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Unioni civili: tensione nel Pd, manca l'intesa sulle adozioni

Nervi tesi e vortice di riunioni nel Pd in vista del rush finale sulle unioni civili al Senato: le posizioni tra l'ala laica del partito, sostenitrice della stepchild adoption, e i Cattodem, infatti, restano distanti e una mediazione interna appare ancora in salita. Anzi, i cattolici Pd rilanciano la proposta dello stralcio. Mentre i più laici, come i Giovani turchi e i bersaniani, scavano una trincea in difesa delle adozioni.

E scoppia la bufera tra il Pd e il sito Gay.it, che pubblica la lista, con tanto di foto, dei senatori democratici che voterebbero contro il ddl Cirinnà sulle unioni civili, qualora dovesse passare l’articolo 5, quello sulla stepchild adoption (l'adozione del figlio del partner), nonostante il loro voto contrario

"Mentre si discute una importante legge sulle unioni civili di cui il Paese ha bisogno - sottolinea il senatore dem Nicola Latorre - c’è chi diffonde in modo indegno notizie false e prive di fondamento. È il caso di Gay.it che arriva a proporre vere e proprie liste di proscrizione di quei senatori che, a loro dire non voterebbero la legge se non ci fosse lo stralcio della parte riguardante la stepchild adoption. Per quello che mi riguarda questa è una menzogna. La legge sulle unioni civili è una priorità. E penso che sia giusto costruire intorno ad essa in Parlamento e nel Paese il necessario e più ampio consenso. Forse sarebbe il caso che Gay.it rispettasse di più il lavoro dei parlamentari e chiedesse scusa".

Molto risentito anche il senatore dem Andrea Marcucci: "Una sorta di lista di proscrizione, peraltro anche sbagliata, è uscita su gay.it, per additare al pubblico ludibrio un gruppo di senatori che lecitamente stanno facendo la loro battaglia sul tema della stepchild adoption. E' un'iniziativa grave, illiberale, che punta a dividere il Pd - aggiunge - e che di fatto indebolisce il traguardo storico dell'approvazione delle unioni civili".

Gay.it appartiene all’imprenditore Alessio De Giorgi, da sempre attivo nelle campagne pro gay.Il sito pubblica tutti i nomi dei senatori "incriminati", precisando che i più accesi sostenitori di questa linea sarebbero Nicoletta Favero, Rosa Maria Di Giorgi e Stefano Lepri, e che gli altri si sarebbero limitati a paventare una supposta indisponibilità del presidente della Repubblica Mattarella a firmare la legge sulle unioni civili con la stepchild adoption. L'invito rivolto a tutti i visitatori del sito è di scrivere ai senatori per convincerli a cambiare idea.

"La pubblicazione su Gay.it è comunque sbagliata e dannosa - tuona il senatore del Pd Franco Mirabelli -. Non è con le liste dei presunti oppositori della legge che si aiuta l’approvazione della legge. Anzi. Alimentare la contrapposizione ideologica - prosegue - anziché ricercare, come stiamo facendo, a partire dal testo Cirinnà, il massimo di unità nel rispetto delle diverse posizioni, è un errore grave che rischia di rendere più difficile il percorso. Il Pd, tutto il Pd, considera necessario superare la distanza che ci separa da tutti gli altri Paesi europei sul terreno del riconoscimento dei diritti civili e alimentare divisioni e contrapposizioni può allontanare questo obbiettivo".

"No allo stralcio delle adozioni...meglio decisamente di no". Lo dice Pier Luigi Bersani, intervistato da Repubblica sulla legge sulle unioni civili, sottolineando che però "bisogna rispettare le sensibilità di tutti, di una parte del mondo femminile che teme l'utero in affitto, e dei cattolici".

"Il paese va tenuto unito", rimarca l'ex segretario del Pd ora leader della sinistra dem, e "se si riesce a tenere insieme il Paese, allora si può tenere unito anche il Pd. Credo che ora ci siano le condizioni per trovare una soluzione. Occorre trainare affinché le unioni civili finalmente ci siano anche in Italia. Siamo in una nuova fase e questa è la prova del nove.

Dobbiamo fidare sulla nuova percezione che può avere oggi il mondo cattolico".Bersani si dice favorevole alla "stepchild adoption", l'adozione del figlio del partner per le coppie gay, ma sottolinea la necessità di "dare più garanzie sui timori per l'utero in affitto. Questa è una preoccupazione a cui non si deve restare insensibili, che viene sia da una parte del mondo femminile che dal pianeta cattolico". "Ci vuole una sede impegnativa in cui si possa dare risposta a queste ansie. Ma il testo delle unioni civili deve andare avanti".

"Il Senato sta discutendo del disegno di legge e non voglio mettere il dito nel lavoro dei senatori. Penso - conclude - che si possa però adottare un intervento normativo che sia più vincolante sull'utero in affitto. Comunque tocca a loro, ai senatori, trovare la strada in questo senso".

Intanto riunione in serata della 'bicameralina Pd', presieduta dalla responsabile Diritti del Nazareno Micaela Campana e composta da 10 parlamentari, 5 deputati e 5 senatori. All'ordine del giorno di quella che, sulla carta, doveva essere l'ultima riunione sulle unioni civili, c'è il Titolo II del ddl, sulla Disciplina delle convivenze. Un capitolo, questo, sul quale la 'bicameralina' aveva già allo studio delle modifiche ma sul quale il dibattito si preannunciava ben più 'leggero' rispetto a quello, divampato anche oggi tra i Dem, sul nodo adozione. Difficile, infatti, che il punto della stepchild non ci sia sul tavolo della 'bicameralina' tanto che, si apprende da fonti Pd, la riunione di oggi non sarà l'ultima - come inizialmente previsto - prima dell'approdo in Aula del ddl Cirinnà.

La linea dei gruppi Pd e di Matteo Renzi resta, tuttora, quella di andare in Aula con il testo Cirinnà e la previsione della libertà di coscienza sulla "stepchild". Ma il rischio che lo scontro si infiammi, dilaniando la stessa maggioranza del partito, è alto e non a caso il premier avrebbe raccomandato ai parlamentari di non stressare troppo i toni. Il segnale che il nervosismo stesse superando il livello di guardia è arrivato già ieri a Palazzo Madama. Il capogruppo Luigi Zanda ha infatti riunito l'ufficio di presidenza con i rappresentanti delle diverse aree del partito, per fare un punto in vista dell'approdo in Aula della legge, che è stato rinviato di due giorni, al 28 gennaio. Contro Zanda, raccontano, è però intervenuto il vicecapogruppo Stefano Lepri, primo firmatario dell'emendamento per l'affido, mettendo in discussione con toni decisi la linea del gruppo. E oggi la posizione cattolica è stata rilanciata anche alla Camera da un documento che ripropone lo stralcio della norma sulle adozioni. Una posizione in linea anche con quella espressa in un'intervista dal segretario della Cei Nunzio Galantino che boccia l'adozione parlando di "soluzioni adultocentriche".

In attesa che la prossima settimana si riuniscano i gruppi Pd al Senato e alla Camera, la giornata è stata segnata da "vertici" informali. Al Senato, circa 35 senatori della maggioranza Dem si sono riuniti in serata in un clima, raccontano, insolitamente teso, per darsi un "metodo di lavoro". Il renziano Andrea Marcucci avrebbe raccomandato di abbassare toni e soprattutto di essere leali alla linea del partito: ferma restando la libertà di coscienza sulle adozioni, sul voto finale della legge - avrebbe avvertito - non si può transigere. Parole alle quali avrebbe replicato un'altra renziana, Rosa Maria Di Giorgi, difendendo la proposta "cattolica" dell'affido rafforzato ma assicurando il sostegno alla legge. Una posizione, quest'ultima, condivisa da circa 25 senatori Pd, tra cui 9 renziani della prima ora (sarebbero invece 4, incluso Marcucci i renziani pro "stepchild"). Un tentativo di mediazione formale è poi atteso nella riunione notturna della 'bicameralina' presieduta dalla responsabile Diritti del Pd, Micaela Campana.

Ma conciliare le posizioni appare al momento così improbabile, che anche qualche "laico" si starebbe orientando a favore dell'ipotesi dello stralcio, con l'intesa di affrontare il tema adozioni in una legge ad hoc. Più "facile" appare invece un'intesa sul Titolo II e sulla disciplina delle convivenza. Intanto anche i gruppi di Fi, presieduti da Silvio Berlusconi, hanno fatto il punto. "Dobbiamo assolutamente comunicare bene la nostra posizione, noi siamo favorevoli alle unioni civili ma non al ddl Cirinnà", è la linea dell'ex premier, al quale segue la richiesta, da parte della maggioranza dei gruppi, di votare contro il testo (anche se non si escludono voti "laici" in dissenso). Posizione questa, che assieme alla trincea già annunciata dai centristi e ai rischi, connessi al voto segreto, di un 'tranello' del M5S rendono un'eventuale conta in Aula sull'art. 5 un vero e proprio rebus.

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