A nostro modesto avviso, alla storica e perseverante "Questione meridionale" si è aggiunta la "Questione europea". In primis, diciamo che sulla dinamica interna del nostro Paese, influisce, ancora, pesantemente l'interruzione della crescita per l'occupazione e la persistente debolezza dell'intervento finanziario pubblico, al Sud. D'altra parte, sono solo gli investimenti privati e pubblici che crescono al Nord; mentre le disparità sociali si divaricano tra Nord e Sud del Paese; nel Sud, nelle famiglie cresce un allargamento della povertà, come esplicitato dall'Ocse. Ancora, l'indebolimento dei consumi determina il rallentamento dell'economia meridionale. A questo punto, ci spostiamo in ambito europeo, per accendere un faro, sulla "Questione europea". Ebbene, la crescita tendenziale del reddito pro-capite nell'Europa del Nord, è con un tasso 1,5, compresa la Germania, se ci troviamo in Europa centrale, si assesta sul tasso 1; dal 1995 ad, oggi, la divergenza nel Paesi dell'Europa del Sud, è con un tasso di caduta dell'1,20. In conclusione, diciamo che, questo ultimo quadro, dovrebbe quanto prima chiudere il divario tra l'Italia ed il resto d'Europa, per un futuro prossimo, economicamente più accettabile, dal nostro Paese.