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Il Presidente della Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, ha dichiarato:

“L’Imu ha i suoi massimi nelle aliquote fissate dalla legge, e i politici possono portarle in su quando vogliono. La service-tax, al contrario, ha il suo massimo nella spesa stessa che i Comuni affrontano per i singoli servizi, spesa – tra l’altro – che i contribuenti dovrebbero poter controllare dal di dentro dell’ente erogatore, come noi chiederemo formalmente di prevedere alle Istituzioni, nel corso dell’incontro che terremo domani a Piazza di Pietra, a Roma. È questa la spiegazione dell’affrettata cancellazione della service-tax decisa ad agosto dal Consiglio dei Ministri. Insomma l’Imu non ha limiti, il potere politico può alzarne le aliquote finché vuole; per la service-tax, invece, un massimo c’è. Ma non si vuole averlo, neanche questo. Anzi, con la legge di stabilità ad un’Imu se ne è aggiunta un’altra, l’Imu bis: due imposte, anziché una, con aliquote ad libitum del potere politico, del Fisco comunale, dell’alta burocrazia”.

Il web, a nostro modesto avviso, ha i suoi pro e contro per un’azienda: da una parte, grazie a internet qualsiasi parte del mondo è a portata di clic; trovare nuovi fornitori, clienti o contatti, in altri paesi è diventato molto più facile e immediato, rispetto, ad esempio, all’epoca in cui si potevano inviare solo i fax; dall’altra, c’è il rischio- costante e difficile da combattere-, di essere attaccati, in qualsiasi momento, da un cyber criminale, connesso alla rete, senza sapere chi sia e dove sia in realtà, con il rischio ulteriore, di perdere o di venire derubati delle informazioni più preziose per gli affari, soprattutto finanziari, dell’azienda. Nello specifico, nel 2012, le vittime preferite dai cyber criminali sono state le aziende finanziarie(colpite nel 37% dei casi), seguite da quelle operanti nel settore retail(24%) e da quelle appartenenti all’industria manifatturiera, ai trasporti e alle utility . Del totale dei cyber attacchi il 38% ha toccato imprese di grandi dimensioni(Cfr.www,”Il Sole 24 Ore”.com. del 23.04.2013). Ma c’è di più. Nel primo semestre del 2013 è successo che gli attacchi dei cyber criminali alle imprese italiane sono saliti a 16.405 volte;e, sempre, secondo un recente Studio condotto Raglan, (società internazionale specializzata nella protezione delle informazioni nel settore civile e della difesa), si stima che, entro fine anno, i casi di rischio di attacco dei cyber criminali, possano toccare i 35.000, pari ad una crescita del 134%, rispetto allo stesso periodo del 2012. Questa è la tipologia degli attacchi: il 92% riguarda il furto di dati personali delle aziende, da parte di soggetti esterni; il 14% delle azioni malevoli è, invece, attribuibile a soggetti interni alle diverse, stesse, aziende. Ora, noi ci poniamo una riflessione sul contesto di questo cyber crimine a danno delle imprese. Purtroppo, l’intervallo che separa l’attacco dalla sua scoperta continua ad essere espresso in mesi, se non, addirittura, in anni(e il dato la dice lunga sulla capacità di prevenzione delle aziende, contro le azioni dei cyber criminali).Peraltro, va detto pure, senza mezzi termini, che se da un lato le tecniche di prevenzione aziendale e la qualità delle soluzioni di sicurezza hanno fatto, pure, passi in avanti, gli attaccanti sono sempre più specializzati nel loro operato del cyber crimine.

I presidenti di Ance e Confedilizia, Paolo Buzzetti e Corrado Sforza Fogliani, hanno scritto al premier Letta per chiedere, all’interno della Legge di stabilità, una drastica revisione della disciplina delle tasse sulla casa e che si gettino le basi per una nuova fiscalità che garantisca la tutela del bene casa e la sua redditività, anche attraverso una vera Service tax.

Dopo l’allarme lanciato due giorni fa nel corso dell’HomeDay sulla confusione che il balletto di tasse sulla casa sta generando per famiglie e imprese, le due associazioni si rivolgono direttamente al Presidente del Consiglio per rivedere la TASI che, così come prevista nel disegno di legge sulla stabilità, sulle seconde case assumerebbe i connotati di una terza patrimoniale in aggiunta all’IMU e al ritorno dell’IRPEF.

Una mazzata per le imprese di costruzione che si trovano a pagare nuovamente, dopo l’eliminazione dell’Imu, una tassa sui fabbricati invenduti con una aliquota che può arrivare addirittura sino all’11,6 per mille del valore catastale.

Ma un dramma anche per i proprietari tenuti al pagamento della quota più rilevante della TASI, che da tassa sui servizi comunali erogati a favore degli abitanti degli immobili (come era stata annunciata ad agosto dal Governo) si è trasformata invece in un’ennesima patrimoniale.

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