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UE: il semestre italiano

A rompere la 'tregua', il quotidiano Die Welt, che propone il ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier al posto di Mr Pesc in netta contrapposizione alla candidata di punta Federica Mogherini. "Per favore non un'altra Ashton", titola il giornale, secondo cui la titolare della Farnesina "esperienza e statura internazionale non ne ha" e "la maggior parte dei capi di governo, inclusa la cancelliera, ha mal di pancia per la nomina". Steinmeier, scrive Die Welt, possiede competenza, istinto politico, sensibilità diplomatica e credibilità, ma la sua nomina - ammette - è irrealistica perché a prevalere sarà il "bazar di Bruxelles".

La partita entrerà nel vivo a partire da lunedì prossimo, quando tutti, tra sherpa, consiglieri e membri di gabinetto, rientreranno ufficialmente a Bruxelles dalla pausa estiva.

Obiettivo, andare verso il 'rush finale' del vertice Ue di sabato 30 sulle nomine per i 'top job' europei tenendo il più possibile un basso profilo, per avere più margini di manovra e una minore pressione mediatica. Ma quest'ultima, dopo due settimane di relativa calma, sta ricominciando a salire.

La matassa si è infatti ulteriormente complicata, perché rispetto a fine giugno, quando c'era un'unica candidata ufficiale per la successione a lady Ashton ed era la Mogherini, ora se ne sono aggiunti altri due: il polacco Radoslaw Sikorski e la bulgara Kristalina Georgieva. Il nodo da sciogliere è quanto queste candidature siano piuttosto 'tattiche' o reali. E da queste dipende anche il tassello del successore di Van Rompuy alla presidenza del Consiglio europeo.

La nomina di Sikorski, ministro degli esteri polacco uscito screditato da uno scandalo, da molti è vista più come una moneta di scambio per ottenere per il premier Tusk il posto di Van Rompuy. La Georgieva, sostenuta dal nuovo presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, svolgerebbe invece un ruolo politicamente strategico per 'rassicurare' i paesi dell'Est che, con l'aggravarsi della crisi russo-ucraina, guadagnano voce in capitolo. Per l'Italia, invece, ha più volte ribadito il premier Renzi, non sembra esserci un 'piano b' alla Mogherini.

E solo in base a come verrà sciolto il nodo Mr/Lady Pesc, Juncker potrà compilare le caselle dei commissari. Appena un paio di "variabili", ha spiegato il suo capogabinetto Martin Selmayr, e ne escono "molti risultati diversi" per il futuro esecutivo Ue, per cui l'ex premier lussemburghese sta in ogni caso ripensando la struttura e la composizione dei portafogli.Intanto :

Nuovo calo ad agosto dell'indice Ifo. L'indice che misura la fiducia delle imprese tedesche è sceso per la quarta volta consecutiva a 106,3 punti dai 108 del mese di luglio. Lo riferisce l'agenzia Bloomberg, spiegando che la flessione è peggiore delle attese, ferme a 107 punti. Il nuovo calo dell'indice riflette il rallentamento dell'eurozona e delle tensioni politiche con la Russia e dall'escalation delle sanzioni internazioni verso Mosca alle quali è corrisposto l'embargo da parte di Putin di diversi prodotti alimentari. Il nuovo calo fa seguito al primo ribasso del Pil tedesco nello scorso trimestre che ha registrato una contrazione dello 0,2%.

L'Euro scende sotto gli 1,32 dollari per la prima volta dal 6 settembre del 2013 e tocca quota 1,3191. Sulla moneta unica pesano le parole del presidente della Bce, Mario Draghi, che ha aperto a nuovi interventi e l'andamento negativo dell'indice Ifo, che segnala un ulteriore rallentamento dell'economia tedesca.

Lo spread fra Btp e Bund scende ancora, portandosi a quota 154,1, con il rendimento del decennale italiano che scende al 2,473%. Il differenziale fra Bonos spagnoli e Bund tedeschi cala a 132,2 (tasso al 2,254%), ma sul mercato si segnala il nuovo minimo storico dei decennali francesi, scesi all'1,3% nonostante la crisi del governo parigino.

Ma secondo il Presidente de Consiglio : "Aria nuova", una rivoluzione "culturale" in parallelo a quella politica e economica. Matteo Renzi si prepara ad un'altra rottamazione. In Italia, dove è ora di chiudere l'era dei "soliti noti dei salotti buoni" e con "un capitalismo di relazione trito e ritrito". Ma anche in Europa, dove servono "risposte politiche" e non di euro-burocrati che mettono i vincoli prima della crescita. Per questo il premier plaude alle parole del presidente della Bce Mario Draghi, da Jackson Hole, un'apertura, per Renzi, a concedere più flessibilità "a chi fa le riforme". Alla vigilia di una settimana clou sia sul piano interno sia sul piano europeo, il presidente del consiglio chiarisce che la sua linea non si sposterà di un millimetro alla ripresa. Anzi, avrà un'accelerazione.

In Italia,secondo l agenzia ansa : alla faccia dei sindacati che vanno "lasciati stare tanto si arrabbiano sempre". E in Ue alla faccia dei rigoristi che vorrebbero il nostro paese osservato speciale e condizionato "da tagli e vincoli". L'Italia manterrà l'obiettivo del 3 per cento, "anche se - punzecchia Renzi - altri fossero costretti ad allontanarvisi", e determinerà le sue politiche. "Quando sento parlare di aiuto esterno mi scappa da ridere", taglia corto il premier. Con "lo spirito del maratoneta", avendo chiaro l'obiettivo finale e "a viso aperto", il governo punta a fare le riforme che servono e a tornare "la guida, non il problema dell'Europa". Riforme in cambio di flessibilità è la ricetta del presidente del consiglio che oggi riceve un assist anche dal ministro francese dell'Economia Arnaud Montebourg.

Un binomio che Renzi scorge anche nelle parole di Mario Draghi, con il quale il premier ha avuto due settimane fa un chiarimento a quattr'occhi in Umbria. Il presidente della Bce, dal summit dei banchieri centrali, continua a sostenere che le riforme strutturali nell'eurozona non "sono più rinviabili" ma si dice pronto a fare di più e a ricorrere a misure non convenzionali per la bassa inflazione e la crescita debole. E sulle riforme Renzi comincia a scaldare i motori per la ripartenza. Il consiglio dei ministri del 29 agosto, proprio alla vigilia del consiglio europeo sulle nomine, deve essere nelle intenzioni del premier la prova che l'Italia è impegnata eccome nelle riforme di sistema. La riforma della giustizia civile, con l'obiettivo di ridurre la montagna di arretrato e dimezzare i tempi.

E la riforma della scuola, che non "è un problema ma un asset strategico del nostro Paese". "Vi stupirò - scommette il presidente del consiglio senza entrare nei contenuti - presenteremo una riforma complessiva che, a differenza di altre occasioni, intende andare in direzione dei ragazzi, delle famiglie e del personale docente che è la negletta spina dorsale del nostro sistema educativo".

"Sono convinto che ce la facciamo" ad uscire dalla crisi, rassicura Renzi non interessato alle raccomandazioni europee. "Se devo stare - affonda - dentro un'organizzazione di burocrati, ne ho talmente tanti a casa mia che non ho bisogno dell'Europa". Così come non sembra interessato all'appoggio dei poteri forti dei "salotti buoni". Anzi, avverte, bisogna togliere il paese "dalle mani dei soliti noti che fanno affari di un capitalismo di relazione trito e ritrito".

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