistere di porosità. L'analisi è in corso, ma secondo fonti Ue non è ancora pronta. Intanto un certo numero di Paesi sostengono la proposta del premier sloveno Miroslav Cerar sulla necessità di andare in aiuto al governo di Skopje, rafforzando i controlli ai confini tra Macedonia e Grecia. Un incontro, su iniziativa slovena, è stato convocato ai margini della riunione di oggi. L'idea avrebbe già ricevuto apprezzamenti da Croazia, Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia e Austria. E ottenuto, secondo Cerar, segnali positivi da Bruxelles. Secondo la Bild la Commissione europea sosterrà la proposta slovena, ma il presidente Jean Claude Juncker non ha ancora risposto e fonti Ue non confermano.
"Dobbiamo fare del nostro meglio per mantenere e salvaguardare la più grande conquista dell'integrazione europea. Questo è quanto i cittadini europei vogliono a noi", così il commissario Ue all'Immigrazione Dimitris Avramopoulos su Schengen al suo arrivo alla riunione dei ministri dell'Interno Ue. "E' importante e necessario proteggere i confini europei esterni e per questo la discussione del Consiglio oggi si occuperà di garantire la sicurezza di questi confini anche in futuro.
Sono convinta che abbiamo bisogno di una supervisione comune dei confini e dei tratti costieri", così il ministro dell'Interno austriaco Johanna Mikl-Leitner al suo arrivo alla riunione Ue ad Amsterdam rispondendo in merito all'idea di isolare la Grecia e introdurre per 2 anni i controlli alle frontiere. "Non si possono accogliere troppi profughi e poi lasciare che diventino dei senzatetto. Servono dei limiti", così il ministro dell'Interno austriaco Johanna Mikl-Leitner, al suo arrivo alla riunione ad Amsterdam. "Il tetto massimo" sull'accoglienza dei richiedenti asilo "rimane - spiega -. Sono convinta che chiunque voglia accogliere dei profughi ed integrarli deve prevedere un tetto massimo: le nostre risorse sono limitate in termini di possibilità di alloggio, previdenza sociale e sistema scolastico".