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Perché Rolando Rivi, giovane seminarista ucciso dai partigiani comunisti, fa ancora paura

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Altro che memoria condivisa, ancora una volta la storia della Resistenza divide, mi riferisco all’episodio della Mostra su Rolando Rivi, il seminarista ucciso barbaramente nel 1945 da un gruppo di partigiani comunisti, beatificato dalla Chiesa il 5 ottobre scorso. Il fatto ha suscitato una serie di polemiche perché una scuola Primaria (Elementare) di Rio Saliceto in provincia di Reggio Emilia ha dovuto sospendere la visita alla mostra sul beato esposta nei locali della parrocchia del piccolo centro della Bassa reggiana.

A quanto pare nessuno pensava che una mostra sul seminarista creasse tanto scandalo, invece alcuni genitori si sono opposti all’iniziativa perché secondo loro, “infanga la Resistenza e i partigiani”. E’ intervenuta la dirigente scolastica che dopo aver visionato la mostra ha emesso il “verdetto”: “La visita alla mostra viene annullata per ragioni didattiche per l'impossibilità di contestualizzare dal punto di vista storico e didattico la mostra”.

A questo punto gli altri genitori, la maggioranza, si sono sentiti discriminati, perché avevano accettato di far vedere ai loro figli la storia del martirio di Rolando Rivi. Pare che la dirigente sentita al telefono da La Nuova Bussola Quotidiana, abbia detto che “a studiare quel periodo storico le scuole elementari non arrivano”. Paradossale e a tratti grottesco - scrive Andrea Zambrano - dato che la scuola è dedicata ad Anna Frank e che nelle scuole elementari la Seconda Guerra Mondiale è studiata ampiamente.

Ma evidentemente la paura di uscire dal seminato del politicamente corretto ha preso il sopravvento e gli strepiti di pochi genitori, alcuni dei quali eletti democraticamente nelle file del Pd locale, hanno avuto la meglio su una maggioranza silenziosa di genitori che ora si sentono presi in giro dalla scuola”. (A. Zambrano, Censurano pure la mostra su Rolando Rivi, 21.11.13 LaNuovaBQ.it)

Purtroppo non è la prima volta che nelle scuole italiane si fanno scelte antidemocratiche, in particolare alle elementari, come non ricordare certe scuole che preferiscono fare scelte autolesioniste, come quelle di non fare il presepe o di non partecipare alla Messa in Chiesa perché nella classe c’è la presenza di qualche alunno musulmano. Invece sarebbe utile proporre oggi anche in percorsi educativo-didattici, la figura di Rolando Rivi, un adolescente coraggioso, che seppe fare della sua breve vita un progetto talmente importante da desiderare morire per esso. E’ inspiegabile e imbarazzante che una mostra fotografica su una figura simile venga boicottata da parte delle scuole, quelle stesse scuole che dovrebbero formare gli uomini del futuro nella consapevolezza della loro storia.

Peraltro, il grave e vergognoso atto di censura è stato duramente segnalato da monsignor Luigi Negri, vescovo di Ferrara e dal curatore della mostra, Emilio Bonicelli, Presidente del Comitato Amici di Rolando Rivi. Vale la pena riportare integralmente il testo, pubblicato sul settimanale “Tempi” del 22 novembre scorso:

A proposito dei fatti successi a Rio Saliceto (Reggio Emilia), dove ai bambini della locale scuola elementare, nell’ambito di un’iniziativa per gli alunni che avevano aderito all’insegnamento della religione cattolica, è stato impedito di visitare la Mostra “Io sono di Gesù”, dedicata al Beato Rolando Rivi, si dichiara quanto segue: 

Addolora vedere che ci sono persone che hanno paura della verità. Addolora ancor di più quando questo avviene da parte di persone investite di compiti educativi, cioè del compito di introdurre i giovani alla realtà, alla verità, al bene.

La verità dei fatti relativi al martirio del Beato Rolando Rivi è attestata in modo inconfutabile e al di là di ogni ragionevole dubbio da una sentenza della magistratura italiana, da un imponente lavoro di ricerca storica e dalla dettagliata analisi in ambito ecclesiale, nel percorso, diocesano e romano, che ha portato alla Beatificazione.

Il seminarista Rolando Rivi, ragazzo innocente, a soli 14 anni, fu ucciso, in odio alla sua fede cristiana, per la sola colpa di testimoniare pubblicamente, con coraggio, il suo amore a Gesù. Fu ucciso il 13 aprile 1945, da parte di alcuni partigiani comunisti il cui progetto ideologico era costruire una società in cui fosse impedito a Cristo di parlare al cuore dell’uomo.

La Mostra “Io sono di Gesù” racconta in modo semplice e oggettivo, accessibile a tutti, la nuda verità dei fatti accaduti.

È grave e vergognoso che all’interno di una scuola pubblica che dovrebbe garantire, in uno Stato democratico, la libertà e il pluralismo, non sia consentito ai bambini e agli insegnanti, nell’ambito di un’iniziativa legata all’ora di religione, di andare a incontrare la luminosa figura di un Beato contemporaneo, martire bambino, campione dell’amore alla verità e al bene.

La Mostra “Io sono di Gesù” sta girando l’Italia e in ogni sua tappa ha consentito a tutti e in particolare ai giovani di essere arricchiti dall’incontro con un giovane che ha testimoniato il suo amore all’ideale sino al dono della vita. Così è accaduto recentemente anche a Ferrara dove sono stati migliaia i giovani, credenti e non credenti, che hanno tratto dall’incontro con Rolando spunti positivi per la propria vita.

I giovani di oggi, accerchiati dal vuoto delle moderne ideologie del nichilismo e del relativismo, hanno più che mai bisogno di incontrare testimoni appassionati all’amore e alla verità, come il Beato Rolando Rivi. Che questo sia proibito in una scuola pubblica è l’attentato più grave alla loro crescita umana che possa accadere.

Per il COMITATO AMICI DI ROLANDO RIVI

+ Luigi Negri

Arcivescovo di Ferrara e Abate di Pomposa
Presidente del Comitato Amici di Rolando Rivi

Emilio Bonicelli

Segretario e portavoce del Comitato Amici di Rolando Rivi
Curatore della Mostra “Io sono di Gesù”

In pratica ancora una volta si cerca di calpestare la memoria di un martire, per nascondere le pagine vergognose della cosiddetta resistenza comunista: i bambini di Rio Saliceto non devono sapere che ci furono partigiani comunisti che uccisero a sangue freddo un ragazzo di quattordici anni al grido di “domani avremo un prete in meno”. Pare che sia l’ennesimo caso sul territorio emiliano di censura nei confronti del beato Rivi. La Cgil e l’Ampi locale ha fatto pressioni per bloccare ogni tentativo di intitolargli una via o una piazza a Reggio Emilia o a Modena.

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