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Le mie "dichiarazioni che non ho difficoltà a definire sbagliate e offensive e che per le quali il presidente Napolitano si è indignato. E anche con lui mi scuso". Così Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato, intervenendo in Aula al Senato sul caso Kyenge.

"Sono un vicepresidente di opposizione. Avrei dovuto rispondere solo a chi mi ha votato" ma "sarei stato pronto a" dimettermi "se le forze politiche me lo avessero chiesto". "Sarei stato pronto a dimettermi se ci fosse stata una altissima maggioranza dei capigruppo ma così non è stato".

"Al ministro invierò un mazzo di rose. E assicuro sul mio onore che mai più attaccherò l'avversario politico con parole offensive. Ma non farò mai sconti ad un governo che quasi incoraggia l'arrivo dei clandestini e che consegna nelle mani del suo persecutore una donna con sua figlia".

"Preso dalla foga in un comizio ho commesso un errore grave, gravissimo perchè ho spostato l'attenzione dal piano politico a quello personale. Ho chiamato la diretta interessata, cioè il ministro, e le ho spiegato che quella frase non conteneva insulti razzisti. Le ho chiesto scusa e chiedo scusa anche al Senato".

La scivolata è solo quella di un leader che non riesce a far dimettere Calderoli da vicepresidente del Senato". E' questa la reazione che trapela da P. Chigi a Maroni. "Purtroppo è una carica che non è oggetto di voce di sfiducia, ma così facendo Maroni è correo dell'insulto al ministro Kyenge", concludono.
Non ho capito l'uscita di Letta sull'Expo e l'ho chiamato: mi sembra tutto rientrato da parte sua, è stata una scivolata anche se lui è uno attento su questo cose". Lo ha detto Roberto Maroni parlando con giornalisti a margine di un appuntamento a Milano. Poi Maroni ha ribadito: "La questione è chiusa per me, lo ho già detto ieri

"Ieri non c'è stata nessuna dimostrazione di irresponsabilità da parte del PDL né alcun tentativo di bloccare le istituzioni. C'è stata l'esigenza di una Assemblea dei gruppi in una situazione nella quale è in atto il tentativo di metter fuori gioco Berlusconi ricorrendo alla leva giudiziaria" afferma Fabrizio Cicchitto, Pdl. "Ogni partito e gruppo parlamentare ha il diritto-dovere di riunirsi per esaminare una situazione assai seria e drammatica. Non c'è nessun attacco alle istituzioni in tutto ciò e neanche un attacco al governo, ma casomai è vero il contrario. L'impegno positivo verso il governo è stato ribadito a condizione che esso si muova sulle questioni economiche da noi sottolineate. D'altra parte nessuno ci può impedire di condurre una grande battaglia di libertà nel Paese sui temi del garantismo e dello stato di diritto. Occorre un gran senso di responsabilità da parte di tutti, anche perché la situazione economica è molto seria", conclude.

"Se Berlusconi fosse condannato alla interdizione dai pubblici uffici, sarebbe molto difficile che un Pdl acefalo del suo leader possa proseguire l'esperienza del governo Letta". Lo ha detto il presidente dei senatori del Pdl, Renato Schifani, intervistato da "Radio Anch'io". "Sulla vicenda giudiziaria di Berlusconi intendiamo avere un atteggiamento soft. Non c'è nessuna rivolta contro altri poteri dello Stato, ma abbiamo il diritto di informare i nostri elettori delle dinamiche politiche e processuali di fronte alle quali ci troviamo", ha aggiunto Schifani a "Radio Anch'io". "Il nostro popolo - ha aggiunto il capogruppo del Pdl al Senato - deve avere la certezza di quello che stanno facendo a Berlusconi". Riferendosi all'assemblea dei parlamentari di ieri sera, l'ex presidente di palazzo Madama ha sottolineato che "non c'erano falchi e colombe, ma solo sensibilità diverse nella difesa del nostro leader, cosa che Berlusconi ha molto apprezzato".

"E' evidente che con un esito traumatico, il Pdl sarebbe acefalo e non ci sarebbero validi motivi ci una convivenza politica, visto che il Pd
voterebbe per la decadenza di Berlusconi". Il capogruppo del Pdl al Senato Renato Schifani ribadisce quanto già ha detto in mattinata ma
riferisce che al vertice "lo stesso Berlusconi ci ha stimolato ad esser coerenti nell' appoggio al governo". "Berlusconi è un grande leader che continua a registrare intorno a sè il sostegno della classe dirigente del Pdl che ha stabilito di andare avanti tutti insieme, senza dividersi e questo ha molto incoraggiato Berlusconi", conclude Schifani.

"Dobbiamo difenderlo, sostenerlo, fino in fondo e mi aspetto che ci sia una grande prova di responsabilità da parte di tutti per assicurare continuità all'azione di questo governo". Così il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi a margine dell'East Forum.

La tenuta del governo Letta "non è a rischio". ha affermato soffermandosi con i cronisti sui possibili effetti del caso Mediaset, il ministro per gli Affari Europei Enzo Moavero Milanesi. "I segnali politici espliciti che riceviamo sono tutti nel senso di garantire al governo una solidità", ha assicurato il ministro a margine dell'East Forum.

"Credo che questa solidità sia realmente necessaria proprio nella prospettiva europea di cui parliamo oggi, da una parte perché la vediamo continuamente sottolineata nelle valutazioni che riguardano il Paese, dall'altra perché abbiamo nella prospettiva del 2014 non solo le elezioni del Parlamento europeo ma la presidenza italiana dell'Ue", ha aggiunto Moavero, rimarcando come "le forze politiche siano perfettamente consapevoli di questo". E, rispondendo a chi gli chiedeva se sarà il governo Letta a svolgere il semestre europeo, Moavero ha risposto: "Assolutamente sì, lavoriamo per questo ed è l'obiettivo al quale ci prepariamo".

"Non si può impedire ad un partito che ha il suo leader coinvolto in una vicenda giudiziaria di dire delle parole o assumere atteggiamenti che non condividiamo, però non c'è nessuna ripercussione né ci sarà sull'attività legislativa il Governo va avanti finché ha la fiducia del Parlamento". Così Dario Franceschini a Radio Città Futura. "Le vicende giudiziarie di Berlusconi - prosegue il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini in un'intervista a Radio Città futura - non c'entrano con questo percorso, e quindi non ci sarà nessuna interferenza per quello che riguarda la vita del Governo; se poi un partito decidesse di sottrarre il sostegno al Governo, per via di una vicenda giudiziaria, lo registreremo".

C'è "la necessità di fare le cose perché si devono fare, non per avere un risultato immediato". Lo afferma il premier Enrico Letta, durante un dibattito alla Camera, sottolineando di preferire chi lavora nell'ombra per fare bene le cose, "in questi giorni di protagonisti vocianti che cercano l'immediato consenso per cose effimere" o "un titolo di giornale o l'apertura di telegiornale". Durante il suo intervento alla presentazione del libro "Un economista eclettico - Distribuzione, tecnologie e sviluppo nel pensiero di Nino Andreatta" di Alberto Quadrio Curzio e Claudia Rotondi a Montecitorio, il presidente del Consiglio ha fatto due riferimenti all'attualità. Nel primo ha sottolineato la "necessità di fare le cose perché si devono fare non per dare un risultato immediato". Nel secondo passaggio, Letta ha citato un concetto caro ad Andreatta: "Il presidente Napoltiano è l'applicazione oggi nelle nostre istituzioni di quel concetto che ad Andreatta piaceva tanto: l'evocazione degli scalpellini medioevali". Un concetto che, ha aggiunto, "che mi viene in mente soprattutto in questi giorni di protagonisti vocianti che cercano l'immediato consenso, i riflettori su qualcosa di effimero e che lasciano il campo a un nuovo effimero qualche ora dopo". Al contrario, ha concluso, preferisco quegli "scalpellini medioevali che facevano perfettamente anche quelle guglie che non davano sulla facciata e che soltanto i piccioni e dio potevano vedere". Immagine che sta a ricordare la necessità di fare bene le cose "non per un titolo di giornale o per l'apertura di telegiornale, ma perché è
giusto farle bene".

Silvio Berlusconi ha convocato alle 16 l'ufficio di presidenza a palazzo Grazioli. La riunione, nell'aria già da ieri, servirà per definire la strategia dopo la decisione della Cassazione di fissare il 30 luglio l'udienza del processo Mediaset.

"La nazione è una pentola a pressione che sta per saltare. E il governo si balocca "dice Beppe Grillo, in conferenza stampa al Senato.

"Ho ringraziato Napolitano per la gentile accoglienza e per la sollecitudine. Gli ho espresso la mia preoccupazione per la condizione economica, sociale e politica del paese", ha aggiunto Grillo.

"La gente vuole prendere i fucili, i bastoni e sono io a dire proviamo ancora con i metodi democratici", aggiunge Grillo. "Noi li vogliamo buttare fuori con metodi democratici però poi ci stuferemo" avverte

L'Italia è "una Caporetto e il Parlamento è esautorato. Il governo fa i decreti legge, il Parlamento approva a comando. Non siamo più una Repubblica parlamentare e forse non siamo più una democrazia".

"Ho detto al Presidente, faccia qualcosa perchè si è preso una responsabilità immane E gli ho chiesto di tornare alle urne se necessario".

"Mi sono permesso di dire a Napolitano - ha spiegato Grillo - che non si fanno riforme così nei momenti di guerra. Gli ho suggerito di andare in Tv a reti unificate e dire qual è la situazione del Paese: non c'è più tempo".

"Ho detto a Napolitano che si deve abrogare l'attuale legge elettorale, che è incostituzionale", ha aggiunto il leader di M5S. "E' chiaro che non avendo avuto tempo di fare candidature sono entrate in Parlamento persone che non dovevano entrare. Abbiamo fatto sbagli ma abbiamo anche inserito in Parlamento persone oneste in un circuito in cui persone così non si vedevano da anni".

"Dovreste vergognarvi perché parte dello sfacelo è colpa vostra. Se siamo un Paese semilibero è anche colpa della vostra informazione", ha detto ancora.

Alleanze? "Quando Bersani faceva scouting voleva solo numeri, voti da noi, non collaborazione. Insomma il gioco era questo, senza fare collaborazione".

"Se il Parlamento è così, se non fa nulla allora noi usciremo dal Parlamento", ha detto Grillo.

"La gente vuole prendere i fucili, i bastoni e sono io a dire proviamo ancora con i metodi democratici". "Noi - ha detto il leader di M5S - li vogliamo buttare fuori con metodi democratici però poi ci stuferemo" avverte.

"Capisco che chi non vedeva un euro e si trova 20 mila euro al mese in tasca può sballare. Ma è vergognoso che chi lo fa continui a fare politica e non venga cacciato da Parlamento". Cosi' Grillo in conferenza stampa parlando delle espulsioni e della 'compravendita' di parlamentari.

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto questa mattina al Quirinale il Leader del "MoVimento 5 Stelle", Beppe Grillo, con i Presidenti dei Gruppi parlamentari del Senato della Repubblica, Nicola Morra, e della Camera dei Deputati, Riccardo Nuti, accompagnati dal sig. Gianroberto Casaleggio.

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