In primis, noi diciamo che se il Governo stima come obiettivo l’1% di crescita del Pil, realizzabile nel 2017, sarà indispensabile che l’economia del Mezzogiorno cresca a ritmi sostenuti, tramite investimenti statali mirati; perché, diciamo, senza mezzi termini, senza una ripresa della crescita del Sud, quell’obiettivo nazionale “ambizioso” non sarà, neanche, lontanamente raggiungibile. Ogni investimento di risorse pubbliche che si fa al Sud, ritorna massicciamente, anche, a beneficio del Centro-Nord. Crescendo il Sud, cresce l’Italia intera. Crescendo solo il Centro-Nord, l’Italia intera non avanza. Il Mezzogiorno ha capacità, risorse umane e imprenditoriali, infrastrutture. A questo punto, diciamo che il Governo Italiano ha messo in pista il Masterplan, per il Mezzogiorno, con 98 miliardi di euro da qui al 2023 che, con le risorse residue rivenienti dalle passate programmazioni del Fondo Coesione e sviluppo, diventeranno 115miliardi di euro. A nostro modesto avviso, è necessario, da parte del Governo varare, anche, un Piano per la competitività del Mezzogiorno, che non si limiti a provvedimenti di “decalage contributivo” ma, punti, invece, a posizionare il tessuto meridionale su alti profili in termini di innovazione, tecnologia, organizzazione, mercato, nuova finanza e dimensioni aziendali. Ora, dobbiamo pur dire che le Regioni meridionali(otto), le città Metropolitane(7) dal canto loro si dovranno “autocorreggere”, ovvero, attrezzare adeguatamente, per dare senso e direzione al Masterplan; e, poi, rilanciare l’immagine di un altro Sud: non il Sud del vittimismo e della lamentazione, ma il Sud del rigore che sia in grado di lanciare al resto del Paese, la sfida dell’efficienza e dello sviluppo. Ma c’è di più. In questa corsa verso uno sviluppo socio-economico del Mezzogiorno, è necessario il coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali e sociali protagonisti della vita sociale ed economica della popolazione.