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La sciagura aerea del Sinai prende sempre più la pista del terrorismo

La sciagura aerea del Sinai prende sempre più la pista del terrorismo. Gli inquirenti britannici sono quasi certi che sia stata una bomba che si trovava nella stiva. Tra gli investigatori al lavoro nel deserto ci sono anche gli irlandesi. Forse sono loro ad aver passato a Londra le informazioni che appoggiano lo scenario criminale. Ci sono alcuni indizi degni di nota: parti di un ordigno o segni sulle lamiere, frammenti sui cadaveri. La dinamica del disastro, con l’Airbus che si "spezza" in volo fa pensare ad un fattore esterno, prima era il missile, poi si è passati alla bomba.

Gli inquirenti britannici che indagano sul disastro aereo nei cieli del Sinai ritengono che l'Airbus russo sia esploso a causa di una bomba che si trovava nella stiva del velivolo: lo scrive la Bbc online. Gli inquirenti, prosegue la Bbc online, sospettano che qualcuno che aveva accesso alla stiva dell'aereo abbia piazzato l'ordigno esplosivo sopra o all'interno di un bagaglio proprio prima del decollo del velivolo. I funzionari britannici, comunque, non hanno ancora escluso del tutto la possibilità di un guasto, ma questa appare sempre più improbabile. Il governo ha ricevuto mercoledì scorso nuove informazioni di intelligence e il centro per le analisi dell'antiterrorismo valuta da giorni le possibili cause del disastro.

Ma ad accelerare le indagini nella direzione di un attentato terroristico ci sono le rivelazioni dagli Usa su intercettazioni che riguardano membri dell’Isis o affiliati. Parlavano di colpire l’aereo? È chiaro che il "chiacchiericcio" - come è definito in gergo - da solo non basta. Anche se c’è la serie di rivendicazioni dello Stato Islamico. Assunzioni di responsabilità dove però sono assenti elementi di prova: un portavoce ha affermato che racconteranno come hanno fatto. Intanto gli inquirenti britannici pensano ad un salto di qualità del terrorismo jihadista. Non più operazioni individuali ma attacchi spettacolari, per imitare e superare Al Qaeda. Per farlo si sono serviti di complici in servizio nello scalo di Sharm el Sheikh, hanno sfruttato i buchi nella rete di sicurezza ed hanno piazzato la trappola. Molti i sospettabili: gli inservienti delle pulizie, chi porta il cibo a bordo, un operaio dei bagagli. Se uno di loro è coinvolto il Mukhabarat egiziano saprà come farlo parlare. Ed è proprio dalle intercettazioni che potrebbe arrivare la verità su un disastro aereo che finora ha tanti lati oscuri.
La "possibilita' di una bomba a bordo dell'aereo precipitato nel Sinai" ipotizzata da Barack Obama e dalla Gran Bretagna "e' solo una delle supposizioni". Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ribadendo che "si sta conducendo un'inchiesta durante la quale non si esclude a priori nessuna ipotesi".
"Non sappiamo che dati usino i nostri colleghi britannici" per supporre che il disastro aereo sui cieli del Sinai sia stato provocato da una bomba: lo ha detto il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, aggiungendo che Londra "non ha condiviso" con Mosca queste informazioni.

Putin pero ha deciso di sospendere i collegamenti aerei con l'Egitto finche' non saranno chiare le cause del disastro dell'A321 sui cieli del Sinai. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, citato dalla Tass.

"Rafforzate ulteriormente le misure di sicurezza all'aeroporto di Sharm el Sheikh dopo lo schianto" dell'aereo russo sabato scorso nel Sinai. Lo riferiscono all ansa fonti della sicurezza precisando che "ai passeggeri oltre ai normali controlli viene anche richiesto di togliersi le scarpe, una procedura che normalmente non viene effettuata".

I dati presenti sulla scatola nera che registra i parametri di volo non aiutano a stabilire le cause del disastro aereo sui cieli del Sinai. Lo riferiscono fonti vicine alle indagini citate dal Kommersant. Secondo le fonti, stando alle registrazioni, "tutti i sistemi funzionavano regolarmente" e l'aereo "dopo il decollo ha quasi raggiunto l'altezza prestabilita, dopo è avvenuto un evento dopo il quale la registrazione di tutti i parametri si è fermata in un attimo".

Il portavoce del presidente russo Vladimir Putin ha definito un "sacrilegio" vignette che compaiono oggi sulla rivista satirica francese 'Charlie Hebdo' a proposito del disastro aereo nel Sinai. Le vignette "non hanno a che fare né con la democrazia" né con la libertà "di espressione", ha detto il portavoce, Dmitri Peskov, citato da Interfax. Il portavoce del Cremlino ha poi definito 'Charlie Hebdo' "una testata assai controversa" e ha aggiunto che "molti non la accettano e si sentono offesi dalle sue pubblicazioni". "Un giornale come questo - ha proseguito Peskov - probabilmente sarebbe assolutamente inappropriato nel nostro sistema sociale, nel nostro paese multinazionale e multiconfessionale". Il portavoce di Putin ha infine dichiarato di aver "cercato assieme ai colleghi" delle vignette sui redattori di 'Charlie Hebdo' "uccisi dai terroristi" ma di non essere riuscito a trovarle: "se sono state pubblicate - ha affermato - anche questo è un sacrilegio".

E' in programma per domattina, dopo il disastro dell'Airbus russo nel Sinai, il primo volo charter in partenza dall'aeroporto di Fiumicino per Sharm El Sheikh, con scalo intermedio a Marsa Alam. Il collegamento per la nota località turistica sul Mar Rosso, effettuato dalla compagnia aerea Blue Panorama con un Boeing 737, partirà dallo scalo romano alle 11:15. Lo stesso aereo domani notte rientrerà a Roma con i turisti italiani partiti la scorso sabato. In media in questo periodo, fanno sapere fonti aeroportuali, i voli per Sharm partono con una media di 100/120 passeggeri, dei quali una media del 60 per cento circa fa tappa a Marsa Alam.

Ieri la Farnesina aveva confermato che i voli italiani per Sharm El Sheikh non sono stati interrotti, consigliando, però, ai turisti di consultare il sito 'viaggiare sicuri' e di tenersi informati attraverso i tour operator per eventuali disagi. Da parte sua l'Enac, sempre ieri, ha disposto che le compagnie aeree nazionali che hanno voli programmati in partenza dal Sharm El Sheikh effettuino per proprio conto i controlli di sicurezza aggiuntivi, rispetto a quelli di rito eseguiti nello scalo di Sharm.

 

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