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“In queste ore stiamo iniziando la traversata in alta quota. Iniziamo ad affrontare le montagne che dominano lo splendido lago di Calalzo di Cadore. Tanti gli incontri anche dal valore umano e sociale. A Codissago ad esempio abbiamo incontrato Giuseppe Vazza sopravvissuto alla tragedia del Vajont che ha definito strage e Giuseppe ci ha anche illustrato la vita dei vecchi zattieri. Consegneremo al Presidente Tajani il libro scritto da Giuseppe. Poi abbiamo incontrato Paolo, caro amico della famiglia Buzzati. Abbiamo avuto la possibilità di visitare la villa di Dino Buzzati. Attraversando i boschi del Castagno, con Moreno Gioli di Limana ci siamo soffermati sul valore del territorio. Adesso stiamo per affrontare la parte dura, quella dell’alta quota e ci arriviamo dopo aver fatto a piedi più di 1500 Km. A breve lasceremo l’Italia per l’Austria e poi dopo aver attraversato una valle austriaca rientreremo in Italia”. Lo ha annunciato poco fa Marco Saverio Loperfido, Guida Ambientale Escursionistica AIGAE  parlando con il corriere del sud che con la guida Marinaed il cane Bricco stanno davvero compiendo una grande impresa. I postini di una volta sono partiti a piedi il 1 Maggio dal Lazio e dopo quasi 2 mesi hanno raggiunto le Alpi. I tre arriveranno a Bruxelles il 18 Ottobre, al Parlamento Europeo, dove saranno ricevuti dal Presidente in persona. Hanno già attraversato ben 50 borghi italiani, a piedi. Dopo Vittorio Veneto i 3 “postini” di una volta si sono fermati a Serravalle, dove c’è anche un castello, Revine grazioso borgo con il Santuario di San Francesco di Paola.

“Poi abbiamo iniziato ad attraversare Pian delle Femene che si trova a 1140 metri di altezza e affaccia sulla laguna. Da lì ho ripensato al nostro arrivo a Venezia – ha proseguito Marco Loperfido - ormai risalente a circa 15 giorni fa. Sembrerà presuntuoso dirlo ma mi è sembrato che fosse la stessa Venezia ad essere emozionata di vederci arrivare. Era come se una bellissima donna ci dicesse: “Ogni giorno migliaia di turisti vengono, mi usano e se ne vanno. Scivolano laidamente per le calli, sudati e grassi. Per loro sono solo una merce da fotografare in ogni posa. Voi invece mi avete corteggiata per mesi, avvicinandovi gradualmente, con delicatezza, un passo alla volta. Mi avete immaginata ogni giorno, ripercorrendo le vie d’acqua che mi raggiungono dal mare. Non siete arrivati col treno o con la macchina, siete arrivati a piedi, facendomi sentire amata veramente, come lo ero una volta”. Dunque abbiamo attraversato per 4 ore e 30 minuti, a piedi, Pian delle Femene, mappando i sentieri. Siamo arrivati a Castegne Maor raggiungendo poi la sorgente del Torrente Limana, il piccolo borgo di ValmoreÈ possibile ammirare il monumentale castagno di oltre 400 anni. Ed ancora i prati bellissimi della Valpiana. Al Pizzocco abbiamo visto il tiglio molto grande dove Dino Buzzati era solito recarsi per scrivere e godere dello splendido paesaggio sulle valli e le montagne. Poi abbiamo raggiunto la Baita Alpina – Gruppo Limana. C’è un itinerario dedicato proprio a Dino Buzzati e lo abbiamo percorso. È facile seguire questa via perché il sentiero taglia tutti i tornanti. Ogni tanto si attraversano delle zone abitate, ogni tanto si usano strade asfaltate, fino a raggiungere il villaggio fortificato e la chiesa della Madonna di Parè. Da qui si ha una splendida vista su Belluno e la corona delle montagne, nonché su Limana in basso. Siamo entrati in Giaon, e lo abbiamo evinto dal murales dedicato ad un Ex Voto ricopiato dal libro di Buzzati, una Grazia Ricevuta ambientata proprio a Giaon.

 

Abbiamo raggiunto Belluno, splendida città, splendente della luce delle Alpi, dove è possibile trovare dei murales che illustrano la storia e il viaggio che il legname faceva nel passato dal Cadore a Venezia. È lo stesso nostro itinerario, ma al contrario. La legna scendeva da Sappada, noi andremo a Sappada. I tronchi venivano trasportati verso la Serenissima, noi veniamo da lì. Siamo dunque degli zattieri controcorrente? E qual è la merce che trasportiamo? Quale serenissima sensazione proveremo mai alla meta? Siamo arrivati a Belluno partendo da Limana- ha affermato Marco Saverio Loperfido - con la chiesetta della Madonna del Caravaggio, da vedere, dopodiché abbiamo superato un secondo torrente ed ad un certo punto si è aperta la vista sulla Schiara e il Monte Serva. Siamo giunti in prossimità della chiesa di San Pellegrino, di colore rosso, con un delizioso piccolo campanile. Poi al Ponte della Vittoria, sul Piave, proprio sotto alla città di Belluno. Oltrepassato il ponte è possibile vedere i murales di Marta Farina che illustrano la storia e il viaggio del legname da Sappada, lungo il Cadore e poi a Venezia e dunque anche il lavoro dei zattieri. Dopo Belluno siamo arrivati a Soverzene, prima però siamo passati per la Chiesa di Santa Lucia, della Madonna di Vedoja, per la diga con la centrale idroelettrica “Achille Gaggia” ”.

 

Marco, Marina ed il cane Bricco sul Vajont

Anche una breve e facile escursione può diventare intensa. Succede quando si arriva in alcuni tragici posti. Sali un tornante, svolti a destra e passi con un ponte sopra ad un torrente, un torrente del tutto simile agli altri mille che hai visto finora. Ma quello non è un torrente qualsiasi, è il torrente Vajont. Alzi lo sguardo e vedi la diga, che serra le pareti di roccia – ha commentatoMarco Loperfido - come una mano farebbe con la propria bocca, sconcertata per quel che ha appena fatto. E rimane così, ferma per sempre a chiedere scusa.

Una targa poco più in là riporta quanto segue: “Lo spirito di conquista dell’uomo violò i segreti della natura e divenne strumento di un’immane distruzione”. Abbiamo conosciuto ed incontrato Giuseppe Vazza, sopravvissuto a quanto accadde nell’Ottobre del 1963”. Poi diritti verso Codissago. A Codissago c’è il Museo Etnografico degli zattieri del Piave. Lasciandoci dietro Castellavazzo senza esserci passati siamo entrati in un paesaggio stupendo, dentro a gole rocciose e sotto montagne altissime. Poi dopo nemmeno 1,5 km siamo arrivati a Termine di Cadore, piccolo e delizioso paese dove abbiamo trovato anche una buona fontanella, proprio davanti alla scuola elementare.

Le pareti di roccia si stringono sempre più al passaggio, il Piave scende verso le profondità della gola, mentre parallelamente le montagne si alzano verso le nuvole. Linee immaginarie nella mente di chi cammina, uno spartito su cui si compongono i pensieri più alti. Dunque siamo giunti ad Ospitale di Cadore. Qui ci sono strade asfaltate super panoramiche, di quelle che quando passi in macchina vorresti che ci fosse qualcun altro a guidare per sporgerti dal finestrino. Farle a piedi è bellissimo anche perché godono dello spostamento del traffico su quelle più veloci e di recente costruzione. Sono deserte, passa una macchina ogni ora, mentre una volta erano impraticabili per chi camminava. Ci sono solo ciclisti che scendono da Monaco e che ti salutano, corvi che volano, il Piave che scorre in fondo e l’erba che cresce negli interstizi del catrame. Sarà così bello attraversare il mondo quando finirà il petrolio? Siamo passati per Perarolo, una volta paese molto ricco, paese del cidolo, dove gli zattieri lavoravano alacremente, ma anche per Santa Maria del Cadore. A Pieve di Cadore una splendida vista sul lago, Calalzo, Domegge ed il Monte Tudaio e Monte Antelao. Un vero balcone panoramico dal quale raggiungere Calalzo.

 

In questo momento Marco, Marina e Bricco stanno raggiungendo l’Eremo dei Romiti ed i rifugi Cercenà e Padova. Iniziano i percorsi alpini in alta quota, tutto a piedi con sole e pioggia. Una grande impresa per mappare i sentieri italiani, unirli a quelli europei e per scrivere un diario socio-culturale da consegnare al Parlamento Europeo con i desideri, i sogni, i progetti provenienti dal mondo del volontariato.

L’intero diario giornaliero di Marco, Marina e Bricco è sul blog Paese Europa.

La scena nel crimine e' un saggio-inchiesta che ripercorre la storia dell'opera Pagliacci di Leoncavallo, "nata" in teatro nel 1892.

Attraverso varie fonti (cartacee, sonore, visive, web) che si interconnettono ad una memoria centrale che le rielabora, l'Autore parte dall' omicidio che impressiono' da vicino il giovane Ruggiero nella Montalto Uffugo del 1865 per investigare quel tragico evento e le modalita' con cui, successivamente, la fantasia del musicista dara'

forma alla Scena (teatrale) intravista nel Crimine (reale) perpetrato ai danni del domestico di casa.

Ma l'osservazione non si ferma all'antefatto, per come emerge da documenti processuali, ed e' addirittura preceduta da una analisi del ruolo che ebbe il padre dell'operista, il magistrato Vincenzo, nel seguito dell'infelice insurrezione di Sapri capeggiata da Carlo Pisacane nel 1857.

Nel volume vengono ripresi diversi episodi della biografia di Leoncavallo, in particolare quelli attinenti ai rapporti con Giacomo Puccini, Catulle Mendes, Enrico Caruso, Pietro Mascagni autore di Cavalleria Rusticana, con Giovanni Verga e l'ambiente europeo naturalista e verista di fine 800 e primo 900, compreso quello musicale del suo tempo, in primis Verdi, Bizet, Wagner.

Nel libro sono ripercorsi anche importanti passaggi di media sonori e visivi, sempre appunto seguendo, come cronologia, il filo conduttore dell'opera Pagliacci: la prima registrazione di Vesti la giubba nel 1902, il primo film muto nel 1915, e dopo la morte di Leoncavallo nel 1919, i film sonori del '31 e '36, e nel '42 il Pagliacci di Fatigati, prima pellicola girata in esterni in Calabria, fino alla prima fiction operistica prodotta dalla RAI/TV nel 1954.

Una "biografia" di un melodramma, dunque, che ha il proprio baricentro nell'archetipo del Clown, figura magica e tragica, compressa nel dualismo fra il dover ridere e far ridere mentre avrebbe di che piangere, in bilico fra verita' o/scena.

Insomma una maschera per molti versi pre/pirandelliana, da cui hanno attinto persino i Queen e i cartoni animati dei Simpson!

Ma e' tutto il lavoro teatral/musicale di Pagliacci a imporsi ancora oggi per vigore drammatico e forza spettacolare ed a rinnovarsi di continuo, eseguito da grandi orchestre e bacchette ed interpretato da ugole dorate, diretto da famosi registi d'opera.

Un melodramma di lunga durata la cui vita si protrae e rinnova da 125 anni e si offre ancora oggi come magistrale esempio di doppio teatrale su musica di impronta verista.

La scena nel crimine

In Pagliacci di Leoncavallo,

Amedeo Furfaro

(Musica News/Centro Jazz Calabria, 2017, pag. 128, 6,50)

 

Michela Marzano sarà in Sicilia per presentare il suo nuovo romanzo L’amore che mi resta (Giulio Einaudi editore) 

nelle seguenti date:

giovedì 22 giugno ore 18.30, a Marsala, Convento del Carmine, con Anna Maria Angileri 

venerdì 23 giugno ore 18, a Palermo, Palazzo Branciforte, con Donata Agnello

sabato 24 giugno ore 18, a Messina, libreria Feltrinelli Point, con Anna Mallamo

lunedì 26 giugno ore 16, a Taormina, San Domenico Palace Hotel, con Graziella Priulla – all’interno del festival Taobuk

L’amore che mi resta

La sera in cui Giada si ammazza, Daria precipita in una sofferenza che nutre con devozione religiosa, perché è tutto ciò che le resta della figlia. Una sofferenza che la letteratura non deve aver paura di affrontare. Per questo siamo disposti a seguire Daria nel suo buio, dove neanche il marito e l'altro figlio riescono ad aiutarla; davanti allo scandalo di una simile perdita, ricominciare a vivere sembra un sacrilegio. Daria si barrica dietro i ricordi: quando non riusciva ad avere bambini e ne voleva uno a ogni costo, quando finalmente ha adottato Giada e il mondo «si è aggiustato», quando credeva di essere una mamma perfetta e che l'amore curasse ogni ferita. Con il calore avvolgente di una melodia, Michela Marzano dà voce a una madre e al suo struggente de profundis. Scavando nella verità delle relazioni umane, parla di tutti noi. Del nostro desiderio di essere accolti e capiti, della paura di essere abbandonati, del nostro ostinato bisogno di amore, perché «senza amore si è morti, prima ancora di morire».  

 

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