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I giovani e l'astensione dal voto

La campagna elettorale sembra ormai lontana, ma prima di accantonare il discorso “elezioni”, conviene analizzare attentamente alcune tendenze e, soprattutto, conviene non sottovalutarne le conseguenze.

Tanti giovani hanno scelto di ”astenersi” dal voto. Una intera generazione di “Assenti”. È in questi termini che le ultime statistiche descrivono i giovani.

Assenti” perché troppo sfiduciati e troppe volte disillusi dalla classe politica.

Assenti” perché sempre più distaccati e incuranti nei confronti delle scelte politiche locali, regionali, nazionali, europee.

Assenti” per­ché ormai sconfortati dall’immobilismo delle istituzioni, immobilismo che non consente loro di concorrere alla costruzione di un futuro migliore.

Assenti” dall’impegno sociale e politico; assenteismo che si manifesta nel crescente distacco e disinteresse di tanti giovani verso la politica, nella affievolita volontà di dedicare tempo e risorse a favore di quel benessere sociale, economico e culturale che, purtroppo, stenta ad emergere.

Il fenomeno assume contorni ancora più allarmanti se si considera che i più “assenti” sono i giovani studenti, quella parte, cioè, della società che dovrebbe diventare la classe dirigente del domani!

Ma dobbiamo stare attenti a non generalizzare. I nostri giovani non costituiscono affatto una categorie di “Assenti”; sono invece quotidianamente “Presenti” nelle discussioni di gruppo, nei convegni, nei blog, nei social net­work, e si occupano, contrariamente a quanto si possa pensare, di politica, di problemi sociali, economici, di questioni etiche e culturali. Mediante l’utilizzo della Rete fanno sentire la loro protesta, il loro risentimento e la loro rabbia nei confronti di quello che non funziona o che funziona male a livello istituzionale; denunciano a gran voce le menzognere, illusorie e infide promesse dei nostri politicanti.

Non si arrendono e non accettano di vivere in una realtà sociale ostile alle loro aspirazioni, alle loro possibilità di emergere e far valere le loro capacità; non accettano di vivere in un contesto in cui non riescono ad identificarsi e che appare, sempre di più, avverso e maldisposto ad ogni forma di cambiamento. Questo loro modo di agire, il più delle volte, viene inteso come vero e proprio disinteresse, come non curanza di adempiere ai propri doveri, come apatia e disinteresse.

Si tratta, invece, di vera e propria rassegnazione che scaturisce dalla impossibilità di veicolare le proprie idee e il proprio pensiero, ma si tratta, ancora di più, di autentica delusione nel constatare, giorno dopo giorno, l’affievolirsi delle aspettative e della fiducia in un domani migliore.

Molti analisti concordano nel ritenere questa astensione dal voto come un rifiuto della politica, considerata un sistema minato nelle sue radici dalla corruzione; un sistema contrassegnato da una iniqua legge elettorale che offre ai vari partiti sia un forte potere nelle nomine, sia di disporre e di utilizzare, a proprio compiacimento, notevoli somme di denaro pubblico; un sistema impegnato solo a tutelare i propri privilegi.

Si tratta, in definitiva, di una forma di “autodifesa”: i giovani si rifugiano nell’ “astensionismo” perché consente loro di sottrarsi alle delusioni, alle insoddisfazioni, all’avvilimento, derivanti dalle notevoli difficoltà nel ricercare un proprio spazio nell’attuale contesto sociale; spazio che sia manifestazione di collocazione e di raffronto all’interno di una società sempre più ostile, fredda e indifferente alle loro aspettative ed ai loro bisogni.

Ma, contrariamente a quanto emerso dai vari sondaggi e dai vari studi, esistono molti giovani che, con impegno e costanza continui, cercano di inventarsi quegli spazi necessari che consentono loro di agire ed operare, mediante l’impegno personale e la diretta partecipazione alla vita sociale, culturale e politica del proprio contesto. Si tratta di persone che reagiscono alla rassegnazione e alla passività, che confidano nella speranza di poter creare le premesse per la costruzione di un domani diverso e, certamente, migliore.

Sono, questi, quei giovani che, con forte senso del dovere e di responsabilità, si mobilitano per migliorare la situazione attuale che si trascina, stanca, ormai da lungo tempo.

E, allora, perché la scelta di non votare? Ebbene, i motivi sono tanti: perché non si sentono più rappresentati da una siffatta casta; perché l’Italia conta sempre meno a livello di comunità europea e nei rapporti con gli altri Stati; perché solo a parole, ma non nei fatti, viviamo in una realtà in cui il principio dominante è quello dell’uguaglianza; perché si è qualcuno solo se si dispone di un potere economico che consente di realizzare sempre maggiori profitti;perché il fondo monetario internazionale può, a suo piacimento, decidere di mandare in crisi l’economia italiana, qualora ci si dovesse dimostrare poco accomodanti nei confronti di quelle nazioni che contano più di noi.

Questo, comunque, non vuol dire che i giovani e le tante persone che hanno scelto di non votare hanno deciso di desistere, considerandosi sconfitti da un sistema che va urgentemente modificato e corretto. Non significa voler negare il “fare politica”; è, invece, una ingenua disobbedienza civile attuata con lo scopo di attirare l’attenzione sui problemi reali dei cittadini.

Ma tutti questi validi motivi, possono giustificare il non voto? Forse “gli anziani” vanno a votare, nonostante tutto, perché ricordano che il diritto al voto è stata una grande conquista sociale costata la vita a molte persone: ciò che oggi i giovani vivono come un dato di fatto, fino a qualche decennio fa non era un diritto scontato. Poniamo qualche domanda ai nostri giovani e chiediamo loro: da quanti anni esiste il suffragio universale? Da quando hanno diritto di voto le donne?

L’astensionismo si può giustificare con tanti motivi validi, ma la storia ci insegna che l’Aventino non paga! Il diritto di voto è una conquista che dobbiamo difendere e utilizzare.

L’impegno e la volontà di tanti giovani di fare e di smuovere quello che va corretto o eliminato non può essere sottaciuto o passare inosservato; il loro esempio e la loro solerzia rappresentano quella preziosa fiammella, quella occasione e quella ragione di fondo necessari per mantenere in vita la speranza in un domani diverso e più aperto verso gli altri: un domani più solidale.

 

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