Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Martedì, 14 Maggio 2024

Le opere di Bach: gli eff…

Mag 02, 2024 Hits:386 Crotone

In città l'ultima tappa d…

Apr 30, 2024 Hits:419 Crotone

Convegno Nazionale per la…

Apr 23, 2024 Hits:631 Crotone

L'Associazione "Pass…

Apr 05, 2024 Hits:1052 Crotone

Ritorna Calabria Movie Fi…

Apr 03, 2024 Hits:1050 Crotone

La serie evento internazi…

Mar 27, 2024 Hits:1424 Crotone

L'I.C. Papanice investe i…

Mar 01, 2024 Hits:1693 Crotone

Il Senato boccia la mozione di sfiducia contro Santanché

Il Senato ha bocciato la mozione di sfiducia individuale contro il ministro del Turismo, Daniela Santanché. Il testo presentato dal Movimento 5 stelle e appoggiato dal Partito democratico e da Alleanza Verdi e sinistra, ha ottenuto 67 voti favorevoli, 111 contrari e nessun astenuto.

"Ho detto la verità e chi dice il contrario mente sapendo di mentire", ha attaccato Santanché in Aula ribadendo di aver ricevuto l'avviso di garanzia solo il 17 luglio, giorni dopo il suo intervento in Parlamento sulla vicenda che la vede coinvolta. Dure le parole che ha rivolto all'opposizione: "Ci possono essere diversità di opinioni, diversità che io rispetto. Ho qualche difficoltà a comprendere come si possa promuovere sulla base di elementi di un'inchiesta pseudo giornalistica una mozione che non ha come oggetto il mio operato da ministro ma fatti che, se verranno evidenziati, sono antecedenti al mio giuramento da ministro e che ritengo di aver chiarito in quest'Aula".

I senatori di Azione e Italia viva - come annunciato alla vigilia - non hanno partecipato al voto e la loro decisione ha scatenato la critica del Movimento 5 stelle che ha accusato i renziani di "fare da stampella all'esecutivo". "In situazioni come queste disertare è essere complici", ha poi tuonato Giuseppe Conte in un post sui social.

Il responso dell'Aula, giunto al termine di una seduta durata quasi tre ore, è stato accolto con soddisfazione dal ministro che ha risposto ai cronisti che le chiedevano un commento dicendo: "È una bellissima giornata".

Il ministro - che sedeva vicino ad almeno dieci ministri da Salvini a Casellati, da Musumeci a Ciriani ad Abodi - si è poi detta dispiaciuta per gli attacchi ricevuti in queste settimane e ha confermato di rimanere fedele "ai principi di legalità, responsabilità, disciplina e onore che la Costituzione indica come valori e criteri di condotta per chiunque operi al servizio della nazione".

Il voto dei senatori della maggioranza è stato compatto. Lucio Malan, capogruppo di FdI, ha definito la mozione "un tentativo di strumentalizzare una vicenda resa nota da trasmissioni televisive e inchieste giornalistiche", un "tentativo per infangare e screditare il lavoro del ministro e di tutto il governo".

Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega, l'ha invece bollata come "un errore politico" che "ha rafforzato il ministro, il premier Meloni e diviso l'opposizione". Un'operazione politica fantastica, una mezza disfatta". Per Licia Ronzulli, presidente dei senatori di FI per l'opposizione l'Aula di Palazzo Madama "deve diventare un'Aula del Tribunale. Chi siamo noi per giudicare la colpevolezza di un membro del governo? Per noi - ha rimarcato - solo i giudici hanno il potere di emettere sentenze in nome del popolo italiano".

Confermata la divisione nel fronte delle opposizioni, con il Pd e Avs che si sono uniti alla richiesta del Movimento 5 stelle e il gruppo Azione-Italia viva che non ha partecipato al voto segreto. Già prima dell'avvio della seduta Carlo Calenda aveva giudicato il testo "un grande regalo al governo" pur confermando la richiesta di dimissioni a Santanché. Parole ribadite nel corso della seduta dal capogruppo, Enrico Borghi, che ha chiamato in causa il presidente del consiglio, Giorgia Meloni. "Ci deve dire fino a quando questa situazione sarà sostenibile nel governo. È in capo al premier tutta la responsabiltà politica e giuridica in ordine alla permanenza del ministro" nell'esecutivo.

La decisione del Terzo polo è stata duramente contestata dal Movimento 5 stelle. Per Alessandra Maiorino, vice capogruppo, i renziani "hanno deciso da tempo di fare da stampella al governo". Avevamo il dovere di presentare questa mozione perché rispondiamo ai cittadini e non a strategie di Palazzo incomprensibili qui fuori".

Netto il giudizio del leader Giuseppe Conte. "Noi abbiamo orgogliosamente votato la sfiducia al ministro, qualche altra opposizione ha preferito disertare il voto abbandonando l'Aula. In situazioni come queste disertare è essere complici", ha scritto sui social prima di aggiungere: "In qualsiasi grande Paese oggi Santanché non sarebbe più ministro. In qualsiasi grande Paese il premier l'avrebbe accompagnata alla porta già da giorni".

Nel corso della seduta una breve bagarre si è scatenata in Aula quando Ettore Licheri ha paragonato i membri della maggioranza a dei "pagliacci". Il senatore pentastellato è stato subito ripreso dal presidente Ignazio La Russa che ha messo anche a tacere chi dai banchi di FdI, Lega e FI rispondeva con il grido di "vergogna, chieda scusa".

Polemica anche tra il dem Walter Verini e il ministro della Protezione civile e senatore, Nello Musumeci. Verini ha notato la presenza in Aula del ministro "mentre la Sicilia brucia".

Una polemica "davvero singolare", ha replicato Musumeci. "Dal Pd, con evidente arroganza, pretendono persino di dettare l'agenda delle mie giornate. Dimenticando peraltro che partecipò alla seduta del Senato proprio perché richiesto dalle opposizioni, con la loro mozione. Da quarantotto ore, in costante contatto con il dipartimento nazionale di Protezione civile, seguo da ministro l'evolversi della difficile situazione del maltempo dal Nord alla Sicilia", ha assicurato.

Intanto Il Senato ha bocciato con 79 no la mozione del M5s sul salario minimo. I sì sono stati 61, sette gli astenuti. L'Assemblea ha invece approvato l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza, a prima firma Malan (FdI). Sono stati 82 i si', 60 i no e 8 gli astenuti.

"Uno slogan che rischia di creare problemi": Giorgia Meloni interviene così sul tema del salario minimo che, nelle ultime ore, ha visto il muro contro muro fra maggioranza e opposizione in Commissione Lavoro.

Il nodo rimane quello del decreto soppressivo alla proposta di legge dell'opposizione e, assieme a questo, il rinvio o meno a settembre della discussione in Aula. Due ipotesi su cui le opposizioni alzano una nuova barricata. La richiesta alla maggioranza è di ritirare il soppressivo e portare il provvedimento in Aula per la discussione generale, come previsto anche dal calendario della Camera.

La premier fino ad oggi è rimasta in silenzio davanti a un dibattito che si è sviluppato per lo più nelle aule del parlamento. Ma a poche ore dalla seduta della Commissione che deciderà sull emendamento soppressivo e dopo l'apertura di Rizzetto alla possibilità di ritirare l'emendamento, Meloni interviene a Rtl per dire che "il tema per il quale io ho un dubbio sul salario minimo è che è un bel titolo, funziona molto bene come slogan, ma nella sua applicazione rischia di creare dei problemi".

 

Fonte Agi e varie agenzie 

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI