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La millenaria Cappella Musicale Pontificia Sistina inaugura la settima edizione di Magie Barocche

Sarà la Cappella Musicale Pontificia Sistina ad inaugurare la settima edizione del Festival Internazionale del Val di Noto Magie Barocche, fondato e presieduto dal musicologo Antonio Marcellino, che ha a lungo coltivato l'ambizioso progetto di inserire in cartellone il prestigioso ensemble che mai prima d'ora aveva accolto l'invito di partecipare a rassegne o stagioni concertistiche. Ed è già sold out per l'attesa performance che avrà luogo venerdì 20 ottobre alle ore 21,00 nella settecencesca Chiesa di San Giuliano in via Crociferi, massima espressione dell'architettura barocca del Val di Noto, dichiarata dall'Unesco patrimonio dell'umanità. In programma uno straordinario capolavoro come la Missa Papæ Marcelli di Giovanni Pierluigi da Palestrina.

«E' un onore ed è motivo d'orgoglio - sottolinea Antonio Marcellino - essere in assoluto il primo festival al mondo ad ospitare il millenario  "Coro del Papa". E sono grato e riconoscente al maestro Massimo Palombella che ha assecondato la mia richiesta di eseguire la Missa Papæ Marcelli nella nuova edizione critica, basata sulla prima stampa del 1567 e recentemente incisa dalla Cappella Musicale Pontificiacon la più importante e blasonata etichetta discografica della musica d’arte: Deutsche Grammophon. È proprio questa la missione di "Magie Barocche": il connubio tra filologia musicale, ricerca musicologica, prassi esecutiva e documentazione discografica».

E dunque un’operazione storica e culturale quella che la Cappella Musicale Pontificia Sistina propone a Catania, dove non era mai approdata, segnando un altro primato per Magie Barocche che propone l'evento. Oltre ad essere tra le istituzioni corali più antiche del mondo, l'ensemble ha la caratteristica unica di essere ‘il coro del Papa’. Presente fin dai primi secoli della storia della Chiesa, dopo varie vicissitudini fu riorganizzata da papa Sisto IV nel 1471 e da allora, in omaggio al Pontefice e poiché solitamente il coro cantava nell’omonima cappella, è comunemente nota come “Cappella Sistina”.

Spiega infatti mons. Massimo Palombella: «Nel XVI secolo e Celebrazioni del Papa non si svolgevano in San Pietro ma usualmente in Cappella Sistina, perché l’attuale Basilica Vaticana era ancora in costruzione. Il cantare in Cappella Sistina obbligava necessariamente alla ricerca di una sonorità più intima. La grande emotività di una massa sonora che canta in voce per riempire di suono le volte di una Basilica era sostituita dalla raffinata percezione del testo, dalla resa espressiva ed emotiva della parola attraverso il suono, dalle relazioni dialettiche emergenti dal linguaggio contrappuntistico inteso come componente intellettuale mossa dagli affetti».

A queste considerazioni si aggiunsero le indicazioni emerse dal Concilio di Trento che, in riposta alle istanze presentate dalla riforma luterana in tema di un maggior avvicinamento del popolo alla liturgia, volle espressamente sottolineare la necessità di attenersi a due aspetti fondamentali della musica sacra: la soppressione dei temi derivanti dalle canzoni profane che alteravano la dimensione mistica e spirituale della religiosità del culto e, soprattutto, l’importanza della chiarezza del testo la cui comprensione era resa difficile dall’eccesiva complessità della scrittura contrappuntistica.

Papa Marcello II non ascolterà mai la Messa a lui dedicata perché morirà dopo soli 22 giorni di pontificato, ma l’auspicio espresso da Cardinale nelle sessioni del Concilio di Trento affinché la musica liturgica fosse al tempo stesso veicolo di bellezza, aiuto all’elevazione dell’animo nella preghiera liturgica senza cadere nell’autoreferenzialità, sarà fatto proprio da Palestrina. Questa sfida rimane attuale ancora oggi e vede la Cappella Musicale Pontificia Sistina impegnata nel collocare con pertinenza liturgica il grande patrimonio musicale della Chiesa, recependo con intelligenza gli studi scientifici sulla musica antica e sperimentando concretamente vie nuove di attualizzazione el contesto della riforma liturgica del Concilio Vaticano II.

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