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Dal computer, al cellulare e al bancomat, una privacy a rischio per il marketing

Sappiamo tutti che il computer, la rete e in definitiva le nuove telecomunicazioni, diffusesi a partire da metà degli anni ’90, hanno realizzato uno sviluppo tecnologico ed economico rapido nella storia del genere umano. E qui, va detto pure, a nostro modesto avviso, che la rivoluzione digitale ha creato nuovi paradigmi e accelerato la corsa allo sviluppo di tecnologie e algoritmi capaci di elaborare milioni di dati provenienti da fonti diverse e di gettare le basi per costruire campagne pubblicitarie e di marketing sempre più mirate. Le aziende, da parte propria, sono impegnate a mettere a punto nuovi e complementari modelli di utilizzo dei dati stessi per influenzare o, per lo meno, prevedere le abitudini di consumo della gente. A questo punto, sia in teoria che nella pratica, possono verificarsi possibili rovesci della medaglia del caso, ovvero un abuso delle informazioni personali raccolte. Anche se qui va detto che ci sono aziende come Palantir, in grado di sviluppare tecnologie che potrebbero rassicurare gli operatori della rete, sul fatto che i dati raccolti o messi sotto osservazione non siano stati raccolti o utilizzati in modo improprio. Ma quanto valgono, in soldini, i nostri dati personali? Ebbene, il “Financial Times”(Stati Uniti) ha provato a rispondere a questa domanda, pubblicando sul proprio sito un “giochino in grado di calcolare”, rispondendo ad una serie di domande inerenti il proprio status(dai beni posseduti agli hobby, passando per malattie croniche e stato familiare), il valore commerciale di ogni singolo profilo personale. E dulcis in fundo , noi diciamo che per far fronte a questo tipo di potere che si impadronisce delle persone attraverso il controllo delle informazioni personali(leggi:privacy) è tempo di ripensare Internet per restituire privacy e sicurezza a tutti gli operatori della rete.

 

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