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Erdogan: l'indagine su mio figlio a Bologna mette a rischio rapporti con Italia

"La vicenda dell'indagine su mio figlio a Bologna potrebbe mettere in difficoltà le nostre relazioni con l'Italia, che dovrebbe occuparsi piuttosto della mafia". Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, in un'intervista a Rai News 24. La Mogherini non avrebbe dovuto parlare da fuori, ha aggiunto il leader turco attaccando: "Mogherini prima di tutto saresti dovuta venire in Turchia!". E poi: "Se viene bombardato il Parlamento italiano che succede. La Mogherni, che é italiana, come reagisce: direbbe che hanno fatto bene a bombardarlo? Di essere preoccupata dai processi che seguirebbero?". Erdogan ha poi ribadito che se l'Ue non concederà la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi, Ankara non rispetterà più l'accordo di marzo sui migranti.

 

 

Il figlio di Recep Tayyip Erdogan, Bilal Erdogan, è accusato di riciclaggio dopo un esposto presentato da Murat Hakan Huzan, oppositore politico del padre. Il 20 luglio il Gip ha concesso ai Pm della procura di Bologna la proroga delle indagini, al termine dell'udienza fissata dopo che il difensore, l'avvocato Giovanni Trombini, si era opposto.

 

Erdogan si era trasferito a Bologna ad autunno 2015, per completare un master alla Johns Hopkins University. A marzo 2016 aveva lasciato la città per "motivi di sicurezza". I Pm Antonella Scandellari e Manuela Cavallo, scaduto il termine di sei mesi dall'iscrizione, avevano chiesto la proroga per attendere ulteriori esiti investigativi, non escludendo rogatorie estere. A quanto si apprende nei confronti di Erdogan, che non era presente in aula, è stato fatto uno 'screening' su conti correnti bancari e l'analisi dei tabulati telefonici nel periodo a Bologna, da cui non sarebbero emersi elementi particolari.

 

«Paesi che consideriamo amici si stanno schierando dalla parte dei golpisti e dei terroristi», ha detto inoltre Erdogan, in un discorso ad Ankara, in cui è tornato ad attaccare gli Usa, chiedendo come possano essere un «partner strategico» se ospitano Gulen, accusato da Ankara di essere dietro il fallito golpe.

 

«Se il Parlamento turco la voterà, siamo pronti a reintrodurre la pena di morte dopo il fallito golpe in Turchia», ha ribadito Erdogan. «Il popolo chiede la pena di morte, i sondaggi dicono che il 57% dei turchi la vuole», ha aggiunto.

 

Immediata la replica della Ue: «L'Alto rappresentante Mogherini ha chiaramente condannato il tentato colpo di stato. Ha espresso il sostegno per le istituzioni democratiche legittime in Turchia, indicando in particolare il Parlamento. È rimasta in contatto con le autorità turche, inclusa la sua conversazione col ministro degli Esteri Cavusoglu», ha ricordato il portavoce del Servizio Ue per l'azione esterna che si dice «sorpreso» dopo le parole del presidente turco. «In meno di due anni Mogherini ha visitato due volte la Turchia ed ha avuto numerosi incontri - ha aggiunto Maya Kocijancic - Inoltre, una delle delegazioni Ue più grosse nel mondo è ad Ankara. È una delegazioni molto impegnata e attiva, e continua a seguire gli sviluppi del Paese molto da vicino», con un capo della delegazione con molta esperienza, assegnato solo la settimana scorsa.

 

Intanto Il numero delle persone arrestate in Turchia per il fallito golpe è salito a 10.607. Lo ha detto il ministro dell'Interno, Efkan Ala, precisando che per 4.496 sospetti l'arresto è già stato convalidato.

 

Non si ferma il pugno duro di Erdogan che, dopo il fallito golpe militare in Turchia, continua l'epurazione: oltre 130 media sono stati chiusi. Si tratta di 45 giornali, 23 radio, 16 tv e, 3 agenzia di stampa. Le autorità turche, poi, hanno emesso un mandato d'arresto nei confronti di 47 giornalisti del quotidiano Zaman per presunti legami con la rete di Fethullah Gulen, accusato da Ankara di essere la mente del fallito golpe.  

 

Intanto il Ministro dell'Interno fa sapere che gli arresti per il tentativo di golpe nel paese sono saliti a 15.846. Dopo i fatti del golpe, il Consiglio di sicurezza nazionale (Mgk), ha preso una decisione "importantissima", quella di adottare lo stato di emergenza per tre mesi in base all'articolo 120 della Costituzione.  Il colpo di stato è stato organizzato "da una minoranza, che rappresenta un'organizzazione terroristica che voleva imporre la propria volontà alla maggioranza del Paese", aveva spiegato Erdogan in un'intervista ad al Jazeera, aggiungendo che "potrebbero esserci altri Paesi coinvolti nel tentato golpe". 

 

Ma La Turchia laica scende in piazza contro il golpe. Dopo giorni in cui le strade erano state nelle mani dei sostenitori del presidente Recep Tayyip Erdogan, l'opposizione raduna decine di migliaia di persone a piazza Taksim, nel cuore di Istanbul. Una manifestazione «per la Repubblica e la democrazia», spiega dal palco il leader del partito socialdemocratico Chp, Kemal Kilicdaroglu. Autorizzato dal governo, che ha anche inviato una delegazione, il raduno segna un inedito momento di unità nazionale contro il 'nemico comunè Fethullah Gulen, accusato da Ankara di essere dietro il colpo di stato fallito.

Le forze di sicurezza turche hanno arrestato nella provincia di Trebisonda, sul mar Nero, Halis Hanci, considerato il braccio destro dell'imam. Per le autorità, è responsabile di avergli trasferito risorse direttamente dalla Turchia, dove sarebbe arrivato solo due giorni prima del tentativo di putsch. Ieri, era stato già arrestato il nipote, Muhammet Sait Gulen, in un raid nella sua roccaforte di Erzurum, nell'Anatolia orientale. In manette sono finite anche due donne simbolo: il primo rettore con il velo, Aysegul Sarac, a capo dell'università Dicle di Diyarbakir, e l'unica pilota da combattimento della Turchia, Kerime Kumas, che la notte del golpe avrebbe volato con il suo F-16 sui cieli di Istanbul.

La mannaia continua a colpire anche gli asset legati a Gulen. Dopo le 934 scuole e 15 università chiuse, insieme più di mille altri enti e associazioni, l'organismo turco per la supervisione degli istituti bancari ha revocato la licenza all'istituto di credito Bank Asya, già commissariato lo scorso anno. Al posto dei 'gulenistì cacciati, la Turchia ha intanto deciso di assumere oltre 20 mila nuovi insegnanti. Finora, Ankara ha sospeso oltre 21 mila docenti di scuole pubbliche e revocato la licenza di insegnamento ad altrettanti professori di scuole private. Misure che rischiano di bloccare il percorso di decine di migliaia di studenti.

Per questo, anche la riorganizzazione del sistema educativo appare una corsa contro il tempo in vista dell'inizio dell'anno scolastico. Ma il giro di vite continua a suscitare preoccupazioni a livello internazionale. Dopo gli appelli lanciati da Ue e Usa perché in Turchia non si consumi una «vendetta», violando lo stato di diritto, Amnesty International rilancia le denunce di maltrattamenti degli arrestati, già emerse nei giorni scorsi anche con alcune foto-shock. Ci sono «prove credibili» che i detenuti «sono sottoposti a percosse e torture, incluso lo stupro, nei centri di detenzione ufficiali e non ufficiali», sostiene l'ong, chiedendo ad Ankara di aprire agli osservatori internazionali caserme, centri sportivi e tribunali dove vengono tenuti i golpisti. 

Dopo il fallito golpe, la Turchia ha cancellato i passaporti di 10.856 persone. Lo ha reso noto il ministro dell'Interno, Efkan Ala.

 

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