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Cultura, Bianco: "Le città sono come le persone"

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"Le città sono come le persone: nascono, crescono, invecchiano, si ammalano, guariscono. E soprattutto hanno un preciso carattere. Per questo è fondamentale riuscire a sentirne le emozioni".
Con queste parole il sindaco di Catania Enzo Bianco ha aperto nel Salone Bellini di Palazzo degli elefanti il convegno internazionale "Città di emozioni" organizzato da Comune e Università di Catania, Anci e Associazione italiana di sociologia che si concluderà domani e che vede la partecipazione di studiosi e personaggi del mondo della cultura e dell'arte come Franco Battiato, Carmen Consoli e l'editorialista di Repubblica Francesco Merlo, che ha moderato e introdotto l'argomento tracciando un variopinto affresco delle "sue" città delle emozioni.
"Catania - ha detto Bianco - è vivace, ama la vita all'aperto, è teatrale ma che ha anche una certa tendenza all'individualismo che la rende difficile da governare. Il carattere della mia città è legato al contrasto e alla tendenza a eccedere, ma anche all'apertura sotto il profilo culturale che gli viene dall'aver accolto gli 'immigrati'" dai paesi dell'interno della Sicilia assorbendone intelligenze, energie. Questo fa sì che nel dramma dell'immigrazione Catania risulti più ospitale di città anche più solide economicamente".
Delle emozioni legate al mito di Milano, tra nebbie e industrie, hanno parlato, oltre a Francesco Merlo, sia Franco Battiato sia Carmen Consoli. Il primo ha raccontato come a 19 anni giunse nel capoluogo lombardo dalla sua mia città natale, Jonia, l'odierna Riposto. "Non avevo - disse - neanche i soldi per mangiare, ma fu un'esperienza che mi emozionò molto: mi sentivo come in un libro di Charles Dickens. La mia esperienza più importante fu comunque con la spiritualità, sviluppata nella seconda parte della mia vita professionale".
Carmen Consoli ha sottolineato di lavorare con le emozioni, "con la musica, le frequenze, le armonie e melodie".
"Il nostro - ha detto - è un popolo predisposto all'arte perché circondato dal bello. Questa città, dove c'è un continuo dialogo tra fuoco e mare, è il mio Eldorado. Qui scrivo le mie canzoni, qui amo suonare. Tutti i musicisti vengono a registrare a Catania perché qui le sale hanno pareti in pietra lavica che rimandano un suono dal fascino unico. Qui continuo a sognare e questo sogno non lo voglio perdere. A Catania ho voluto anche che nascesse mio figlio, per trasmettergli gli ideali con cui sono cresciuta: la dignità e la forza nel difendere ciò in cui si crede".
Il discorso sulle "Città delle emozioni" si è sviluppato poi con le relazioni di Giandomenico Amendola, ordinario di Sociologia urbana dell'Università di Firenze e Amerigo Restucci, storico dell'architettura e rettore dell'Iuav di Venezia, ma anche con la testimonianza del sindaco di Ferla(Sr) Michelangelo Giansiracusa e delle testimonianze di alcuni intervenuti.
Amendola, ha sottolineato come le domande dei cittadini "di sicurezza, sostenibilità, bellezza, derivano da emozioni su cui progettare un certo tipo di città", mentre Restucci
ha rilevato come "dalla memoria, dalle radici di quella terra straordinaria che l'imperatore Federico II chiamava 'la mia Sicilia', bisogna saper progettare la nuova città".
Nel pomeriggio i lavori si sono spostati nell'Aula magna del Rettorato dove, dopo i saluti del rettore Giacomo Pignataro, si è svolta l'attesa relazione di Dennis Frenchman, docente del Mit (Massachusetts Institute of Technology) sul tema "The City of Smart Emotions".
"Oggi - ha detto Frenchman - esiste un dialogo continuo e circolare tra cittadini e visitatori, perché tutti sono connessi dalle nuove forme di media digitali: smartphone, tablet, social, che sono diventati il cuore di tutto e hanno reso le città più calde, emozionali, trasparenti. Dobbiamo utilizzare i nuovi media per promuovere e raccontare i nostri territori con la loro storia, architettura, bellezza". Della "Città come campo di emozioni" ha poi parlato Cristiana Mazzoni, che insegna progetto urbano nella Scuola superiore di Architettura di Strasburgo, mentre Carlo Olmo, con una riflessione sulla ricostruzione nel secondo dopoguerra "come sintomo del consumo e della banalizzazione dell'affettività".
"Occorre rilevare - ha detto - la plurivalenza delle emozioni, positive ma anche negative. E queste ultime consentono di non ripetere gli errori consentendo una grande innovazione sociale".

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E dopo un intervento dello chef pluristellato Pino Cuttaia, partito dalla considerazione che tra le emozioni più grandi c'è quella dell'incontro con il cibo, ha concluso i lavori della prima giornata l'intervento di Carlo Colloca, docente di analisi sociologica e metodi per la progettazione del territorio dell'Università di Catania che ha parlato dell'esperienza del Gruppo G124 del senatore Renzo Piano condotta a Librino con l'operazione definita di "rammendo urbano" presentando anche un filmato. "Bellezza ed emozioni - ha detto Colloca - sono fioriti grazie a piccoli interventi che hanno dato grandiosi risultati ormai sotto gli occhi di tutti".
Tra gli interventi del pubblico, quelli di una guida turistica siciliana che ha evidenziato l'incremento di visitatori anche a Catania negli ultimi mesi e spinto per un intervento di maggiore decoro urbano, a una mediatrice turistica venezuelana, innamorata della città etnea, che ha invitato i Catanesi a fare la propria parte per curare questa città che "la fa emozionare", fino ai comitati residenti del centro storico che chiedono di essere considerati come una risorsa della città e a tanti giovani, come Giulio ciccia e Ornella Occhipinti. Questi ultimi hanno sottolineato come ogni cittadino dovrebbe fare una passeggiata di un'ora ogni giorno, per capire quante opportunità ci sono in giro per vivere e lavorare a Catania.

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