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Renzi alla direzione Pd: 'Avanti con le riforme

Giorgio Napolitano ha ribadito ieri sera, con una nota del suo ufficio stampa, che resterà al suo posto sino alla fine del semestre europeo e solo dopo farà le sue valutazioni. Un assist importante, quello arrivato ieri sera dal Quirinale, giunto proprio mentre la direzione del Pd si accingeva a votare un ordine del giorno che ha recepito il timing del segretario e presidente del Consiglio su legge elettorale e riforme costituzionali. Poche righe annunciate dal Quirinale con una telefonata che ha costretto Renzi ad abbandonare la riunione della direzione per qualche minuto.

Sulla legge elettorale Matteo Renzi rilancia e propone una nuova "clausola di salvaguardia" che potrebbe tranquillizzare chi teme il voto anticipato non appena varato l'Italicum. Invece di ancorare la riforma elettorale a quella costituzionale, è la sua idea, meglio fissare una data che lui indica nel "1 gennaio 2016". Anche perché far dipendere la vita di una riforma da un'altra, osserva, "sarebbe un atto contro la Costituzione". Ma lo sparigliare le carte del presidente del Consiglio scatena la protesta di parte del Pd, lascia perplessa Forza Italia e apre il dibattito al Senato, proprio nel giorno in cui in commissione Affari Costituzionali prende il via la discussione generale sull' Italicum. "Di primo acchito - è il commento del Dem Alfredo D'Attorre - mi pare una idea balzana" perché "qui non si tratta di ammansire il Parlamento permettendo ai parlamentari di rimanere in carica un anno in più". L'Italicum, ricorda, è disegnato su un sistema monocamerale e quindi, fino a quando non entra in vigore la legge che elimina il bicameralismo perfetto, non può funzionare, altrimenti si corre il rischio di produrre "due maggioranze diverse tra Camera e Senato".

Serrare l'Italicum con un occhio alla minoranza Pd e l'altro a Silvio Berlusconi. Aprire ai 5 stelle che non condividono il blog di un Grillo finito contro il muro del 40% dei consenti al Pd, un warning sui pericoli della nuova destra di Matteo Salvini che guarda a Marine Le Pen. Sullo sfondo la partita per il nuovo presidente della Repubblica che Matteo Renzi vuole giocarsi con in cassaforte il sì del Senato alla legge elettorale. E dal Colle arriva un comunicato: Napolitano non si dimetterà prima della fine del semestre Ue e la sua decisione sarà separata dall'iter delle riforme.

Il premier-segretario si avvia ad affrontare un dicembre 'di fuoco' per un percorso delle riforme che vuole, oggi più che mai, "senza indugio". Un punto sul quale il premier ottiene il sì della Direzione Pd ma non quello della minoranza Dem che decide di non votare l'odg sui tempi di riforme costituzionali e legge elettorale. Ma "Italicum 2.0" - così lo definisce Renzi - dopo l'accordo di maggioranza e il rinnovamento del patto con FI - "non è rinegoziabile", è l'avvertimento che il premier-segretario lancia dentro e fuori il Nazareno. Rimettere in discussione i termini dell'accordo sulla legge elettorale, incalza, vorrebbe dire - citando il gioco del Monopoli - "azzerare tutto e ritornare al Vicolo Corto senza passare dal via".

«La fretta di Renzi sulla legge elettorale è sospetta». Raffaele Fitto detta la sua dichiarazione proprio al termine della direzione Pd confermandosi come il più strenuo oppositore al timing renziano e al patto del Nazareno. La contesa si sposta ora dentro FI. Raccontano che ieri il Cavaliere, arrabbiatissimo con l'ex ministro pugliese, abbia consultato tutto il giorno avvocati e statuti cercando il modo per mettere alla porta Fitto e il suo gruppo di una quarantina di parlamentari. La mission non è delle più semplici e, soprattutto, brevi. Tra probiviri e congresso rischia di impegnare qualche mese con inevitabili strascichi giudiziari. Resta ora da vedere se il Cavaliere, che stasera sarà a Roma, sbollirà la sua ira o se invece la userà per aizzare la contesa e presentarsi da Renzi con numeri tali da rendere complicato il voto al Senato. Ieri in direzione Renzi ha però rivelato di avere dalla sua un buon numero di parlamentari ex M5S che «hanno voglia di confrontarsi con le istituzioni e non solo con la rete». Quanti siano pronti a votare l'Italicum è difficile sapere ma è chiaro il ”cemento” che dovrebbe legare il Pd ad una parte del M5S anche in chiave Quirinale: la comune battaglia contro «la nuova destra» le penista di Salvini che molti consensi ha eroso a Grillo. Renzi considera finito il M5S e si prepara a raccogliere i parlamentari in libera uscita offrendo loro un obiettivo comune che gli permette di presentarsi «all'ancora più importante consiglio europeo di marzo» come leader della sinistra che vuole cambiare l'Europa e non abbatterla. Salvini è l'avversario che Renzi impalma, ma è anche la spina nel fianco del Cavaliere che ora dovrà decidere se acconciarsi alla tempistica renziana - rischiando di perdere qualche pezzo - come sollecitano i suoi più stretti e antichi collaboratori, o andare allo scontro e mettere in conto anche il voto anticipato a primavera.

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