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La Russia ha lanciato i primi raid aerei in Siria

Ancora una volta, Papa Francesco è nel mirino dello Stato islamico.Secondo quanto riferisce Site, il sito di intelligence di Rita Katz, su Twitter un sostenitore dell'Isis ha insinuato che altri jihadisti "che si nascondono fra i rifugiati in Europa" intendano attaccare papa Francesco.

È da tempo che uomini del Califfato hanno nel mirino non solo il Papa, ma il Vaticano tutto. Secondo il quotidiano il Giornale sulla copertina di Dabiq,, il magazine online dello Stato islamico, era già apparsa sull'obelisco di piazza San Pietro è issata la bandiera nera dello Stato Islamico. Oggi la Russia ha lanciato i primi raid contro l Isis,ma vediamo come sono arrivati in un accordo Russi e Americani contro il terrorismo :

Durante il recente incontro a margine dell'assemblea generale dell'Onu, Vladimir Putin e Barack Obama "si sono detti d'accordo sul fatto che Stati Uniti e Russia hanno un interesse comune nella lotta contro l'Isis in Siria" e "sulla necessita' di istituire un canale di comunicazione per prevenire una mancanza di intesa tra le unità della coalizione con a capo gli Usa e la Russia". Lo fa sapere l'ambasciata americana in Russia

Intanto sono state, probabilmente, le 48 ore più positive, nella carriera di Putin. Ian Bremner, uno dei più acuti analisti americani, ha definito il suo passaggio all'Onu «un trionfo» e l'ex ambasciatore Usa a Mosca McFaul è stato anche più specifico: «Rischiava di essere inchiodato sulla crisi ucraina e invece è riuscito a far parlare solo di Siria, con tutti a pendere dalle sue labbra».

La Casa Bianca, che si era limitata a definire l'incontro «produttivo», ha incassato senza commentare, ed è stato come riconoscere quello che ormai molti sostengono da tempo: la lotta contro l'Isis deve essere ora la priorità numero uno, non c'è soluzione alla crisi siriana senza il concorso russo, e la cacciata di Assad, che - sia nel suo discorso all'Onu, sia aprendo ieri la conferenza internazionale sul terrorismo davanti a quasi cento capi di Stato e di governo - Obama ha chiesto a gran voce, può aspettare. Ma, al di là del confronto diretto tra i due leader, ci sono altri fatti nuovi di cui la Casa Bianca ha dovuto prendere atto in questi giorni: 1) con l'accordo per lo scambio di intelligence concluso tra la stessa Russia, l'Iran, la Siria e l'Irak (e il via libera di Israele), Mosca ha di fatto assunto un ruolo di primissimo piano nella battaglia contro il Califfato, attirando nella sua orbita perfino quella Baghdad che in teoria dovrebbe essere una dépendance americana. 2) Con il rafforzamento della sua presenza militare in Siria, sia pure in primo luogo per la difesa del regime, Putin si è conquistato molte simpatie tra quegli europei che da tempo invocavano quell'impegno sul terreno che né gli Stati Uniti, né la Ue si sentono di affrontare e ha così conseguito di fatto quello che continua a proporre: una specie di «sacra alleanza» tra il Cremlino e l'Occidente contro il Califfato, con l'obbiettivo di liquidare alle radici un fenomeno che – come dimostrerebbe anche l'assassinio del nostro cooperante nel lontano Bangladesh come esponente dei «crociati»– si sta estendendo rapidamente a tutto il mondo islamico.
Quando Putin parla di «un lavoro politico bilaterale» per cui bisogna creare un «meccanismo politico adeguato» ipotizza presumibilmente la costituzione, magari non formale, di un organismo permanente di consultazione per la ricerca di una soluzione politica. L'uso della parola «bilaterale» sembrerebbe indicare che, almeno in una prima fase, Putin punta su un dialogo diretto con l'America, che sull'Ucraina è stata la sua più dura avversaria.

Ieri Obama ha cercato di riguadagnare l'iniziativa, rivendicando la leadership americana e assicurando che alla fine lo Stato islamico perderà perché «non ha niente da offrire alle persone se non una vita rigida e brutale». L'Isis, ha precisato, «è ormai circondata da una coalizione impegnata a ottenere la sua distruzione», in cui ha implicitamente incluso Russia e Iran. Un altro segnale che, dopo la 48 ore di New York, gli eventi in Medio Oriente subiranno una svolta.

Damasco ha confermato quanto detto dalla Russia secondo cui la richiesta di un intervento dell'aviazione di Mosca nel Paese e' stato chiesto "tramite una lettera del presidente Bashar al Assad al presidente Vladimir Putin". Lo riferisce l'agenzia governativa Sana citando una nota della presidenza della Repubblica. "La lettera in questione - si sottolinea nella nota - includeva un invito ad inviare forze aeree russe nel quadro dell'iniziativa del presidente Putin per combattere il terrorismo". il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, aveva detto che che la Russia era "l'unico paese" a intervenire militarmente in Siria contro l'Isis nel rispetto del diritto internazionale perché la decisione di lanciare dei raid aerei arrivava in seguito alla richiesta di assistenza militare ricevuta dal presidente siriano Bashar al-Assad. Tali operazioni, aveva aggiunto Peskov, sono possibili solo sulla base di una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu o, appunto, su richiesta delle autorità legittime di un Paese interessato.

Il Parlamento russo ha approvato l'uso delle truppe in Siria come richiesto dal presidente Putin. Lo riferisce Russia Today. La richiesta si riferiva all'uso delle forze armate in Siria per combattere il terrorismo su richiesta del presidente siriano Assad. L'ultima volta che Putin ha chiesto al Senato russo il permesso di inviare truppe all'estero e' stato nel marzo del 2014 poco prima dell'annessione della Crimea. Durante la seduta odierna del Senato - riporta l'agenzia Tass - la richiesta è stata presentata ai parlamentari dal capo dell'amministrazione presidenziale Serghiei Ivanov, dal vice ministro degli Esteri Mikhail Bogdanov e dal vice ministro della Difesa Nikolai Pankov. La Russia userà solo forze aeree in Siria. Lo ha detto il capo dell'amministrazione presidenziale, Serghiei Ivanov, citato dall'agenzia Tass. Il portavoce del Cremlino ha poi sottolineato che la Russia sara' "l'unico paese" a intervenire militarmente in Siria contro l'Isis nel rispetto del diritto internazionale perché la decisione di lanciare dei raid aerei arriva in seguito alla richiesta di assistenza militare ricevuta dal presidente siriano Bashar al-Assad.
"La nostra posizione rimane nel solco delle Nazioni Unite: invitare a tutti livelli alla collaborazione perché non si replichi - dopo 4 anni di guerra guerra - il meccanismo per cui la mancanza di governo porta all' esplosione di pezzi interi di Medio Oriente". Lo ha detto il premier Matteo Renzi al question time alla Camera.

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