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Il calcio femminile italiano sta crescendo

«Il calcio non è per signorine»: una frase che risale al 1909 e fu attribuita a Guido Ara, mediano della Pro Vercelli, la squadra che in quegli anni otteneva grandi successi grazie ad un gioco combattivo e «maschio». Se non era per donne il gioco, lo era lo spettacolo: tra le piccole folle di appassionati della belle époque spiccavano spesso volti e, nelle cronache mondane, nomi femminili.

Il tingersi di rosa degli spalti non ha avuto fino ad ora in Italia un corrispettivo nella pratica sportiva: nel 1996 erano tesserate 8.800 atlete, una cifra bassissima in confronto alle centinaia di migliaia di praticanti dei paesi scandinavi e della Germania, per non dire dei 3 milioni e mezzo di atlete statunitensi. E fu proprio il paradosso americano a dare una spinta decisiva all'ingresso della versione femminile del calcio nella famiglia olimpica in occasione dei giochi di Atlanta del 1996.

In Italia il calcio femminile fece le sue prime, fragili esperienze nel 1946 a Trieste, dove furono fondate due squadre, che per un po’ di tempo girarono la penisola per portare il vessillo della città, allora amministrata dalle autorità anglo-americane. Le calciatrici, negli intenti delle forze politiche promotrici dell’iniziativa, avrebbero potuto contribuire a risvegliare negli italiani sentimenti di amore patriottico per Trieste.

 

Ma il calcio femminile italiano,ora sta crescendo. In altri Paesi,sia equiparato a quello maschile, ma quasi. In Italia sta ancora un po indietro. Ultimamente tante altre ragazze facciano questa scelta, che non hanno nulla da invidiare agli uomini e tecnicamente possono arrivare agli stessi livelli.

 

Una grande espressione del calcio femminile Italiano e Cristina Coletta, ex capitano e attaccante della Lazio Women, passata ora alla Ternana, che grazie al suo contributo, sta scalando la classifica, Cristina Coletta in ogni suo gesto e parola, abbraccia l'amore per questo sport. 

Conosco Cristina da quando aveva 4 anni, e l'ho seguita in varie partite di calcio, conosco il suo talento per questo sport, devo dire che nel suo genere Cristina potrebbe essere il migliore 10 di qualsiasi squadra maschile,ma il calcio femminile purtroppo sta adesso a emergere e speriamo che viene seguito come quello maschile....

ha iniziato per caso Cristina Coletta, senza neanche rendersene conto. Accompagnava suo padre Roberto agli allenamenti e per passare il tempo, dava qualche calcio al pallone, oppure giocava con altri bambini. Aveva circa sei anni, forse poco meno, e qualcuno l ha notata e ha detto a suo padre: “Ma hai visto come gioca sua figlia?”. Così i  genitori l hanno iscritta al Bettini a Cinecittà, era l'unica bambina e sono rimasta lì per tre anni.

Ecco i suoi momenti più belli, le gioie e i ricordi di una lunga carriera raccontate a un collega del palcoscenico..  

E quando è arrivata alla Lazio?

Prima ho giocato con il Quarto Miglio per altri due anni, prima di passare alla Lazio. Ricordo che quando sono stata scelta dal club biancoceleste a casa abbiamo festeggiato. Non solo ero stata selezionata in una squadra importantissima, ma in famiglia siamo tutti laziali, dunque giocare per la propria squadra del cuore ha un gusto in più.

Lei è un attaccante, cosa le piace di questo ruolo?

Mi piace stare al centro dell'attenzione nel bene o nel male, e l'attaccante fa discutere parecchio, sia quando si fa gol che quando si sbaglia. Così, fin da quando era piccola, ho sposato questo ruolo così particolare.

Torniamo alla Lazio, quanti anni è stata in questa società?

Dieci anni, a seguire ci sono stati quattro anni al Sezze, tre anni a Capo D'Orlando, e il ritorno definitivo alla Lazio per altri sette anni. Quando me ne sono andata, avevo deciso di finire la mia carriera, ma poi l'amore per il calcio è stato il richiamo più forte che mi ha spinto a continuare. Per me il calcio è una forma di espressione, sono quasi trent’anni che sono legata a questo sport.

La Ternana l’ha fortemente cercata e voluta…


E’ vero e per me è un onore portare questa maglia e questi colori che mi stanno dando una grande soddisfazione. I suoi gol si stanno dimostrando decisivi, si vede che c’è una bella intesa di squadra con le altre ragazze.

E’ vero, ho trovato un ambiente giovane, carico di energie e voglia di crescere.

Il calcio femminile italiano è in crescita, anche se ancora non è paragonabile a quello delle altre Nazioni…

La sua è una carriera lunga e piena di soddisfazioni, ha ancora un sogno nel cassetto?

Certo, ne ho uno ben preciso: portare la Ternana in Serie A. E quando punto un obiettivo, di solito faccio gol. Vediamo se mi riesce anche questa volta!

 

Fonti : da una intervista data al : il palcoscenico

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